DICHIARAZIONE DELL’UNEAC: NON SIAMO D’ACCORDO CON IL RICATTO, LA SIMULAZIONE E LE SCIOCCHEZZE
Fin dalla sua fondazione nel 1961, l’Unione degli Scrittori e degli Artisti di Cuba ha promosso lo stretto legame tra la creazione e la vocazione al servizio: arti e lettere che avvicinano e arricchiscono la condizione umana e i valori della Patria. Di conseguenza, rispettiamo e incoraggiamo la componente critica dell’arte e la sua capacità di rivelare sia le aree luminose sia quelle in cui sorgono conflitti e problemi dell’individuo e della società.
Non possiamo però essere d’accordo con il ricatto, la simulazione e le sciocchezze di chi sminuisce e falsifica l’esercizio artistico e lo prende a pretesto per denigrare l’opera culturale che, per tanti anni, dopo il trionfo del gennaio 1959, si è svolta in mezzo a noi.
Sosteniamo la posizione del Ministero della Cultura nel denunciare la manovra di coloro che hanno mostrato un presunto interesse per un dialogo che coinvolge coloro che da tempo attaccano e caricano in prima linea la Rivoluzione cubana e i suoi leader, in linea con l’agenda del governo degli Stati Uniti.
Rifiutiamo qualsiasi manifestazione filistea di persone senza scrupoli che in questi giorni hanno cercato di imporre a livello internazionale una matrice di opinione che distorce la realtà sociale e culturale del nostro Paese.
Favoriamo il dialogo fruttuoso con i creatori di tutte le generazioni e le tendenze estetiche, di conseguenza stimolato per decenni in tutta la nazione, nell’interesse della più piena partecipazione e proiezione sociale. Questa è stata una pratica della nostra organizzazione, ratificata durante il processo del IX Congresso, negli ampi e profondamente critici scambi tra i creatori e con i rappresentanti delle istituzioni della cultura e di altri spazi della nostra società.
L’espressione martiana è assolutamente valida: gli uomini vanno da due parti: quelli che amano e trovano, quelli che odiano e annullano. Scrittori e artisti cubani, di cui nessuno può dubitare della responsabilità etica e civile, sono impegnati nell’opera di fondazione e di amore che ci ha fatto crescere e credere nella Rivoluzione.
Segreteria UNEAC
4 dicembre 2020
DICHIARAZIONE DELL’UPEC (UNIONE DEI GIORNALISTI DI CUBA) DIALOGO SI, RICATTO MAI
La farsa di San Isidro segna l’inizio di una fase di “fase acuta” della battaglia comunicativa contro Cuba. Come di solito accade in questi casi nel manuale delle operazioni psicologiche delle agenzie militari e di intelligence degli Stati Uniti, esse vengono dispiegate dal contesto digitale alla strada.
Lo abbiamo visto più volte in Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Ecuador, Argentina e Brasile, nell’ambito del laboratorio sperimentale permanente dell’imperialismo, che usa la stessa formula per generare i pretesti che gli permettono di attivare più sanzioni e persino di giustificare le sue avventure di guerra. Creano il problema e promettono una soluzione che porta ad una maggiore sofferenza per i nostri popoli.
Dai media digitali privati e dai laboratori di avvelenamento di estrema destra della Florida, abbiamo visto che accusano il governo cubano di aver incitato alla guerra civile e chiedono persino l’intervento militare di forze internazionali guidate dagli Stati Uniti. Come ha appena chiesto Osvaldo Gutiérrez Boronat, filoterrorista e aiutante di Félix Rodríguez, l’agente della CIA e uno degli assassini di Che Guevara, stanno aspettando che sia un morto.
Questa tattica di guerra psicologica potrebbe degenerare nelle prossime ore. Per questo l’Unione dei giornalisti cubani è solidale con la decisione del Ministero della Cultura di non incontrare “persone che hanno contatti diretti e ricevono finanziamenti, supporto logistico e sostegno propagandistico dal governo degli Stati Uniti e dai suoi funzionari”. Né lo farà con i mezzi di stampa finanziati dalle agenzie federali statunitensi”.
E aggiungiamo un’altra cosa: quei media iper-partitici, dediti alla polarizzazione e all’intossicazione mediatica, non fanno giornalismo. Sono al servizio di una macchina d’informazione distorta o direttamente falsa con obiettivi politici dichiarati. Non sono riusciti ad avere dalla loro parte un solo giornalista dei nostri media pubblici, quelli che insultano, premiano in assenza e molestano in modo permanente per smobilitarli e manipolare destra e sinistra. In questo momento, e come sempre, sosteniamo i nostri colleghi della stampa, nella loro nobile opera di informazione, attaccati alla verità e ai valori etici.
Chiediamo ai nostri colleghi di essere costantemente informati e uniti, di denunciare le provocazioni, di dialogare con tutti coloro che lo vogliono veramente e di rafforzare le alleanze con i professionisti della comunicazione di tutto il mondo per generare i necessari contrappesi alla catena di disinformazione internazionale già in atto.
Come giornalisti e comunicatori di un Paese vittima del terrorismo in tutte le sue forme, letteralmente e sui media, denunciamo la manipolazione e l’opportunismo politico per coprire una pericolosissima operazione di guerra di quarta generazione.
Diciamo forte e chiaro: Dialogo sì, ricatto mai.
UNIONE DI GIORNALISTI CUBANI
Declaración de la UNEAC
Desde su fundación en 1961, la Unión de Escritores y Artistas de Cuba ha promovido el entrañable vínculo entre creación y vocación de servicio: artes y letras que aborden y enriquezcan la condición humana y los valores de la Patria. En consecuencia, respetamos y alentamos el componente crítico del arte y su capacidad para revelar tanto las zonas luminosas como aquellas donde asoman conflictos y problemas del individuo y la sociedad.
No podemos comulgar, sin embargo, con el chantaje, la simulación y el despropósito de aquellos que empequeñecen y falsean el ejercicio artístico y lo toman como pretexto para denigrar la obra cultural que, por tantísimos años, luego del triunfo de enero de 1959, ha tenido lugar entre nosotros.
Respaldamos la posición del Ministerio de Cultura al denunciar la maniobra de los que han mostrado un supuesto interés por un diálogo en el que participen quienes desde hace mucho tiempo agreden y atacan frontalmente la Revolución Cubana y a sus líderes, en coincidencia con la agenda del gobierno estadounidense.
Rechazamos toda manifestación filistea de personas inescrupulosas que en los últimos días han tratado de imponer internacionalmente una matriz de opinión que tergiversa la realidad social y cultural de nuestro país.
Favorecemos el diálogo fecundo con creadores de todas las generaciones y tendencias estéticas, consecuentemente estimulado durante décadas a lo largo y ancho de la nación, en aras de la más plena participación y proyección social. Ha sido esta una práctica de nuestra organización, ratificada durante el proceso del IX Congreso, en los amplios y profundamente críticos intercambios entre creadores y con representantes de las instituciones de la cultura y de otros espacios de nuestra sociedad.
Tiene absoluta vigencia la expresión martiana: Los hombres van en dos bandos: los que aman y fundan, los que odian y deshacen. Los escritores y artistas cubanos, cuya responsabilidad ética y ciudadana nadie puede poner en dudas, estamos comprometidos con la obra de fundación y amor que nos ha hecho crecer y creer en la Revolución.
Secretariado de la UNEAC
4 de diciembre de 2020
Declaración de la UPEC
Como periodistas y comunicadores de un país que ha sido víctima del terrorismo en todos los órdenes, literal y mediáticamente hablando, denunciamos la manipulación y el oportunismo político para encubrir una operación de guerra de cuarta generación extremadamente peligrosa
La farsa de San Isidro marca el inicio de una etapa de “fase aguda” de la batalla comunicacional contra Cuba. Como suele ocurrir en estos casos de manual de Operaciones Psicológicas de las agencias militares y de inteligencia de EEUU, se despliegan desde el contexto digital para de ahí pasar a la calle.
Lo hemos visto una y otra vez en Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Ecuador, Argentina y Brasil, como parte del permanente laboratorio experimental del imperialismo, que emplea la misma fórmula para generar los pretextos que le permitan activar más sanciones e incluso para justificar sus aventuras bélicas. Crean el problema y prometen una solución que deriva en más sufrimiento para nuestros pueblos.
Desde medios privados digitales y desde laboratorios de intoxicación de la ultraderecha de la Florida, hemos visto que culpan al gobierno cubano de incitar a la guerra civil y hasta exigen una intervención militar de fuerzas internacionales encabezadas por EEUU. Como acaba de pedir Osvaldo Gutiérrez Boronat, filoterrorista y compinche de Félix Rodríguez, el agente de la CIA y uno de los asesinos del Che Guevara, están esperando que haya un muerto.
Esta táctica de guerra sicológica pudiera escalar en las próximas horas. Es por eso que la Unión de Periodistas de Cuba se solidariza con la decisión del Ministerio de Cultura de no reunirse “con personas que tienen contacto directo y reciben financiamiento, apoyo logístico y respaldo propagandístico del Gobierno de los Estados Unidos y sus funcionarios. Tampoco lo hará con medios de prensa financiados por agencias federales estadounidenses.”
Y agregamos algo más: esos medios hiperpartidistas, dedicados a la polarización y la intoxicación mediática, no hacen periodismo. Están al servicio de una maquinaria de información tergiversada o directamente falsa con objetivos políticos declarados. No han logrado tener de su lado a un solo periodista de nuestros medios públicos, esos que ellos insultan, premian en ausencia y acosan permanentemente para desmovilizarlos y para manipular a diestra y siniestra. En este minuto, y como siempre, respaldamos a nuestros compañeros de la prensa, a su noble labor de informar apegados a la verdad y desde valores éticos.
Llamamos a nuestros colegas a estar permanentemente informados y cohesionados, denunciar las provocaciones, dialogar con todos los que genuinamente quieren hacerlo y reforzar las alianzas con los profesionales de la comunicación en el mundo para generar los contrapesos necesarios ante la cadena de desinformación internacional que ya está en curso.
Como periodistas y comunicadores de un país que ha sido víctima del terrorismo en todos los órdenes, literal y mediáticamente hablando, denunciamos la manipulación y el oportunismo político para encubrir una operación de guerra de cuarta generación extremadamente peligrosa.
Decimos alto y claro: Diálogo sí, chantaje jamás.
UNIÓN DE PERIODISTAS DE CUBA