Dal punto di vista del diritto internazionale, la recente scelta del governo venezolano di dichiarare persona non grata la rappresentante dell’Unione europea a Caracas, rientra nella categoria delle cosiddette ritorsioni, ovvero delle azioni in sé lecite (non esiste alcun obbligo stabilito dal diritto internazionale di intrattenere relazioni diplomatiche), ma politicamente estremamente pesanti e significative.
La ritorsione venezolana costituisce del resto la conseguenza di varie precedenti azioni dell’Unione europea da considerare invece illecite dal punto di vista del diritto internazionale, in quanto suscettibili di violarne vari principi fondamentali.
La politica dell’Unione europea nei confronti del Venezuela si caratterizza infatti da vari anni a questa parte per l’intento di imporre al Paese un governo non gradito alla maggioranza della popolazione, pretendendo di riconoscere unilateralmente presunti rappresentanti che godono di un consenso in realtà molto esiguo, come Guaidò, oggi apertamente rinnegato perfino dalla quasi totalità dell’opposizione venezolana, ma venerato come una sorta di Gandhi redivivo dal Parlamento europeo e dalla grande stampa del vecchio continente.
L’avversione dell’Unione europea verso il chavismo ha origini antiche. Nell’ultima fase tale tale posizione inaccettabile venne ribadita quando, con propria deliberazione adottata a maggioranza (Venezuela: Il Parlamento riconosce Guaidó, esorta l’UE a fare altrettanto | Attualità | Parlamento europeo (europa.eu)), il Parlamento europeo si associò, sostenendolo con forza, alla pari cogli Stati Uniti allora ancora governati da Donald Trump, all’autoproclamazione con intento golpista dello stesso Guaidò. Era il 31 gennaio 2019.
La politica ostile alle legittime autorità venezolane è continuata fino a tempi più recenti, colla dichiarazione del Consiglio dell’Unione del 31 gennaio scorso (Venezuela: Declaration by the High Representative on behalf of the European Union – Consilium (europa.eu)) che ancora una volta rifiutava di riconoscere la legittimità delle recenti elezioni politiche del 6 dicembre. Guaidò, ormai ridotto a cadavere politico in stato di avanzata putrefazione, continuava a campeggiare al centro della scena, ma ovviamente solo all’interno della distorta e fallace visione del mondo propria di qualche burocrate europeo totalmente fazioso e disinformato. Il Consiglio dell’Unione europea si ostina quindi a perseverare nella sua scellerata posizione, non riconoscendo, fra l’altro, gli enormi progressi realizzati dal governo di Nicolas Maduro sulla strada della riconciliazione nazionale con settori ormai più che consistenti e tendenzialmente maggioritari della stessa opposizione.
A tale presa di posizione è seguita l’adozione di sanzioni individuali nei confronti di altri 18 funzionari venezolani ritenuti dall’Unione europea, di concerto coll’amministrazione statunitense, responsabili dello svolgimento delle recenti elezioni politiche. In precedenza altri 43 funzionari venezolani erano stati vittima di analoghe sanzioni.
Vari Stati europei, sempre seguendo l’esempio statunitense, hanno altresì provveduto a stabilire limitazioni di varia natura nei confronti del Venezuela, coll’intento di impedirne lo sviluppo e di minarne la stabilità economica e sociale.
Una tale politica volta a forzare un altro Stato verso situazioni politiche non consone ai desideri della popolazione costituisce una grave violazione di principi fondamentali come quelli di non ingerenza e di autodeterminazione dei popoli.
Del pari tale politica sta violando in modo diretto e inaccettabile i diritti fondamentali della popolazione venezolana, impedendo anche, in questa fase di difficile lotta in tutto il mondo contro la pandemia COVID, l’acquisto dei vaccini e degli altri presidi sanitari destinati a contrastare l’espansione del contagio.
Violazioni di diritti umani fondamentali effettuate in maniera massiccia che hanno già spinto talune organizzazioni venezolane perla tutela dei diritti umani a presentare una denuncia contro le autorità statunitensi, per crimini contro l’umanità, alla Corte penale internazionale (Home (icc-cpi.int)).
Si fa un gran parlare di Europa di questi tempi. Ma evidente che un’Europa di questo genere che si accanisce contro il legittimo percorso politico di un popolo in lotta per il proprio avvenire, è un’Europa preda dei propri retaggi e fantasmi coloniali. Un’Europa che, in aperta violazione delle proprie leggi fondamentali disconosce il diritto internazionale e della quale, come cittadini europei, ci vergogniamo profondamente e che non serve davvero a niente e a nessuno se non alle solite élite privilegiate che si illudono di poter continuare a dominare li pianeta.