Il ritorno del castrochavismo

Due anni prima delle elezioni presidenziali il fantasma del ‘castrochavismo’ ritorna in Colombia

Maria Fernanda Barreto  https://misionverdad.com

A due anni dalle prossime elezioni presidenziali in Colombia, il più grande quotidiano colombiano ha intitolato pochi giorni fa: “Indagano su piano del Venezuela per danneggiare le elezioni in Colombia” ed, ovviamente, la matrice ha cominciato a riprodursi.

Secondo questo articolo, ci sono carovane di persone che attraversano, dal Venezuela, con l’unico scopo di richiedere la cittadinanza colombiana, e la sorpresa per le autorità di quel paese è che il numero di reclamanti quel diritto sia cresciuto, ma ciò che più li confonde ed accende i loro allarmi è che, secondo le loro stesse parole, hanno osservato che “la stragrande maggioranza ritornava immediatamente” dopo aver completato la procedura.

Secondo i dati che riportano, da 22147 persone nel 2014 e 93975 nel 2017 si è passati a 159413 nel 2018, 142208 nel 2019 ed, finendo ora il 2020, la cifra è di 42586 figli/e di persone nate in Colombia che rivendicano il loro diritto alla nazionalità per nascita.

Ciò che ha una spiegazione semplice e dovrebbe essere visto con normalità e sta cominciando ad essere assunto come un tema di sicurezza nazionale, secondo quanto dicono le corporazioni mediatiche colombiane ed i loro associati. Secondo quanto espresso, l’unica spiegazione possibile è che il presidente Nicolás Maduro abbia attivato i suoi già noti poteri mondiali per destabilizzare paesi che erano “estremamente stabili” e garantire che un’opzione, che risulti a lui legata ideologicamente, vinca le elezioni presidenziali del 2022 in Colombia.

GLI ELEMENTI PROBATORI DI QUESTA MATRICE MEDIATICA

 

Come tutti i fantasmi, la presenza di ingerenze del “castrachavismo” nei processi politici delle ribellioni popolari in altri paesi può solo essere comprovata con l’uso della parapsicologia o dei suoi affini nella comunicazione sociale, che sono le voci.

È così che, in un esercizio molto poco serio di giornalismo, tristemente abituale, viene fornita solo questa prova: “Poco più di un mese fa, sono giunte alla Casa de Nariño informazioni (da una fonte molto buona) su un presunto piano del regime di Nicolás Maduro per cercare di influire sulle elezioni presidenziali”.

A tal fine, accusano indirettamente anche il Governo bolivariano di corrompere le già molto corrotte istituzioni colombiane. E sebbene neghino l’esistenza del sostegno popolare al governo venezuelano, lo dicono capace di un’operazione per infiltrare, in Colombia, non meno di 600000 agenti “castrochavisti” che, come 200 anni fa, avrebbero attraversato il confine per liberare la Colombia dall’eterna alternanza al potere delle diverse correnti della stessa destra subordinate agli USA, che l’hanno diretta da quando Santander ha segnato un così indegno destino.

Sorprenderebbe il poco senso del ridicolo se non sapessimo che dietro questa matrice, come sempre, c’è l’oligarchia più assassina del continente che si sta preparando alla debacle elettorale che le si avvicina.

Cercheremo di fornire qui alcune dosi di realtà perché l’ideologizzazione dell’esercizio giornalistico imposto dalla destra e dai suoi consorzi imprenditoriali è realmente preoccupante, e persino doloroso, per coloro, che come noi, sappiamo che per costruire la pace in Colombia è necessario democratizzare il paese, e perciò è condizione sine qua non che si conosca ed analizzi la realtà, quella vissuta camminando per strade e campi, non quella virtuale che costruiscono e progettano a Washington.

E perché questa matrice continua alimentando i conflitti tra Colombia e Venezuela, il che è estremamente pericoloso per entrambi i popoli.

COSA DICONO LE CIFRE

 

Due anni fa abbiamo pubblicato un’analisi critica dei dati offerti da Migración Colombia sulla migrazione venezuelana. In esso abbiamo precisato che nella sezione intitolata “Migrazione di Transito” si poteva leggere quanto segue: “In questo capitolo troverete il numero di cittadini venezuelani che usano la Colombia come paese di transito verso paesi terzi”. Lì si segnalava che, già nel 2018, circa il 26% delle persone che attraversavano il confine dal Venezuela ritornavano, immediatamente, nel paese.

Dopo le crisi di xenofobia scatenate dalla destra contro la migrazione venezuelana, lo scorso anno, e la terribile crisi sanitaria che pone la Colombia tra i paesi con il maggior numero di morti per covid-19 nel continente, si è verificato un massiccio ritorno della popolazione migrante venezuelana che, persino le autorità e le corporazioni mediatiche colombiane, hanno dovuto riconoscere.

Il motivo è semplice e lo sanno: il Venezuela non sta così male come dicono, tanto meno la Colombia sta così bene quanto la promuovono. Quindi quel ritorno in Venezuela è assolutamente comprensibile ed anche in termini delle sue statistiche, normale.

Temono anche un aumento del numero dei votanti in Venezuela, poiché per le ultime elezioni presidenziali colombiane si sono registrate 304008 persone per votare nei suoi consolati in Venezuela, ciò che per il momento costituiva molto meno del 10% della popolazione stimata.

Anche così, l’astensione tra la popolazione colombiana che vive in Venezuela e che è iscritta al voto è stata dell’89%, cioè solo un numero vicino all’1% della popolazione colombiana che vive in Venezuela è andata a votare (33175 elettori ), perché la maggior parte della popolazione migrante colombiana, in Venezuela, arriva esclusa dalla propria patria, quindi è comune che non disponga della documentazione necessaria per registrarsi presso il consolato e perché, inoltre, di solito non sia interessata a mantenere alcun tipo di rapporto con le istituzioni colombiane; molto meno votare.

Ma secondo le loro cifre, ora avrebbero 184794 venezuelano-colombiani/e in più per votare nel 2022, e contando sulla cultura della partecipazione elettorale promossa nel paese, è probabile che più del solito 10% (18479 persone) voglio votare nel 2022. Temono la partecipazione popolare.

Quello che molta gente non sa è che tutti i consolati della Colombia, in Venezuela, sono chiusi dal 23 febbraio 2019, nonostante che, di sicuro, continuino a denunciare 125055 $ al mese in spese allo Stato colombiano. E quindi, i milioni di colombiani/e che qui viviamo siamo nell’oblio dello Stato colombiano, nel bene e nel male. Per questo motivo, per effettuare qualsiasi processo di documentazione, è necessario attraversare il confine e recarsi ai punti di servizio disposti presso il Ponte Internazionale Simón Bolívar, Maicao, Arauca e Inírida.

Ciò conculca i nostri diritti fondamentali, benché non sembra interessare allo Stato e nemmeno ai parlamentari dell’opposizione, che sicuramente lo ricorderanno quando giungano le elezioni presidenziali che tanto teme l’uribismo.

Come abbiamo più volte segnalato, a differenza della Colombia, il Venezuela è un paese abituato a ricevere immigrati. Dopo almeno cinque decenni di intensa migrazione colombiana in Venezuela, i calcoli effettuati dalla nostra stessa comunità indicano che ci sono almeno 5,5 milioni di venezuelani/e che hanno il diritto di rivendicare la propria nazionalità per nascita secondo l’articolo 96 della Costituzione Politica della Colombia che ora, secondo la stampa, il registratore nazionale, Alexander Vega, minaccia di sospendere, con qualche inaudita manovra che, in ogni caso, sarebbe sovra legale.

Pertanto dobbiamo dire che una piccolissima parte di quegli oltre cinque milioni hanno chiesto la cittadinanza in questi anni a pieno diritto. L’altra cosa è che il rimbalzo delle cifre fornite da Migración Colombia, di cui si può sempre dubitare date le loro dimostrate incapacità aritmetiche e la tendenziosa gestione delle statistiche, si è verificato nel 2018 e che nei due anni successivi sono progressivamente diminuite.

Non ha senso, quindi, che proprio quando ci sono il 73% in meno di quelle registrazioni, scoppi uno scandalo, a meno che non sia altro che una manovra mediatica per coprire altri obiettivi.

L’ URIBISMO SA CHE, NEL 2022, SOFFRIRÀ UNA DEBACLE ELETTORALE

 

La debacle dell’uribismo nelle prossime elezioni presidenziali è facile da prevedere. L’abbiamo già segnalata nel 2019 dopo le elezioni regionali del 27 ottobre perché l’analisi era ovvia. La sconfitta del partito Centro Democratico e dei suoi candidati affini in quel processo elettorale lo ha reso chiaro.

Quella è stata la prima prova tangibile del danno che la permanenza di Uribe al potere avrebbe causato all’uribismo stesso poiché, come avevamo anche avvertito nel 2018, questo mandato corrispondeva “all’uribismo senza Uribe”.

Oggi lo dicono i sondaggi. La popolarità di Iván Duque è diminuita in modo sostenuto mentre è cresciuto il rifiuto contro di lui, che in ogni caso continua ad essere inferiore al rifiuto di Uribe Vélez, che solo tra agosto ed ottobre di quest’anno è aumentato di 8 punti secondo la più più grande società di sondaggi del paese. Ma lo dimostrano, più fedelmente, le manifestazioni e gli scioperi che hanno continuato a verificarsi anche nel mezzo della pandemia.

Ciò non vuol dire che il sistema sia a rischio, poiché al di là dell’uribismo, la destra colombiana ha molte espressioni partitiche che la sostengono, anche quando siano di centrodestra, e queste continuino ad essere le più popolari e si alleino contro l’uribismo, incluso con il cosiddetto “centrosinistra”, per ricercare la massima gattopardesca del “cambiare affinché non cambi niente”, alleanza che nelle ultime elezioni regionali si è tradotta in un gran numero di coalizioni diverse che hanno ottenuto la maggioranza dei voti.

Per tutto questo, niente di meglio che rispolverare, presto, il logoro fantasma del “castrachavismo”, in cui fortunatamente sempre meno persone credono ma che, per il momento, continua ad essere loro utile.


A DOS AÑOS ANTES DE LAS ELECCIONES PRESIDENCIALES EL FANTASMA DEL “CASTROCHAVISMO” VUELVE A COLOMBIA

María Fernanda Barreto

A dos años de las próximas elecciones presidenciales en Colombia, el más grande periódico colombiano tituló hace unos días: “Indagan plan desde Venezuela para afectar las elecciones en Colombia”, y, por supuesto, la matriz comenzó a reproducirse.

Según este artículo, hay caravanas de gente que cruzan desde Venezuela con el único propósito de pedir la ciudadanía colombiana, y las sorpresa para las autoridades de ese país es que el número de reclamantes de ese derecho haya crecido, pero loque más los confunde y enciende sus alarmas, es que, según sus propias palabras, han observado que “la gran mayoría se devolvía de inmediato” luego de hacer el trámite.

De acuerdo a las cifras que reseñan, de 22 mil 147 personas en 2014 y 93 mil 975 en 2017 pasaron a 159 mil 413 en 2018, 142 mil 208 en 2019 y, terminando ya 2020, la cifra es de 42 mil 586 hijos e hijas de personas nacidas en Colombia que reclaman su derecho a la nacionalidad por nacimiento.

Lo que tiene una explicación sencilla y debería ser visto con normalidad está comenzando a asumirse como un tema de seguridad nacional, según dicen las corporaciones mediáticas colombianas y sus afines. De acuerdo a lo expresado, la única explicación posible a esto es que el presidente Nicolás Maduro ha activado sus ya conocidos poderes mundiales para desestabilizar países que eran “sumamente estables”, y garantizar que una opción que le resulte ideológicamente afín logre ganar las elecciones presidenciales de 2022 en Colombia.

LOS ELEMENTOS PROBATORIOS DE ESTA MATRIZ MEDIÁTICA

Como todo fantasma, la presencia injerencista del “castrochavismo” en los procesos políticos de rebeliones populares en otros países solo puede ser comprobada con el uso de la parapsicología o su afín en la comunicación social, que son los rumores.

Es así cómo en un ejercicio muy poco serio del periodismo, tristemente habitual, solo se aporta esta prueba: “Hace algo más de un mes llegó a la Casa de Nariño información (de muy buena fuente) sobre un supuesto plan del régimen de Nicolás Maduro para intentar influir en las presidenciales”.

Para ello, además indirectamente, acusan al Gobierno bolivariano de corromper las ya muy corruptas instituciones colombianas. Y aunque niegan la existencia del apoyo popular al gobierno venezolano, sí lo dicen capaz de una operación para infiltrar Colombia con nada menos que casi 600 mil agentes “castrochavistas” que, como hace 200 años, cruzarían la frontera para liberar a Colombia de la eterna alternancia en el poder de las distintas corrientes de la misma derecha subordinada a los Estados Unidos, que la han dirigido desde que Santander marcó tan indigno destino.

Sorprendería el poco sentido del ridículo si no supiéramos que detrás de esta matriz, como siempre, se encuentra la oligarquía más asesina del continente preparándose para la debacle electoral que se le avecina.

Trataremos de aportar aquí unas dosis de realidad porque la ideologización del ejercicio periodístico impuesto por la derecha y sus consorcios empresariales realmente es preocupante, y hasta doloroso, para quienes sabemos que para construir la paz de Colombia hace falta democratizar al país, y para ello es condición sine qua non que se conozca y analice la realidad, la que se vive al caminar por las calles y los campos, no la virtual que construyen y diseñan en Washington.

Y porque esta matriz continúa alimentando los conflictos entre Colombia y Venezuela, lo que es sumamente peligroso para ambos pueblos.

LO QUE DICEN LAS CIFRAS

Hace ya dos años publicamos un análisis crítico de las cifras ofrecidas por Migración Colombia sobre la migración venezolana. En él detallamos que en el aparte titulado “Migración de Tránsito” podía leerse lo siguiente: “En este capítulo usted encontrará la cifra de ciudadanos venezolanos que utilizan a Colombia como país de tránsito hacia terceros países”. Ahí se señalaba que, ya en 2018, aproximadamente el 26% de las personas que cruzaban la frontera desde Venezuela regresaban de inmediato al país.

Luego de las crisis de xenofobia desatada por la derecha contra la migración venezolana el año pasado y la terrible crisis sanitaria que ubica a Colombia entre los países con más muertes por covid-19 en el continente se ha dado un retorno masivo de la población migrante venezolana, que hasta las autoridades y las corporaciones mediáticas colombianas han debido reconocer.

La razón es sencilla y la saben: ni Venezuela está tan mal como dicen ni mucho menos Colombia está tan bien como la promocionan. Por lo que ese retorno a Venezuela es absolutamente comprensible y, aun en términos de su estadística, normal.

También temen un aumento en el número de votantes en Venezuela, ya que para las últimas elecciones presidenciales colombianas se encontraban registradas 304 mil 8 personas para votar en sus consulados en Venezuela, lo que para el momento constituía mucho menos del 10% de la población estimada.

Aún así, la abstención entre la población colombiana que vive en Venezuela y que está inscrita para votar fue del 89%, es decir, que solo un número cercano al 1% de la población colombiana que habita Venezuela acudió a votar (33 mil 175 votantes), porque la mayoría de la población migrante colombiana en Venezuela llega excluida de su propia patria, por lo que es común que no posea la documentación necesaria para registrarse en el consulado y porque, además, no suele interesarle mantener ningún tipo de relación con las instituciones colombianas ni mucho menos votar.

Pero según sus cifras, tendrían ahora 184 mil 794 venezolano-colombianos y colombianas más para votar en 2022, y contando con la cultura de la participación electoral que se ha promovido en el país, es probable que más del habitual 10% (18 mil 479 personas) quiera votar en 2022. Temen a la participación popular.

Lo que mucha gente no sabe es que todos los consulados de Colombia en Venezuela están cerrados desde el 23 de febrero de 2019, a pesar de que, por cierto, continúan reportando 125 mil 55 dólares mensuales en gastos al Estado colombiano. Y por tanto, los millones de colombianos y colombianas que acá vivimos estamos en el olvido del Estado colombiano, para mal y para bien. Por ello, para realizar cualquier trámite de documentación es preciso cruzar la frontera y dirigirse a los puntos de atención dispuestos en el Puente Internacional Simón Bolívar, Maicao, Arauca e Inírida.

Esto conculca nuestros derechos fundamentales, aunque no parece interesar al Estado y ni siquiera a congresistas de la oposición, quienes seguramente lo recordarán cuando lleguen las elecciones presidenciales a las que tanto teme el uribismo.

Como ya hemos señalado en reiteradas ocasiones, al contrario de Colombia, Venezuela es un país acostumbrado a recibir inmigrantes. Luego de al menos cinco décadas de intensa migración colombiana a Venezuela, los cálculos hechos por nuestra propia comunidad indican que hay al menos 5,5 millones de venezolanos y venezolanas tienen derecho a reclamar su nacionalidad por nacimiento de acuerdo al artículo 96 de la Constitución Política de Colombia, al que ahora, según la prensa, el registrador nacional Alexander Vega amenaza con suspender, con alguna inaudita maniobra que, en todo caso, sería supralegal.

Por tanto, hay que decir que una muy pequeña parte de esos más de cinco millones han solicitado su nacionalidad en estos años con pleno derecho. Lo otro es que el repunte de las cifras que entrega Migración Colombia, de las que siempre cabe dudar dadas sus demostradas incapacidades aritméticas y tendencioso manejo de la estadística, se dio en el 2018 y que los dos años siguientes ha disminuido progresivamente.

No tiene sentido, entonces, que justo cuando hay un 73% menos de esos registros, se inicie un escándalo, a no ser que no sea más que una maniobra mediática para encubrir otros objetivos.

EL URIBISMO SABE QUE SUFRIRÁ UNA DEBACLE ELECTORAL EN 2022

La debacle del uribismo en las próximas elecciones presidenciales es sencilla de predecir. Ya lo señalamos en 2019 tras las elecciones regionales del 27 de octubre porque el análisis era obvio. La derrota del partido Centro Democrático y sus candidatos afines en ese proceso electoral lo dejó claro.

Esa fue la primera evidencia tangible del daño que la permanencia de Uribe en el poder iba a causar al propio uribismo, pues, como también advertimos en 2018, este mandato correspondía al “uribismo sin Uribe”.

Hoy lo dicen las encuestas. La popularidad de Iván Duque ha caído de manera sostenida al tiempo que ha crecido el rechazo en su contra , que de todos modos sigue siendo menos que el rechazo a Uribe Vélez, que solo entre agosto y octubre de este año aumentó 8 puntos según la más grande encuestadora del país. Pero más fielmente lo demuestran las manifestaciones y los paros que han continuado realizándose aún en medio de la pandemia.

Esto no significa que esté en riesgo el sistema, dado que más allá del uribismo la derecha colombiana tiene muchas expresiones partidarias que lo sostienen, aun cuando sean de centro-derecha y esas continúan siendo las más populares y se alían frente al uribismo, incluso con la llamada “centro-izquierda”, para procurar la máxima gatopardiana de “cambiar para que nada cambie”, alianza que en las pasadas elecciones regionales se tradujo en un gran número de coaliciones diversas que obtuvieron la mayoría de los votos.

Para todo esto, nada mejor que desempolvar desde temprano el ya cansado fantasma del “castrochavismo”, en el que afortunadamente cada vez menos gente cree, pero que por el momento continúa siéndoles útil.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.