Il Palazzo della Rivoluzione ha aperto di nuovo le porte, lunedì 8 febbraio, a più di una ventina di intellettuali e artisti che tutti i mesi si riuniscono con il presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, per dare continuità agli accordi del IX Congresso della UNEAC, realizzato alla fine del 2019.
In questo incontro –al quale hanno partecipato il primo ministro Manuel Marrero Cruz e il titolare di Cultura, Alpidio Alonso Grau–, è stata presentata una relazione con tutto quello che è stato fatto dalle associazioni della Uneac per mantenere vivo il suo ultimo congresso nel mezzo della pandemia che ha limitato tutte le interazioni, e si è svolto un positivo dibattito sulla cultura nazionale e sul’attacco che attualmente si realizza contro le istituzionalità del paese.
Il Capo di Stato ha dichiarato che: «Si colpisce la cultura perché è la stessa essenza della Rivoluzione e il proposito delle piattaforme colonizzatrici è distruggere la nostra identità con l’aspirazione di giungere a dominarci.
Ma nella storia di Cuba, salvo rare eccezioni, gli intellettuali e gli artisti sono stati con le cause più avanzate e per questo la Rivoluzione, ha reiterato, è stata cantata e raccontata dai suoi artisti».
Díaz-Canel ha risaltato l’unità dell’intellettualità cubana ed ha condannato i tentativi di mostrarla frammentata. Poi ha invitato a continuare a rendere visibile il dialogo che si fa ogni giorno dalle istituzioni.
Voci prestigiose hanno parlato dell’accompagnamento degli artista e degli intellettuali nelle istituzioni culturali del paese; della difesa della politica culturale che, anche se con errori ha permesso un’esplosione artistica dal trionfo della Rivoluzione ad oggi, e del carattere sempre critico dell’arte cubana, raccolta intorno precisamente alle istituzionalità, grazie al dialogo permanente.
Il mandatario ha chiesto più agilità nelle trasformazioni necessarie in varie istituzioni della cultura, che sono state reclamo legittimo, una miglior articolazione tra i pareri scientifici, in questo caso come le scienze sociali e un maggior studio della Costituzione già dal sistema dell’educazione.
Per più di due ore intellettuali e artisti hanno parlato con il Presidente di diversi temi. Prima di tutto hanno discusso sul linciaggio mediatico verso coloro che difendono la Rivoluzione nelle reti sociali e negli spazi pubblici; del coraggio di chi insiste a farlo nonostante i costi; della necessità di rinforzare le nostre organizzazioni, alcune ancora anchilosate in vecchi schemi e anteporre il patrimonio culturale della nazione allo scenario apocalittico che si pretende crearle intorno.
Il discorso sempre rivoluzionario dell’intellettualità cubana è tornato ad avere la sede nella Presidenza della Repubblica, in un esercizio abituale con il mandatario che nel dicembre del 2019 aveva convocato la UNEAC ad essere più attiva nelle sue basi e a lottare «contro i mulini a vento, tanto antichi quanto dannosi».