M. G. Menéndez, Orinoco Tribune – http://aurorasito.altervista.org
Washington rafforza il sostegno in un momento in cui le forze in contrasto col governo venezuelano affrontano la peggiore crisi di frammentazione e perdita di sostegno popolare. Le sessioni di consultazione sono aumentate in seguito alle dichiarazioni di Trump in Florida a luglio, durante cui ammise che Juan Guaidó, il deputato che la Casa Bianca riconosce come presidente, sembrava perdere autorità.
A tal fine, il leader del Partito Soluciones para Venezuela, Claudio Fermín, notava la presenza di un gruppo di venezuelani che “si sono messi in testa che a rispondere sia il presidente degli USA”, riferendosi ai politici dell’opposizione agli ordini degli USA.
All’ambasciata statunitense a Bogotá, in Colombia, appaiono piani, come il cosiddetto Pacto Unitario [Patto di unità] di Guaidó, fallito nel tentativo di creare un fronte unito nella zona. Washington e l’estrema opposizione hanno un piano per screditare le elezioni parlamentari del 6 dicembre. Hanno in programma d’indire un referendum nei loro collegi elettorali, cercando di prolungare il mandato dell’autoproclamata amministrazione ad interim.
Il Presidente Nicolás Maduro denunciava tale piano come boicottaggio del processo elettorale per ripristinare l’Assemblea Nazionale (parlamento unicamerale). Secondo le autorità venezuelane, Guaidó, nel tentativo sostenuto dagli USA di delegittimare le elezioni, fece pressioni sui colleghi perché non si candidassero o non sostenessero il processo elettorale, in alcuni casi ricattandoli.
Un’altra strategia interventista dell’amministrazione Trump prevedeva l’imposizione di sanzioni agli oppositori che abbracciavano la democrazia che annunciava la candidatura al parlamento. Tale pressione aveva lo scopo di scoraggiare la partecipazione elettorale e fu denunciata dalle principali forze politiche della nazione sudamericana, vale a dire governo ed opposizione democratica. Di conseguenza, il capo dell’opposizione Henrique Capriles ritirava apertamente il sostegno alle elezioni, mentre altri, come il presidente del partito Acción Democrática [Azione Democratica] (AD), Bernabé Gutiérrez, si opponeva alle misure punitive rimanendo in corsa.
Paradossalmente, mentre il dipartimento di Stato invoca l’unità tra l’opposizione, i suoi piani sovversivi e d’ingerenza che ispiravano diversi gruppi anti-chavisti a proclamare l’opposizione a questo programma, denunciando l’estrema destra per la deferenza e il golpismo. In questa linea, il blocco politico Alianza Democrática [Alleanza Democratica] si distanziava da Washington e Guaidò, affermando che “si allontanano dallo spirito di generosità, nazionalismo e responsabilità nazionale”.
Vari portavoce della coalizione composta da Avanzada Progresista, Comité de Organización Política Electoral Independiente (COPEI), El Cambio, Cambiemos e Acción Democrática concordavano una piattaforma per ripristinare l’ordine istituzionale e fare del parlamento il foro principale del dialogo politico.
Recentemente, l’opposizione radicale accettava il quadro di transizione democratica per il Venezuela preparato dagli USA, che chiede le dimissioni del Presidente Maduro e il rilassamento sulle tattiche di strangolamento economico coercitive nella politica del cambio di regime.
L’imminente passaggio a un’amministrazione democratica guidata da Joe Biden potrebbe influenzare l’attuazione tattica di tali piani, pur mantenendo l’obiettivo strategico di minare le basi del processo bolivariano.
Oltre a sostenere il presunto governo parallelo di Juan Guaidó, negli ultimi due anni Washington ha intensificato lo strangolamento economico attraverso misure coercitive e il congelamento dei beni venezuelani all’estero, nel tentativo di provocare sconvolgimenti sociali nella nazione.
Traduzione di Alessandro Lattanzio