La riforma monetaria a Cuba, con le sue misure di accompagnamento ed il suo impatto nella vita domestica, è molto dibattuta oggi, dopo varie pubblicazioni sul tema apparse recentemente nella stampa nazionale.
I commenti sono partiti da un articolo pubblicato nel quotidiano Granma, del 19 agosto, col titolo “Unificazione monetaria nell’orizzonte di Cuba” che ha attivato nuovamente gli allarmi sulla vicinanza dell’annunciata trasformazione.
Nel testo, specialisti della Banca Centrale di Cuba hanno opinato sulla necessità di eliminare la dualità monetaria e cambiaria, priorità che appare da anni nei documenti rettori della politica economica e sociale della nazione.
Nell’attesa, sono apparsi lavori giornalistici sul tema, consultando la popolazione sulla riforma e differenti pubblicazioni nelle reti sociali hanno applaudito o criticato la sua possibile implementazione.
“Sarebbe conveniente che economisti ed altri specialisti di alto livello spiegassero al popolo quali sono le conseguenze prevedibili di questo processo, positive e negative”, ha scritto in Facebook l’internauta Abel Tablada.
Sempre in questa rete sociale, il professore ed accademico cubano Julio Carranza ha chiamato l’attenzione sulla riforma cambiaria, che ha considerato la parte più difficile di questo processo.
Questa non è la prima volta che i cubani ascoltano commenti di questo tipo, da quando, il 25 ottobre 2013, il Consiglio dei Ministri ha annunciato in maniera pubblica che avrebbe cominciato a lavorare nel processo di unificazione monetaria.
In tali occasioni non sono stati poche le persone che hanno cambiato negli stabilimenti della Cadeca (ufficio di cambio) i loro pesi cubani convertibili (CUC) in pesi cubani (CUP). Cuba conta su queste due monete ufficiali ed il CUC equivale a 24 CUP al cambio per la popolazione.
Il CUP è stato dichiarato ufficialmente come la moneta funzionale in marzo del 2014, a partire da tre risoluzioni del Ministero delle Finanze e dei Prezzi e si stima che il CUC sparisca con la riforma monetaria.
In quell’epoca e durante il 2015, molti economisti hanno considerato l’imminente vicinanza del chiamato Giorno Zero dell’unificazione monetaria, ma l’entusiasmo è poi andato diminuendo e nel 2017 si sono riattivati i commenti sul tema.
Quella volta, si è parlato della creazione di squadre di specialisti incaricati di perfezionare nei dettagli l’implementazione delle trasformazioni, tenendo in conto che il suo saldo sarà positivo per il paese, ma avrà i suoi costi economici e sociali.
Anche alla fine del 2019 hanno circolato versioni su un cambiamento imminente del tasso del dollaro rispetto al CUP di uno per 50, che poi sono state smentite dal vice primo ministro Alejandro Gil, in dichiarazioni a Prensa Latina.
Il 21 dicembre, l’inoltre ministro di Economia e Pianificazione ha negato che l’ordinamento monetario entrerebbe in vigore il 1 gennaio 2020.
In questi giorni, le campane della riforma economica sono tornate a suonare, in consonanza con l’implementazione di un gruppo di misure per affrontare la crisi globale causata dalla COVID-19 e la recrudescenza del bloqueo statunitense contro Cuba.
Lo scorso 16 luglio, il presidente cubano, Miguel Diaz-Canel, ha confermato in una riunione del Consiglio dei Ministri che si realizzeranno le ultime analisi per completare il compito di unificazione monetaria e cambiaria.
Ha sottolineato che l’obiettivo è approvarla nel minore tempo possibile. “Quando l’implementiamo, si eliminerà quasi la totalità degli intoppi che abbiamo oggi per lo sviluppo delle forze produttive”, ha affermato in una trasmissione della Televisione cubana.
Oggi nuovamente i cubani opinano sulla possibile vicinanza delle misure. Sul tema il giornalista cubano Ariel Terrero, analista economico e con spazi nella stampa scritta e televisiva, sostiene che “non dobbiamo farci provocare”.
“Ho sempre detto che ci sono due cose che non conosceremo prima che arrivino: il Giorno Zero ed il nuovo tasso di cambio”, ha detto a Prensa Latina l’anche direttore dell’Istituto Internazionale di Giornalismo Josè Martì.
Nonostante, sono molti i cubani che vorrebbero più informazioni sul suo impatto, tenendo in conto che questa volta, apparentemente, sì si realizzerà il detto popolare: quando il fiume suona è perché trasporta pietre.
Mario Muñoz Lozano, giornalista di Prensa Latina