Stiamo vivendo tempi eccezionali in cui è necessario imparare dalle esperienze storiche e avvicinarsi agli insegnamenti di chi ha saputo aprire la strada nella sempre difficile lotta per la liberazione dei popoli contro l’imperialismo.
Credo che una delle chiavi che fanno di Fidel uno dei più importanti rivoluzionari della storia sia il modo in cui ha inteso la dialettica come base della strategia e come ha definito il dogmatismo e il settarismo come uno dei maggiori pericoli di qualsiasi processo rivoluzionario.
Stiamo vivendo tempi eccezionali in cui è necessario imparare dalle esperienze storiche e avvicinarsi agli insegnamenti di chi ha saputo aprire la strada nella sempre difficile lotta per la liberazione dei popoli contro l’imperialismo.
Così, il 62°anniversario del Trionfo della Rivoluzione è un’occasione appropriata per riflettere sul contributo di Fidel Castro alla teoria e all’azione rivoluzionaria.
Quando Raul Castro citava sulla Piazza della Rivoluzione a Santiago de Cuba che la legge vietava l’uso del nome di Fidel Castro per indicare istituzioni, piazze, parchi, viali, strade e altri luoghi pubblici, così come l’uso del suo nome per qualsiasi tipo di decorazione, riconoscimento o titolo onorifico, impedendo l’uso della sua immagine per erigere monumenti, busti, statue, carte commemorative e altre forme simili di omaggio, non ha fatto altro che riflettere la volontà e l’etica politica di un Fidel che ha sempre messo la diffusione delle sue idee in primo piano, al di sopra di qualsiasi altra espressione. Ecco perché, mentre a Cuba non troviamo statue, strade, piazze con il suo nome, possiamo trovare in ogni angolo dell’isola, migliaia di frasi, pensieri, riflessioni di Fidel.
Il miglior riconoscimento che possiamo dare a Fidel Castro è quello di incorporare nel nostro lavoro quotidiano ciò che riflette la sua definizione di Rivoluzione:
Credo che una delle chiavi che fanno di Fidel uno dei più importanti rivoluzionari della storia sia il modo in cui ha inteso la dialettica come base della strategia e come ha definito il dogmatismo e il settarismo come uno dei maggiori pericoli di qualsiasi processo rivoluzionario.
Fidel ha capito come nessun altro che la dialettica ci mostra che quando alcuni problemi vengono risolti, essi ne portano altri diversi e che la soluzione del primo problema ci fornisce insegnamenti che ci aiutano a continuare ad avanzare, ma che le stesse formule non possono essere ripetute in modo mimetico, non importa quanto buoni siano stati i risultati, perché cambiando la situazione, la risposta deve cambiare. Un governo che in questo momento sta portando avanti un processo di trasformazioni sociali, rivoluzionarie, non può applicare le stesse politiche che si potevano applicare nel XX secolo quando esistevano due mercati paralleli, quello capitalista e quello che i paesi socialisti avevano creato intorno al COMECON e che avevano regole diverse.
In questo momento, se uno Stato ha bisogno di risorse per soddisfare le richieste del suo popolo, non ha altra scelta che acquisirle all’estero e per farlo deve rivolgersi al mercato capitalistico che lo costringe ad intraprendere riforme per salvaguardare le conquiste rivoluzionarie, mantenere il controllo dei settori strategici della società e dell’economia e garantire il mantenimento dei valori socialisti.
SULLA NECESSITÀ DI AVERE UNO STRUMENTO POLITICO E SUL RUOLO CHE ESSO DEVE SVOLGERE PER AFFRONTARE CON SUCCESSO IL PROCESSO RIVOLUZIONARIO
Possiamo cominciare a valutare ciò che Fidel affermava quando è stato creato il Partido Unido de la Revolución Socialista de Cuba (PURSC), nel senso che per affrontare le sfide che la Rivoluzione aveva davanti, era necessario avere un’organizzazione forte e disciplinata, aggiungendo che questa necessità diventa più evidente con l’avanzare del processo rivoluzionario e con il sorgere di compiti più difficili e complessi.
È necessario avere un’organizzazione che sia parte del popolo, che viva i bisogni, i desideri, le speranze, le difficoltà e le illusioni del popolo, ma soprattutto è necessario costruire un’unità assunta in modo consapevole, che si unisca alla disciplina responsabile.
Un’organizzazione che nasca dal popolo, che si arricchisce di conoscenze popolari, che deve essere trasformata in un impulso rivoluzionario.
In questo modo, con questi principi, Fidel guida la costruzione di un’organizzazione unita e rivoluzionaria che, a partire dal Movimento di 26 luglio, è nata come movimento contadino, arricchita dall’incorporazione di altre forze che rappresentano i lavoratori, I settori universitari e intellettuali e migliaia di uomini e donne cubani che non erano stati membri di nessun partito e che avevano compreso la necessità di unire gli sforzi per costruire una Cuba in cui uomini e donne potessero essere liberi e padroni del loro futuro, unendosi al PSP e alla Direzione, fino alla fondazione dell’attuale Partito Comunista Cubano il 3 ottobre 1965.
Consapevoli che nessun processo non può essere trasportato né nel tempo né nello spazio, e che quindi ogni processo ha le sue caratteristiche e le sue dinamiche, dobbiamo imparare che qualunque siano gli inizi e le caratteristiche dei processi, le componenti che li sviluppano, ci deve essere un momento in cui sorge la necessità di fornire agli strumenti politici che guidano i processi rivoluzionari le caratteristiche che Fidel ha definito e che possono essere riflesse nelle 17 proposte su come sviluppare questi strumenti politici che sono presentate come conclusioni nel documento chiamato il Consenso della nostra America.
Dai contributi di Fidel alla creazione dello strumento rivoluzionario, possiamo passare a ciò che ci propone sulla funzione delle forze rivoluzionarie, nel senso di orientarci verso la creazione di una coscienza rivoluzionaria, perché i sacrifici coinvolti in un compito così duro come la costruzione di una nuova società, di fronte agli attacchi dell’imperialismo, non possono essere imposti con la forza, ma devono partire dalla convinzione che porta il popolo ad assumere i valori della solidarietà, il collettivo sull’individualismo non solidale.
Fidel ha fatto notare che nessuno sarebbe in grado spiegare come il popolo cubano abbia potuto sopportare gli anni difficili del Periodo Speciale se questi non avesse acquisito una grande coscienza rivoluzionaria e un profondo senso di solidarietà. Per questo, fin dal primo momento della preparazione della Rivoluzione in Messico, Fidel era in chiaro che, insieme al miglioramento delle condizioni di vita del popolo, doveva esserci la consapevolezza che i valori del capitalismo sarebbero stati sostituiti da valori rivoluzionari, e anche nelle dure condizioni di vita della Sierra, si è sempre tenuto presente che l’esempio era l’arma migliore per ottenere la fiducia e l’appoggio del popolo cubano.
Per questo aveva ragione quando, nel bel mezzo del Periodo Speciale, ha sottolineato che la Battaglia delle Idee è importante quanto la battaglia per la produzione e lo sviluppo economico, poiché un popolo che migliora le condizioni materiali di vita senza migliorare il suo livello di coscienza finisce per perdere il suo concetto di classe, e un popolo a cui vengono trasmessi solo discorsi e buone parole senza vedere come migliora la sua realtà quotidiana, si stanca presto e abbandona la lotta.
Questa questione è facile da scrivere e analizzare a posteriori, ma la chiave di tutto è poter prendere decisioni che possono essere comprese solo se si supera il breve termine e si dà una visione strategica che coniuga il breve, con il medio e il lungo termine, una questione che ci fa capire come nel bel mezzo del Periodo Speciale , quando la priorità era la sopravvivenza fisica e la ricerca delle cose più elementari, Fidel non ha mai trascurato la Battaglia delle Idee, la necessità di dedicare risorse alla spiegazione dei principi ideologici, perché era consapevole che se l’urgenza materiale gli faceva dimenticare la cosa fondamentale di continuare a sviluppare la coscienza rivoluzionaria di un popolo, la battaglia sarebbe stata persa.
In questo modo il popolo cubano ha resistito sorprendendo il mondo intero, con disperazione dell’imperialismo, perché ha capito la posta in gioco, perché ha capito il valore dei sacrifici per assicurare il futuro delle generazioni a venire.
Il Partito Comunista Cubano, con Fidel alla testa, sviluppò la Battaglia delle Idee quando il popolo capì che se si fosse arreso alle pressioni dell’imperialismo e avesse accettato i “canti delle sirene” provenienti dal mondo capitalista, forse avrebbe potuto risolvere a breve termine alcune delle sue carenze e dei suoi bisogni, ma il prezzo era quello di consegnare le generazioni successive alla sottomissione, allo sfruttamento e all’indignazione, e ha deciso di non assumere la sconfitta e di dare battaglia, sapendo che era meglio morire in piedi, combattendo, che vivere in ginocchio davanti all’impero. Questo insegnamento è ancora valido in questo momento in cui è fondamentale che nei luoghi dove si subisce l’offensiva imperialista si rafforzi la Battaglia delle Idee, non solo per migliorare le condizioni di vita del popolo, ma per accompagnare questo miglioramento con l’educazione ai valori rivoluzionari.
Un altro esempio che ci può servire per questa riflessione è la decisione che si è dovuto prendere per ristrutturare il servizio sanitario cubano per poter mantenere la qualità delle cure, e allo stesso tempo liberare un certo numero di professionisti della salute e dell’educazione per rispondere alla chiamata di Hugo Chávez per aiutare la Rivoluzione Bolivariana a sollevare dalla miseria milioni di Esseri Umani che sono stati condannati dal capitalismo a vivere in condizioni subumane, comprendendo che non è facile spiegare a un popolo che soffre di carenze che deve fare più sacrifici per conto di persone che non conoscono e vivono a migliaia di chilometri di distanza.
Per questo è stata una decisione strategica, che non è stata imposta in modo amministrativo, come sono abituati a fare i governi liberali che si proclamano paladini della democrazia. È stata una decisione che è stata spiegata, dibattuta, discussa in centinaia di riunioni di quartiere, di fabbrica, d’incontri tra la popolazione, ecc. a cui hanno partecipato tutti i quadri del Partito e del governo, affinché la gente capisse che la solidarietà con il Venezuela era parte di un internazionalismo che porta i popoli a condividere le risorse per il reciproco vantaggio. Per questo l’imperialismo ha tanta paura e odia i medici e gli insegnanti cubani che sono sparsi in tutto il mondo, perché sono consapevoli che questo esempio di solidarietà disinteressata è il miglior esempio di ciò che è una coscienza rivoluzionaria, dando un senso pratico al vecchio ma sempre attuale grido di “Proletari di tutti i paesi unitevi“.
Questi esempi di carattere strategico che Fidel ci ha mostrato, indicandoci che l’internazionalismo ha, come arma per mettere in comune sforzi ed energie, per dare la battaglia all’imperialismo, devono servirci in questo momento in cui stiamo parlando di come poter affrontare i problemi insiti nei processi di trasformazione che si stanno sviluppando in America Latina.
SUL CONCETTO DELLA DIGNITÀ DI UN POPOLO
Un’altra questione fondamentale su cui dobbiamo riflettere è l’importanza della difesa della dignità come una delle caratteristiche essenziali della sua azione politica, perché Fidel ha capito fin dall’inizio che un popolo consapevole della propria dignità è più determinato nella difesa dei propri diritti. Fidel ci ha spiegato che uno dei primi obiettivi del capitale è quello di porre fine alla dignità della persona per facilitare il suo dominio.
Di fronte a popoli che negano la dignità e che optano per la supremazia, sentendosi popoli eletti da Dio per dominare il pianeta, Fidel situa il concetto di dignità come la caratteristica di un popolo che lo rende consapevole del diritto di essere padrone del proprio destino, a partire dalo sfruttamento delle risorse naturali e della ricchezza della propria terra e di godere dei risultati del proprio lavoro produttivo. Per questo motivo la nazionalizzazione delle grandi imprese che rappresentavano l’imperialismo a Cuba è stata una decisione strategica che si spiegava non solo con la sua importanza economica, ma anche con il valore di restituire al popolo cubano ciò che era suo e che il capitalismo gli aveva rubato con l’aiuto della borghesia locale. Era per far sì che i più umili tra i contadini, i più sfruttati tra i lavoratori si sentissero proprietari della ricchezza della loro patria, che non sarebbe più servita ad arricchire una minoranza, ma a migliorare la qualità della vita di tutti, insomma, che a milioni di cubani venisse restituita la loro dignità di individui e di Popolo.
È questo senso di dignità che può rendere un popolo ribelle e disciplinato allo stesso tempo, che può discutere e mettere in discussione tutto, ma allo stesso tempo è disposto a dare la vita per la difesa della società che la Rivoluzione gli ha permesso di costruire.
Fidel ci insegna che un popolo con questo senso di dignità sarà un popolo in lotta e combattivo nella difesa della sua patria, ma allo stesso tempo sarà un popolo consapevole del suo carattere internazionalista che lo porta a missioni di solidarietà in qualsiasi parte del pianeta.
Questi valori, questi concetti di dignità rivoluzionaria sono quelli che servono ad elaborare la risposta che dobbiamo dare in questo momento all’offensiva imperialista che si sta sviluppando in tutto il pianeta, in modo che tutte le lotte per il diritto del popolo di decidere il proprio futuro, in qualsiasi parte del pianeta si svolgano, si sentano come proprie.
Questi insegnamenti si possono scorgere nelle parole che ha rivolto al Secondo Congresso del PCC, che sono straordinariamente attuali:
Nell’emisfero e nel mondo soffiavano venti di tempesta, quando forze reazionarie e di estrema destra si trincerarono al potere del più potente paese imperialista; diciamo che Cuba può essere fisicamente cancellata dalla mappa, ma non potrà mai essere sottomessa, non sarà mai più sottomessa, non si arrenderà mai più, e questa è la nostra più ferma convinzione e il motivo per cui l’esempio della Rivoluzione cubana sarà immortale.
Unire in questo modo il pensiero patriottico e l’internazionalismo, la libertà nazionale, l’uguaglianza, la giustizia sociale, la storia di un Paese con la storia dell’umanità è saper infondere il pensiero con cui ogni popolo deve prendere coscienza per ribellarsi alla politica della clava usata dall’imperialismo, ma anche per respingere la carota che il capitalismo mostra per ingannare chi soffre di privazioni, una carota che nasconde il veleno della schiavitù e che serve per il ricatto che vogliono imporre affinché tradiscano i loro fratelli.
Questo concetto di dignità rivoluzionaria si concreta nella posizione di Cuba nelle sue relazioni con l’Unione Europea, da quando quest’ultima ha adottato la cosiddetta “Posizione comune dell’Unione Europea su Cuba“, che non era altro che il coinvolgimento diretto e attivo dell’UE nei piani degli Stati Uniti per rompere la resistenza rivoluzionaria del popolo cubano. In una riflessione fatta da Fidel il 27 giugno 2008, in cui ha fatto riferimento alla risposta di Cuba al Consiglio per le relazioni internazionali dell’UE, ha proclamato che un dialogo con Cuba è possibile solo tra sovrani ed eguali, senza condizioni o minacce incombenti, perché Cuba è uno Stato indipendente e sovrano, per cui l’UE si sbaglia se crede di poterla trattare in modo diverso da un eguale, concludendo che dovrebbe essere responsabilità dell’UE correggere gli errori commessi con Cuba.
In quella riflessione, Fidel ha fatto notare che l’UE era stata spinta da Washington a un onorevole vicolo cieco e che Cuba, con la sua risposta orgogliosa e dignitosa, aveva posto l’accento sul fondamentale, anticipando che sarebbero stati gli stessi europei a capire un giorno l’assurda situazione a cui l’imperialismo li stava conducendo e che doveva essere un piccolo paese dei Caraibi a dire loro le necessarie verità che il consumismo non poteva continuare la sua folle corsa.
Quanta sofferenza, quanto dolore sarebbe stato evitato a milioni di persone in tutta Europa che hanno subito le conseguenze di una delle peggiori crisi della nostra storia, se il consumismo indotto dal capitalismo fosse stato fermato.
Allo stesso tempo, costituisce un esempio che un paese modesto, messo alle corde, come lo era Cuba nel 2008, potrebbe sembrare avventato, ma quando oggi è la stessa Unione Europea che comincia a cambiare le sue posizioni e accetta di parlare con Cuba da pari a pari, si deve riconoscere come una grande lezione che la resistenza nella difesa dei principi può avere più forza di tutte le minacce, pressioni, ricatti, aggressioni da parte di due potenze economiche e militari come l’UE e gli USA, a condizione che abbiano il sostegno di un popolo disposto a difendere le conquiste sociali fino all’ultima goccia del proprio sangue, il diritto di essere libero e sovrano, di essere degno.
Queste pennellate, e molte altre che potremmo aggiungere, ci mostrano come Fidel si è guadagnato un posto a sé stante tra coloro che, con il loro lavoro politico, i loro scritti e il loro esempio, fanno parte dei grandi rivoluzionari da cui dobbiamo studiare e da cui dobbiamo imparare.
In un prossimo lavoro, parleremo dell’importanza che Fidel – come l’erede di Martí – ha dato all’unità come base indispensabile per dare battaglia alle potenti forze dell’imperialismo.
Fonte originale: CUBA SOCIALISTA