Per la prima volta il popolo dell’Azerbaigian riceverà il caldo abbraccio della collaborazione medica cubana.
«La Brigata Henry Reeve condividerà l’esperienza di Cuba contro la pandemia e rinforzerà la cooperazione che questi tempi domandano».
Leydis María Labrador Herrera
Quest’isola ha di nuovo baciato in fronte i suoi figli e li ha salutati con orgoglio, guardandoli riprendere il camino senza esitazioni sino a dove la vita reclama la loro presenza.
L’Azerbaigian è stata la loro destinazione, fissata per coloro ai quali la vocazione internazionalista impedisce di voltare la testa di fronte al dolore altrui.
Per questo, 115 professionisti della Salute si sono sommati nella regione del Caucaso a migliaia di loro fratelli che, disseminati nel mondo, dimostrano che l’umanesimo e la solidarietà sono le vaccinazioni più efficaci contro il virus.
Per la prima volta il popolo dell’Azerbaigian riceverà il caldo abbraccio della collaborazione medica cubana.
«La Brigata Henry Reeve condividerà l’esperienza di Cuba contro la pandemia e rinforzerà la cooperazione che questi tempi domandano» ha scritto nel suo account in Twitter il cancelliere cubano Bruno Rodríguez Parrilla.
Oggi si tratta della COVID-19 ma prima sono stati l’ebola, i terremoti e gli uragani ed è anche la quotidianità d’offrire con la salute rinnovate speranze al di là delle frontiere della patria.
È per questo che sono sempre più i grati che per motivi personali o per convinzione, con la loro firma e la loro voce avallano la candidatura della Brigata Henry Reeve per il Premio Nobel della Pace.
Senza dubbio una delle più sentite e belle dichiarazioni è giunta dal nostro stesso continente, promossa dal Movimento Argentino di Solidarietà con Cuba (MasCuba), con la premessa che «nonostante il blocco genocida, Cuba salva vite».