di Marcos Roitman Rosenmann (*); da: lahaine.org
I cambiamenti sociali non si disegnano, né si attengono ai manuali. Le rivoluzioni succedono, accadono per la perseveranza, la volontà politica e la convinzione di star facendo una guerra giusta contro i poteri tirannici, l’oppressione e, in America Latina, contro le oligarchie, l’imperialismo e il colonialismo interno.
Cuba è la dimostrazione dell’imprevedibile.
Pochi fatti hanno segnato il divenire della storia contemporanea come la rivoluzione cubana. Il suo trionfo ci fa visualizzare la sua importanza. In questo senso, dobbiamo ricordare il suo contributo alla lotta antimperialista, allo sviluppo del pensiero critico latinoamericano, alla gestazione di alternative anti-capitaliste e al dibattito sulla transizione al socialismo.
I grandi eventi politici sviluppatisi a livello mondiale, a partire dal 1° gennaio 1959, passano necessariamente per la rivoluzione cubana. Allo stesso modo la dimensione dei suoi dirigenti occupano un luogo preminente, sono vite esemplari: Fidel Castro, Camilo Cienfuegos, Che Guevara, Haydée Santamaría, Vilma Espín e Asela de los Santos, tra altri e molti.
La rivoluzione cubana ha lottato controcorrente, è cresciuta in mezzo ad un bloqueo e all’aggressione imperialista degli USA e dei suoi alleati. Hanno provato di tutto. Guerra batteriologica, una invasione frustrata, attentati terroristici, tentativi di assassinio, processi destabilizzatori, campagne disinformative sui mezzi di comunicazione, nei programmi radio e televisione, montaggi cinematografici, edizione di libri, congressi, ecc. Non hanno lesinato risorse, mezzi, personale militare o civile per molestare, falsare, torcere il braccio alla rivoluzione.
Solo questa lista di fatti parla della dimensione storica della rivoluzione tanto quanto dei suoi successi.
Cuba irrita l’imperialismo. Allora se ne proietta un’immagine distorta. Si nascondono i suoi contributi nella ricerca medica, come quelli costituiti dai vaccini contro il cancro del polmone, il trattamento contro la vitiligine o il cancro al fegato. Sono stati centinaia i medici di tutto il mondo che hanno fatto master sulla salute pubblica a Cuba, l’isola pioniera nello sviluppare un sistema sanitario comunitario e lanciare la proposta del ‘medico di famiglia’.
Non meno importante è stato il suo ruolo nelle lotte di emancipazione dei paesi dell’Africa, la sua partecipazione alla formazione e allo sviluppo dei paesi non allineati, il suo rifiuto dell’apartheid e il suo deciso appoggio a Nelson Mandela.
I cubani hanno aperto le loro scuole ed università ai giovani di tutti i paesi del mondo, africani, asiatici, latinoamericani o provenienti dall’Oceania. Nelle loro aule si sono laureati ingegneri, fisici, medici, biologi, matematici, pedagoghi, chimici, tecnici, architetti. Il loro impegno politico ha guadagnato ai cubani il rispetto persino dei loro nemici.
Sul terreno della salute non c’è alcun paese che si avvicini a Cuba per impegno e solidarietà. La brigata medica Henry Reeves ha svolto compiti umanitari in quasi tutti i paesi della regione, fin dalla sua creazione nel 2005. I suoi membri hanno combattuto le malattie nei luoghi più insospettabili, dove mai era arrivato un medico. Quartieri popolari, popolazioni marginali, comunità contadine. Cuba si impegna e salva vite. Questo è fare storia. La sua azione ha meritato il premio dell’Organizzazione Mondiale della Salute e di esser proposta per il Premio Nobel per la Pace nel 2020.
Da un altro lato, il suo agire nella sfera delle relazioni internazionali dalle Nazioni Unite, è valso a Cuba il rispetto e il riconoscimento della maggior parte dei paesi che compongono l’ONU. Di fatto, dei 193 paesi che la formano, salvo Israele e USA e 4 astensioni, nel 2019 187 paesi hanno votato contro il suo embargo economico, commerciale e finanziario.
Dopo la rivoluzione cubana, la storia cambiò direzione. I movimenti popolari di tutto il mondo guardavano ai Caraibi. Fu l’ultima rivoluzione nazionalista. La lotta antimperialista, di liberazione nazionale, si ergeva vittoriosa rivendicando insieme la guerra giusta contro la tirannia. Un esercito ribelle aveva sconfitto una delle dittature più corrotte e repressive del continente, capitanata da Fulgencio Batista.
Ma, allo stesso tempo, si costituiva in prima rivoluzione socialista trionfante nel continente. La lotta per la democrazia, l’indipendenza economica, i diritti reali di autodeterminazione, la rivendicazione anti colonialista, vennero plasmate nella I e nella II Dichiarazione dell’Avana; entrambe furono la risposta alle prime azioni destabilizzanti iniziate dall’imperialismo statunitense e dai paesi dell’OEA (Organizzazione degli Stati Americani, n.d.t.).
Tali documenti, insieme all’autodifesa di Fidel Castro “La Storia mi assolverà” dopo essere stato incarcerato per l’assalto alle Caserme Moncada e Carlos Manuel de Céspedes il 26 luglio 1953, sono i documenti più rivelatori del pensiero emancipatore dove viene riflesso il senso e la proiezione internazionalista della Rivoluzione cubana.
Che cos’è la storia di Cuba se non la storia dell’America Latina? E cos’è la storia dell’America Latina se non la storia dell’Asia, dell’Africa e dell’Oceania? E cos’è la storia di tutti questi popoli se non la storia più spietata e crudele dell’imperialismo nel mondo intero?
Così la parola d’ordine ‘Patria o Muerte’ condensa tutti i principi che fanno di Cuba un referente obbligato nelle lotte democratiche, antimperialiste, contro lo sfruttamento della natura, in difesa dell’umanità, della vita, dove il bene comune, la giustizia sociale e l’uguaglianza si fondono con il progetto socialista.
Ci riferiamo ai principi etici, di impegno, dignità, dedizione, esempio solidale e internazionalista, senza i quali la vita non vale la pena di essere vissuta.
Oggi la rivoluzione non si ferma. Cuba non si arrende.
(*) Sociologo, analista politico e saggista cileno. Dal 1974, esiliato durante la dittatura di Pinochet, vive in Spagna.
Traduzione D. Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”