F. M. García Bielsa https://lapupilainsomne.wordpress.com
Tun, tun, chi è? – La colomba e l’alloro … Aprire le mura!,
Tun, tun, chi è? – Lo scorpione e il millepiedi … Chiudere le mura!
Nicolás Guillén, 1958
Mentre ci esprimiamo sui pericoli che le nuove dinamiche bilaterali e la necessità di stare allerta e pronti, lo facciamo senza perdere di vista il fondamentale degli eventi recenti: che la virata dell’amministrazione Obama verso il ripristino delle relazioni con il nostro paese e la scarcerazione dei nostri Eroi sono una vittoria della nostra resistenza e dei nostri principi, e che avanzare verso una progressiva e reciprocamente vantaggiosa “normalizzazione” è qualcosa a cui diamo pieno benvenuto.
D’altra parte, non è nuovo che gli obiettivi sovversivi della politica USA si formulino mielosamente, come a tenderci la mano, e continuino annunciando che cercheranno di “promuovere la democrazia” a Cuba e articolare o finanziare programmi per “aiutare il popolo”. L’enfasi, che quello che sta scrivendo e molti altri, facciamo sulla necessità di conoscere tali piani ed i sotterfugi di avvicinamento del nemico storico della nostra nazione è ben pertinente.
Ma è anche molto importante che, insieme a tale posizionamento, non cadiamo nelle, semplicistiche o estreme, attitudini difensive, estranee al nostro procedere. In nessun modo il nostro popolo né le nostre istituzioni confonderanno chi ci visita – e che accogliamo – con i piani del nemico – che rigettiamo. Allerta sì, ma senza allarmismo. Mentre meglio informato, il nostro popolo sarà in miglior capacità per questi piani.
Un’efficace difesa deve partire dal non snaturalizzarci ma farci crescere ed essere ciò che siamo per natura: aperti, caldi, e amicali …, che sono tra le qualità con cui abbiamo sempre vinto la stragrande maggioranza dei nostri ospiti e che qui smentiscono, dalla nostra imperfetta ma ammirevole realtà, le orrende storie che sono state loro narrate dalla stampa sensazionalista, predominante in molti luoghi.
Molti negli USA e nel mondo hanno salutato con legittima emozione l’annuncio congiunto del 17 dicembre. Abbiamo sempre saputo distinguere tra il popolo ed il governo USA. Questo è stato un concetto e quasi un principio che emerge da tutti gli approcci di Fidel e della nostra Rivoluzione, dallo stesso gennaio 1959. E molti, a Cuba, abbiamo avuto occasione di conoscere molto amichevoli cittadini statunitensi, provenienti da circoli molti diversi, non pochi dei quali dopo si sono uniti alla solidarietà.
Sono convinto – perché l’ ho toccato – che la molto diffusa opinione avversa nella popolazione USA, riguardo al nostro Paese ed il suo sistema di governo, abbia un sostentamento molto superficiale, epidermico. Quando uno rompe questi “criteri”, quando ci muoviamo fuori da certi circoli di Washington e del sud della Florida, il cittadino statunitense non ha, in generale, un ‘opinione formata, ma solo un’immagine semplicistica alimentata dai media, che si disarma quando conosce e tratta con un “cubano dell’isola” e, ancor più, quando visita Cuba.
Così diamo il benvenuto agli interscambi e rafforziamo i nostri contenuti nei cosiddetti “contatti popolo a popolo”, mentre ci teniamo informati e preparati ad affrontare i piani per confonderci e per “ucciderci con amore” del governo USA.
Possiamo convivere con il vicino del nord, ma non c’è ragione per desiderare il paese imperiale e prepotente. Amiamo, come disse Marti, la patria di Lincoln, non quella di Cutting – e aggiungiamo che neppure quella del Ku Klux Klan, né del maccartismo. Ricordiamo e amiamo, perché sono parte di ciò che rendono possibile l’obiettivo di una vera normalizzazione delle relazioni, tra gli altri, tutti quelli che hanno fatto parte dei 45 contingenti della Brigata Venceremos, delle 23 carovane dei Pastori per la Pace guidati dal Reverendo Lucius Walker; i milioni che hanno sostenuto il diritto di Elian a far ritorno con suo padre a Cuba, e gli altrettanti che – in quel paese – si solidarizzarono con i nostri Cinque Eroi.
E’ la terra anche di Henry Reeve e Pete Seeger, di Martin Luther King e MalcomX; di Harry Belafonte, Angela Davis, Sandra Levinson e Danny Glover; di Leonard Weinglass e molti altri avvocati solidali; di Saul Landauy tutta una serie di accademici ed intellettuali amici, tra molti altri. E’ anche la terra in cui risiedono un milione di cubani che in stragrande maggioranza mantengono forti legami familiari e di tutti i tipi con il nostro paese.
È quella una nazione le cui donne sono state in prima linea nella lotta per i diritti femminili. È la patria, tra gli altri, dei milioni mobilitati contro la guerra in Vietnam, contro le armi nucleari e per fermare questa furia di aggressioni che da lì si originano, comprese quelle che si sono prodotte contro il nostro paese, che sicuramente rimarranno attivi contro il blocco e ogni nuova forma di aggressione.
Per questo, insieme con la necessità di rimanere vigili in difesa della nostra sovranità e all’urgenza di tamponare le vulnerabilità e lacune, queste righe sono fatte senza pregiudizio dell’amicizia tra i nostri popoli. Questi temi devono essere sul tavolo perché il momento lo esige e perché quella società è ancora dominata da strutture e da una logica imperiale.
Ma con la stessa enfasi, unisco la mia voce a quella di tanti altri che su questi temi cercano di porre le cose in multicolor, in tutte le loro sfumature, che include che comprendiamo le complessità, evitiamo le rigidità, o un eventuale paranoia, improbabile perché estranea alla nostra natura.
Come popolo istruito, patriota e impegnato con questa Rivoluzione, ci posizioniamo e saremo vigilanti di fronte a tutte le azioni irrispettose o ostili; e non commetteremo errori né ingenuità di fronte ad approcci sottili che sono all’ordine del giorno e mirano ad inoculare veleno.
E nel frattempo, simultaneamente, continueremo ad essere come siamo, sicuri di noi stessi, accoglienti con coloro che ci visitano, rivoluzionari con le dosi di amore che menziona il Che e con il concetto martiano di: Patria è Umanità!
De la amistad y la firmeza
Fernando M. García Bielsa
Tun, tun, ¿quién es? – La paloma y el laurel… ¡Abre la muralla!,
Tun, tun¿Quién es? – El alacrán y el cienpiés… ¡Cierra la muralla!
Nicolás Guillén, 1958
Al tiempo que nos expresamos acerca de los peligros que la nueva dinámica bilateral y la necesidad de estar alertas y preparados, lo hacemos sin perder de vista lo fundamental de los hechos recientes: que el giro del gobierno Obama hacia el restablecimiento de relaciones con nuestro país y la excarcelación de nuestros héroes son una victoria de nuestra resistencia y nuestros principios, y que avanzar hacia una progresiva y mutuamente beneficiosa “normalización” es algo a lo que damos plena bienvenida.
Por otra parte, no es nuevo que los objetivos subversivos de la política estadunidenses se formulen melosamente, como si fueran a tendernos la mano, y que sigan anunciando que tratarán de “promover la democracia” en Cuba y articular o financiar programas para “ayudar al pueblo”. El énfasis que el que subscribe y muchos otros hacemos en la necesidad de conocer tales planes y los subterfugios de aproximación del enemigo histórico de nuestra nación es bien pertinente.
Pero es asimismo muy importante que, junto a tal posicionamiento, no vayamos a caer en actitudes defensivas simplistas o extremas, ajenas a nuestro proceder. De ninguna manera nuestro pueblo ni nuestras instituciones confundirán a quien nos visita – y que acogemos –, con los planes del enemigo – que rechazamos. Alertas sí, pero sin alarmismo. Mientras mejor informado, nuestro pueblo estará en mejor capacidad para ello.
Una efectiva defensa debe partir de no desnaturalizarnos, sino crecernos y ser como somos por naturaleza: abiertos, cálidos, y amistosos…, que están entre las cualidades con que siempre nos hemos ganado a la gran mayoría de quienes nos visitan y que aquí ven desmentidas, por nuestra imperfecta pero admirable realidad, las horrendas historias que les han narrado en la prensa amarilla predominante en muchos lugares.
Muchos en EE.UU. y en el mundo han saludado con legítima emoción el anuncio conjunto del 17 de diciembre. Siempre hemos sabido diferenciar entre el pueblo y el gobierno de EE.UU. Ello ha sido un concepto y casi un principio que se desprende de todos los planteamientos de Fidel y nuestra revolución, desde el mismo enero de 1959. Y muchos en Cuba hemos tenido ocasión de conocer a muy amistosos ciudadanos de EE.UU., provenientes de círculos muy diversos, no pocos de los cuales después se han sumado a la solidaridad.
Estoy convencido – pues lo he palpado – que la muy extendida opinión adversa en la población norteamericana respecto a nuestro país y su sistema de gobierno tiene un sustento muy superficial, epidérmico. Cuando uno rasga esos “criterios”, cuando nos movemos fuera de ciertos círculos de Washington y del sur de la Florida, el ciudadano estadounidense no tiene, en general,una opinión formada sino solo una imagen simplista alimentada por los medios, que se desarma cuando conoce y trata con un “cubano de la isla” y, más aun, cuando visita Cuba.
Así que demos la bienvenida a los intercambios y reforcemos los contenidos nuestros en los llamados “contactos pueblo a pueblo”, al tiempo que nos mantenemos informados y preparados para enfrentar los planes de confundirnos y para “matarnos con amor” del gobierno estadounidense.
Podemos convivir con el vecino del norte, pero no hay razón para que queramos al país imperial y prepotente. Queremos como dijo Martí a la patria de Lincoln, no a la de Cutting – y agregaríamos que tampoco a la del Ku Klux Klan, ni la del macartismo. Recordamos y queremos, pues son parte de los que hacen posible la meta de una verdadera normalización de relaciones, entre otros, a todos los que han formado parte de los 45 contingentes de la Brigada Venceremos, de las 23 caravanas de Pastores por la Paz que lideró el Reverendo Lucius Walker; los millones que apoyaron el derecho del niño Elián a regresar con su padre a Cuba, y los otros tantos que – en ese país – se solidarizaron con nuestros Cinco Héroes.
Es la tierra también de Henry Reeve y Pete Seeger, de Martin Luther King y MalcomX; de Harry Belafonte, Ángela Davis, Sandra Levinson y Danny Glover; de Leonard Weinglass y muchos otros abogados solidarios; de Saul Landauy toda una gama de académicos e intelectuales amigos, entre muchos otros. Es además la tierra donde residen un millón de cubanos los que en su inmensa mayoría mantienen fuertes vínculos familiares y de todo tipo con nuestro país.
Es aquella una nación cuyas mujeres han estado a la vanguardia en la lucha por los derechos femeninos. Es la patria, entre otros muchos, de los millones movilizados contra la guerra en Vietnam, contra las armas nucleares y por detener esa furia de agresiones que desde allí se originan, incluyendo las que se han producido contra nuestro país, los que seguramente se mantendrán activos en contra del bloqueo y de cualquier nueva forma de agresión.
Por eso, junto con la necesidad de mantenernos alertas en defensa de nuestra soberanía y a la urgencia de restañar vulnerabilidades y resquicios, estas líneas se hacen sin menoscabo de la amistad entre nuestros pueblos. Estos temas deben estar sobre la mesa porque el momento lo exige y porque aquella sociedad aún está dominada por estructuras y una lógica imperial.
Pero con el mismo énfasis, sumo mi voz a la de muchos otros que acerca de estos temas tratan de situar las cosas en multicolor, en todos sus matices, lo que incluye que entendamos las complejidades, que evitemos las rigideces, o una eventual paranoia, improbable por ajena a nuestra naturaleza.
Como pueblo culto, patriota y comprometido con esta Revolución, nos posicionamos y estaremo vigilantes ante toda acción irrespetuosa u hostil; y no cometeremos deslices ni ingenuidades ante aproximaciones sutiles que están a la orden del día y pretenden inocular el veneno.
Y a la vez, simultáneamente, seguiremos siendo como somos, seguros de nosotros mismos, acogedores con quienes nos visitan, revolucionarios con las dosis de amor que mencionara el Che y con el concepto martiano de ¡Patria es Humanidad!