Secondo una nota pubblicata martedì sul portale messicano “LaPoliticaOnline” il senatore repubblicano Marco Rubio ha insistito col presidente Trump per inserire in agenda un intervento militare in Venezuela per assicurarsi i voti dello stato della Florida.
Il media ha sottolineato che alcuni membri della republican War Room (la sala della guerra repubblicana), chiamati a operare sul voto latino, hanno recentemente commentato che, in almeno due riunioni, Rubio si è espresso a favore di una azione militare contro il paese sudamericano per garantire così i 29 voti del Collegio Elettorale della Florida a novembre.
Lo svantaggio di Rubio è che i suoi due grandi alleati con accesso permanente alla Sala Ovale, Mike Pence e Mike Pompeo, rifiutano completamente un’invasione del Venezuela ed è anche per questo che John Bolton ha dovuto lasciare la posizione di Consigliere per la sicurezza.
La Florida è uno stato tradizionalmente repubblicano, ma ora i sondaggi lo danno testa a testa con i democratici e il senatore insiste sul fatto che l’invasione garantirebbe la vittoria. Sono voti chiave soprattutto se i repubblicani dovessero perdere i 38 voti del Texas.
Settembre sarà decisivo perché se i repubblicani migliorano in Florida quella richiesta permanente del senatore si eclissa e perde intensità. Ma se lo scenario dovesse essere opposto, Rubio farà pressione direttamente su Trump.
Rubio ha sempre più contatti con il presidente ed è il suo informatore in tutto ciò che riguarda l’America Latina, attualmente le sue priorità sono Cuba, Venezuela e Nicaragua e non il Messico.
Prova di ciò è che l’ambasciatrice messicana a Washington Martha Bárcena ha tentato di incontrare Rubio in più occasioni ma senza mai riuscirci.
Durante la visita di Andrés Manuel López Obrador a Washington, la questione del Venezuela non è stata mai toccata, sebbene Pompeo intendesse farlo. Lo staff di Trump ha bloccato quel dialogo per evitare qualsiasi clima di tensione vista la “vicinanza” di Obrador al Venezuela chavista.
Recentemente il Pentagono ha ritirato 9.500 soldati dalla Germania e nelle forze armate messicane si crede, e così è stato detto a López Obrador, che la destinazione di quella capacità militare sia in America Latina.
Già nell’agosto 2017, l’inquilino della Casa Bianca ha minacciato il Venezuela di compiere un intervento militare (qualcosa di simile a quello che ha fatto in Iraq, Libia, Siria e altrove) per rovesciare il presidente legittimo, Nicolás Maduro.
Un anno e mezzo dopo, ha riconosciuto come presidente il golpista e autoproclamato Juan Guaidó, in quel momento presidente dell’Assemblea Nazionale venezuelana.
A seguito del sostegno a Guaidó degli Stati Uniti e di alcuni altri paesi regionali, le autorità venezuelane hanno denunciato le continue interferenze dell’amministrazione statunitense e i vari tentativi di colpo di Stato contro il legittimo presidente Maduro.
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