Il Venezuela sventa i complotti della CIA

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Il governo venezuelano annunciava di aver sventato un attentato arrestando un ex.agente della CIA mentre si appostava vicino alla più grande raffineria del Paese. Matthew John Heath fu arrestato con altri tre venezuelani presso le raffinerie di Amuay e Cardon nello Stato di Falcon, nell’ovest del Paese, con in mano un mitra, un lanciagranate, quattro panetti di esplosivo C4, un telefono satellitare e pile di dollari USA. Fu accusato di terrorismo e traffico di armi.

Il procuratore generale Tarek William Saab affermava che Heath era entrato illegalmente in Venezuela dal confine colombiano e senza passaporto, sebbene la polizia trovasse una fotocopia che nascondeva addosso. Saab aveva detto che Heath portava una piccola moneta o un badge che i dipendenti della CIA utilizzano per dimostrare la propria identità senza destare sospetti. Secondo le indagini della polizia, Heath è un ex-marine operatore delle comunicazioni in una “base segreta della CIA” in Iraq per dieci anni, dal 2006 al 2016, dove fu assunto dalla società di sicurezza privata MVM. MVM fu fondata da un ex-agente dei servizi segreti statunitensi e continua a lavorare per Washington. Secondo la directory aziendale Dun&Bradstreet, la società “fornisce personale di sicurezza e servizi di consulenza, principalmente agli enti governativi degli Stati Uniti”. “Hai bisogno di un agente segreto?” iniziava la storia di MVM. Il ricercatore Jeb Sprague disse a MintPress che la famiglia di Heath ha una lunga esperienza nell’industria petrolifera. Anche se questo suggerisce che l’operazione sarebbe stata “innocente” come una missione di spionaggio aziendale, è difficile capire perché qualcuno avesse lanciagranate e C4 se non per scopi gravi.

Un silenzio assordante
Il silenzio sull’incidente del governo degli Stati Uniti, che non perde mai opportunità per aumentare le tensioni col Venezuela, è notevole. Il fatto che il governo non commentasse su un cittadino nordamericano accusato di terrorismo è “molto significativo”, secondo lo specialista Arnold August, che diceva a By Any Means Necess che Trump e il segretario di Stato Mike Pompeo “sono in una posizione difficile, ballando sul fatto che ci sono ovvie incursioni organizzate dagli Stati Uniti in Venezuela tutt’altro che pacifiche”. La storia viene anche minimizzata o semplicemente ignorata dai media aziendali, nonostante la loro predilezione per storie che dipingono il governo Maduro come autoritario. Questo, per l’esperto Dottor Rodrigo Acunha, era prevedibile. “Non sono affatto sorpreso dalla reazione. I media mainstream raramente cercano di verificare o dare seguito alle accuse del governo Maduro a Caracas secondo cui l’amministrazione Trump cerca di rovesciarlo”. Acuña, ricercatore ed ex-docente associata di Studi spagnoli e latinoamericani alla MacQuarie University in Australia, affermava a MintPress che i media spesso seguono la linea del governo degli Stati Uniti quando si tratta del “cortile” americano. Quando l’amministrazione Bush sostenne il golpe contro il governo di Hugo Chavez nel 2002, con pochissime eccezioni, la maggior parte dei media ignorò queste accuse. Poi, quando furono presentate le prove, continuarono a ignorare le affermazioni di Chavez. Tale situazione continua oggi, dove Washington fa di tutto per rovesciare il governo di Nicolas Maduro… Da parte sua, Washington ignora le dichiarazioni di Caracas o delle Nazioni Unite mentre i media mainstream agiscono in modo simile”. Dopo il fallito tentato golpe a maggio, che vide arrestati due mercenari nordamericani, Airan Berry e Luke Denman, il governo espresse una vacua smentita con Pompeo che affermò solo che “non c’era alcun coinvolgimento diretto del governo degli Stati Uniti”, anche se ammise che sapeva chi aveva finanziato l’operazione, promettendo di rilasciare informazioni “al momento opportuno”. Questa volta, tuttavia, c’era il silenzio totale di Washington.

Tour da cambio di regime di Pompeo
L’incidente nello Stato di Falcon avveniva mentre Pompeo intraprendeva un viaggio in molti vicini del Venezuela, secondo il dipartimento di Stato per “difendere la democrazia” e “rafforzare la sicurezza contro le minacce regionali”. È interessante notare che quando visitava il Brasile, Pompeo non si recò nella capitale Brasilia, né nelle città più grandi Rio de Janeiro e San Paolo, ma a Boa Vista, piccola città nella giungla amazzonica al confine venezuelano, al fine di “Sottolineare l’importanza del sostegno di Stati Uniti e Brasile al popolo venezuelano nel momento del bisogno visitando i migranti venezuelani in fuga dal disastro provocato dal capo in Venezuela”. Che la “minaccia regionale” significhi Venezuela era reso esplicito nel comunicato stampa, il dipartimento di Stato dichiarava che Pompeo incontrava il presidente colombiano Ivan Duque per discutere delle “minacce alla sicurezza regionale” come “il regime illegittimo di Maduro”. Pompeo visitava anche i vicini Guyana e Suriname.

La baia dei porcelli e altri colpi di Stato
Poco prima del tentato golpe di maggio, il consigliere di Trump John Bolton non-cosi-cripticamente tweettava che “il mattino arriva in Venezuela – ancora una volta”. Il politico appoggiato dagli Stati Uniti Juan Guaidó invitava i militari a rovesciare Maduro. Allo stesso tempo, 300 soldati, guidati da ex-berretti verdi nordamericani tentarono l’invasione anfibia del Venezuela. La loro missione era sparare a Caracas, prendere il palazzo presidenziale e sistemare Guaidó a presidente. Guaidó promise di pagare le società nordamericane con un quarto di miliardo di dollari per i loro servizi. Tuttavia, l’operazione si concluse in disastro completo anche con una minima risposta, poiché i mercenari furono immediatamente a arrestati dai membri scontenti della Casa dei pescatori socialisti al sole del villaggio costiero di Chuao. Le immagini mostrano che alcuni mercenari pesantemente armati e altamente addestrati sembravano bagnarsi dal terrore entrando in contatto con pescatori armati di pistole, coltelli e taglierini. Berry e Denman firono condannati a 20 anni di carcere per le loro azioni. Il governo degli Stati Uniti finanziò, se non organizzò, numerosi tentativi di golpe in Venezuela dal 2002, dove sostennero i tentativi insurrezionali ad aprile e dicembre. Da allora, spesero centinaia di milioni di dollari per finanziare, formare, organizzare e sostenere gruppi nel Paese, che hanno una cosa in comune: la forte avversione al governo di sinistra al potere dal 1999. Juan Guaidó, l’autoproclamato presidente del Venezuela, è emerso come protetto del Pentagono nel 2007, a capo delle proteste studentesche infruttuose volte a forzare il cambio deò governo, successivamente studiò alla George Washington University di Washington, DC Da gennaio 2019, Guaidó lancià cinque audaci tentativi di togliere la presidenza a Maduro, ognuna più fallimentare dell’altra. Anche prima del fiasco della “Baia dei porcelli” di maggio, era sostenuto solo dal tre per cento dei venezuelani.

Crisi economica
Le raffinerie di Amuay e Cardon costituiscono il secondo complesso di raffinazione del mondo, in grado di produrre un milione di barili di benzina al giorno, mettendo in prospettiva l’enormità delle accuse a Heath. L’attuale produzione di petrolio è tuttavia di molto inferiore, a causa della cattiva gestione e delle sanzioni statunitensi, che riducono i clienti che il Venezuela ha per il suo prodotto principale. Con la contrazione dell’economia, la povertà è aumentata e così le carenze di prodotti chiave. Un gran numero di persone ha semplicemente lasciato il Paese. E mentre le sanzioni mordono, la produzione è scesa al punto che c’è persino carenza di benzina nel Paese, provocando lunghe code e risentimento nei confronti del governo, degli Stati Uniti, dell’opposizione e di chiunque abbia una posizione di autorità. Il blocco COVID portava alla riduzione della domanda di petrolio, poiché i cittadini stanno a casa il più possibile. Tuttavia, la distruzione della maggiore raffineria del Paese sarebbe stato un colpo devastante per la società, a maggior ragione preso di mira da chi desidera vedere la fine del governo socialista.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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