Aidan O’Brien, Insternationalist 360°,
Dieci presidenti USA, [1] 20 direttori della CIA, [2] e 56 anni di azione segreta [3] hanno rovinato i poveri del Brasile e aperto la strada all’elezione di Jair Bolsonaro. Covid-19, omicidi, cristianesimo evangelico, criminalità, distruzione ambientale, droga, baraccopoli, disuguaglianza, corruzione, non importa cosa si sceglie, il Brasile è leader mondiale in tutto e altro ancora.
Col Partito dei Lavoratori in declino, una piccola minoranza domina l’economia del Paese. Circa l’1% della popolazione, ovvero 1,5 milioni di persone, controlla il 47% di tutti gli immobili . [4] Il tasso di povertà del Brasile si attesta intorno al 20%, cosa con cui il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, non ha problemi.
I pericoli delle iniziative di privatizzazione su larga scala sotto Bolsonaro erano evidenti quando la città amazzonica di Manaus rimase senza ossigeno per aiutare i pazienti COVID-19. Anche quando un’azienda privata informò il governo che non poteva rifornire la città, il governo non fece nulla, affermando, contro ogni evidenza scientifica, che la cura precoce per il COVID-19 non funzionava.
La proprietà di armi nel frattempo è aumentata da quando Bolsonaro è in carica dal 2019, esplodendo nel 2020. [5] È la legge della giungla, che Bolsonaro è impegnato a bruciare. È il neoliberismo tropicale. Niente è sacro, men che meno la vita della gente comune.
Bolsonaro ha messo l’economia nelle mani di una squadra di “ragazzi di Chicago”, discepoli del cosiddetto teorico del “libero mercato” Milton Friedman. [6] Il leader di tale squadra, il ministro dell’Economia Paulo Guedes, un ex-banchiere, si è laureato all’Università di Chicago dove ha studiava con Friedman. Ha nominato altri laureati di Chicago ai vertici, tra cui Joaquim Levy a gestire un’importante banca statale, Rubem Novaes un’altra e Roberto Castello Branco il gigante petrolifero Petrorbras. [7] Lo stesso Guedes viveva nel Cile di Augusto Pinochet e quello che vedeva gli piaceva. Il suo piano per il Brasile è ridurre tasse, pensioni e governo. In altre parole, vuole che i ricchi al vertice possiedano ancora di più in Brasile.
Il Brasile iniziò a modernizzarsi nel 1930. La centralizzazione dello Stato brasiliano seguì la “ribellione dei tenenti”. Costruire e rafforzare la nazione divenne la regola. Ciò includeva la mobilitazione delle masse. Significava industrializzazione e sviluppo. Tutto sotto la vigile guida del governo brasiliano. Il leader di questo coraggioso nuovo Brasile era Getúlio Vargas (1882-1954). Questo dittatore benevolo scatenò il potere dello Stato. Rompendo col semi-feudalesimo della Prima Repubblica del Brasile (1889-1930), Vargas politicizzò la classe operaia brasiliana. E quindi sovvertì il potere tradizionale della minuscola minoranza che possedeva tutto. E sviluppando le risorse naturali del Brasile per il bene del Brasile (Vargas creò la Petrobras, la compagnia petrolifera di proprietà dello Stato, nel 1953), sovvertì i “mercati esteri e gli investitori stranieri”, che dominavano il Brasile dal XVI secolo. Come sappiamo che sovvertì l’aristocrazia locale e gli imperialisti globali? Perché Vargas lo disse nella sua nota prima del suicidio nel 1954: “Ancora una volta le forze e gli interessi che lavorano contro il popolo si sono riorganizzati e mi assaltano… La campagna clandestina dei gruppi internazionali si è unita a quella dei gruppi nazionali che lavorano contro la politica del pieno impiego. La legge sui profitti in eccesso è stata bloccata al Congresso. Si scatena l’odio contro la giusta revisione del salario minimo. Volevo portare la libertà nazionale nell’uso delle nostre risorse per mezzo di Petrobras; questo era appena iniziato a funzionare quando l’ondata di agitazioni si gonfiò…” [8] Come possiamo fidarci delle sue parole? Perché dinamica o dialettica descriveno perfettamente i decenni che seguirono il suo suicidio. Il tempo gli ha dato ragione.
I presidenti che succedettero a Vargas, Juscelino Kubitschek (1956-61) e João Goulart (1961-64), continuarono il progetto avviato da Vargas: la costruzione di un’economia brasiliana guidata dallo Stato popolare. Tuttavia, una campagna clandestina di gruppi internazionali e nazionali mise una drammatica fine a questo progetto col famigerato colpo di Stato del 1964.
La dimensione nazionale del colpo di Stato che pose fine alla visione di Vargas, noto come “padre dei poveri”, coinvolse le azioni palesi dei militari brasiliani. E la dimensione internazionale coinvolse le attività segrete del governo USA, principale istigatore del colpo di Stato.
Washington, DC aveva un nome in codice per la rimozione di João Goulart, “Operazione Brother Sam”, ed era pronta a invadere se il colpo di Stato non fosse andato secondo i piani. Le navi da guerra USA (ad esempio, la portaerei USS Forrestal ) furono inviate in Brasile per dare assistenza, se necessario. La Central Intelligence Agency (CIA) fu l’architetto dell’operazione. Finanziò e riunì l’opposizione interna al nazionalismo popolare di Goulart. Un milione di dollari fu dato all’American Institute for Free Labour Development (AIFLD), finanziato da USAID dell’AFL-CIO, che istruì leader sindacali su come organizzare scioperi e manifestazioni contro Goulart. [9] In seguito, la CIA, sotto la copertura dell’Office of Public Safety (OPS) dell’USAID, intensificò l’addestramento della polizia brasiliana, che avviò l’Operazione Bandeirantes, precursore del programma Phoenix il cui obiettivo era rastrellare e torturare i dissidenti di sinistra. [10] Le case automobilistiche straniere collaborarono con la nuova giunta militare aiutando a identificare i “sovversivi” sui loro libri, che furono arrestati o detenuti con Bandeirantes.
Lincoln Gordon, l’ambasciatore USA in Brasile dal 1961 al 1966, affermò che il colpo di Stato del 1964 fu “la vittoria decisiva della libertà a metà del XX secolo”. [11] Libertà per gli interessi delle élite statunitensi cioè, e quella delle corporazioni statunitensi e di una minoranza di brasiliani che monopolizzarono la maggior parte della ricchezza. Nel pieno della Guerra Fredda, Washington non voleva un’altra Cuba o un’altra Cina. Considerava l’agenda popolare di Vargas e dei suoi successori minaccia al suo elitarismo globale, nonché al continuo accesso a petrolio, minerali e ad altre risorse naturali del Brasile.
Agendo come in Brasile, gli Stati Uniti, in effetti, conservarono direttamente le relazioni sociali semi-feudali che Vargas cercava di modernizzare. Era il segnale che gli investitori stranieri e creditori aspettavano. Il denaro straniero entrò in Brasile dal 1964, mentre operai e contadini brasiliani erano ancora una volta intrappolati nel Paese costretti ad accettare salari più bassi e peggiori condizioni di lavoro. Agli occhi della minoranza d’élite sostenuta dagli Stati Uniti dentro (e fuori) il Brasile fu un “miracolo economico”. Non importa che, secondo la Commissione sulla Verità Nazionale, che pubblicò un rapporto nel 2014, 8000 indigeni e almeno 434 dissidenti politici furono uccisi durante il governo militare .
Oggi, quando Jair Bolsonaro celebra il colpo di Stato del 1964, celebra la visione plutocratica statunitense del Brasile. Rifiuta la sovranità brasiliana e fa rivivere la Dottrina di Sicurezza Nazionale che gli Stati Uniti esportarono in Brasile durante la Guerra Fredda, dottrina che indica il “nemico interno” (politica della classe lavoratrice o ambientale o dei senza terra o indiani). In breve, celebra la dottrina che criminalizza le relazioni sociali moderne e istituzionalizza le relazioni sociali semifeudali.
Dopo la seconda guerra mondiale, tal dottrina fu trasmessa dagli Stati Uniti al Brasile tramite college militari e l’US School of the Americas, ora chiamata Western Hemisphere Institute for Security Cooperation. E il suo scopo era tutt’altro che la “sicurezza nazionale” del Brasile. Al contrario, era volta a garantire gli interessi economici e geopolitici degli Stati Uniti e del loro collegio elettorale in Brasile, la piccola minoranza che possedeva tutto. [12]
Il principale pianificatore della Guerra Fredda di Washington, DC, George F. Kennan, riassunse succintamente l’idea alla base della dottrina (e quindi delineò il futuro del Brasile) nel 1950, quando scriveva sull’America Latina: “La risposta finale potrebbe essere spiacevole, [dittatura militare, estrema disuguaglianza, ma] non dovremmo esitare davanti la repressione della polizia da parte del governo. Questo non è vergognoso, dato che i comunisti [politici popolari e nazionalisti] sono essenzialmente traditori […] È meglio avere un regime forte al potere che un governo liberale se è indulgente, rilassato e penetrato dai comunisti [nazionalisti socialmente progressisti]”. [13]
Considerando il colpo di Stato del 1964 “colpo trionfante al comunismo”, Bolsonaro servì direttamente il governo militare in Brasile alla fine degli anni ’70 come capitano dell’esercito. I suoi superiori affermarono che “aveva un’ambizione aggressiva” anche su “guadagni finanziari ed economici”, riferimento al tentativo di Bolsonaro di estrarre oro nello Stato di Bahia.
L’amministrazione Obama permise l’ascesa di Bolsonaro non condannando l’impeachment illegale nell’agosto 2016 di Dilma Rousseff del Partito dei lavoratori brasiliani, che in gioventù fu torturata dall’esercito brasiliano. [14] Rousseff fu accusata di manipolare illegalmente i conti del governo, ma le accuse erano politicizzate.
Il successore, Michel Temer, fu poi arrestato con accuse motivate che includevano l’accettazione di una tangente da 1 milione di dollari in cambio dell’aggiudicazione a tre società del contratto di costruzione di una centrale nucleare. [15] Il giorno dopo l’impeachment di Rousseff, il capo del Comitato per le relazioni estere del Senato brasiliano, Aloysio Nunes, andò negli Stati Uniti incontrando Thomas Shannon, sottosegretario di Stato per gli affari politici, che sostene il colpo di Stato de facto che pose fine a quello che la Banca Mondiale definì il “decennio d’oro” del Brasile col governo del Partito dei Lavoratori, durante il quale milioni di persone furono tolte dalla povertà. [16]
Bolsonaro continua il grande sconvolgimento del Brasile, senza mai nascondere la sua fedeltà agli USA
Né nasconde il disprezzo per il Brasile che Vargas e successori cercarono di costruire. Nel marzo 2019, dopo essere diventato presidente brasiliano, come omaggio e atto di obbedienza, visitò la sede della CIA, artefice del colpo di Stato del 1964.
Nell’agosto 2019, Bolsonaro dichiarò l’intenzione, entro il 2022, di privatizzare completamente la maggiore eredità di Vargas, Petrobras, la compagnia petrolifera statale.
C’è un’altra dottrina statunitense che racchiude il Brasile post-1964 e in particolare il Brasile di Bolsonaro: la dottrina del conflitto a bassa intensità. Questa è “caratterizzata dai militari che assumono ruoli di polizia e la polizia si comporta come i militari”. [17]
Quando una minoranza possiede una quota sproporzionata di ricchezza, la tendenza è criminalizzare la maggioranza povera. La guerra di classe inizia a sembrare la guerra a bassa intensità. Dal colpo di Stato statunitense del 1964, il Brasile fu coinvolto nel conflitto a bassa intensità in cui, parafrasando il presidente Bolsonaro, persone muoiono come scarafaggi.
Dall’inizio del 21° secolo, più di 1000000 di persone furono uccise in Brasile. [18] Si può dire con certezza che quasi tutti erano poveri: “figli di Vargas”.
Note:
[1] Johnson, Nixon, Ford, Carter, Reagan, Bush1 Clinton, Bush2, Obama, Trump.
[2] Dulles, McCone, Raborn, Helms, Schlesinger, Colby, Bush, Turner, Casey, Webster, Gates, Woolsey, Deutch, Tenet, Goss, Hayden, Panetta, Petraeus, Brennan, Pompeo.
[3] 1964-2018.
[4] Lulu Garcia-Navarro, “For Brazil’s 1 Percenters The Land Stays In The Family Forever“, 25 agosto 2015
[5] Alicia Prager e Laís Martins, “Le esportazioni di armi da fuoco in Brasile aumentano con l’aumento della proprietà di armi sotto Bolsonaro”, 31 luglio 2020
[6] David Biller e Raymond Colitt, “Milton Friedman’s Brazil Moment: Band of Disciplines Take Charge“, Bloomberg News, 12 dicembre 2018.
[7] Biller e Colitt, “Milton Friedman’s Brazil Moment”.
[8] Getúlio Vargas “suicide note”, 24 agosto 1954, citato in Thayer Watkins, “Getulio Vargas and the Estado Nôvo”, San José State University Department of Economics
[9] Stephen G. Rabe, L’area più pericolosa del mondo: John F. Kennedy affronta la rivoluzione comunista in America Latina (Chapel Hill: The University of North Carolina Press, 1999), 69.
[10] Jeremy Kuzmarov, Modernizing Repression: Police Training and Nation Building in the American Century (Amherst, MA: University of Massachusetts Press, 2012), 225; Martha K. Huggins, Political Policing: The United States and Latin America (Durham, NC: Duke University Press, 1998).
[11] David Binder, “US Assembled a Force in 1964 For Possible Use in Brazil Coup”, 30 dicembre 1976; Le notizie di Dominion dalla base, “Il ruolo degli Stati Uniti nel 1964, il colpo di stato militare brasiliano rivelato: Archivio della sicurezza nazionale”, 6 aprile 2004; James G. Hershberg e Peter Kornbluh, “Brazil Marks 50th Anniversary of Military Coup”, 2 aprile 2014, The National Security Archive; Wright, Thomas C., America Latina nell’era della rivoluzione cubana (Westport, Conn: Praeger, 2001).
[12] Eduardo Munhoz Svartman, “Relazioni militari Brasile-Stati Uniti durante la guerra fredda: dinamiche politiche e trasferimenti di armi”, gennaio 2011
[13] George F. Kennan, 1950, citato in Anthony W. Pereira, “The US Role in the 1964 Coup in Brazil: A Reassessment”, Bulletin of Latin American Research , 2016
[14] Jeremy Kuzmarov, Obama’s Unending Wars: Fronting the Foreign Policy of the Permanent Warfare State (Atlanta: Clarity Press, 2019), 303.
[15] Anna Jean Kaier, “L’ex presidente del Brasile Michel Temer arrestato in indagini sulla corruzione“, The Guardian , 21 marzo 2019
[16] Kuzmarov, Obama’s Unending Wars, 303, 304.
[17] Joseph Nevins e Timothy Dunn, “Conflict of a Different Sort”, 31 ottobre 2008, NACLA Report
[18] Robert Muggah, “Il tasso di omicidi del Brasile finalmente è caduto – e di molto”, 22 aprile 2019
Aidan O’Brien lavora in un ospedale di Dublino, Irlanda. Durante una pausa lo scorso anno, visitò il Brasile e condusse ricerche nel Paese.
Traduzione di Alessandro Lattanzio