Uniti, solo così siamo stati, siamo e saremo invincibili

Il Partito Comunista di Cuba è stato la più alta espressione di questa convinzione dalla sua presentazione, 55 anni fa, del suo Comitato Centrale. Più di un’organizzazione di avanguardia rivoluzionaria è stato guida e faro di ogni passo dato da quest’opera gigantesca

Leidys Labrador Herrera

Si dica Rivoluzione e si dirà anche consenso irrinunciabile di sogni, speranze e desideri. Che quest’opera è frutto di sincere inquietudini e sforzi individuali che sono divenuti motivo comune, condiviso e preservato a favore di un bene supremo: la libertà

Un uomo da solo non può fare la storia, questo cammino eccezionale lo fanno i popoli ed è la loro sincera e umile volontà quella che alimenta i pensieri più avanzati, la saggezza dei leader, l’imprescindibile nutrimento dei trionfi.

Senza badare al periodo in cui hanno vissuto, i patrioti cubani  hanno sempre saputo l’importanza di sommare seguaci a una causa tanto nobile come l’indipendenza di Cuba.

E anche se ponevano nei loro discorsi sinceri e coraggiosi pensieri che in non pochi casi erano un passo avanti al loro tempo, la loro maggiore grandezza è stata mettere il loro petto di fronte alle pallottole, parlando letteralmente, perché le nostre lotte sono sempre state delle sfide nel campo di battaglia come nel piano ideologico.

La storia ha dato molte lezioni ai figli di quest’Isola, ma la più importante di tutte era che disgregare i vincoli tra rivoluzionari implicava sempre in maniera indiscutibile una carta di trionfo per il nemico.

Ogni volta che s’imposero le differenze di pensiero agli obiettivi comuni della lotta, abbiamo fatto un passo indietro nel cammino verso il trionfo definitivo.

Per questo chi sin da giovanetto visse sulla sua pelle gli orrori del colonialismo,  vide nelle sua carni d’adolescente le ferite delle catene, sofferse l’esilio come il più crudele dei castighi, colui che visse come un patriota,  dedicò gli sforzi migliori per accorciare le distanze tra coloro che al disopra di qualsiasi limite amavano Cuba.

Unire i rivoluzionari  fu l’opera della sua vita e il Partito Rivoluzionario Cubano, lo stendardo di questo principio, senza il quale tutti i tentativi liberatori sarebbero inutili.

La morte di José Martí fu una perdita irreparabile, ma anche quando l’intervento da carogna dell’impero provocò una pausa nella realizzazione di tanto sacrificio, lui aveva lasciato il suo legato.

Anche senza saperlo l’Apostolo realizzò la sua missione di dimostrate ai cubani che per quanto duro fosse il cammino per conquistare la libertà, se eravamo uniti non ci sarebbe stata forza capace di fermarci.

E il tiranno cercò inutilmente d’affogare, tra repressione e miseria, l’irriverente posizione dei cubani di fronte all’ingiustizia. E  credette che quella pallottola di Dos Ríos aveva portato via per sempre il miglior pensatore dei nostri ideali indipendentisti, ma a un popolo si possono strappare molte cose, ma la storia vissuta non starà mai tra queste.

Non fu poco il sangue valoroso con cui gli oppressori macchiarono le proprie mani, le loro ondate di crimini non furono espressione del loro timore e della loro impotenza, perché sapevano che il destino di Cuba era la libertà e che per quanto tentassero di soggiogarla, non potevano fare niente contro questo.

Lo spirito dei cubani è un fuoco inestinguibile.

Martí nacque di nuovo e si disseminò come la polvere dei fucili mambí e il suo verbo acceso tornò, tagliente come i filo del machete. E l’Apostolo ebbe molti volti giovani che lo abbracciarono, lo trasformarono in un fratello di battaglia e lo ricondussero al luogo di leader che aveva sempre avuto.

Con quell’epica rinascita nell’anno del suo centenario si firmava la sentenza di morte dell’obbrobrio e niente più avrebbe separato i cubani.

Da allora e per sempre i rivoluzionari sono stati un solo cuore, lo stesso braccio armato, sacrificio comune per un ideale di giustizia che già fuorusciva dal petto.

Fidel Castro e la Generazione del Centenario ripresero quell’impegno che tutta  Cuba si sarebbe alzata per la sua libertà e le alleanze stabilite divennero fortezze   per far sì che nelle campagne e nelle città, nella Sierra e nel piano, dentro e fuori dal paese, i patrioti abbracciassero la stessa causa, perché tutti e ognuno di loro erano imprescindibili per ripulire la nostra terra.

Quando questo concetto fu assunto dalla stragrande maggioranza , apparve chiaro che il trionfo era questione di tempo, perché non c’è niente di più poderoso della decisione d’un popolo d’essere libero.

L’appoggio popolare ai «barbudos » crebbe come una valanga e migliaia di case cubane divennero rifugio dei valorosi clandestini e umili contadini protessero nei loro “ bohíos” i ribelli e andarono con loro per i tortuosi sentieri di montagna

Quando il fine smise d’essere il trionfo di un sogno e divenne una tangibile realtà, il popolo inondò le strade dell’Isola e in quella carovana viaggiarono insieme i vivi e i martiri, per tutto il camino, coloro che non verranno mai ricordati con le lacrime, ma con orgoglio e gratitudine eterna.

Al fronte con Fidel c’era anche Martí, guardando la nuova Cuba che avrebbe lavorato per il bene di tutti.

Ma non bastò il trionfo, perché il giovane avvocato sapeva che l’unità si può distruggere, che le sue fondamenta non sono invulnerabili e fu per questo che da allora,  sino ad oggi e nel futuro nutrire l’unità, rinforzarla, riempirla di entusiasmi  sono e saranno gli impegni costanti della Rivoluzione.

Il Partito Comunista di Cuba è stato la più alta espressione di questa convinzione dalla sua presentazione, 55 anni fa, del suo Comitato Centrale.

Più di un’organizzazione di avanguardia rivoluzionaria è stato guida e faro di ogni passo dato da quest’opera gigantesca.

Uno, perché noi cubani siamo così, e al disopra di tutte le cose amiamo la Patria libera. Unico, perché non è nato per campagne elettorali, populismo o politiche rie, ma è nato per preservare i principi supremi della nostra sovranità. Indistruttibile, perché il nostro Partito è unità e nessuno la potrà calpestare.

Questa muraglia di dignità si è sollevata con tutte le mani e sono tutte le mani che stanno sempre in alto per difenderla. Se in cinque decenni i nemici si sono sfracellati contro di lei, non devono credere nemmeno per un momento che un giorno  potranno smettere  di farlo, perché i cubani siamo continuità e mantenerci uniti è anche eredità e tradizione.

 

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