Coronavirus, il ricercatore italiano e il vaccino etico prodotto a Cuba

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L’8% dei vaccini contro il coronavirus già arrivati in fase di sperimentazione clinica è prodotto a Cuba.

    di Biagio Simonetta.

Forse non ci crederete, ma secondo i dati elaborati dal New York Times, l’8% dei vaccini contro il coronavirus già arrivati in fase di sperimentazione clinica è prodotto a Cuba. L’isola del Centroamerica, Paese socialista che da anni fa i conti con l’embargo statunitense, è un piccolo fiore all’occhiello nel mondo dell’industria biotecnologica. E fu proprio l’embargo a spingere i cubani in questa direzione.

Quattro vaccini in fase di sperimentazione clinica

Fidel Castro, conscio delle difficoltà indotte dal ban commerciale imposto dagli Stati Uniti, ha puntato sulla ricerca, affinché il Paese raggiungesse una sorta di autonomia medica. E forse non è un caso, allora, che oggi siano ben quattro i progetti vaccinali contro il coronavirus – sostenuti dallo Stato – in fase di sperimentazione clinica. Tutti hanno come scopo la distribuzione gratuita. Due di questi sono in Fase 2, e potenzialmente vicini alla commercializzazione. E sono quelli a cui sta lavorando il Finlay Institute Avana.

Un ricercatore italiano a Cuba

Proprio a questi progetti sta contribuendo Fabrizio Chiodo, ricercatore italiano che dal 2014 collabora con l’Avana nel campo dei vaccini. Nato e cresciuto a Palermo, ma originario di Caccuri (piccolo Paese della provincia di Crotone che si arrampica verso la Sila), Chiodo ha lavorato per anni in giro per il mondo: Spagna, Olanda, Cuba. Da ottobre scorso è un ricercatore del CNR, e vive a Pozzuoli. Ma la sua collaborazione con Cuba non si è mai interrotta.

«Dal 2014 – racconta il ricercatore al Sole 24 Ore – collaboro attivamente con Istituto di vaccini Finlay di Avana cercando di capire ed ottimizzare vaccini contro malattie infettive. Ogni anno passo un mese a Cuba, dove insegno Chimica ed Immunologia dei carboidrati all’Università dell’Avana. Anni fa, quando ero in Olanda, ho vinto alcuni progetti Erasmus per effettuare diversi scambi di studenti tra Avana e Olanda. E lì è iniziato tutto».

Quando gli chiediamo perché proprio Cuba, Chiodo non ha esitazioni: «Perché è l’unico Stato dove un prodotto può andare dal laboratorio alla clinica per via totalmente pubblica. Faccio questo lavoro per gli altri, spinto da una forte etica. E Cuba mi permette di rispettare quello in cui credo».E allora spazio al vaccino contro il coronavirus, a cui anche Chiodo sta lavorando da alcuni mesi: «Io ho partecipato e partecipo al disegno, sviluppo ed analisi dei dati dei due candidati vaccinali contro SARS-CoV-2 del Finlay Institute Avana (a Cuba in totale ci sono quattro candidati vaccinali in clinical trial). Sono tutti vaccini a sub-unità della proteina “spike” dei virus, in una formulazione con adiuvanti».

Soberana 1 e 2

I due vaccini cubani di cui parla Chiodo sono il Soberana 2 e il Soberana 1. Il Soberana 2, i cui studi clinici sono iniziati ad ottobre, contiene la parte RBD della proteina “spike” del coronavirus, che è fusa con un vaccino antitetanico standard per renderlo stabile. Utilizza anche idrossido di alluminio come coadiuvante per rafforzare il sistema immunitario. Il 18 dicembre scorso, il Finlay Vaccine Institute è passato a uno studio di fase 2 per valutare la forza della risposta immunitaria.
Il Soberan 1, invece, è quello a cui Cuba lavora sin da agosto, contiene una parte della proteina spike (la RBD) insieme a due ingredienti extra: le proteine di un batterio e idrossido di alluminio. Questi ingredienti, noti come adiuvanti, potenziano la risposta del sistema immunitario al coronavirus.«I vaccini di Pfizer o AstraZeneca – aggiunge Chiodo – per motivi tecnologici ed economici arrivano prima, ma se vogliamo coprire tutto il mondo serviranno diversi vaccini, soprattutto pubblici, e la sanità cubana è totalmente pubblica. Oggi i due candidati del Finlay sono in fase clinica 2 e dovremmo terminare la fase 3 a marzo 2021».

Secondo il ricercatore palermitano, il concetto di vaccinazione «è uno dei traguardi più belli e più eccellenti della mente umana. E penso che possa davvero essere un concetto “socialista”, che allontana molti Paesi dal dovere essere “schiavi” di farmaci, perché protetti dai vaccini. Il modello economico attuale autorizza e prevede di fare profitto anche su farmaci e vaccini. E ritengo sia eticamente non corretto. Ma il capitalismo lo prevede». Modello che, a quanto pare, non appartiene a Cuba: «Cuba è un Paese socialista – ci racconta ancora Chiodo – dove la biotecnologia è totalmente pubblica. E non trarrà alcun profitto da questi vaccini. Il vaccino verrà prima distribuito alla popolazione locale e successivamente, come succede con altri vaccini, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, verrà distribuito gratuitamente ai Paesi in via di sviluppo».

Fonte: Il sole 24 ore

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