È sorprendente come date che hanno un significato speciale nell’immaginario collettivo continuino ad essere usate per cercare di inquinare la nostra memoria. Ci deve essere un limite alla mancanza di legalità, responsabilità e decoro con cui alcuni vogliono gestire gli eventi della nazione.
Gli ultimi eventi davanti al Ministero della Cultura non sono un’espressione della violenza del nostro stato contro i giovani con una posizione critica, che vogliono dialogare, anche se è così che i media antirivoluzionari lo presentano. Invece, gli eventi manifestano l’agenda di un gruppo che, sebbene usi il dialogo come facciata mediatica, in realtà assume un atteggiamento francamente sabotatore nei suoi confronti. Il dialogo, in questo caso particolare, non è stata l’intenzione della messa in scena che abbiamo visto.
Si tratta piuttosto di un assedio ingiustificato a un’istituzione cubana (e ai suoi lavoratori) che ha creato le condizioni per rendere possibile il dialogo. Si inscrive, con un carattere marcatamente provocatorio, in una dinamica di eventi che negli ultimi tempi sono stati capitalizzati da noti agenti al servizio del governo uscente degli Stati Uniti per la destabilizzazione del paese, e il dispiegamento di un colpo di stato per il cambiamento politico a Cuba.
Due aspetti dimostrano l’opportunismo con cui è stata proiettata la provocazione. In primo luogo, stiamo affrontando il momento più difficile dall’inizio della pandemia a causa del numero di infezioni giornaliere, mentre lo Stato cubano sta facendo sforzi encomiabili per salvare vite umane, per creare un vaccino che ci permetta di essere immunizzati il più presto possibile e per portare avanti, allo stesso tempo, un processo di ordine che era necessario, ma che crea un contesto socioeconomico complesso.
In secondo luogo, si tratta di atti di provocazione che potrebbero complicare ulteriormente lo scenario delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti, proprio nel momento in cui nel paese vicino si è appena insediato un presidente che ha dichiarato l’intenzione di rivedere lo stato attuale delle politiche aggressive della precedente amministrazione, volte ad aggravare il blocco economico, la violenza genocida perpetrata dalle stesse persone che pagano alcuni dei protagonisti della provocazione che abbiamo appena visto.
Vi invitiamo a soppesare tutte queste questioni fondamentali e a pensare alla violenza che si scatenerebbe contro il nostro popolo se permettessimo che si realizzino i piani di coloro che vogliono destabilizzare il paese, assumendo posizioni di tale irresponsabilità in un momento come questo.
Siamo anche di fronte a eventi che hanno un’importante connotazione simbolica; non possiamo ignorare il fatto che sono avvenuti il 27 gennaio, la vigilia di un altro anniversario della nascita del nostro Apostolo. È sorprendente come date che hanno un significato speciale nell’immaginario collettivo continuino ad essere usate per cercare di colonizzare la nostra memoria. Ci deve essere un limite alla mancanza di legalità, responsabilità e decoro con cui alcuni vogliono occuparsi degli affari della nazione.
Fonte: www.granma.cu
Traduzione: ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA-CUBA