La simulazione è la carta di presentazione di alcuni personaggi dediti alla sovversione dell’ordine sociale eletto per volontà propria ed espressa dalla stragrande maggioranza dei cubani: travestire l’intenzione politica camuffandola con inquietudine artistica; fingere una volontà di dialogo quando quello che si pretende è un monologo impositivo e squalificante e proclamare atteggiamenti indipendenti e spontanei nei quali si scoprono impegni servili e di sottomissione.
In questo profilo si piazzano alcune delle teste e delle voci visibili e udibili nel /reality show/ che si è svolto la mattina di mercoledì 27, davanti al Ministero di Cultura. Se volevano affrontare seriamente problemi relazionati con l’arte, la cultura e il funzionamento istituzionale in questo settore, perché negarsi?
Sono stato testimone negli ultimi tempi di dibattiti molto accesi, complessi e difficili tra artisti, intellettuali e gestori culturali nei quali più di una volta sono affiorati disaccordi e divergenze.
Ho assistito a manifestazioni artistiche gravide di proposte critiche e anche iper critiche, attorno alla realtà nazionale ed ho constatato come, con approssimazioni costruttive e analisi non esenti da passioni, sono state canalizzate inquietudini e legittimi dissensi.
M stavolta non si è trattato di questo, così come non l’ho osservato tra alcuni dei manipolatori e dei pescatori del fiume agitato in quello che è avvenuto lo scorso 27 novembre.
La tonica del confronto era cantata di prima mano e le udienze alle quali doveva giungere lo spettacolo erano state predeterminate.
Contro la Rivoluzione tutto. Con la Rivoluzione niente.
Zero dialogo, posizione di forza. Frasi topiche, luoghi comuni.
E poi un montaggio : la convocazione dei media finanziati dalle agenzie e dalle entità statunitensi e le loro triangolazioni, le trasmissioni dirette per le reti in tempo reale dal luogo dei fatti e il maltrattamento mediatico del Ministro e dei funzionari, la violazione della privacy della comunicazione tra interlocutori e provocatori.
Tutto per creare un’atmosfera artificiale e di caos, intolleranza e ingovernabilità, replicata da media nemici, uniti, che aveva preparato in anticipo una specie di tavola rotonda internazionale pronta per essere consumata come cibo spazzatura, più fuori che dentro, utilizzata in scenari internazionali.
Acutamente Silvio Rodríguez ha smontato la falsità dell’episodio.
«Ho cercato di vedere il video citato dei funzionari di cultura che aggredivano gli artisti ma non ci sono riuscito. Ne ho visto uno in cui il viceministro Fernando Rojas li invitava varie volte a passare nel Ministero; poi c’era una grande confusione, si sentiva gridare e c’era un ragazzo che diceva che c’erano poliziotti con le pistole, che però non si sono visti nei due siti web dell’opposizione.
Per vedere i video chiedono che si ammettano i cookies. Se vogliono diffondere tanto la presunta ingiustizia dovrebbero dare facilità, no?
La simulazione è naufragata.
Dalla cultura una delle nostre forze più grandi, sarà impossibile prendere a calci l’asse del sistema politico che abbiamo adottat0 liberamente.