Pertierre: Washington ancora non comprende

pertierreCon un sigaro tenuto con due dita sotto i suoi spessi baffi già imbiancati, fumando lentamente e guardando sempre negli occhi il suo intervistatore, l’avvocato José Pertierra ha ricordato che il 17 dicembre era ad una conferenza a La Habana quando ha saputo che i presidenti Barack Obama, degli Stati Uniti, e Raúl Castro, di Cuba, avrebbero annunciato contemporaneamente misure storiche per ristabilire le relazioni diplomatiche, dopo oltre cinquant’anni di tensioni e di un blocco economico di Washington contro l’isola.


Pertierra ha puntualizzato, tuttavia, che per arrivare a questo punto ci sono voluti anni di tentativi, alcuni falliti per “sfortunati eventi” che hanno troncato i negoziati per un avvicinamento tra i due paesi.

Durante il Governo del Presidente Bill Clinton ci sono stati dei tentativi, ma nel 1996 è avvenuto l’abbattimento da parte della Forza Aerea Cubana di due aeroplani dell’organizzazione di esiliati cubani Hermanos al Rescate, dopo un’incursione illegale nello spazio aereo cubano. Questo fatto avrebbe mandato all’aria i piani per delle relazioni migliori.

Successivamente, nel Governo di Obama gli sforzi hanno subito un rallentamento quando le autorità cubane hanno arrestato, nel 2009, il contrattista statunitense Alan Gross, che sarebbe stato condannato in quanto agente di Washington e per avere attentato al governo cubano. A questo fatto si è aggiunto il caso dei cinque cubani detenuti negli Stati Uniti accusati di cospirazione per commettere spionaggio.

Uno di loro è stato liberato nel 2011, l’altro nel 2014 e gli altri tre con uno scambio nel dicembre scorso come parte dell’accordo tra Washington e La Habana.

Pertierra mette sull’avviso ora su una specie di “cavallo di Troia” da parte degli Stati Uniti che riempiranno l’isola con i loro prodotti al fine di imporre il loro sistema di “democrazia capitalista” nel paese caraibico e abbattere il Governo cubano.

“Washington ancora non comprende che Cuba non le appartiene, che Cuba è dei cubani e non di Washington. Adesso hanno una tattica diversa, adesso pensano che invece di abbattere Cuba asfissiandola abbatteranno Cuba vendendole cose e seducendola con il consumo”, ha affermato.

Pertierra ha fatto riferimento alla Legge Torricelli che ha reso il blocco più duro nel 1992 e ha detto che le nuove misure fanno parte della sezione 2 di questa legge “ma ora con il Viagra”.

“Ora la sfida per Cuba è come destreggiarsi nelle nuove acque. Le trincee di ieri ormai non valgono più, Cuba per 50 anni ha costruito trincee. Dal trionfo della Rivoluzione. Ora bisogna sapere come costruire ponti che permettano che i nordamericani vadano a Cuba ma che anche i cubani vadano negli Stati Uniti con i loro valori, con le loro tradizioni, e preservare le numerose cose che ha raggiunto la Rivoluzione cubana e cercare quindi di andare più in là e cambiare quello che bisogna cambiare e preservare quello che bisogna preservare”, ha detto.

L’avvocato è stato al centro delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti nel caso di Elián González, per i Cinque Cubani e per il processo contro posadaassLuis Posada Carriles – considerato terrorista da La Habana-. Sulla base di questo percorso e del riconoscimento del Governo cubano al suo lavoro, Pertierra confida nella risposta delle autorità dell’isola di fronte a questa sfida di una normalizzazione delle relazioni bilaterali.

“La direzione a Cuba è ben qualificata e ha imparato a sopravvivere ai viavai della politica estera nordamericana, ai blocchi, alle invasioni e alle azioni terroristiche. Ha imparato a sopravvivere a tutto questo e credo che ci sia sufficiente prudenza a Cuba per imparare e sapere come maneggiare questi cambiamenti”, ha detto.

La prima delegazione del Governo degli Stati Uniti, capeggiata dalla Sottosegretaria di Stato per l’America Latina, Roberta Jacobson, si è recata nell’isola la settimana scorsa per procedere a una presa di contatto diretta che aiuti a proseguire nei colloqui tra i due paesi. La prossima tornata di incontri sarà a Washington nelle prossime settimane.

Sia il Presidente Obama nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, il 20 gennaio, sia il Presidente Raúl Castro, recentemente, il 28 gennaio, al III Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e mafia_anticubanaCaraibici, in Costa Rica, hanno chiesto la fine del blocco. Un compito complicato poiché i repubblicani controllano il Congresso USA.

A questo fatto si aggiunge che gli unici tre senatori latini, i repubblicani Marco Rubio e Ted Cruz, e il democratico Robert Menéndez, tutti di origine cubana, sono stati critici nei confronti della politica di una maggiore apertura di Washington verso La Habana dovuta a questioni ideologiche.

Pertierra ha avuto parole dure rispetto all’esilio cubano concentrato a Miami. Nel caso contro i cinque cubani accusati di spionaggio, è avvenuto “un processo senza il dovuto rispetto della legge in una città come Miami che avrebbe condannato Babbo Natale se fosse stato cubano”.

“E nonostante l’odio contro di loro (i cinque cubani), il Presidente Obama ha fatto quello che doveva fare: ha lasciato da parte Miami e ha dimostrato che la politica nordamericana verso Cuba si fa a Washington, non a Miami. Obama deve rispondere agli interessi geopolitici nordamericani e non agli interessi parrocchiali di alcuni congressisti di piccoli seggi congressuali a Miami”, ha affermato.

Frammenti da El Tiempo Latino, di Washington

Traduzione: El Moncada http://www.cubadebate.cu

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