Un anno fa, un colpo di stato ha portato all’esilio il presidente boliviano Evo Morales.
L’opposizione e media lo hanno accusato di aver commesso una frode elettorale. Una assoluta falsità, dimostrata dalla vittoria ancora più ampia del suo partito, ripetute, ora, le elezioni.
Ma perché questo trionfo del Movimento al Socialismo, dopo essere stato così diffamato, represso e perseguitato?
Una risposta sarebbe che i suoi nemici hanno sottovalutato la capacità politica di Evo Morales, nel suo nuovo ruolo: quello di capo della campagna elettorale dall’esilio.
Evo non ha optato per lo scontro violento. E si è posto il compito di ricostruire l’alleanza con i movimenti sociali che un giorno lo hanno portato al governo.
Ha quindi proposto il miglior candidato: Luis Arce, il suo ministro dell’Economia, associato nell’immaginario sociale ad un tempo di crescita economica e riduzione della povertà, dopo la nazionalizzazione del gas.
Il regime de facto ha massacrato, imprigionato, chiuso i media e impiantato il razzismo istituzionale.
Evo ha chiesto pazienza, resistenza pacifica e prepararsi coscienziosamente fino a vincere alle urne.
Ha accettato persino una temporanea convivenza con le istituzioni della dittatura.
Ma cosa leggiamo in molti media internazionali? Il quotidiano spagnolo ABC, ad esempio, ha trasformato la schiacciante vittoria del MAS in “La sconfitta di Morales in Bolivia”, poiché l’elezione di Arce dimostrerebbe che Evo è “pienamente sostituibile”.
Ci lasciano, ancora una volta … senza parole.
La paciencia estratégica de Evo Morales
Hace un año, un golpe de estado llevó al exilio al presidente de Bolivia Evo Morales.
Oposición y medios lo acusaron de cometer fraude electoral. Una absoluta falsedad, demostrada por la victoria aún más amplia de su partido, repetidas ahora las elecciones.
Pero ¿por qué este triunfo del Movimiento al Socialismo, tras ser tan difamado, reprimido y perseguido?
Una respuesta estaría en que sus enemigos subestimaron la capacidad política de Evo Morales, en su nuevo rol: el de jefe de campaña electoral desde el exilio.
Evo apostó por la no confrontación violenta. Y se puso a la tarea de recomponer la alianza con los movimientos sociales que un día lo llevaron al gobierno.
Propuso entonces al mejor candidato: Luis Arce, su ministro de Economía, asociado en el imaginario social con una época de crecimiento económico y reducción de la pobreza, tras la nacionalización del gas.
El régimen de facto masacró, encarceló, cerró medios, implantó el racismo institucional.
Evo pidió paciencia, resistencia pacífica y prepararse a conciencia hasta vencer en las urnas.
Aceptó, incluso, la convivencia temporal con las instituciones de la dictadura.
Pero ¿qué leemos en muchos medios internacionales? El diario español ABC, por ejemplo, convertía la victoria aplastante del MAS en “La derrota de Morales en Bolivia”, ya que la elección de Arce demostraría que Evo es “plenamente sustituible”.
Nos dejan, una vez más… sin palabras.