di Geraldina Colotti
Non dedica molte ore al sonno, Carlos Sierra. Giornalista, accademico, militante della rivoluzione bolivariana e ora candidato alle parlamentari del 6 dicembre per il PSUV. Lo ringraziamo quindi doppiamente per il tempo che ci ha dedicato per questa intervista.
Negli ultimi tempi, hai aggiunto altri titoli di dottorato al tuo già nutrito curriculum di studi. Com’è nata questa passione per la conoscenza e cosa ti proponi?
Studiare, lottare, essere un esempio per la gioventù venezuelana. Questa la consegna che ci ha lasciato Chavez, a Robert Serra e a me. Robert aveva studiato all’Università cattolica, io alla Bolivariana, mi sono laureato in diritto costituzionale, poi ho preso un dottorato in pedagogia critica e quattro specializzazioni suppletive. Non si tratta di accumulare titoli accademici, ma di avere più strumenti per aiutare il mio paese, la rivoluzione, ad andare avanti nella ricerca della conoscenza.
Tu sei uno degli ideatori dell’Università internazionale della Comunicazione. Com’è stata pensata questa esperienza, che bilancio si può trarre di questo primo periodo e come intendete continuare?
L’Università internazionale della comunicazione è un progetto che ho sviluppato nella tesi di dottorato. Lì ho trattato l’idea di una università latinoamericana della comunicazione, che aveva preso forma nelle discussioni con l’attuale ministro della Cutura, Ernesto Villegas a proposito del gran numero di operatori della comunicazione popolare che svolgevano un lavoro eccellente fuori dalla professione certificata. La mia proposta fu quella di unificare tutti comunicatori popolari che lottano per l’uguaglianza e la giustizia sociale ma che, in America Latina, non hanno avuto accesso all’università perché nei loro paesi l’educazione è privata e di difficile accesso, benché lavorino da anni e abbiano una grande professionalità. Alla LAUICOM Finora abbiamo già realizzato 30 seminari, due corsi, uno sulla creazione e uso delle radio web, l’altro sulla comunicazione nelle reti digitali. Per il 2021 contiamo di includere altri campi del sapere e sviluppare altre fabbriche di contenuti. Contiamo di avere una nostra televisione, una radio e un’agenzia di notizie internazionale. Contiamo di sviluppare contenuti e strumenti in difesa del nostro popolo. L’università della comunicazione ha rappresentato un grande contributo perché, in piena pandemia, abbiamo potuto portare la riflessione a ognuno dei comunicatori e comunicatrici del mondo, con la partecipazione di oltre 30 paesi. Abbiamo ospitato presidenti ed ex presidenti, accademici di fama internazionale, con il grande appoggio del presidente Nicolas Maduro, che ha promulgato la legge per permettere l’attivazione dell’Università, e di tutti i componenti del comando politico rivoluzionario, a cominciare dalla compagna Tania Diaz che ne è il motore principale, insieme alla sua meravigliosa squadra.
Il tuo libro Logros de la Patria, che comparirà in Italia per la casa editrice PGreco, si può leggere come un raffinato compendio del processo bolivariano. Una delle principali conquiste di questi vent’anni è sicuramente l’aver formato una generazione di giovani rivoluzionari come la tua e quella di Robert Serra, la cui vita è stata purtroppo stroncata dalla controrivoluzione. Cosa ricordi degli anni della tua formazione con Robert e quali sono i fili di continuità con le battaglie di allora?
Robert serra è stato mio fratello di lotta, siamo stati insieme nelle battaglie per organizzare la gioventù del PSUV. Con la generazione del 2007, abbiamo fatto grandi dibattiti per difendere la patria dalla gioventù borghese, dalla gioventù di destra, e siamo stati sempre in prima linea, sempre insieme nel difendere la rivoluzione di Chavez e oggi di Maduro. Robert e io siamo stati i deputati più giovani a entrare in parlamento per la città di Caracas e abbiamo lavorato per rendere, come diceva lui, irreversibile la rivoluzione bolivariana.
La rivoluzione bolivariana è un laboratorio in continuo fermento. Come attualizzeresti oggi il tuo libro?
Il libro Logros de la Patria che è un libro corale, il nostro libro, continua a essere attuale perché a scriverlo, attraverso la mia persona, è stato il nostro popolo con amore e costanza. Il libro racconta le conquiste, in campo politico, sociale, regionale, senza molti tecnicismi, ma lasciando che il popolo si esprima in presa diretta, racconti i benefici ottenuti dalla rivoluzione bolivariana prima con Chavez e ora con Maduro. Dalla conclusione del libro a oggi, avremmo altre conquiste da raccontare, nonostante il bloqueo genocida, la guerra economica e multifattoriale dell’imperialismo USA e dei suoi vassalli: il prosieguo della Mision Vivienda, che continua a consegnare case popolari, la Mision Negra Hipolita, che toglie dalla strada le persone indigenti, il sistema penitenziario, che mira a costruire l’uomo nuovo e la donna nuova. C’è molta materia per il prossimo libro. Intanto, il proposito di questo è di contribuire alla verità sull’importanza della giustizia sociale, su cui si basa la nostra rivoluzione nonostante tutti gli attacchi dell’imperialismo che hanno ridotto ad appena l’1% il potere di acquisto complessivo dello Stato. Nonostante questo, con un presidente come il compagno Maduro, che ci appoggia e che appoggiamo, stiamo garantendo al popolo i suoi diritti basici. I media egemonici non ne parlano, ma il modo in cui Maduro ha affrontato con ottimi risultati la pandemia da coronavirus, è un esempio per tutta l’America Latina e anche in generale: un esempio di quel che si può fare mettendo al centro gli interessi dell’essere umano e non quelli del mercato capitalista. Di questo vorremmo parlare nel prossimo libro.
Alcune delle principali conquiste della rivoluzione sono state rallentate e ostacolate dal feroce blocco economico-finanziario e dalla necessità di contrastarlo. Penso principalmente a tre temi: la legge contro il latifondo mediatico, che dovrebbe perfezionare ulteriormente la Ley de medios; quella contro il latifondo terriero (perché non si è arrivati a una vera e propria riforma agraria?) e il diritto all’autodeterminazione delle donne, il diritto a decidere del proprio corpo, se procreare o meno in libertà. Come pensi che evolveranno questi tre temi nella rivoluzione?
I candidati e le candidate alle elezioni del 6D hanno raccolto una serie di proposte di legge che ci ha inviato il popolo mediante una consultazione nazionale, realizzata con tutti i candidati del Gran Polo Patriotico nel quadro di un’agenda per il cambiamento. In particolare, stiamo dando impulso a due leggi: quella sulle Comunas, relativa allo Stato comunale e al parlamento comunale e quella sulla protezione della famiglia in tutte le sue forme. Poi ve ne sono altre, che riguardano il settore della comunicazione e la protezione sociale di chi vi lavora. È importante rafforzare la legge di responsabilità nel settore della comunicazione digitale, adeguandola a quella esistente per radio e televisione, si deve garantire la stessa protezione sociale al lavoratore e lavoratrice della comunicazione digitale. Occorre inoltre blindare la legge contro l’odio e consolidare una legge che generi forte appoggio ai media alternativi e digitali che sono sorti. Le donne sono in prima fila in questo processo elettorale nel quale il 40% è costituito da giovani di meno di 40 anni, il 90% delle candidature sono volti nuovi, le donne sono il 50%. In Parlamento promuoveremo leggi per la protezione della donna in tutti i campi, rafforzando la legislatura contro tutte le forme di violenza di genere, e sempre consultando il popolo.
Parliamo della campagna elettorale. Tu sei candidato. Come ti sei preparato a questa candidatura, cosa significa far campagna elettorale in condizioni di pandemia e di boicottaggio internazionale? Qual è l’umore del popolo venezuelano? Quali sono le principali richieste che ti hanno rivolto? E qual è il programma elettorale che proponi a nome del PSUV?
Sono candidato per la lista di Caracas. Da tempo stiamo lavorando incessantemente per recuperare l’Assemblea Nazionale, e io mi sto preparando per essere all’altezza del compito che la rivoluzione mi ha affidato. Nonostante la pandemia, stiamo cercando di esprimere il massimo di creatività, pur mantenendo rigorosamente le norme di biosicurezza. Stiamo constatando come il nostro popolo sia ansioso di liberarsi dei banditi che si erano impadroniti del parlamento, facendogli tanto danno: provocando misure coercitive unilaterali genocide, bloccando l’acquisto di insulina e medicine salvavita, rubando oltre 33 milioni di dollari, procurandoci perdite per oltre 130.000 milioni di dollari, impadronendosi delle imprese Citgo e Monomeros. Un danno inferto non solo ai chavisti, ma all’intera popolazione. Per questo, verranno cancellati non solo dal voto dei chavisti, ma anche da quello degli indecisi e dell’opposizione. Quanto all’alleanza del Gran Polo Patriotico e al Psuv, ci impegniamo a portare avanti la legge sullo Stato comunale, la proposta del Parlamento comunale e il rafforzamento del Parlamento della strada, per l’acqua, il gas, per rafforzare i salari e per la protezione integrale delle famiglie, per il tempo libero, per il diritto all’uguaglianza e alla non discriminazione di tutte le scelte e gli orientamenti sessuali. Il nostro compito più immediato è quello di far sì che l’Assemblea Nazionale smetta di essere un piccolo Pentagono nelle mani dell’imperialismo Usa e torni a essere la voce del parlamentarismo popolare.
Il Partito comunista venezuelano ha deciso di rompere l’unità del GPP. Perché lo ha fatto e come lo hai spiegato tu alle strutture di base della rivoluzione?
Noi rispettiamo la posizione di tutti i partiti, di tutti i 14.400 candidati, dei 107 partiti politici presenti in questo processo elettorale, quindi anche di quei partiti che, come il Pcv, hanno deciso di presentarsi in modo autonomo. Li rispettiamo ma il nostro compito è quello di continuare nell’eredità di Chavez, nella consegna che ci ha lasciato raccomandandoci: Unità, lotta, battaglia e vittoria. Per questo, abbiamo deciso di unirci nel GPP, per portare avanti la proposta della rivoluzione bolivariana: per sconfiggere l’estrema destra e l’imperialismo con il voto, il 6 di dicembre.
Che fase sta attraversando il continente nel più generale contesto determinato dalla pandemia e in quello più specifico delle elezioni USA? Quali scenari vedi e quale ruolo può avere la rivoluzione bolivariana a livello internazionale?
La rivoluzione bolivariana, insieme a Cuba e al Nicaragua, è un faro di speranza per il Latinoamerica e per il mondo, tanto più a fronte di questa nuova ondata di lotte che ha ridato la vittoria al Mas in Bolivia dopo il golpe fascista, e che ora mostra la volontà dei popoli di ribellarsi contro la barbarie, l’esclusione, il neoliberismo selvaggio, contro chi difende il sistema capitalista nonostante la pandemia ne abbia drammaticamente messo a nudo i meccanismi. Noi, a livello internazionale, alle aggressioni imperialiste continuiamo a opporre la diplomazia di pace, l’unione dei popoli e dei movimenti sociali del mondo con i quali continuiamo a diffondere la verità del Venezuela: quella di un popolo che, nonostante il bloqueo genocida, rimane in piedi, resiste e continua a costruire unità e giustizia sociale.