le elite spagnole inventano un ”finale felice” per il fallimento
Eder Peña https://misionverdad.com
La Spagna, la matrigna patria, si è convertita nel nuovo punto focale dell’antichavismo internazionale. Sebbene Bolívar e tanti patrioti abbiano dato la loro vita per renderci indipendenti dall’allora impero e da qualsiasi imposizione, questa minoranza politica si è impegnata a vivere in quella società, considerata uno stato paria dal nord globale.
In particolare, è degno di analisi il trattamento che dà la stampa globalizzata alla trama attorno all’ex sindaco di Chacao, responsabile di un attacco alla sede principale del Ministero Pubblico e responsabile della morte di 43 persone e centinaia di feriti durante la violenta escalation del 2014, denominata “La Salida”.
Si tratta di una continua messa in scena che non ha bisogno di spoiler, la stessa routine di spacciare per democrazia il tentativo di trasformare il Venezuela in uno stato fallito da assaltare a volontà. Una telenovela venezuelana che, come tante, ha un alto rating fuori dai nostri confini.
LEOPOLDO EDUARDO: “EROE” DEL NOSTRO TEMPO
La fuga di Leopoldo Eduardo López in Spagna, lo scorso ottobre, orchestrata dall’ambasciatore di quell’ex impero in Venezuela, dimostra, ancor più, l’allineamento dell’establishment politico spagnolo a favore del settore economico che lui rappresenta. Sia la destra del Partito Popolare (PP), Ciudadanos e Vox che il Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE, a loro piace di più essere chiamati con le loro iniziali) e la coalizione progressista di sinistra Unidas-Podemos competono per mostrare chi è il più antichavista, stimolati dalla rete globale di manipolazione informativa. Lo hanno accolto con la stessa docilità complice con cui onorano la monarchia cleptomane che li governa.
La vena dell’anti-chavismo più yuppie con carta d’identità venezuelana (Primero Justicia y Voluntad Popular) ha mantenuto vivo il suo legame con la Spagna da quando è iniziata la sua escalation cospirativa nel 2002. Nel 2016, i cinque principali giornali di quel paese (El País, El Mundo, La Vanguardia. El Diario.es e ABC) hanno pubblicato fino a 26 articoli al giorno su López dopo la presentazione del suo libro e, nel 2017, la sua faccia è stata vista sui cartelloni pubblicitari di Madrid mentre Caracas bruciava per i suoi ordini.
Il novellista pettegolo Mario Vargas Llosa si riferiva all’allora politico imprigionato come “un eroe del nostro tempo” e l’ex presidente spagnolo Felipe González affermava che “la sola cosa che ha fatto Maduro è magnificare la figura di López”, sminuendo il duro lavoro della stampa cartellizzata e globalizzata.
È possibile che pochi spagnoli e venezuelani abbiano appreso dell’omicidio del giudice che ha condannato López, nel 2017, o che il suo partito fosse la quinta forza politica nella defunta Assemblea Nazionale (AN) anche quando lo chiamano “dirigente dell’opposizione”, ma sì hanno appreso dell’ostinata determinazione di quei cartelli ad equipararlo al sudafricano Nelson Mandela, che è stato imprigionato 27 anni per aver combattuto contro l’apartheid, non a favore della concentrazione di capitali e privilegi in poche famiglie.
Due giorni dopo l’arrivo dell’eroe fuggitivo nella penisola, il presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez, lo ha ricevuto mentre il PSOE spiegava che l’incontro si stava svolgendo in una delle sedi del partito e che Sánchez lo riceveva come “dirigente del partito” e segretario generale, ma non come presidente spagnolo. Che le risate non vi facciano ignorare questo abuso di virgolette.
Inoltre, Leopoldo Eduardo ha incontrato, nel Congresso, il falso magister Pablo Casado, ha parlato al telefono con il leader di Ciudadanos (fratello gemello di Vox e figlio del PP) Inés Arrimadas e con lo xenofobo Santiago Abascal, dirigente di Vox (fratello gemello di Ciudadanos e figlio del PP), tranne che con il Vice Presidente del Governo Pablo Iglesias.
Insieme alla sua consorte Antonieta Mendoza Coburn, il padre dell’eroe fuggitivo e neo-poeta si è stabilito in Spagna prima che quella classe politica si sciogliesse, accogliendo suo figlio. Sono leggendari i suoi affari immobiliari, come quelli dei Cohen e dei Capriles, la stampa evita di mostrarlo come una versione caraibica del Padrino, bensì vende un patriarca intraprendente che fa tanti affari sia per il proprio benessere che di politica per i diritti umani (scambiando alcune parole arriveremmo alla realtà), un signore rispettabile che ha sofferto un tortuoso esodo a causa della persecuzione e non andiamo avanti se non vogliamo gridare a dismisura.
Il media spagnolo La Información riporta che da meno di 10 anni, proprio quando si è intensificato l’attacco alla nostra moneta ed il declino economico, l’uomo d’affari ha scelto di investire i dollari, avuti dalla petro prosperità venezuelana, per far crescere il mercato delle abitazioni di lusso a Madrid. A tal punto è arrivata la cosa che molte delle principali promozioni della capitale sono associate a capitale venezuelano.
Chiunque lavori per guadagnarsi da vivere, specialmente quelli che sono emigrati, spaventati, in Cile, Perù o Argentina per la “crisi umanitaria”, gli sarebbe piaciuto un avvertimento da parte di imprenditori così lungimiranti, qualcosa come “Ehi, quelle sanzioni contro i funzionari del regime in realtà danneggeranno effettivamente la tua classe sociale, succede in più di venti paesi”.
I genitori del fondatore di VP hanno ottenuto la nazionalità spagnola; nel 2016, il governo di Mariano Rajoy li ha convertiti in spagnoli con lettera di naturalizzazione ed hanno fondato la società di promozione immobiliare “La Atrevida de Hermosilla”, situata nel lussuoso quartiere Salamanca. López Gil è stato inserito dal PP come candidato nella sua lista per le elezioni del Parlamento Europeo, nel maggio 2019, e dallo scorso luglio ha prestato giuramento come eurodeputato a Bruxelles.
Gli stessi media, di poco conto, che li mostrano come membri della nobiltà hanno riferito che, sebbene la sua società immobiliare non abbia mai presentato conti e presumibilmente non avesse in suo possesso alcuna proprietà privilegiata, è stata sciolta perché questa attività “non è compatibile con l’attività parlamentare”. Era in una delle strade più costose di Spagna e non le sono mancate offerte , ma hanno lasciato l’attività. AH …
Lilian Adriana: La sposa coraggio redenta
Da parte sua, Lilian Adriana è stata coccolata dalla stessa stampa che ha fabbricato l’ “immagine angelica dai tratti nordici” che lottava solitaria vestita con camicie bianche, gilet kaki e blue jeans. La storia della “moglie coraggiosa” sofferente, prima della fuga di Leopoldo Eduardo, si è trasformata nei momenti di punta della stessa telenovela. La donzella ha già sofferto, ora è arrivato il momento della redenzione in cui ha “trovato una casa dove nidificare con i suoi”.
L’attivista per i diritti umani (solamente del marito) ha avviato, insieme alla sorella Patricia, una filiale della sua azienda “Pura Energía”, focalizzata sullo sport e sull’alimentazione. Questo è lo strumento che ha usato per far fronte al supplizio “che pochi giorni fa si è concluso con l’arrivo di Leopoldo López in Spagna”.
Una chiusura magistrale di una storia di dolore e amore, vendono al loro pubblico antichavista la redenzione di una donzella per nascondere la tragedia che significa il fragoroso fallimento della più lunga escalation golpista nella storia venezuelana, la luce alla fine del tunnel di “umiliazioni e privazioni” che RCTV si è abituata a mostrare al suo pubblico consumatore di illusioni.
La maggior parte dei 105mila venezuelani, che devono pagare il costoso riscaldamento in piena ondata di freddo di quella sinistra ambidestra, non hanno sperimentato tale redenzione, bensì hanno dovuto affrontare la vita privatizzata che si è imposta in una società dove lo Stato di Benessere è un aneddoto. Per centrare tale vita “sulla salute ed alimentazione”, si deve affidare la forza lavoro ad una classe che accumula e spodesta, una comunità imprenditoriale che, senza sanzioni o blocchi solo offre, ai suoi giovani, contratti precari e poche opportunità di posto fisso.
Il media Vanitatis dice che Lilian Adriana e sua sorella “hanno rivoluzionato Madrid con il loro stile di vita, la loro dieta Tarzan e la loro passione per lo sport”, ma le notizie mostrano che ciò che rivoluziona la gente povera, in Spagna, è un camion di cibo. La donzella aggiunge che “La sua nuova vita, lontana dalla nativa Caracas, assomiglia, sempre di più, a quella che hanno avuto, un giorno, in Venezuela” ed è così, tutti i soldi che hanno ostentato da questa parte della barricata (in Venezuela ndt), lo ostentano anche da quel lato.
Il “completo equilibrio tra mente, corpo e spirito” che promuovono è un privilegio, non sperimentato dalle famiglie venezuelane vessate dal blocco e dalle sanzioni, e nemmeno dalla maggioranza dei precarizzati nella matrigna patria.
Juan Gerardo Antonio I: Re eterno sconfitto ma con una corona
Il sudore che costa alla “stampa libera”, ma contrattata da Elliot Abahms, cercar di vendere Juan Gerardo Antonio I come un campione senza corona trapassa gli schermi, lo presentano come qualcuno il cui sforzo non è riconosciuto dall’oppressione della “dittatura” sulle maggioranze. Tuttavia, l’assalto e le violenze subite negli ultimi due anni sì sono riconosciute come il danno più grave alla patria ed alla politica nazionale degli ultimi anni, persino dagli stessi antichavisti.
Le coccole all’interim da parte della classe politica e della stampa spagnola sono infinite, nel 2020 il PP, con il sostegno dei suoi ritagli Ciudadanos e Vox, lo hanno bollato “eroe della democrazia” e “legittimo presidente del Venezuela” dopo aver sponsorizzato il chiamato delcygate contro il governo “di estrema sinistra, pro-ETA e separatista che vuole trasformare la Spagna unica ed indivisibile in un regime bolivariano”.
Nel gennaio dello stesso anno, l’ex deputato fece un “tour internazionale” in cui la stampa, che già conosciamo, disse che migliaia di venezuelani si accalcarono a Puerta del Sol. Non mentivano, erano cinquemila persone, la metà della capienza dello Stadio Universitario da Caracas.
Da parte sua, Pedro Sánchez si è convertito in uno scontroso seriale rispetto al Venezuela, ha cercato di evitare un ostacolo non ricevendo Guaidó alla Moncloa, nel gennaio 2020, ma già era ruzzolato in modo spettacolare quando, a febbraio 2019, ha osato dare un ultimatum di otto giorni al presidente Maduro per indire le elezioni. È inciampato di nuovo quando, dopo quegli otto giorni, ha ceduto alle pressioni di Washington e della destra spagnola, riconoscendolo come presidente in carica e promettendo di non fare un passo indietro.
Ma non ha fatto un passo, è inciampato ed è ruzzolato all’indietro l’8 gennaio quando il suo governo ha dichiarato di considerarlo uno dei “rappresentanti dell’Assemblea Nazionale uscente”, evitando di fare riferimento a Juan Gerardo Antonio I come presidente ad interim e precisando la sua posizione ufficiale al riguardo.
In questo modo, Sánchez incorona l’ex deputato per il suo fallimento, convalidando così l’appropriazione indebita e la consegna di Citgo a Crystallex, il saccheggio di Monómeros in Colombia e lo strangolamento delle numerose grandi società spagnole operanti in Venezuela. I suoi inciampi sono costate vite:
Brazo social de #Citgo cambió perfil de receptores de "ayuda" -de pacientes crónicos a ONG "implementadoras"- para beneficiar a aliados políticos e impactar mediáticamente.
Con Mariela Poleo frente a la Fundación Simón Bolívar (MAR 2020) montos y destinatarios dieron un vuelco. pic.twitter.com/MJs2ityHar— La Tabla (@latablablog) January 6, 2021
Il “dirigente”, che è segretario generale per alcune cose, ma presidente del governo per altre, diventa militare nell’antipolitica, benedicendo i legami del narco-terrorismo colombiano con fattori politici dell’anti-chavismo dentro e fuori il territorio nazionale, imponendo ostacoli a qualsiasi opzione pacifica per il futuro del Venezuela.
Non si può escludere da questa trama avvincente, ma per essere burlesca, la presidentessa della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso (PP), la cui gestione ha stanziato poco più di 2000 euro per ospitare e mantenere l’interim e il suo entourage durante la visita alla regione, di quel gennaio 2020. Lo dice il reportage El Plural che riservò, per tutti loro, il centro riunione di Santillana, nonostante non si trattasse di un incontro tra le due istituzioni, ma di una visita di carattere personale (+fatture).
Come dettaglio curioso, il bilancio annuale mostra una spesa di 1400 euro per un bicchiere di vino spagnolo, ma d’altra parte ha stanziato 72,75 euro per una colazione istituzionale in riconoscimento agli insegnanti della regione.
La scommessa sul fallimento della classe politica spagnola non si ferma. Il 7 gennaio scorso, la Fondazione FAES dell’ex presidente e genocida José María Aznar ha assegnato il suo X Premio per la Libertà al “presidente incaricato del Venezuela, Juan Guaidó” in pieno dibattito nell’Unione Europea sul suo status (perché quello status è definito da loro , non i venezuelani). Il premio gli è stato consegnato “per aver dato prestigio alla causa democratica del Venezuela e suscitato la solidarietà internazionale verso essa”. Inoltre, il corresponsabile di un milione di morti in Iraq ha voluto riconoscere la “resistenza ed il rispetto dell’istituzionalità” di Guaidó. C’è anche la commedia.
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Non si tratta, quindi, che alcuni attivisti politici fuggano dal paese con una mano avanti e l’altra dietro, tanto meno perseguitati da una dittatura malevola che li stia scuoiando, ma piuttosto attori economici che si sono avventurati in politica e che, a differenza del 2002 quando hanno sofferto incalcolabili perdite volendo rovesciare il chavismo dal governo, questa volta sono riusciti a fare del fallimento un affare.
Come ogni telenovela, ha gli elementi per agganciare i drogati di novità: verità sconosciute, matrigne, fratelli gemelli, principi ereditari, dozelle, reucci e molto ma molto intrigo.
Anche se suona ripetitivo, si tratta di un progetto economico, non politico, non è il progetto di un paese, si tratta di un progetto di una classe sociale.
A PUNTA DE MIMOS: ÉLITES ESPAÑOLAS INVENTAN UN “FINAL FELIZ” PARA EL FRACASO
Eder Peña
España, la madrastra patria, se ha convertido en el nuevo punto focal del antichavismo internacional. Aunque Bolívar y tantos patriotas entregaran sus vidas para independizarnos del entonces imperio y de toda imposición, esta minoría política se ha empeñado en hacer vida en aquella sociedad, considerada un estado paria por el norte global.
En particular, es digno de análisis el trato que da la prensa globalizadora a la trama en torno al ex alcalde de Chacao, responsable de un ataque a la sede principal del Ministerio Público y responsable por la muerte de 43 personas y cientos de heridos durante la escalada violenta de 2014, llamada “La Salida”.
Se trata de una continua puesta en escena que no necesita spoiler, la misma rutina de hacer pasar por democracia el intento de convertir a Venezuela en un estado fallido al cual asaltar a gusto y ganas. Un culebrón venezolano que, como muchos, tiene alto rating fuera de nuestras fronteras.
LEOPOLDO EDUARDO: “HÉROE” DE NUESTRO TIEMPO
La huida de Leopoldo Eduardo López a España en octubre pasado, orquestada por el embajador de ese ex imperio en Venezuela, evidencia aún más la alineación del establishment político español a favor del sector económico que él representa. Tanto la derecha del Partido Popular (PP), Ciudadanos y Vox como el Partido Socialista Obrero Español (PSOE, a ellos les gusta más que les llamen por sus siglas) y la coalición izquierdista progre Unidas-Podemos compiten por mostrar quién es más antichavista, azuzados por el entramado global de manipulación informativa. Le recibieron con la misma docilidad cómplice con la que honran a la monarquía cleptómana que les gobierna.
La veta del antichavismo más yuppie con cédula venezolana (Primero Justicia y Voluntad Popular) ha mantenido viva su conexión con España desde que comenzó su escalada conspirativa en 2002. En 2016, los cinco principales diarios de ese país (El País, El Mundo, La Vanguardia. El Diario.es y ABC) publicaron hasta 26 notas por día sobre López luego de la presentación de su libro y en 2017 su rostro se veía en vallas publicitarias madrileñas mientras Caracas ardía bajo sus órdenes.
El novelista novelero Mario Vargas Llosa se refirió al entonces político preso como “un héroe de nuestro tiempo” y el expresidente español Felipe González afirmó que “Maduro lo único que ha hecho es engrandecer la figura de López”, desmeritando el arduo trabajo de la prensa cartelizada y globalizadora.
Es posible que pocos españoles y venezolanos se hayan enterado del asesinato del juez que condenó a López en 2017 o de que su partido era la quinta fuerza política en la extinta Asamblea Nacional (AN) aun cuando le llamen “líder de la oposición”, pero sí se enteraron del pertinaz empeño de esos carteles en equipararlo con el sudafricano Nelson Mandela, quien estuvo preso 27 años por luchar contra el apartheid, no a favor de la concentración de capital y privilegios en pocas familias.
Dos días luego de haber llegado el héroe fugitivo a la península el presidente del gobierno español, Pedro Sánchez, lo recibía mientras el PSOE explicaba que la reunión se hacía en una de las sedes del partido, y que Sánchez lo recibía como “líder del partido” y secretario general, mas no como presidente español. Que las risas no le hagan obviar este abuso de comillas.
Además Leopoldo Eduardo se reunió en el Congreso con el falso magíster Pablo Casado, habló telefónicamente con la líder de Ciudadanos (hermano gemelo de Vox e hijo del PP) Inés Arrimadas y con el xenófobo Santiago Abascal, líder de Vox (hermano gemelo de Ciudadanos e hijo del PP), excepto con el Vicepresidente de Gobierno Pablo Iglesias.
Junto a su consorte Antonieta Mendoza Coburn, el padre del héroe fugitivo y neopoeta se instaló en España previo a que aquella clase política se derritiera recibiendo a su hijo. Son legendarios sus negocios inmobiliarios, como los de los Cohen y los Capriles, la prensa evita mostrarlo como una versión caribeña de El Padrino, sino que vende a un patriarca emprendedor que hace tanto negocios por su propio bienestar como política por los derechos humanos (intercambiando algunas palabras llegaríamos a la realidad), un señor respetable que ha sufrido un tortuoso éxodo a causa de la persecución y no sigamos si no queremos llorar a coro suelto.
El medio español La Información relata que desde hace menos de 10 años, justo cuando se intensificó el ataque a nuestra moneda y el declive económico, el empresario eligió invertir los dólares, habidos en la petrobonanza venezolana, en hacer crecer el mercado de viviendas de lujo en Madrid. Al punto ha llegado la cosa que muchas de las promociones prime de la capital están asociadas a capital venezolano.
A cualquiera que trabaje para vivir, sobre todo que haya emigrado despavorido a Chile, Perú o Argentina por la “crisis humanitaria”, le hubiera gustado un aviso de empresarios tan previsivos, algo así como “Epa, esas sanciones en contra de funcionarios del régimen en realidad afectarán a tu clase social, ocurre en más de veinte países”.
Los padres del fundador de VP consiguieron la nacionalidad española; en 2016, el gobierno de Mariano Rajoy los convirtió en españoles por carta de naturaleza y montaron la sociedad de promoción inmobiliaria “La Atrevida de Hermosilla”, ubicada en el ostentoso barrio Salamanca. López Gil fue incorporado por el PP como candidato de su lista para las elecciones al Parlamento Europeo de mayo de 2019 y desde julio pasado se juramentó como eurodiputado en Bruselas.
Los mismos medios de corte baladí que los muestran como miembros de la nobleza han informado que, aunque su sociedad inmobiliaria nunca presentó cuentas y supuestamente tampoco ha tenido en su haber ningún inmueble prime, ha sido disuelta porque esta actividad “no es compatible con la actividad parlamentaria”. Quedaba en una de las calles más caras de España y no le faltaron ofertas, pero dejaron la actividad. Ajá…
Lilian Adriana: La esposa coraje redimida
Por su parte, Lilian Adriana ha sido consentida por esa misma prensa que fabricó la “imagen angelical de rasgos nórdicos“ que luchaba solitaria ataviada de camisas blancas, chalequito caqui y blue jeans. El relato acerca de la “esposa coraje” sufrida, previo a la huida de Leopoldo Eduardo, ha sido transformado en los momentos cumbres de la misma telenovela. Ya la doncella sufrió, ahora ha llegado el momento de redención en el que ha “encontrado un hogar donde anidar junto a los suyos”.
La activista por los derechos humanos (de su marido solamente) ha emprendido, junto a su hermana Patricia, una sucursal de su empresa “Pura Energía”, centrada en deporte y alimentación. Esta es la herramienta que ha utilizado para sobrellevar el suplicio “que hace unos días tocaba a su fin con la llegada por fin de Leopoldo López a España”.
Un cierre magistral de una historia de dolor y amor, le venden a su público antichavista la redención de una doncella para ocultar la tragedia que significa el fracaso estruendoso de la escalada golpista más larga de la historia venezolana, la luz al final del túnel de “humillaciones y privaciones” que RCTV acostumbró a mostrar a su público consumidor de ilusiones.
La mayoría de los 105 mil venezolanos, que deben pagar la calefacción encarecida en plena ola de frío por aquella izquierda ambidiestra, no han experimentado tal redención, sino que les ha tocado enfrentar la vida privatizada que se ha impuesto en una sociedad donde el Estado de Bienestar es una anécdota. Para centrar esa vida “en la salud y la alimentación” se debe entregar la fuerza de trabajo a una clase que acumula y desposee, un empresariado que, sin sanciones ni bloqueo, solo ofrece contratos precarios y pocas oportunidades de puesto fijo a sus jóvenes.
Dice el medio Vanitatis que Lilian Adriana y su hermana “han revolucionado Madrid con su estilo de vida, su dieta Tarzán y su pasión por el deporte”, pero las noticias muestran que lo que revoluciona a la gente pobre en España es un camión de comida. Agrega la doncella que “Su nueva vida, lejos de su Caracas natal, se parece cada vez más a la que un día tuvieron en Venezuela” y es así, todo el dinero que han ostentado de este lado del charco también lo ostentan de aquel lado.
El “equilibrio completo entre la mente, el cuerpo y el espíritu” que promueven es un privilegio, no lo viven las familias venezolanas acosadas por el bloqueo y las sanciones, tampoco lo vive la mayoría de los precarizados en la madrastra patria.
Juan Gerardo Antonio I: Rey eterno derrotado pero con corona
El sudor que le cuesta a la “prensa libre”, pero contratada por Elliot Abahms, tratar de vender a Juan Gerardo Antonio I como un campeón sin corona traspasa las pantallas, lo presentan como alguien cuyo esfuerzo no es reconocido por la opresión de la “dictadura” sobre las mayorías. Sin embargo, el asalto sostenido y la violencia provocada en los últimos dos años sí son reconocidos como el daño más grave a la patria y a la política nacional en los últimos años, hasta por los mismos antichavistas.
Los mimos al interino por parte de la clase política y la prensa española son infinitos, en 2020 el PP, con apoyo de sus esquejes Ciudadanos y Vox, lo tildaron de “héroe de la democracia” y “legítimo presidente de Venezuela” tras patrocinar el llamado delcygate en contra del gobierno “ultraizquierdista, proetarra y separatista quiere convertir a la España única e indivisible en un régimen bolivariano”.
En enero de ese año el exdiputado realizó una “gira internacional” en la que la prensa que ya sabemos dijo que miles de venezolanos que se agolparon en la Puerta del Sol. No mintieron, fueron cinco mil personas, la mitad del aforo del Estadio Universitario de Caracas.
Por su parte, Pedro Sánchez se ha convertido en un tropezador serial con respecto a Venezuela, intentó evitar un tropiezo al no recibir a Guaidó en la Moncloa en enero de 2020, pero ya había rodado aparatosamente cuando en febrero de 2019 se atrevió a darle un ultimátum de ocho días al presidente Maduro para que convocara elecciones. Tropezó de nuevo cuando, luego de esos ocho días, cedió a la presión de Washington y la derecha española reconociéndolo como presidente encargado y prometiendo no dar un paso atrás.
Pero no dio un paso, tropezó y rodó hacia atrás el pasado 8 de enero cuando su gobierno declaró que consideraba a como uno de los “representantes de la Asamblea Nacional saliente” evitando referirse a Juan Gerardo Antonio I como presidente interino y precisar su postura oficial al respecto.
De esa manera Sánchez corona por su fracaso al exdiputado, convalidando así el desfalco y entrega de Citgo a Crystallex, el desvalijamiento de Monómeros en Colombia y el estrangulamiento a las numerosas grandes empresas españolas que operan en Venezuela. Han costado vidas sus tropiezos:
El “líder”, que es secretario general para unas cosas, pero presidente de gobierno para otras, pasa a militar en la antipolítica bendiciendo los lazos del narcoterrorismo colombiano con factores políticos del antichavismo dentro y fuera del territorio nacional, imponiendo trabas a cualquier opción pacífica para el futuro de Venezuela.
No puede quedar fuera de esta trama adictiva, pero por lo burlesca, la presidenta de la Comunidad de Madrid, Isabel Díaz Ayuso (PP), cuya gestión destinó poco más de 2 mil euros para alojar y mantener al interino y su comitiva durante la visita a la región de aquel enero de 2020. Dice el reportaje de El Plural que reservó para todos ellos el centro de reuniones de Santillana, a pesar de que no era una reunión entre ambas instituciones, sino una visita de carácter personal (+facturas).
Como detalle curioso, el balance anual muestra un gasto de mil 400 euros en una copa de vino español, pero por otro lado destinó 72,75 euros a un desayuno institucional en reconocimiento a los profesores de la región.
La apuesta al fracaso de la clase política española no cesa. El pasado 7 de enero, la Fundación FAES del expresidente y genocida José María Aznar concedió su 10º Premio de la Libertad al “presidente encargado de Venezuela, Juan Guaidó” en pleno debate en la Unión Europea sobre su estatus (porque ese estatus lo definen ellos, no los venezolanos). El premio le fue otorgado “por prestigiar la causa democrática de Venezuela y concitar la solidaridad internacional con ella”. Además el co-responsable de un millón de muertes en Irak ha querido reconocer la “resistencia y respeto a la institucionalidad” de Guaidó. También hay comedia.
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No se trata entonces de que unos activistas políticos huyen del país con una mano adelante y la otra atrás, mucho menos de perseguidos por una dictadura malévola que los despelleja, sino de actores económicos que incursionaron en la política y que, a diferencia de 2002 cuando sufrieron pérdidas incontables al querer derrocar al chavismo del gobierno, esta vez lograron hacer del fracaso un negocio.
Como toda telenovela tiene los elementos para enganchar yonkis noveleros: Verdades que se desconocen, madrastras, hermanos gemelos, príncipes herederos, doncellas, reyezuelos y mucha, pero mucha intriga.
Aunque suene repetitivo, se trata de un proyecto económico, no político, no es el proyecto de un país, se trata del proyecto de una clase social.