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25 anni fa venne fondata l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) al fine di imporre i lineamenti normativi che regolano il commercio tra tutti i paesi. È un’istituzione che fu concepita nel quadro degli accordi di Bretton Woods nel 1944, ma che non si costituì fino all’inizio del 1995.
In conformità con le norme dell’organizzazione, i paesi membri devono offrirsi reciprocamente condizioni commerciali eque, risolvere le controversie attraverso consultazioni e negoziazioni e pubblicare apertamente le leggi ed i regolamenti che regolano le attività del commercio estero.
È ovvio che gli USA, uno dei paesi con maggiore influenza nell’istituzione, il cui governo è stato il primo a promuoverla, ora la silura con la politica sempre più crescente di misure coercitive unilaterali, erroneamente denominata “sanzioni”, contro gli stati-nazione , individui ed aziende private. Il commercio liberale muore un poco più ogni volta che il Dipartimento del Tesoro USA emette un nuovo aggiornamento sulla sua “lista nera”.
Contro il Venezuela, secondo l’OFAC, al 2 giugno 2020, le misure coercitive unilaterali USA accumulate ammontavano a 366 sanzioni secondo la Lista SDN (sorta di “lista nera”).
È una politica di Washington che si va consumando dal 2014 fino ad oggi, imponendo una strategia di blocco, accerchiamento e soffocamento finanziario-economico-commerciale alla Repubblica Bolivariana del Venezuela, colpendo beni e servizi di origine venezuelana.
Consultazioni venezuelane presso l’OMC
Di fronte alla guerra economica che Washington sviluppa sulla popolazione venezuelana, lo stato presieduto da Nicolás Maduro ha esercitato il diritto di denunciare e contestare ufficialmente gli affronti anglo-imperiali.
Pertanto, il Venezuela ha presentato una richiesta di consultazione dinanzi all’OMC, che rappresenta l’inizio formale di una controversia dinanzi a questo organismo. Le consultazioni offrono alle parti l’opportunità di discutere la questione e trovare una soluzione soddisfacente senza continuare con il litigio.
Funziona così: dopo 60 giorni, se le consultazioni non ottengono risolvere la controversia, il denunciante può richiedere l’assegnazione di una giuria. Poi gruppi speciali conducono indagini e producono un rapporto che una o entrambe le parti possono appellare.
Se si rileva che una misura commerciale viola le leggi dell’OMC, il convenuto deve rispettare gli accordi coinvolti entro un termine non superiore a 15 mesi. Se il convenuto rifiuta di conformarsi, l’attore può chiedere al convenuto un risarcimento.
Il Venezuela era già ricorso, una volta, all’OMC come querelante per richiedere consultazioni sulla risoluzione delle controversie con gli USA, nel 1995, in merito ad una disputa sulla vendita di benzina tra i due paesi. In quell’occasione, Washington perse la decisione presso l’istituzione commerciale e, successivamente, entrambi i paesi negoziarono un nuovo regolamento rivisitato.
L’ultima consultazione venezuelana si è tenuta il 28 dicembre 2018, in cui avvia una controversia dinanzi all’OMC contro le misure USA che comportano un blocco all’economia, alle finanze ed al commercio venezuelano.
Il Venezuela difende che alcune leggi e regolamenti USA riguardanti beni e servizi di origine venezuelana, la liquidità del debito pubblico venezuelano, le transazioni in valuta digitale venezuelana e la lista dei cittadini e persone bloccate (nella “lista nera”), specialmente designate, sono incompatibili con l’Accordo Generale sulle Tariffe Doganali ed il Commercio (GATT), del 1994, e l’Accordo Generale sul Commercio di Servizi (GATS).
La consultazione del 2018
La denuncia presentata dal governo di Nicolás Maduro all’OMC implica l’applicazione di tariffe differenziate nei trasporti e maggiori oneri regolamentari sui prodotti di origine venezuelana, offrendo un trattamento meno favorevole rispetto a quello accordato ai prodotti di origine USA.
Inoltre, la consultazione segnala che sono state fermate navi e ostruite le rotte più convenienti per il transito internazionale di navi o altri mezzi di trasporto.
La consultazione rifiuta anche le misure di divieto di importazione ed esportazione tra USA e Venezuela, essendo il paese sudamericano uno storico fornitore di petrolio al nord.
Sappiamo che misure coercitive unilaterali vietano il commercio tra paesi. Pertanto, le esportazioni di petrolio verso altri paesi, come la Cina, sono cresciute a scapito del commercio venezuelano-USA.
La consultazione denuncia inoltre la detenzione ed il sequestro di alcuni beni che transitano o si trovano nel territorio USA, come il sequestro e furto dei beni di Citgo, una controllata di Petroleo de Venezuela (PDVSA).
Con quest’ultima misura, si stima che il Dipartimento del Tesoro USA blocchi l’accesso a 7 miliardi di $ in attività e fino a 11 miliardi di $ di esportazioni potenziali di petrolio nel 2020 che non avrebbero più raggiunto le casse dello stato venezuelano per l’importazione di beni e servizi necessari alla popolazione, oltre a limitare l’accesso agli investimenti dell’economia venezuelana.
Dopo che gli USA hanno rifiutato di rispondere alla consultazione del Venezuela ante l’OMC (a sostegno del “progetto Guaidó”), il governo Maduro ha richiesto l’istituzione di una giuria, il 14 marzo 2019. La delegazione venezuelana ha chiesto che fosse istituito una giuria ma gli USA hanno bloccato la nomina di nuovi giudici nella giuria.
Washington sostiene che la giuria di risoluzione delle controversie dell’OMC non poteva legittimamente prendere in considerazione un tema dell’agenda presentato dal “regime illegale di Maduro”. La riunione mensile della giuria è stata rinviata “fino a nuovo avviso”.
Il rappresentante commerciale USA, Robert Lighthizer, ha minacciato di porre il veto a qualsiasi candidatura all’OMC che mostri “qualsiasi accenno di anti-americanismo (sic)”. Ecco perché gli USA hanno ottenuto di bloccare con successo tutte le candidature alla corte d’appello dell’organismo, ponendo il veto alla nomina di nuovi membri.
Di conseguenza, l’OMC soffre la peggiore crisi della sua storia, senza poter coordinare risposte chiare nel contesto di una pandemia e nel mezzo della guerra commerciale-tecnologica tra Cina e USA. Il mondo del commercio liberale si sviluppa sempre più criticamente mentre il Venezuela lotta per superare gli squilibri posti dalla guerra economica di Washington contro la sua popolazione.
El papel de la OMC en la guerra económica de EEUU contra Venezuela
Hace 25 años se fundó la Organización Mundial del Comercio (OMC) con el fin de imponer los lineamientos normativos que rigen el comercio entre todos los países. Es una institución que fue pensada en el marco de los Acuerdos de Bretton Woods en 1944, pero que no se formó sino hasta principios de 1995.
De acuerdo con las normas de la organización, los países miembros deben ofrecerse mutuamente condiciones comerciales equitativas, resolver las controversias mediante consultas y negociaciones y publicar abiertamente las leyes y reglamentos que rigen las actividades de comercio exterior.
Es obvio que Estados Unidos, uno de los países con mayor influencia en la institución, cuyo gobierno fue el primero en impulsarla, ahora la torpedea con la política cada vez más creciente de medidas coercitivas unilaterales, mal llamada “sanciones”, contra estados-nación, individualidades y empresas privadas. El comercio liberal muere un poco más cada vez que el Departamento del Tesoro estadounidense emite una nueva actualización en su “lista negra”.
Contra Venezuela, según la OFAC, al 2 de junio de 2020 las medidas coercitivas unilaterales de los Estados Unidos acumuladas ascendían a 366 sanciones según la Lista SDN (suerte de “lista negra”).
Es una política de Washington que se viene consumiendo desde el año 2014 hasta la actualidad, imponiendo una estrategia de bloqueo, cerco y asfixia financiera-económica-comercial a la República Bolivariana de Venezuela, afectando bienes y servicios de origen venezolano.
Consultas venezolanas ante la OMC
Frente a la guerra económica que desarrolla Washington sobre la población venezolana, el estado presidido por Nicolás Maduro ha ejercido el derecho a la denuncia y disputar oficialmente las afrentas angloimperiales.
Así, Venezuela hizo una solicitud de una consulta ante la OMC, lo que representa el inicio formal de una disputa ante este organismo. Las consultas brindan una oportunidad a las partes para debatir el asunto y encontrar una solución satisfactoria sin continuar con el litigio.
Funciona así: después de 60 días, si las consultas no logran resolver la disputa, el demandante puede solicitar la adjudicación de un panel. Luego, grupos especiales realizan investigaciones y elaboran un informe al que una o ambas partes pueden apelar.
Si se determina que una medida comercial viola las leyes de la OMC, el demandado debe cumplir con los acuerdos abarcados dentro de un período que no exceda los 15 meses. Si el demandado se niega a cumplir, el demandante puede solicitar al demandado una compensación.
Ya Venezuela había acudido en una oportunidad a la OMC como demandante para solicitar consultas sobre la resolución de disputas con Estados Unidos en 1995, en torno a un litigio sobre la venta de gasolina entre ambos países. En aquella ocasión, Washington perdió la decisión ante la institución comercial y, posteriormente, ambos países negociaron una nueva normativa revisada.
La última consulta venezolana fue realizada el 28 de diciembre del año 2018, en la que inicia una disputa ante la OMC en contra de las medidas estadounidenses que incurren un bloqueo a la economía, las finanzas y el comercio de origen venezolana.
Venezuela defiende que ciertas leyes y reglamentaciones de Estados Unidos relacionadas con bienes y servicios de origen venezolano, la liquidez de la deuda pública venezolana, las transacciones en moneda digital venezolana y la lista de nacionales y personas bloqueadas (en la “lista negra”) especialmente designadas son incompatibles con el Acuerdo General sobre Aranceles Aduaneros y Comercio de la OMC (GATT) de 1994 y el Acuerdo General sobre el Comercio de Servicios (AGCS).
La consulta de 2018
La denuncia realizada por el gobierno de Nicolás Maduro ante la OMC implica la aplicación de tarifas diferenciales en el transporte y mayores cargas regulatorias a los productos de origen venezolano, dando un trato menos favorable que el otorgado a los productos de origen estadounidense.
Además, la consulta señala que se han detenido buques y obstruido las rutas más convenientes para el tránsito internacional de los buques u otros medios de transporte.
La consulta también rechaza medidas de prohibición de importación y exportación entre Estados Unidos y Venezuela, siendo el país sudamericano un histórico proveedor de petróleo al Norte.
Las medidas coercitivas unilaterales, lo sabemos, prohíben el intercambio comercial entre países. Por ello han crecido las exportaciones petroleras a otros países como China en detrimento del comercio venezolano-estadounidense.
La consulta además denuncia la detención y el embargo de ciertos bienes que transitan o se encuentran en territorio estadounidense, como el secuestro y robo de los activos de Citgo, filial de Petróleo de Venezuela (PDVSA).
Se estima que con esta última medida, el Departamento del Tesoro estadounidense bloquea el acceso de 7 mil millones de dólares en activos y hasta 11 mil millones de dólares en exportaciones potenciales de petróleo en 2020 que ya no llegarían a las arcas del estado venezolano para la importación de bienes y servicios necesarios a la población, además de limitar el acceso a la inversión de la economía venezolana.
Luego de que Estados Unidos se negara a responder la consulta de Venezuela ante la OMC (en apoyo al “proyecto Guaidó”), el gobierno de Maduro solicitó que se estableciera un panel el 14 de marzo de 2019. La delegación venezolana solicitó que se estableciera un panel pero Estados Unidos ha bloqueado la designación de nuevos jueces en el panel.
Washington alega que el panel de resolución de disputas de la OMC no podía considerar legítimamente un tema de la agenda presentado por el “régimen ilegal de Maduro”. La reunión mensual del panel fue pospuesta “hasta nuevo aviso”.
El representante comercial de Estados Unidos, Robert Lighthizer, amenazó con vetar a cualquier candidatura a la OMC que muestre alguna “pizca de antiamericanismo (sic)”. Es por ello que Estados Unidos ha logrado bloquear con éxito todas las nominaciones al tribunal de apelaciones del organismo vetando el nombramiento de nuevos integrantes.
En consecuencia, la OMC sufre la peor crisis de su historia, sin poder coordinar respuestas claras en el marco de una pandemia y en medio de la guerra comercial-tecnológica entre China y Estados Unidos. El mundo del comercio liberal se desgrana cada vez más críticamente, mientras Venezuela lucha por sortear los desequilibrios que plantea la guerra económica de Washington contra su población.