Elezioni in Bolivia: i sondaggi e la resistenza del MAS

di Lorenzo Poli  www.ilperiodista.it

La seconda tappa in vista delle presidenziali (qui la prima) ci porta a scoprire il candidato socialista, dato come favorito da tutti i sondaggi: Luis Arce, ex ministro dell’Economia nei governi Morales e artefice della ‘Evonomics’, grazie alla quale la Bolivia ha vissuto una grande crescita negli ultimi anni. Soprattutto a favore dei meno abbienti

Meno due alle elezioni. Cosa dicono i sondaggi?

I sondaggi hanno sempre dato in vantaggio su tutti il candidato socialista Luis Arce. Secondo l’ultima indagine realizzata da Ciesmori per la rete Unitel, condotta tra 3.170 cittadini dal 29 settembre all’8 ottobre in 579 centri urbani e rurali dei nove dipartimenti, Luis Arce sarebbe al primo posto, con il 42,2% dei voti validi, cioè senza voti nulli, bianchi e indecisi, con meno di un punto percentuale dalla vittoria al primo turno.

Gli altri contendenti e le regole del voto

Secondo questo sondaggio, il candidato alla presidenza del partito Comunidad Ciudadana (CC), Carlos Mesa, si collocherebbe al secondo posto, con il 33,1% dei voti.

Al terzo posto ci sarebbe l’alleanza Creemos, guidata da Luis Fernando Camacho, con il 16,7%, seguita dal Frente Para la Victoria (FPV) di Chi Hyung Chung con il 3,7%, e da Jorge Quiroga di Libre 21, ritiratosi dalla corsa, con il 2,8%.

María Bayá di Acción Democrática Nacionalista (ADN), infine, otterrebbe lo 0,8% e Feliciano Mamani, di Pan-Bol, è all’ultimo posto con lo 0,7%.

La legge elettorale boliviana sancisce che per la vittoria al primo turno del candidato si devono ottenere il 50% più uno dei voti o, in alternativa, almeno il 40% dei voti validi e una differenza di almeno 10 punti percentuali rispetto al secondo candidato.

Chi è Luis Arce, il candidato del Mas (senza Morales)

In vista delle elezioni presidenziali che si sarebbero dovute tenere il 3 maggio, i leader socialisti David Choquehuanca, Luis Arce, Diego Pary e Andrónico Rodríguez firmarono a Buenos Aires un accordo insieme a Evo Morales, nel quale sottoscrissero di «mantenere una forte unità (…) al fine di promuovere una proposta elettorale che risponda agli interessi delle persone».

Da qui la candidatura di Luis Arce, che in questi mesi ha dovuto resistere a una serie di attacchi contro di lui e contro Morales per mettere fuori gioco il Mas (Movimiento al socialismo). La lawfare contro Morales sostenuta dal governo golpista di destra e dalla magistratura, supportata dai media privati boliviani, ha cercato in tutti i modi di togliere al Mas il forte consenso popolare e indigeno.

Luis Arce, 57 anni, ex ministro dell’Economia nei governi Morales dal 2005, è professore universitario in numerose università pubbliche boliviane. Grazie a lui, prima del golpe del 2019, la Bolivia era diventata una potenza economica, aumentando di nove volte i proventi delle esportazioni nazionali, dichiarando un surplus fiscale, garantendo un PIL annuo del 5% e con una bassa inflazione stimata attorno al 3,5% su base annuale. Questo ha permesso di mantenere la stabilità economica del Paese grazie anche al buon momento dei prezzi delle materie prime.

Un indigeno per la vicepresidenza

Per la carica di vicepresidente è stato scelto l’ex ministro degli Esteri David Choquehuanca, 58 anni, leader sindacale della Confederazione dei contadini della Bolivia. Indigeno di etnia aymara, come Evo Morales, è stato ministro degli Esteri dei governi Morales dal 2006 al 2017, difendendo la causa delle popolazioni indigene e il consumo tradizionale della foglia di coca.

Fra il 2017 e il 2019 è stato segretario generale dell’Alba, ovvero l’Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América, un’alleanza economica fra i Paesi socialisti che comprende Bolivia (prima del golpe), Venezuela, Cuba, Granada, Nicaragua, Haiti, Dominica, Saint Kittis e Nevis e Saint Vincent e Grenadine.

Dopo il golpe, la partita giudiziaria

Arce è stato scelto lo scorso gennaio per rappresentare il Movimiento al socialismo alle elezioni, mentre il governo golpista ha avviato una serie di indagini per presunti casi di corruzione durante il passaggio di Arce attraverso varie istituzioni pubbliche, con l’obiettivo di impedirgli di candidarsi. Una guerra che, almeno per quanto riguarda la partecipazione del Mas, si è conclusa lunedì 5 ottobre, quando la camera costituzionale della Corte di giustizia di La Paz ha rigettato l’appello presentato dalla senatrice di Unidad Democrática (Ud), Carmen Eva Gonzáles, al Tribunale supremo elettorale (Tse) per annullare la personalità giuridica del Mas, con il fine, ovviamente, di eliminarlo dalla tornata elettorale del 18 ottobre.

González ha sostenuto che Luis Arce avesse commesso un reato elettorale commentando, lo scorso luglio, un sondaggio interno al partito. Tuttavia, la corte ha stabilito che Gonzáles non fosse legittimata a presentare l’azione legale che cercava di mettere fuorilegge il partito.

Nonostante tutti gli ostacoli, quindi, il Mas rimane il partito in testa, mentre Arce il candidato più quotato nei sondaggi (sia pro sia anti-masisti), che per tutta la campagna elettorale l’hanno dato in vantaggio con voti sufficienti a raggiungere la vittoria già al primo turno.

 

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