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Le azioni del governo venezuelano contro le misure coercitive unilaterali USA stanno prendendo forma sempre più energica, mentre prosegue una campagna nazionale di denuncia che testimonia i flagelli del blocco economico-finanziario-commerciale sulla popolazione venezuelana.
Nel suo discorso di presentazione dello scheletro della “Legge Antiblocco per lo Sviluppo Nazionale e la Garanzia dei Diritti Umani” davanti all’Assemblea Nazionale Costituente, il Presidente Nicolás Maduro ha tenuto un discorso segnato dalla caratterizzazione della storia recente in Venezuela, a partire dalle pretese di “cambio di regime” attraverso una “guerra invisibile e multiforme”, come è stato, ampiamente e profondamente, descritto in questa tribuna, da anni, e che è anche concettualizzata nel rapporto “La verità del Venezuela contro l’infamia”.
Tra le strategie di questa guerra, il blocco economico-finanziario-commerciale, in vigore dal 2015 con il cosiddetto Decreto Obama, è chiave nella sua volontà di creare uno scenario sociale di esplosione ed un altro economico di bancarotta statale. Il Presidente venezuelano lo ha descritto così: Asfissia, può dirsi, è stata la prima fase. In cinque anni il blocco è riuscito a tagliare di netto i finanziamenti al paese, impedendo che lo Stato disponga delle valute estere, dell’ossigeno di cui ha bisogno per procurarsi alimenti, medicine, vettovaglie, pezzi di ricambi e materia prima indispensabili all’attività economica.
Il cortocircuito economico, finanziario e commerciale indotto dal blocco ci impedisce ottenere le risorse per rafforzare il salario ed i benefici dei lavoratori, per alimentarci, per salvare vite, per educare i nostri bimbi/e, per sostenere il sistema di protezione sociale della popolazione.
Successivamente, Maduro ha fornito alcune cifre impressionanti e che sono state replicate da media nazionali ed internazionali.
Tra il 2014 ed il 2019, il Venezuela ha sperimtenato la più brusca caduta degli ingressi esterni nella sua storia. In sei anni, abbiamo perso il 99% del volume di entrate in divise.
In altre parole: di ogni 100 dollari o euro che il paese otteneva dalla vendita di petrolio nel 2014, oggi ne ottiene meno di 1.
Tenendo conto che il Venezuela è un paese che negli ultimi 100 anni ha basato i propri ingressi sulla vendita di petrolio, i numeri devono porre in prospettiva l’intera economia venezuelana degli ultimi sei anni: le perdite raggiungono il 99% del volume delle entrate in divise.
Poi il Presidente ha individuato una seconda fase dell’offensiva USA contro il Venezuela: “il collasso, il blocco totale dell’economia”, che inizia con la persecuzione finanziaria contro PDVSA “che culmina nel 2019 con il furto di CITGO” da parte dell’Amministrazione Trump con Juan Guaidó e tutta la sua squadra di complici.
La persecuzione finanziaria per asfissiare economicamente, le operazioni giuridico-politiche in tribunali stranieri per spogliare il Venezuela dei suoi beni, l’embargo sul commercio internazionale del petrolio venezuelano ed il sabotaggio interno per produrre la caduta della produzione sono le tattiche USA contro PDVSA, la principale società statale del paese, per ottenere il “cambio di regime”, una strategia non molto vincente visto in prospettiva ma criminale.
Un altro dato chiave: “Tra il 2014 e il 2019, la produzione di petrolio del Venezuela è diminuita del 66,5%. Entro il 2019, abbiamo generato solo un terzo del petrolio che abbiamo prodotto nel 2014″, ha affermato il presidente Maduro.
Tutto ciò è stato legittimato dalla nomenclatura istituzionale e politica USA, poiché, come espresso dal massimo Presidente nazionale: “Dal 2014 gli USA hanno promulgato una legge, sette decreti o ordinani esecutivi, una firmata da Barack Obama nel marzo 2015 e sei da Donald Trump, oltre a 300 misure amministrative che compongono -nell’insieme- la politica di sanzioni, di blocco, di aggressione multiforme contro il Venezuela”.
La Legge Anti-blocco presentata mira creare una nuova strategia dello Stato venezuelano al fine di rispondere alla politica del blocco. Non si tratta più solo della denuncia, che deve realizzarsi davanti alle massime istituzioni multilaterali, come la Corte Penale Internazionale: è essenziale anche “difendere il patrimonio dei venezuelani”.
Solo una Legge Costituzionale per affrontare l’aggressione straniera?
Nel suo discorso, Maduro ha indicato che tutti i paesi bloccati e assediati dalle “sanzioni” di Washington hanno tracciato la propria rotta giuridica e politica per far fronte a scenari economici avversi. Questa Legge Antiblocco si propone seguire lo stesso percorso sotto i seguenti parametri.
-La protezione deigli attivi interni ed esterni “dalla minaccia di confisca, furto e saccheggio da parte di governi stranieri o società allineate al blocco, mediante una gestione efficiente degli stessi” è una priorità a causa dell’ingente quantità di risorse che già da sole sono state strappate allo Stato e, quindi, alla popolazione venezuelana.
-La realizzazione di alleanze o associazioni con settori produttivi ed aziende all’interno e all’esterno del Venezuela, con l’obiettivo di sviluppare settori economici o imprese in aree strategiche come idrocarburi, mineraria, produzione industriale, produzione agricola e servizi, è un fatto importante della produzione nazionale nella Legge Antiblocco.
-La progettazione dei “meccanismi temporali per accelerare la gestione dei settori economici, attrarre investimenti produttivi su larga scala e migliorare l’introito nazionale, rendendo più flessibile, ad esempio, la partecipazione azionaria dello Stato in imprese miste”, è una proposta che collima con l’agenda economica del governo venezuelano, in cui è stato prospettato anche un approfondimento delle relazioni finanziarie con Cina e Russia, due potenze internazionali ascendenti.
-La gestione efficiente degli attivi e dei passivi dello Stato “al fine di aumentare gli ingressi della nazione” si relaziona ai due punti precedenti.
-Con questo strumento giuridico si propone “creare quadri di incentivi lavorativi e tributari, e rafforzare la stabilità giuridica per lo sviluppo di settori o aree produttive specifiche”, tenendo conto della migrazione di lavoratori qualificati verso altri paesi, la cosiddetta “fuga di cervelli” , per la polverizzazione dei salari.
-L’implementazione di altri meccanismi finanziari sarà re-impulsata con il potenziamento dell’uso del Petro e di altre criptovalute nel commercio interno ed esterno.
Queste sono le coordinate generali della Legge, che dovrebbe essere discussa e approvata al più presto nell’ Assemblea Nazionale Costituente.
Importante per comprendere il lineamento giuridico della Legge è capire che si tratta di un riordinamento della gestione economico-finanziaria-commerciale e degli apparati produttivi, con enfasi nell’investimento produttivo dei 16 motori dell’agenda economica governativa e nel rafforzamento dell’ingresso reale della classe lavoratrice e delle politiche di compensazione per la recuperazione progressiva del salario.
Dall’altro si propone rafforzare ed ampliare la rete e le politiche di protezione sociale dello Stato e delle sue priorità (alimentazione e salute), soprattutto per quanto generato dalla pandemia di Covid-19 e dai suoi effetti collaterali. Oltre a migliorare la fornitura dei servizi pubblici, francamente deteriorati: acqua, energia elettrica, gas domestico, trasporti e telecomunicazioni.
Va notato che i cosiddetti 16 motori economici contemplano l’imposizione di un “nuovo modello produttivo” di Venezuela, che alcuni analisti potrebbero qualificare come un piano di transizione verso un paese “post-rentier”, basato su “un’economia reale e produttiva basata sul lavoro, innovazione, conoscenza scientifica, produzione industriale ed agricola nazionale e sviluppo di tutte le nostre potenzialità economicche”, afferma il presidente Maduro.
Sebbene sembri che la Legge Antiblocco abbia molte lacune che non spiegano come avanzare in ognuno dei punti, si deve tenere conto del fatto che esistono già piani statali che integrano quanto descritto nello strumento giuridico, come, per esempio, il rilancio della Grande Missione AgroVenezuela e della Commissione Presidenziale “Alí Rodríguez Araque” direttamente vincolata alla riorganizzazione ed al rilancio di PDVSA.
Tutto ciò che comporta la Legge Antiblocco dovrebbe essere motivo sufficiente per comprendere la sua importanza, poiché tocca i fondamenti della gestione governativa nel seno dello Stato venezuelano e delinea un nuovo modello economico che non può essere oggetto di distruzione o estorsione da parte delle potenze egemoniche internazionali. che promuovono un “cambio di regime” in Venezuela.
Spetta allo Stato ed alla popolazione stessa raggiungere gli obiettivi della Legge, che non è prerogativa esclusiva del Governo Bolivariano, ma anche delle maggioranze che vogliamo vedere, toccare e sperimentare un Venezuela diverso, dove i crimini USA di lesa umanità commessi cessino a favore della vita, del presente e del futuro del paese.
En qué consiste la Ley Antibloqueo promovida por el presidente Maduro
Las acciones del gobierno venezolano contra las medidas coercitivas unilaterales de Estados Unidos están tomando forma cada vez más contundente, mientras continúa una campaña nacional de denuncia que demuestra los flagelos del bloqueo económico-financiero-comercial sobre la población venezolana.
En su discurso de presentación del esqueleto de la “Ley Antibloqueo para el Desarrollo Nacional y la Garantía de los Derechos Humanos” ante la Asamblea Nacional Constituyente, el presidente Nicolás Maduro dio un discurso marcado por la caracterización de la historia reciente en Venezuela, empezando por las pretensiones de “cambio de régimen” a través de una “guerra invisible y multiforme”, como ha sido descrita de manera extensa y profunda en esta tribuna durante años y que también es conceptualizada en el informe “La verdad de Venezuela contra la infamia”.
Entre las estrategias de esta guerra, el bloqueo económico-financiero-comercial, efectivo desde el año 2015 con el llamado Decreto Obama, es clave en su afán de crear un escenario social de estallido y otro económico de quiebre estatal. El Presidente venezolano lo describió así: Asfixia, puede decirse, fue la primera fase. En cinco años, el bloqueo logró cortar de un tajo el financiamiento al país, impidiendo que el Estado disponga de las divisas, del oxígeno que requiere para adquirir alimentos, medicinas, insumos, repuestos y materia prima esenciales para la actividad económica.
El cortocircuito económico, financiero y comercial inducido por el bloqueo nos impide obtener los recursos para fortalecer el salario y los beneficios de los trabajadores, para alimentarnos, para salvar vidas, para educar a nuestros niños y niñas, para sostener el sistema de protección social de la población.
A continuación, Maduro dio una cifras que impactan y que han sido replicadas por medios nacionales e internacionales.
Entre 2014 y 2019 Venezuela experimentó la más brusca caída de ingresos externos de su historia. En seis años, perdimos 99% del volumen de ingresos en divisas.
Dicho de otra manera: De cada 100 dólares o euros que el país obtenía por la venta de petróleo en 2014, hoy obtiene menos de 1.
Tomando en cuenta que Venezuela es un país que en los últimos 100 años ha basado sus ingresos en la venta de petróleo, los números deben poner en perspectiva toda la economía venezolano de los últimos seis años: las pérdidas alcanzan el 99% del volumen de ingresos en divisas.
Luego el Presidente identificó una segunda fase de la ofensiva estadounidense contra Venezuela: “el colapso, el bloqueo total a la economía”, que comienza con la persecución financiera contra PDVSA “que culmina en 2019 con el robo de CITGO” por parte de la Administración Trump con Juan Guaidó y todo su equipo de cómplices.
La persecución financiera para asfixiar económicamente, las operaciones jurídico-políticas en tribunales extranjeros para despojar a Venezuela de sus activos, el embargo al comercio internacional del petróleo venezolano y el sabotaje interno para producir la caída de la producción son las tácticas estadounidenses contra PDVSA, la principal empresa estatal del país, para lograr el “cambio de régimen”, una estrategia no muy exitosa visto en perspectiva sino criminal.
Otro dato angular: “Entre 2014 y 2019, la producción petrolera de Venezuela cayó 66,5%. Para el año 2019 sólo generamos un tercio del petróleo que producíamos en 2014”, dijo el presidente Maduro.
Todo ello ha sido legitimado por la nomenclatura institucional y política de los Estados Unidos, ya que, como expresara el máximo mandatario nacional: “Desde el año 2014 Estados Unidos ha promulgado una ley, siete decretos u órdenes ejecutivas, una firmada por Barack Obama en marzo de 2015, y seis por Donald Trump, además de 300 medidas administrativas que conforman -en conjunto- la política de sanciones, de bloqueo, de agresión multiforme contra Venezuela”.
La Ley Antibloqueo presentada se plantea crear una nueva estrategia desde el Estado venezolano con el fin de responder a la política del bloqueo. Ya no se trata sólo de la denuncia, que debe llevarse a cabo ante las máximas instituciones multilaterales, como la Corte Penal Internacional: también se hace primordial “defender el patrimonio de los venezolanos”.
¿Sólo una Ley Constitucional para enfrentar la agresión foránea?
En su discurso, Maduro indicó que todos los países bloqueados y asediados por “sanciones” de parte de Washington han trazado una ruta propia, jurídica y política, para sobrellevar los adversos escenarios económicos. Esta Ley Antibloqueo se propone seguir por la misma senda bajo los siguientes parámetros.
La protección de los activos internos y externos “de la amenaza de confiscación, robo y saqueo por parte de gobiernos extranjeros o empresas alineadas al bloqueo, mediante una gestión eficiente de los mismos” es una prioridad debido a la ingente cantidad de recursos que ya de por sí han sido
arrebatados al Estado y, por tanto, a la población venezolana.
La realización de alianzas o asociaciones con sectores productivos y empresas dentro y fuera de Venezuela, con el objetivo de desarrollar sectores económicos o negocios en áreas estratégicas como hidrocarburos, minería, producción industrial, producción agrícola y servicios, es un facto importante de la producción nacional en la Ley Antibloqueo.
El diseño de los “mecanismos temporales para acelerar la gestión de sectores económicos, atraer inversiones productivas a gran escala y mejorar el ingreso nacional, flexibilizando, por ejemplo, la participación accionaria del Estado en empresas mixtas”, es una propuesta que colinda con la agenda económica del gobierno venezolano, en la que se ha planteado asimismo una profundización de las relaciones financieras con China y Rusia, dos poderes internacionales ascendentes.
La gestión eficiente de los activos y los pasivos del Estado “a fin de aumentar los ingresos de la nación” se relaciona con los dos puntos anteriores.
Con esta herramienta jurídica se propone “crear marcos de incentivos laborales y tributarios, y fortalecer la estabilidad jurídica para el desarrollo de sectores o áreas productivas específicas”, teniendo en cuenta la migración de trabajadores calificados a otros países, la llamada “fuga de cerebros”, por la pulverización de los salarios.
La puesta en marcha de otros mecanismos financieros será reimpulsada con la potenciación del uso del Petro y otras criptomonedas en el comercio interno y externo.
Son estas las coordenadas generales de la Ley, que debería ser discutida y aprobada más pronto que tarde en la Asamblea Nacional Constituyente.
Importante para comprender el lineamiento jurídico de la Ley es entender que se trata de un reordenamiento de la gestión económica-financiera-comercial y de los aparatos productivos, con énfasis en la inversión productiva de los 16 motores de la agenda económica gubernamental y en el fortalecimiento del ingreso real de la clase trabajadora y las políticas de compensación para la recuperación progresiva del salario.
Por otro lado, se plantea fortalecer y ampliar la red y las políticas de protección social del Estado y de sus prioridades (alimentación y salud), sobre todo por lo que genera la pandemia del Covid-19 y sus efectos colaterales. Así como mejorar la provisión de los servicios públicos, francamente deteriorados: agua, energía eléctrica, gas doméstico, transporte y telecomunicaciones.
Cabe acotar que los llamados 16 motores económicos contemplan la imposición de un “nuevo modelo productivo” de Venezuela, que algunos analistas podrían calificar como un plan para la transición a un país “post-rentista”, sustentado en “una economía real y productiva basada en el trabajo, la innovación, el conocimiento científico, la producción industrial y agrícola nacional y el desarrollo de todas nuestras potencialidades económicas”, al decir del presidente Maduro.
Si bien pareciera que la Ley Antibloqueo tiene muchos vacíos que no explican el cómo se va a avanzar en cada uno de los puntos, se debe tomar en cuenta que ya existen planes estatales que vienen a complementar lo descrito en el instrumento jurídico, como por ejemplo el relanzamiento de la Gran Misión AgroVenezuela y la Comisión Presidencial “Alí Rodríguez Araque” directamente vinculada con la reorganización y reimpulso de PDVSA.
Todo lo que conlleva la Ley Antibloqueo debería ser suficiente razón para comprender su importancia, pues toca los fundamentos de la gestión gubernamental en el seno del Estado venezolano y perfila un nuevo modelo económico que no pueda ser objeto de destrucción ni extorsión a los poderes hegemónicos internacionales que impulsan un “cambio de régimen” en Venezuela.
Queda del Estado y de la misma población en lograr los objetivos de la Ley, que no es prerrogativa exclusiva del Gobierno Bolivariano, sino también de las mayorías que queremos ver, tocar y experimentar una Venezuela distinta, donde los crímenes estadounidenses de lesa humanidad cometidos cesen en pro de la vida, el presente y el futuro del país.