In Bolivia siamo alla resa dei conti. Alcuni dei principali esponenti del governo nato dopo il golpe contro Evo Morales realizzato con il sostegno determinante dell’Organizzazione degli Stati Americani sono chiamati a rispondere in tribunale della loro condotta.
La Procura ha emesso un mandato d’arresto nei confronti dell’ex presidente transitoria Jeanine Áñez e dei suoi ex ministri Arturo Murillo, Yerko Núñez, Álvaro Coímbra, Fernando López e Rodrigo Guzmán, quest’ultimo arrestato a Beni, nell’ambito delle indagini sul golpe del 2019.
Le accuse sono gravi: terrorismo, sedizione e associazione a delinquere.
Il mandato d’arresto stabilisce il rischio procedurale di fuga perché gli imputati hanno un flusso migratorio attivo, come stabilito nel certificato di immigrazione. Per gli ex esponenti del governo golpista sarebbe quindi facile lasciare il paese come evidenzia l’agenzia ABI.
La Procura boliviana precisa inoltre che esiste la possibilità che gli indagati ostacolino le indagini processuali visto che “”al momento il Pubblico Ministero non ha accumulato prove documentali relative al caso, come i registri con gli ordini del giorno, dove sono stabilite le circostanze e le persone che hanno partecipato direttamente e indirettamente alla riunione del 10 novembre 2019 in cui sono state chieste le dimissioni del presidente Evo Morales”.
Nel frattempo, Rodrigo Guzmán, ex ministro dell’Energia, è stato arrestato questo venerdì a Trinidad anch’egli per aver partecipato al “colpo di Stato”. L’ex autorità è stata avvicinata da tre persone, presumibilmente poliziotti, che lo hanno caricato su un veicolo a motore per portarlo all’aeroporto Jorge Henrich Araúz.
“Lo hanno intercettato in mezzo alla strada, tre ragazzi che non si sono nemmeno identificati, lo hanno messo su una macchina e se lo sono portato via, per fortuna la persona con cui era ha iniziato a seguirli, perché non avremmo saputo che lo hanno trasportato all’aeroporto”, ha spiegato sua moglie Dalia Lima a un media locale a Santa Cruz.
In un video caricato sui social network, Guzmán ha descritto il suo arresto come un rapimento e ha negato di aver ricevuto una convocazione a comparire nella città di La Paz. “Non sono mai stato avvisato, ma continueremo ad essere oppositori di questa dittatura”, ha affermato in un curioso tentativo di capovolgimento delle parti.
Gli esponenti di un governo golpista che bollano come dittatori i vincitori di una tornata elettorale limpida e democratica.