TANTO MENO VENDUTA
Usare il significato del suo retaggio nella storia cubana e nella vita quotidiana del suo popolo, e distorcerlo, è stata una strategia vecchia quanto i desideri del vicino del nord.
Gladys Leidys Ramos López
Diafana, irradiava più luce del raggio di sole che veniva dalla finestra e illuminava il centro del suo petto. Anche se era un piccolo busto alla fine dell’aula, vicino al murale dei pionieri, l’ho visto grande, come tutta quella primo dell’anno 2000.
A quel tempo, nessuno di noi capiva ancora la storia di Cuba e dei suoi figli, ma tutti conoscevamo José Martí. Anche, quasi senza saper leggere, abbiamo imparato i suoi versi e apprezzato l’immensità della sua penna.
Quando è stato il nostro turno di crescere e andarcene, abbiamo lasciato la sua immagine proprio lì, con la stessa luce con cui ci ha ricevuto, affinché i prossimi privilegiati potessero ammirarlo, ma ci è rimasta la morale delle sue opere e la sensibilità che ancora professano.
Chi ha conosciuto l’uomo, mente dell’assalto della Caserma Moncada, amante della sua patria fino al punto di vivere nel mostro e scuoterlo per liberarlo; e chi ha saputo anche del suo affetto incondizionato per sua madre e suo figlio, ancor più da lontano, non può permettersi di non venerarlo e, tanto meno, di lasciarlo offendere.
Usare il significato del suo lignaggio nella storia cubana e nella vita quotidiana del suo popolo, e travisarlo, è stata una strategia vecchia quanto il desiderio del vicino del nord di impadronirsi di questo arcipelago ribelle delle Antille. Forse perché gli attori della guerra non convenzionale contro Cuba credono che i simboli di libertà e sovranità che rappresentano questa terra possano essere corrotti. Si sbagliano.
I membri della farsa di San Isidro si sono sbagliati quando, proclamandosi seguaci dell’ideologia di Marti, hanno utilizzato una poesia dell’Apostolo dedicata alla loro patria, nel mezzo di un concerto del 28 gennaio, con la partecipazione di membri del gruppo sovversivo 27 n, per diffondere il loro “interesse per un paese più libero”.
Ma una cosa che hanno ottenuto con Dos Patrias, che lo usano come slogan, è stato ricordare ai cubani, i veri martiani, l’importanza di non vedere mai più Cuba sotto il potere di un’altra nazione, e quanto si debba continuare a fare in questo presente per conservare ciò che abbiamo.
Perché siamo capaci di avere autentici vaccini contro una pandemia che perseguita il mondo e perché, quando la crisi finanziaria mondiale si intensifica, la risposta del caimano dei Caraibi è di riordinare la nostra economia e dipendere dalle nostre risorse. Perché la notte di cui parla Martí nel suo poema non può venire di nuovo a Cuba.
Hanno scelto di decontestualizzare quella lettera del Maestro, perché ciò che più riflette è il suo desiderio di liberare il suo popolo dalla dominazione straniera, mentre si prepara all’esilio. Quindi, come potrebbe quel verso coincidere con una causa con comprovate intenzioni annessionistiche?
Annessionista, sì, perché la stessa persona che fa riferimento alla poesia nel concerto, Maikel Castillo Pérez (Osorbo), uno dei fantocci di San Isidro, non molto tempo fa ha ribadito questo interesse, e lo ha anche rivendicato attraverso le reti sociali.
E lo dimostrano, ancora e ancora, ogni volta che arrivano emissari a Cuba, come la cubana residente in Spagna, Carolina Barrero Ferrer, che è entrata nel territorio nazionale nel dicembre dell’anno scorso e ha mantenuto comunicazioni con Tania Bruguera, uno dei membri del movimento controrivoluzionario, poiché ha la chiara missione di favorire le azioni del gruppo.
La prova è nel loro attivismo durante la provocazione del 27 gennaio – va da sé perché quella data – davanti al Ministero della Cultura, dove era presente anche Osorbo, per chiedere un dialogo che loro stessi hanno sabotato quando hanno deciso di attaccare deliberatamente i simboli per i quali dicono di lottare.
Barrero Ferrer fu anche uno dei protagonisti, più tardi, nella realizzazione della lista di firme per chiedere le dimissioni del responsabile del Ministero della Cultura.
Allora: a chi o a cosa rispondono la farsa di San Isidro o il 27 N? Le motivazioni che promuovono sono davvero trasparenti e limpide? Perché hanno bisogno di intermediari come Carolina Barrero Ferrer, se godono dell’autonomia che predicano?
Sono domande che saltano in mente a chiunque e si rispondono anche da sole, anche se non hanno molta importanza. In ogni caso, la vera ideologia di Marti, quella che entra nel profondo dell’anima di questo popolo delle Antille, la apprezziamo tutti come rivoluzionari fin da bambini e la impariamo a scuola o in famiglia; la coltiviamo giorno per giorno e ci scorre nelle vene come il sangue stesso, sapendo che, per quanto attraente sia l’offerta, quella linfa ereditata non è in vendita.
Fonte: www.granma.cu
Traduzione: ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA-CUBA