La Francia è stata la miglior spia degli USA a Cuba
di Hernando Calvo Ospina* www.lantidiplomatico.it
È stato un segreto molto ben conservato fino ad oggi. Nella crisi dell’ottobre 1962 -la più grave della Guerra Fredda, che arrivò ad un passo dallo scatenare uno scontro nucleare fra Stati Uniti e Unione Sovietica relativamente alla Rivoluzione Cubana-, la Francia ha giocato un ruolo fondamentale: furono le sue spie a L’Avana a scoprire, prima di chiunque altro, l’arrivo segreto dei missili sovietici a Cuba, e informarono Washington… Per la sua precisione e per l’importanza del tema, questa azione a favore di una potenza straniera è considerata come una delle più importanti nella storia dei servizi segreti francesi.
Nel maggio del 1960 Cuba e l’Unione Sovietica ristabilirono le relazioni diplomatiche, interrotte dal dittatore Fulgencio Batista nell’aprile del 1952. In quel momento, Washington già sabotava l’economia cubana, patrocinava le aggressioni militari degli esiliati e si rifiutava di vendere perfino pezzi di ricambio per le armi recuperate dalla dittatura. Nell’aprile del 1961 una grande forza mercenaria, addestrata e diretta dalla CIA, tentò di invadere Cuba dalla Baia dei Porci; il 3 febbraio dell’anno seguente il presidente John F. Kennedy ordinò il blocco totale del commercio fra le due nazioni; quasi contemporaneamente si andava sviluppando la Operazione Mangosta (Mongoose), nome in codice di una strategia di Sicurezza Nazionale ordinata da Kennedy, con il fine di aggredire Cuba in ogni modo, compresa l’invasione diretta dei Marines.
Mentre Washington aveva come unico obiettivo la fine della Revolución, Mosca sottoscriveva vantaggiosi accordi commerciali e aiutava la modernizzazione della difesa militare. Quando i servizi di intelligence sovietici scoprirono il piano d’invasione, lo comunicarono a Cuba. E così i rivoluzionari suggerirono al dirigente sovietico Nikita Krushchev l’installazione di una forza di dissuasione. Non ci fu bisogno di insistere, visto che Washington aveva poco prima installato, in Turchia e Italia, missili nucleari capaci di arrivare nel suo territorio in pochi minuti.
Il Cremlino cominciò a sviluppare la Operazione Anadyr (???????): fra giugno e ottobre del 1962 trasferì quanto necessario per installare, fra l’altro, 24 piattaforme di lancio di missili balistici, portatori di ogive nucleari.
Il 22 ottobre, Dean Acheson, ex capo del Dipartimento di Stato, arrivò a Parigi per consegnare una lettera di Kennedy al presidente francese Charles de Gaulle. Lo si informava di una decisione, assunta dopo una settimana di accertamenti e discussioni segretissime: due giorni dopo avrebbe annunciato alla Nazione l’instaurazione di un blocco intorno a Cuba. Un blocco che “coprirà ogni tipo di armamento, in un prossimo futuro anche i prodotti petroliferi e poi, se sarà necessario, sarà totale”, come si legge nella Relazione ufficiale di questo incontro. 1
Il fatto è che il 14 di quello stesso mese un aereo spia U2 aveva scattato le foto che offrivano a Washington la prova concreta della presenza di missili nell’isola. Il Rapporto precisava: “Pare che i sistemi d’arma che si stanno installando non siano ancora completi. […] Si tratta d’impedire l’arrivo del resto.”
Secondo la stessa fonte, de Gaulle capì che Kennedy non gli stava chiedendo un’opinione o la partecipazione, quindi così si espresse: “la Francia non può opporsi, perché è normale che un Paese si difenda, anche preventivamente, se è minacciato ed ha il modo per difendersi.”
Secondo Acheson, de Gaulle gli disse: “Approvo la politica di fermezza del suo presidente.” E restò sorpreso da tale posizione: “in questa occasione, la Francia è per Washington un alleato più fedele e tranquillizzante di Londra, che teme il pacifismo della stampa e dell’opinione pubblica.” 2
Non ci si attendeva tale solidarietà, senza la minima disapprovazione, quando c’erano contrasti politici fra queste nazioni sui temi geostrategici. E, in aggiunta, de Gaulle era fra i pochi capi di Governo che si rifiutavano di rompere le relazioni o aderire al blocco contro Cuba.
In quell’incontro, secondo la Relazione, si disse che gli obiettivi del Governo sovietico erano quelli di indurre gli Stati Uniti a smettere di minacciare coi missili l’Unione Sovietica e i suoi alleati, a non invadere Cuba; e ottenere “la confusione morale nell’emisfero occidentale”. “Finalmente, a livello diplomatico Krushchev ha l’opportunità di dire: parliamo dell’eliminazione di tutte le basi militari in territorio straniero.”
Il 28 ottobre sovietici e statunitensi arrivarono ad un accordo: il ritiro dei missili da Cuba, Italia e Turchia; e l’impegno a non invadere Cuba. Questo negoziato venne fatto alle spalle dei membri della NATO, e del principale interessato, Cuba.
Questo appoggio assoluto non fu l’unico coinvolgimento della Francia in questa crisi: ebbe un ruolo determinante prima che cominciasse. De Gaulle non si sorprese né s’inquietò per l’annuncio di Kennedy, e non solo perché era sicuro che non si sarebbe arrivati ad una guerra nucleare. 3 Il fatto è che il generale era al corrente della Operazione Anadyr, visto che i suoi servizi di spionaggio l’avevano scoperta a Cuba praticamente dall’inizio…
Prima della vittoria della Revolución, Cuba era per il Governo francese “una zona americana, un posto divertente per multimilionari e mafiosi.” 4 Dopo l’arrivo al potere di Fidel Castro, le cose cambiarono drasticamente quando Cuba riconobbe il Fronte di Liberazione Nazionale, FLN, che combatteva contro la Francia per l’indipendenza dell’Algeria, con tutto quel che comportava. Allora Parigi decise d’inviare, nel settembre 1959, l’ambasciatore Roger du Gardier, che aveva svolto lo stesso ruolo in Guatemala durante l’abbattimento del presidente Jacobo Arbenz, eseguito dalla CIA nel 1954.
E Philippe Thyraud de Vosjoli, alias Lamia, dovette andare a Cuba più spesso. Lui era, ufficialmente, il viceconsole della Francia a Washington incaricato dei visti, ma in realtà era il collegamento fra il Servizio Documentazione Estera e Controspionaggio, SDECE, e la CIA. Con contatti fra la borghesia cubana, ora doveva “consolidare le reti d’informazione esistenti.” In coordinamento con l’ambasciatore du Gardier, realizzò un lavoro molto efficiente, come avrebbe scritto nelle sue Memorie. 5
De Vosjoli raccontò che dopo la sconfitta della Baia dei Porci il capo della CIA lo convocò d’urgenza. Allen Dulles, che era ritenuto il responsabile di quell’umiliazione, gli disse che le comunicazioni coi suoi contatti erano interrotte: “Non sappiamo niente di quel che sta succedendo a L’Avana.” Essendo lui francese non avrebbe alzato sospetti fra le autorità cubane, quindi gli propose di andare ed informarlo. Parigi lo autorizzò, e il 27 aprile 1961 partì, ritornando il 3 maggio, in un’auto che lo portò direttamente alla sede della CIA.
Con queste informazioni Dulles fece una relazione a Kennedy, che venne utilizzata il giorno 5 nel Consiglio Nazionale di Sicurezza, in cui l’unico punto in discussione fu Cuba. Da lì uscì la decisione di continuare a puntare sulla fine di Fidel Castro e della sua Revolución, ma anche l’urgenza di trovare informazioni sugli accordi militari fra URSS e Cuba.
E quindi Dulles propose a de Vosjoli che i Servizi di Sicurezza francesi gli passassero le informazioni ottenute su Cuba. La direzione del SDECE fu d’accordo. Poco dopo la CIA consegnò a de Vosjoli una minuscola trasmittente di ultima generazione, che fu istallata in un ufficio riservato dell’ambasciata francese. Da lì partivano le informazioni direttamente verso la stazione della CIA a Miami.
Fu così che du Gardier e de Vosjoli diventarono i migliori collaboratori della CIA, al punto da arrivare a lavorare più per la CIA che per le istituzioni di Parigi. 6
Nel mentre il presidente de Gaulle aveva ordinato di cercare informazioni e vie per promuovere il potere atomico francese. De Vosjoli si rese conto che il lavoro che stavano svolgendo a Cuba, di primaria necessità per Washington, poteva avere una contropartita. Ma secondo le disposizioni del Congresso, gli Stati Uniti non potevano trasferire informazioni, né computer e ancor meno uranio arricchito. Kennedy, che ugualmente non lo voleva, nel gennaio 1962 autorizzò la CIA a passare quel che avevano sullo sviluppo nucleare sovietico.
Mentre la CIA consegnava documenti poco interessanti, il 28 maggio Parígi dava l’autorizzazione all’installazione di un ufficio della stessa CIA dentro l’ambasciata francese de L’Avana. De Vosjoli ebbe l’incarico di portare nella propria valigia diplomatica i sistemi d’intercettazione e comunicazione più sofisticati in dotazione alla CIA.7
Secondo le sue Memorie, a luglio gli informatori e l’ambasciatore du Gautier cominciarono a riferire su “l’arrivo di navi sovietiche a L’Avana e, stranamente, al Mariel, un piccolo porto che raramente appare nelle carte di Cuba […] e m’incuriosì molto che questo porto venisse chiuso ai cubani e i soldati sovietici dovessero scaricare le navi. Che oggetti preziosi poteva aver inviato Krushchev a Cuba?”
L’ufficiale del SDECE continuò dicendo che da “varie fonti, generalmente molto ben informate”, venne a sapere dell’arrivo “dall’inizio di agosto di grandi gruppi di giovani […] sbarcati di notte da navi russe nei porti di Mariel e Bahía Honda…”
De Vosjoli, allora, si mise in contatto immediatamente con il nuovo direttore della CIA, John McCone, verificando che nessuno sapeva quel che realmente stava succedendo. La spia tornò a L’Avana. Però le note che sia lui che l’ambasciatore ricevevano dagli informatori cubani sembravano abbastanza fantasiose. Finché un militare francese, in vacanze nell’isola, “mi informò che aveva visto un missile trasportato su un camion”, e “grandi semi-rimorchi che trasportavano missili russi sotto un telone”.
Anche due “dipendenti dell’ambasciata” poche notti prima avevano scoperto “in una strada secondaria che la polizia aveva fatto evacuare, convogli militari in movimento da ovest a est, compresi trattori pesanti che tiravano rimorchi doppi con pedane su sei ruote, dove era da supporre si trovassero rampe di lancio missili da 12 metri di lunghezza”.
Quando de Vosjoli non si trovava a Cuba, era il figlio dell’ambasciatore a portare perfino microfilm a New York. Altre volte era la moglie dell’ambasciatore del Brasile, entrambi diventati il braccio destro delle spie francesi.
Il 22 agosto 1962 McCone fa una relazione a Kennedy sui presunti missili e l’aiuto militare sovietico a Cuba: quasi tutto si basava sul contributo di de Vosjoli.
I francesi fecero un lavoro tanto efficiente e importante che il 7 settembre 1962 l’ambasciatore francese a Washington, Hervé Alphand, scrisse al Ministro degli Esteri, Maurice Couve de Murville, per riferire che il Segretario di Stato di Kennedy, Dean Rusk, “ringraziava per le informazioni sulla situazione a Cuba che abbiamo fornito al Dipartimento di Stato e ai servizi degli Stati Uniti.” 8
In ottobre, de Vosjoli ricevette il ringraziamento personale di McCone. Era il minimo: “Ho ragione di credere che le mie informazioni, insieme a quelle di altri, sono state alla base della decisione del presidente Kennedy di responsabilizzare i russi.”
Fu un apporto fondamentale offerto dallo Stato francese agli Stati Uniti quello di scoprire l’arrivo dei missili sovietici, che saranno presto la causa della crisi più grave della cosiddetta Guerra Fredda. Si assicura che “per la sua precisione e per l’importanza del tema, questo lavoro è stato uno dei più importanti nella storia dell’intelligence francese.”. 9
La Francia rispettò gli impegni presi. Mentre l’informazione che la CIA le passò sulla fabbricazione dell’armamento nucleare sovietico non le servì per lo sviluppo della sua strategia nucleare…
(Traduzione di Serena Bartolucci)
* Giornalista, scrive soprattutto per il mensile Le Monde Diplomatique. Autore di molti libri, ha realizzato cinque documentari.
Note:
1 Archivi Presidenza della Repubblica, 4AG1-201. Archivi Nazionali, Parigi. Vedi anche: BURIN DE ROZIERS. 1962, L’année décisive, Editions Plon, 1965.
2 Dalla relazione di Dean Acheson, Oral History, Kennedy Library. Citato in La France et la crise de Cuba, Vaisse, Maurice, Histoire, économie et societé, 1994. Vedi anche: LACOUTURE, Jean, De Gaulle, tome III, Le Souverain, París, Editions du Seuil, 1986.
3 “De Gaulle et la crise de Cuba: la conduite de crise, avant, pendant et après”, Fondation Charles de Gaulle, Lettre Nº14, París, 11 giugno 2020.
4 JAUVERT, Vincent. L´Amérique contre De Gaulle, Editions du Seuil, París, ottobre 2000.
5 THYRAUD de VOSJOLI. Philippe, Lamia, l’Anti-barbouze, Les Éditions de l’Homme, Montreal, 1972.
6 JAUVERT, Vincent. Op.cit.
7 Idem. Vedi anche THYRAUD de VOSJOLI, Philippe. Op.cit.
8 ALPHAND, Hervé. L’Étonnement d’être. Journal 1933-1973, Editions Fayard, París, 1997.
9 JAUVERT, Vincent. Op.cit.