Tolleranza zero è la divisa di Cuba di fronte a un delitto che muove milioni di dollari nel mondo e costituisce una violazione grave dei diritti umani.
«Cerca i soldi, perché altrimenti mi ammazzano», supplicava José* a sua madre per telefono, da un edificio in Messico, dove lo tenevano in ostaggio con altri sei cubani. Raggiungere gli Stati Uniti dopo la partenza illegale da Cuba era già la minore delle sue preoccupazioni. La questione era restare in vita e uscire da un incubo di botte, minacce e lavoro forzato.
La madre ha venduto la casa per riunire il denaro che chiedevano e lo ha comunicato ai rapitori. Un’altra cubana complice nell’Isola è stata l’incaricata di ricevere il denaro e farlo giungere a uno dei membri della rete criminale e per questa operazione ha ricevuto 100 CUC. Il marito di questa donna, chiamiamolo Adrián, precedentemente da vittima era diventato criminale.
Con un gruppo di persone era partito con uno yacht verso il territorio messicano. Si supponeva che coloro che li trasportavano li avrebbero alloggiati sino al passaggio della frontiera statunitense, ma lì li fermarono.
Adrián disse che non aveva denaro, ma si offerse d’ingannare altri cubani e cosi entrò a far parte della rete e vigilando, violentando e spaventando i sequestrati come José.
Tra i suoi compiti c’erano le chiamate alle famiglie per chiedere denaro in cambio di non assassinarli e inviare immagini inquietanti per fare pressione.
Lui e sua moglie, con due messicani membri dell’organizzazione, sono stati gli imputati della Causa 91 del 2018 del Tribunale Provinciale Popolare di Artemisa, ed hanno ricevuto condanne da quattro anni e otto mesi a 25 anni di carcere per aver commesso il delitto della tratta di persone nella modalità schiavitù.
Questo è uno dei casi descritti nella relazione di Cuba sulla Prevenzione e lo Scontro alla Tratta di Persone e la Protezione alle Vittime (2019), che include 15 cause:
Con fini di schiavitù sessuale (12)
Per mendicità forzata (2)
Con fini di schiavitù (1)
Sono state identificate 25 vittime:
10 donne
8 bambine
1 bambino
6 uomini.
Questa denuncia, anche se è una deplorevole e inammissibile incidenza è conseguenza della politica di tolleranza zero, propugnata con sistematico rigore dallo Stato cubano contro il flagello.
Cuba ha ratificato il Protocollo di Palermo (per prevenire, reprimere e sanzionare la tratta di persone, specialmente donne e bambini) e dispone di uno strumento per coordinare le azioni statali e della società civile: il Piano d’Azione Nazionale per la prevenzione e lo scontro alla tratta delle persone e la protezione delle vittime (2017-2020).
SGAMBETTI ALL’INGANNO
Secondo le Nazioni Unite la tratta si ubica tra i tre delitti più lucrativi, con il traffico di armi e quello della droga e in pratica tutte le nazioni sono danneggiate, come punti d’origine, transito o destino delle vittime.
Anche se nel nostro paese non operano reti criminali, il fatto che vari cittadini cubani sono stati vittime di stranieri con complici nazionali, con l’offerta di facilità migratorie e di lavoro, rivela un’insufficiente percezione del rischio.
Per questo il lavoro di Cuba non ha una messa a fuoco solo dentro le frontiere per evitare che proliferino modalità della tratta nel territorio, ma anche in collaborazione internazionale che permetta di proteggere i cittadini cubani vittime in altre nazioni.
Il Dirigente della Direzione di Cooperazione Giuridica Internazionale e Relazioni Internazionali, della Procura Generale della Repubblica (FGR), Eugenio Raúl Martínez González, ha indicato in un articolo recente alcuni casi degli ultimi anni che rivelano i pericoli dietro presunte offerte di lavoro e l’importanza che gli Stati lavorino uniti per processare i colpevoli.
Nel 2016, l’Unità Provinciale d’Investigazione Criminale e Operazioni di Camagüey aveva sviluppato un’investigazione contro tre accusati «che si dedicavano a contattare giovani donne nei municipi di Céspedes e Florida, alle quali promettevano lavoro in Ecuador, anticipando le spese di viaggio e dei passaporti», e calcolando per queste spese un debito di 2500 – 3000 USD.
Arrivando in Ecuador le obbligavano a prostituirsi per pagare il debito, ma la quantità aumentava con il passare del tempo e per obbligarle a obbedire le minacciavano o toglievano loro i documenti d’identificazione.
Gli accusati sono stati condannati a 25 – 15 e 10 anni di carcere.
Martínez González, ha indicato l’anno dopo la collaborazione con un processo penale del Ministero Pubblico dello Stato Plurinazionale della Bolivia: «Nel Night Club denominato Katanas, ubicato nella città di La Paz, si esercitava la prostituzione e per tali fini i criminali viaggiavano in differenti paesi tra i quali Cuba, con l’obiettivo di portare delle donne a lavorare nel locale notturno, obbligandole la notte a prostituirsi, oltre a maltrattarle e minacciarle con la deportazione se rifiutavano di farlo.
«Le autorità boliviane sollecitarono informazioni sul flusso migratorio degli implicati e per conoscere possibili denunce formulate di fronte alle autorità cubane».
In chiara opposizione alla manipolazione politica del tema da parte degli USA, che mantengono Cuba per il secondo anno consecutivo al livello tre –la peggiore definizione– della loro lista di nazioni che, presumono loro, non fanno abbastanza per lottare contro il traffico umano ( con l’assurdo argomento che le missioni mediche sono un esempio di lavoro forzato), il paese amplia la collaborazione internazionale per frenare la Tratta.
Una prova sono, tra l’altro, la vigenza di 11 trattati d’estradizione e 25 accordi d’assistenza giuridica (16 dei quali comprendono l’estradizione); la firma da parte della FGR con organismi omologhi di altri paesi di 20 strumenti; così come lo scambio d’informazioni con servizi operazionali stranieri, come Interpol.
Il Ministero degli Interni di Cuba, da parte sua, concentra le azioni rispetto alla tratta delle persone con fini di sfruttamento sessuale di carattere transnazionale, la detenzione nei processi di trasferimento verso l’estero, di potenziali vittime e l’interruzione della captazione.
Proteggere le donne è una priorità.
I numeri dimostrano a livello mondiale che rappresentano il 49% di tutte le vittime della tratta e la forma più comune dello sfruttamento è quella sessuale(59%).
Questo è una conseguenza diretta anche del machismo, che intende il corpo della donna come un territorio che si può dominare.
Dal luglio de 2018 nell’Isola sono state ostacolate 38 operazioni di trasferimento di giovani verso le principali destinazioni identificate (Turchia e Cina) e in minor misura Italia, Germania Vietnam, Portogallo, Isole Caimán, Giamaica, Cipro e Mali), fatti nei quali erano implicati 191 presunti artisti.
Sono stati frustrati nove castings e altre azioni di captazione, nelle quali sono state identificate 134 presunte vittime, 24 organizzatori cubani e 16 stranieri, a Cuba e all’estero.
Protezione sociale e sicurezza cittadina, uguaglianza e programmi di opportunità per tutte le persone; politiche e programmi per dare potere alle donne, accesso gratuito ai servizi di salute e d’educazione, accesso universale alla cultura, lo sport e la ricreazione, e gli strumenti giuridici vigenti, tra i quali la Costituzione della Repubblica, sono forze dell’Isola cubana di fronte alla tratta, riconosciute dagli organismi internazionali competenti.
Questo tessuto permette non solo uno scontro efficace, ma anche la prevenzione dei fatti e l’attenzione specializzata alle vittime e alle persone più vulnerabili di diventarlo.
Senza dubbio questo non è ,nonostante i numeri bassi, un fenomeno minore o solo d’interesse delle autorità di polizia.
La tratta si frena con un impegno in congiunto della società e con la capacità per identificarla e giudicarla.
ELEMENTI DELLA TRATTA DELLE PERSONE CON FINI DI SFRUTTAMENTO SESSUALE
Utilizzo di contratti artistici irregolari realizzati attraverso internet o utilizzando intermediari.
I contratti si realizzano in lingue straniere e senza validità legale in Cuba o all’estero e si usano per ottenere il visto nelle ambasciate dei paesi di destinazione nel nostro paese.
La partenza viene finanziata da impresari e intermediari cubani dall’estero.
S’identificano organizzazioni e clubs notturni con precedenti di vincolo con la prostituzione e lo sfruttamento nel lavoro nei paesi di destinazione e le presentazione di viaggi con presunti fini turistici verso paesi con visto libero e l’utilizzo di altri come punto di transito per continuare il viaggio verso il destino reale.
Fonte: Rapporto di Cuba su Prevenzione e Scontro alla Tratta delle Persone e la Protezione alle Vittime (2019).
*Questi non sono nomi reali; l’identità vera delle vittime e dei criminali si protegge nei documenti.