Un nuovo passo, e non uno qualsiasi ma uno decisivo per affrontare la pandemia e per il futuro immediato di Cuba, inizia oggi.
Con il sostegno d mesi di intenso e ininterrotto lavoro, di lunghe ore d’analisi, accumulazione d’esperienze e misure in costante perfezionamento, ci troviamo di fronte a un concetto che utilizziamo molte volte in questo periodo e che ora si materializza per un ottimo e organico funzionamento del paese: la nuova normalità.
Vari aspetti distinguono il passo a questa tappa (alla quale s’incorporano 12 provincie cubane e il municipio speciale Isola della Gioventù), ma nessuno la definisce meglio dell’adozione di un nuovo codice e stile di vita. In altre parole si tratta di riprendere la nostra quotidianità, d’incorporarci in questa non come un modo d’agire congiunturale, ma come un’imprescindibile routine con tutto quello che abbiamo appreso e che ci ha permesso d’arrivare sino qui.
Dopo quello che abbiamo vissuto, nessuno dovrebbe essere capace di sottovalutare il pericolo che il virus rappresenta. Questo popolo gode di informazioni sufficienti per non permettersi comportamenti ingenui motivati da eccessi di fiducia.
Chi ha ascoltato le parole del Presidente e del Primo Ministro, per spiegare le nuove decisioni adottate, saprà che lasciar perdere la propria protezione, la responsabilità individuale e collettiva o ignorare le pratiche sanitarie che impediscono la propagazione dell’epidemia non sono stati elementi presenti nei loro interventi.
Abbracciamo la convinzione che è possibile, anche nelle circostanze di emergenza sanitaria generata a livello globale, riattivare i servizi, la produzione, ossigenare la nostra economia, ma siamo coscienti anche che alla pari con tutto questo continuiamo come Stato e come popolo a combattere la COVID-19.
Il Presidente Díaz-Canel lo ha definito meglio di tutti: «Per un popolo come il nostro unito solidamente non è impossibile. Possiamo vincere tutto».