Atilio Borón www.cubadebate.cu
Quando nell’aprile 2018 Lula è stato condannato al carcere dal giudice Moro, Vargas Llosa lo ha elogiato nella sua nota pubblicata su El País di Madrid (e riprodotta in centinaia di giornali della regione) “come modello esemplare per il resto del pianeta”.
Il romanziere ha ignorato le grossolane violazioni del giusto processo denunciate da numerosi osservatori. Come i trogloditi argentini, anche lui crede che il “lawfare” sia un “verso” della sinistra. Ma come ha affermato davanti al Comitato per i Diritti Umani dell’ONU, nel 2016, uno dei più eminenti giuristi del Brasile, Afrânio Silva Jardim, nel processo a Lula prima “hanno selezionato il ‘criminale’ e ora stanno cercando il crimine”. Argentine/i, vi suona familiare? Non hanno trovato il delitto ma Moro lo ha inventato e Lula è stato condannato a nove anni e mezzo di prigione. E da noi lo stesso?
La stampa egemonica dell’intera regione ha applaudito la violazione dello Stato di Diritto in atto in Brasile. In Argentina, i flagranti atti di “lawfare” commessi da Moro sono stati celebrati con grandi applausi dalla destra e dai suoi rappresentanti politici e intellettuali, in un accelerato processo di fascistizzazione. Atti che sono stati riprodotti quasi all’infinito dalla Giustizia Federale di questo paese in una fraterna competizione con i corrotti giudici e pubblici ministeri del Brasile per vedere chi calpestava, con più ferocia, le norme più elementari del diritto. Tutto sembrava andare bene poche ore fa, il giudice Edson Fachin, della Corte Suprema del Brasile, ha annullato tutte le condanne per corruzione nei confronti dell’ex presidente nel caso Lava Jato e ha ordinato di riprendere le indagini in altre giurisdizioni, a causa di una presunta parzialità della Procura e dell’ex giudice ed ex ministro Sergio Moro.
Questo, come ciò che è consueto in Argentina, aveva l’abitudine di combinare col pubblico ministero di turno la forma e la direzione che l’indagine penale avrebbe dovuto prendere per garantire la condanna di Lula. Ora, molto probabilmente il tanto ammirato Moro finirà in prigione. I venti che hanno riparato un’ingiustizia in Brasile raggiungeranno prima di quanto si supponga queste terre. Il Brasile respira, l’Argentina pure.
Lula absuelto
Por: Atilio Borón
Cuando en Abril 2018 Lula fue condenado a la cárcel por el juez Moro, Vargas Llosa lo exaltó en su nota publicada en El País de Madrid (y reproducida en centenares de diarios de la región) “como modelo ejemplar para el resto del planeta”.
El novelista hizo caso omiso de las groseras violaciones al debido proceso que habían sido denunciadas por numerosos observadores. Al igual que los trogloditas argentinos, él también cree que el “lawfare” es un “verso” de la izquierda. Pero como lo afirmó ante el Comité de Derechos Humanos de la ONU, en 2016, uno de los más eminentes juristas de Brasil, Afrânio Silva Jardim, en el juicio a Lula primero “seleccionaron al ‘criminal’ y ahora están buscándole el crimen”. Argentinas/os, ¿les suena familiar? No encontraron el crimen pero Moro lo inventó y Lula fue condenado a nueve años y medio de cárcel. ¿Y por casa cómo andamos?
La prensa hegemónica de toda la región aplaudió la violación del Estado de Derecho que estaba en curso en Brasil. En la Argentina los flagrantes actos de “lawfare” cometidos por Moro eran celebrados con grandes aplausos por la derecha y sus representantes políticos e intelectuales, en acelerado proceso de fascistización. Actos que eran reproducidos casi ad infinitum por la Justicia Federal de este país en una fraternal competencia con los corruptos jueces y fiscales de Brasil para ver quiénes pisoteaban con más ferocidad las normas más elementales del derecho. Todo parecía ir bien hace unas pocas horas el juez Edson Fachin, del Supremo Tribunal de Brasil, anuló todas las condenas por corrupción contra el expresidente dentro del caso Lava Jato y, ordenó comenzar nuevamente la investigación en otros fueros, debido a la supuesta parcialidad de la Fiscalía y del exjuez y exministro Sergio Moro.
Éste, al igual de lo que es habitual en la Argentina, tenía la costumbre de combinar con el fiscal de turno la forma y la dirección que debía tomar la investigación criminal para asegurar la condena de Lula. Ahora, lo más probable es que el tan admirado Moro termine él mismo en la cárcel. Los vientos que repararon una injusticia en Brasil llegarán más pronto de lo que se suponía a estas tierras. Brasil respira, Argentina también.
Nota della difesa sull’annullamento del procedimento di Moro contro Lula
Nota di Cristiano Zanin Martins e Valeska Teixeira Martins sulla decisione del ministro Edson Fachin:
Riceviamo con serenità la decisione resa in data odierna dal ministro Edson Fachin che ha accettato l’habeas corpus che abbiamo depositato il 03.11.2020 riconoscendo l’incompetenza del 13° Tribunale Penale Federale di Curitiba ad esaminare le 4 accuse che furono depositate dall’estinta “task force” contro l’ex presidente Lula (HC 193.726) – e, di conseguenza, annullando gli atti decisionali relativi al procedimento che fu impropriamente instaurato sulla base di queste accuse.
L’incompetenza del Tribunale Federale di Curitiba a giudicare le accuse improprie mosse all’ex presidente Lula è stata da noi sostenuta fin dalla comparsa che abbiamo presentato nel procedimento, nel 2016. Questo perché le assurde accuse mosse all’ex presidente dalla “task force” di Curitiba non hanno mai indicato alcuna relazione concreta con gli atti illeciti avvenuti in Petrobras, che hanno giustificato l’esercizio della giurisdizione del XIII Tribunale Federale di Curitiba da parte del Plenum della Corte Suprema nel giudizio sulla questione preliminare nell’Inchiesta 4.130.
Per più di 5 anni abbiamo interpellato tutte le istanze della magistratura per far riconoscere la mancanza di competenza del 13° Tribunale penale federale di Curitiba a decidere sulle indagini o sulle denunce formulate dalla “task force” di Curitiba. Nel 2016, abbiamo anche denunciato al Comitato dei diritti umani dell’ONU la violazione insanabile delle garanzie fondamentali dell’ex presidente Lula, anche a causa del mancato rispetto del diritto al giudice naturale – cioè del diritto di ogni cittadino ad essere giudicato da un giudice la cui competenza è stabilita in precedenza dalla legge.
In questa lunga traiettoria, nonostante tutte le prove di innocenza che abbiamo presentato, l’ex presidente Lula è stato ingiustamente imprigionato, ha avuto i suoi diritti politici indebitamente aboliti e i suoi beni bloccati. Abbiamo sempre dimostrato che tutte queste condotte derivavano dalla collusione tra l’allora giudice Sergio Moro e i membri della “task force” di Curitiba, come confermato dal materiale a cui abbiamo avuto accesso anche con l’autorizzazione del Tribunale Federale e che abbiamo allegato alla Denuncia n. 43.007/PR.
Pertanto, la decisione che oggi afferma l’incompetenza del Tribunale Federale di Curitiba riconosce che da sempre abbiamo avuto ragione in questa lunga battaglia legale, in cui non abbiamo mai dovuto cambiare le nostre motivazioni per dimostrare la nullità dei processi e l’innocenza dell’ex presidente Lula e il lawfare (guerra mediante strumenti giuridici) che si stava praticando contro di lui.
La decisione, quindi, è in linea con tutto ciò che abbiamo sostenuto per più di 5 anni nei processi. Ma non ha il potere di riparare i danni irreparabili causati dall’ex giudice Sergio Moro e dai procuratori della “lava jato” all’ex presidente Lula, al sistema giudiziario e allo Stato democratico di diritto.
Cristiano Zanin Martins/Valeska Teixeira Zanin Martins