Tortilla Con Sal, Internationalist 360°
Analisi NSCAG del rapporto di Amnesty International “Silence at any Cost” (PDF).
Introduzione
La visione di Amnesty International è di un mondo in cui ogni persona gode di tutti i diritti umani sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani e in altri strumenti internazionali sui diritti umani. Gli articoli 22, 25, 26 e 27 vanno oltre i diritti civili e politici includendo una definizione molto ampia incorporando diritti sociali, economici e culturali.
L’articolo 30 recita: “Nulla in questa Dichiarazione può essere interpretato come implicante per alcuno Stato, gruppo o persona, alcun diritto di intraprendere o compiere un atto volto alla distruzione di uno qualsiasi dei diritti e libertà qui enunciati. Riferendosi a Stato, gruppo o persona, questo articolo rende molto chiaro che le violazioni dei diritti umani da parte di gruppi e persone vanno affrontate. Nel caso del Nicaragua, concentrandosi interamente su prove e accuse provenienti da fonti contrarie al governo, AI produsse rapporti prevenuti e politicizzati ignorando le violenze perpetrati dall’opposizione e i diritti economici, sociali e culturali sanciti nelle loro dichiarazioni di missione e visione.
Il rapporto di Amnesty International ha ripetutamente e costantemente criticato il governo nicaraguense, ignorando completamente i massicci risultati nell’affrontare questioni reali sui diritti umani come liduzione della povertà, miglioramento netto dei servizi sanitari e la lotta alla disuguaglianza di genere. I suoi resoconti servono solo a destabilizzare il Nicaragua e calpestare i diritti umani e la dignità della stragrande maggioranza dei nicaraguensi che vogliono vivere in pace e decidere sul proprio futuro. Abbiamo già riferito di rapporti viziati e distorti di Amnesty, e il suo ultimo rapporto, Silence at any Cost non fa eccezione. Come in passato, il rapporto ripete le affermazioni infondate dell’opposizione del Nicaragua, in gran parte basate su dicerie piuttosto che su prove concrete. Il rapporto fa riferimento a dichiarazioni rese da organizzazioni locali e ad interviste con esse, ma non indica cosa siano tali organizzazioni. Nonostante le affermazioni secondo cui non c’è libertà di espressione in Nicaragua, le organizzazioni di opposizione opera riunioni regolari in tutto il Paese (infatti, due dei loro capi, Felix Maradiaga e Miguel Mora, annunciavano pubblicamente la candidatura alla Presidenza. e molti altri manifestavano il loro interesse). Abbiamo quindi chiesto ad Amnesty con quali organizzazioni parla e non vediamo alcun motivo per cui non possa fornirci queste informazioni. Per quanto ne sappiamo, non parlò con nessuno dei sindacati del Nicaragua, né con alcun aderente dell’estesa rete di associazioni e cooperative nel Paese.
La prima pagina del rapporto ripete le vecchie accuse di Amnesty scondo cui “ad aprile e maggio 2018, le autorità usarono una forza eccessiva, sproporzionata e spesso non necessaria, attuando una strategia deliberatamente letale contro i manifestanti. Il rifiuto del governo di fermare la repressione nei mesi successivi continuò ad aumentare il numero di morti e feriti per mano di agenti statali e gruppi armati filogovernativi con legami col governo, aumentando l’indignazione sociale. Numerosi quartieri risposero alla strategia repressiva erigendo barricate e, a volte, utilizzando mortai artigianali per difendersi. In risposta, nel luglio 2018, Ortega annunciò l’”Operazione per la pace”, nota come “Operazione Pulizia”. Come sottolineano nel nostro rapporto Ignorare la verità, Amnesty ha costantemente ignorato le violenze perpetrate dai gruppi di opposizione nel 2018, violenza di cui soffrirono enormemente milioni di nicaraguensi. Le testimonianze di chi soffrì possono essere trovate qui (https://afgj.org/nicaragua-2018-uncensoring-the-truth). Sostenitori dell’opposizione coinvolti in rapimenti, torture e omicidi di persone comuni sostenitori dei sandinisti o dipendenti del governo, oltre a uccisioni e ferimenti di poliziotti. I manifestanti dell’opposizione distrussero o danneggiarono edifici e autoveicoli di autorità municipali, ministeri, scuole e persino asili, ospedali e centri sanitari, nonché centinaia di case private e aziende. Il costo stimato per l’economia del Nicaragua fu di quasi 1 miliardo di dollari con la perdita di 120000 posti di lavoro. Ignorare la verità include un caso di studio della regione che mostra come AI poteva fare una valutazione equilibrata delle violenze e chi la causasse. Mostra che, nel periodo simile a quello coperto dai rapporti di AI, metà dei decessi segnalati come legati alle proteste nella regione avevano altre cause, e dei decessi collegati alla protesta, tutti tranne uno erano il risultato delle violenze dell’opposizione. Ignorate la verità conclude che AI non riesce a stabilire completamente la tesi secondo cui esiste “una strategia di repressione indiscriminata”’ del governo nicaraguense. Le barricate a cui Amnesty si riferisce come messe su dai manifestanti per difendersi erano blocchi stradali posti dall’opposizione paralizzando il Paese per mesi. Crearono “zone vietate” nelle città e sulle principali autostrade del Paese senza l’ingresso di polizia e forze dell’ordine. Fornivano un mezzo per controllare la popolazione residente, soggetta a controllo della documentazione, estorsioni sistematiche, minacce e in molti casi rapine, violenze o addirittura rapimenti, stupri, torture e morte. In violazione del diritto alla libertà di movimento, il sistema di trasporto del Paese fu arrestato. E sui mortai artigianali, usate come armi di fortuna in quantità enormi: la loro produzione fu su scala industriale e il loro uso diffuso, come dimostra che 22 agenti di polizia furono uccisi e 401 feriti dao proiettili, a parte morti e feriti civili. Inoltre, c’era ampio uso dell’opposizione di fucili, fucili da caccia e persino armi pesanti come gli AK47, fatto mai ammesso da Amnesty International.
“Prigionieri politici”
Amnesty continua ad affermare, come faceva neo precedenti rapporti, che anche chi fu incarcerati per violenze e crimini nel 2018 lo fu per il loro “attivismo” e che la loro detenzione è “politicamente motivata”. Il rapporto afferma che “Nonostante l’impegno del governo, nel marzo 2019 a rilasciare i detenuti nel contesto delle proteste, si stima che a novembre 2020 ci siano ancora più di 100 di costoro in prigione”. Tale affermazione smentisce il fatto che i detenuti non sono prigionieri politici ma persone accusate di crimini violenti, ma la nota a piè di pagina di tale affermazione chiarisce che tale informazione proviene da un articolo di uno dei gruppi di opposizione del Nicaragua, l’Alleanza Civica. AI continua a sostenere che ci sono oltre 100 “prigionieri politici” in Nicaragua, nonostante le varie amnistie che il governo ha attuato, e ignorando che chi fu arrestato nel 2020 (molti dei quali amnistiati nel 2019) commisero reati gravi. Una caratteristica notevole del rapporto (come dei precedenti) è l’unico riferirsi alle “vittime” a presunti “prigionieri politici”; Amnesty e altri organismi per i “diritti umani” ignorano regolarmente le sofferenze delle numerose vittime delle violenza dell’opposizione, e anzi segnalano costantemente la situazione come se i “prigionieri politici” fossero ovviamente innocenti, ignorando i crimini commessi (compresi quelli dal 2018).
Condizioni carcerarie
Nella sezione relativa alle carceri, Amnesty afferma che non vi furono visite alle carceri da organizzazioni per i diritti umani dal 2010, basandosi su un rapporto del Centro nicaraguense per i diritti umani (CENIDH) i cui rapporti appaiono in numerose occasioni. Amnesty non menziona che dal 15 al 19 febbraio 2021, la consigliera carceraria della delegazione regionale per il Messico e l’America centrale del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), la signora María Noel Rodríguez Tochetti, visitò il Nicaragua per conoscere azioni e attività delle autorità nell’ambito del Sistema Penitenziario Nazionale. Durante la visita, vide le strutture del sistema carcerario di Modelo, Tipitapa, l’istituto carcerario femminile completo (EPIM, noto come La Esperanza), La Granja a Granada e la direzione dell’assistenza giudiziaria (DAJ) della polizia nazionale, per conoscere le attività svolte dai detenuti e il loro reinserimento nella società una volta scontata la pena, nell’ambito del mandato umanitario del CICR. La Signora Rodriguez inoltre informò sulla “Gestione carceraria con approccio ai diritti umani” a direttori, vicedirettori, ispettori, personale di controllo e sicurezza, Dipartimento medico, Scuola penitenziaria e Consulente legale del sistema carcerario, formazione fornita presso la Scuola penitenziaria, in collaborazione col personale penitenziario del Ministero dell’Interno. Una precedente visita del CICR avvenne nel gennaio 2019 con una visita ai prigionieri nelle carceri “La Modelo” e “La Esperanza” e alla direzione del supporto giudiziario “El Chipote”. Queste visite avevano lo scopo di rispondere ad alcune questioni umanitarie che potevano sorgere in relazione alla privazione della libertà e le conclusioni del CICR furono condivise con le autorità competenti. E nell’agosto 2019, il Ministero nicaraguense e il CICR firmarono un accordo di cooperazione per rafforzare la protezione e il rispetto dei diritti umani di tutti i prigionieri nel sistema penitenziario nazionale. Il rapporto di Amnesty indica anche la pandemia COVID-19 nelle carceri, ignorando il fatto che il Nicaragua, attraverso misure preventive rigorose e un modello sanitario basato sulla comunità, mantenne il tasso di mortalità del coronavirus tra i più bassi al mondo e il migliore dell’America centrale. Nel maggio 2020 il Ministero dell’Interno rilasciò agli arresti domiciliari 2815 detenuti, che avevano commesso reati meno gravi, al fine di ridurre il rischio di contagio nel sistema carcerario e contenere la diffusione della pandemia. Questo includeva anziani con malattie croniche. Su richiesta del governo, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) fu un osservatore all’evento del ricongiungimento familiare. Sebbene le condizioni carcerarie in Nicaragua abbiano attirato l’attenzione di Amnesty International, ignorava le condizioni di gran lunga peggiori nelle carceri dell’Honduras, dove ci sono molte morti legate al COVID, comprese di prigionieri politici come giornalisti dissidenti.
La legge sugli agenti stranieri
Il rapporto prosegue riferendosi alle nuove leggi che sostiene siano approvate “per mettere a tacere le critiche e il dissenso”. Sulla legge sugli agenti stranieri, NSCAG produsse una spiegazione dettagliata della legge che può essere trovata qui. L’intenzione alla base della legge è creare uno strumento che consenta al Nicaragua di garantire o impedire che potenze, Paesi, governi, agenzie o organizzazioni straniere interferiscano negli affari interni del Nicaragua o nella politica interna nazionale, qualcosa che non solo il Nicaragua cerca di condannare, ma che anche organizzazioni internazionali e governi di ogni tipo condannano. Il rapporto di Amnesty afferma che “tra novembre e dicembre 2018, le autorità annullarono la registrazione legale di almeno nove organizzazioni. A fine 2020, almeno un’altra organizzazione era entrata a far parte della lista”. Non menziona che ci sono 5000 ONG in Nicaragua; sulla legge sulla criminalità informatica, a cui fa riferimento anche Amnesty, questa è nata dalla volontà di frenare le massicce campagne di “fake news” iniziate nel 2018, con annunci di morti mai avvenute. Mira anche a impedire post sui social media che invocano attacchi contro persone o pubblicizzano crimini come la tortura filmandoli e pubblicandoli. Più di recente, ci furono campagne volte a convincere le persone con sintomi di COVID-19 a non andare in ospedale, e queste indubbiamente dissuasero alcuni dall’ottenere aiuti e resero più difficile al governo controllare la pandemia. Nel contesto delle nuove leggi, Amnesty cita i casi di Lucia Pineda e Miguel Mora di 100% Noticias. Quello che non menzionano è che il 29 maggio 2018, Mora fece la falsa affermazione che il suo studio televisivo era attaccato da simpatizzanti del governo. Chiese agli attivisti dell’opposizione di rispondere attaccando la stazione radio sandinista Nuevo Radio Ya incendiandola, tenendo sotto assedio più di 20 operatori radiofonici e poi sparando ai vigili del fuoco e alla polizia che tentavano di controllare l’incendio e salvare chi era all’interno. Solo il coraggio dei servizi di soccorso e del personale della stazione radio impedì lesioni più gravi e perdite di vite umane. L’edificio fu distrutto. Nel caso di Lucia Pineda, deliberatamente riferito che il municipio di Granada fu bruciato da folle sandiniste, quando infatti erano dell’opposizione che provenivano da Masaya per attaccarla. Questi sono solo due esempi delle bugie promulgate da 100% Noticias e che ebbero l’effetto di promuovere e fomentare le violenze dell’opposizione.
Richiedenti asilo o migranti in cerca di lavoro?
Il grafico nella parte finale del rapporto di Amnesty afferma che oltre 100000 persone furono “costrette a lasciare il Paese”. Questo pare basarsi su un briefing sui richiedenti asilo in Costa Rica pubblicato nel marzo 2020 dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, UNHCR. Tale briefing è estremamente fuorviante per chiunque non abbia familiarità con la situazione locale, soprattutto sulla lunga storia di migrazione dal Nicaragua al Costa Rica in molti decenni. È inoltre deludente che il briefing abbia poca somiglianza con la realtà e sia chiaramente sbilanciato, sulla base della testimonianza dell’opposizione del Nicaragua con zero input dalle autorità migratorie del Nicaragua. Il briefing ignora completamente il regolare spostamento di migliaia di lavoratori nicaraguensi e famiglie da e verso il Costa Rica, fenomeno costante da oltre cinquant’anni. Le stime del numero di nicaraguensi che vivono legalmente o senza documenti oscillarono tra 500000 e oltre 800.00 sin dalla guerra degli anni ’80. Gli stessi funzionari costaricani affermarono che molti richiedenti asilo vivevano già in Costa Rica prima della crisi. Il briefing da cui Amnesty prese la cifra di 100000 non menziona le numerose atrocità commesse dai cosiddetti manifestanti “pacifici” e non fornisce alcun contesto sul motivo per cui costoro fuggirono dal Nicaragua per sfuggire alla giustizia. Il fatto è che chi fuggì dal Nicaragua includevano chi commise crimini odiosi e violenti ad esempio, il gruppo che rapì, torturò e uccise l’agente di polizia Gabriel de Jesús Vado Ruíz il 14-15 luglio 2018, fuggì in Costa Rica. Da parte loro, le autorità costaricane denunciarono la violenza di molti cosiddetti rifugiati. NSCAG esaminò in dettaglio il briefing dell’UNHCR e altro può essere trovato qui.
Fonti di Amnesty: CENIDH e IACHR
Gran parte delle informazioni contenute nel rapporto di Amnesty provengono da due fonti: CENIDH e IACHR (Commissione interamericana sui diritti umani). Amnesty International afferma che “Dall’inizio delle proteste nel 2018, il CENIDH, una delle organizzazioni per i diritti umani più antiche e rispettate del Nicaragua, con personale e volontari in ogni angolo del Paese, fu in prima linea nel documentare le centinaia di casi di crimini in base al diritto internazionale e alle violazioni dei diritti umani che si verificavano”. La realtà è che il CENIDH non ha mai avuto neutralità politica anzi, si oppose al governo sandinista ben prima del fallito tentativo di colpo di Stato del 2018. Tuttavia, quando il tentativo di estromettere il governo democratico eletto del Nicaragua iniziò nell’aprile 2018, il CENIDH fu parte fondamentale della propaganda dell’opposizione. L’organizzazione pubblicò rapporti periodici il cui pregiudizio era evidente dal linguaggio, ad esempio riferendosi al “regime dittatoriale” di Daniel Ortega e della vicepresidentessa Rosario Murillo. Il rapporto iniziale del CENIDH, diffuso il 4 maggio 2018, subiì esagerato il numero di decessi registrando sei morti il primo giorno delle violenze (19 aprile), tutte attribuite al governo tranne una, quando in realtà furono tre: una poliziotto, un sandinista che difendeva un municipio dagli attacchi e un passante. Alla fine di luglio, il quinto rapporto del CENIDH registrava 302 morti, tutte attribuite al “terrorismo di Stato”. Enrique Hendrix, residente a Managua, esaminò sistematicamente i resoconti dei decessi pubblicati da organismi per i “diritti umani”, compreso il CENIDH. Nel rapporto ‘Monopolizzare la morte: o come incastrare un governo gonfiando il numero di morti’ scoprì che CENIDH incluse un suicidio, incidenti stradali, duplicando i morti o con morti inspiegabili. In totale, dei 167 decessi inclusi nei primi rapporti, solo il 31% (51 persone) erano in realtà manifestanti morti nel conflitto. Allo stesso modo, IACHR (dell’Organizzazione degli Stati americani, OAS) dimostrò totale incapacità di svolgere un’indagine obiettiva che tenesse in debito conto la violenza dell’opposizione. Collaborava col CENIDH, basandosi sui suoi dati screditati e fece pressioni per conto del CENIDH,chiedendo al braccio legale dell’OAS, la Corte interamericana dei diritti umani, di fare pressione sul governo nicaraguense per proteggersi. Nel maggio 2018, Paolo Abrao, capo della IACHR, lungi dall’essere un osservatore neutrale, dichiarò apertamente sostegno ai manifestanti quando avevano appena bloccato un autobus pieno di persone di ritorno da una manifestazione di pace, provocando diversi feriti. E nel luglio 2018, la IACHR pubblicò un rapporto fazioso, “Diritti umani nel contesto delle proteste sociali in Nicaragua”, diviso in 50 pagine e non menzionava rapimenti, torture e uccisioni commessi contro i sostenitori filo-governativi e sandinisti da parte dell’opposizione di estrema destra e da teppisti armati, basando i dati esclusivamente su testimonianze ricevute o riportate dall’opposizione o da media ostili al governo nicaraguense. Comprendeva anche la morte di persone, presuntemente uccise dalla brutalità della polizia, che sono ancora vive.
La pandemia COVID-19 diede alla IACHR un’altra scusa per attaccare il governo nicaraguense. Nel maggio 2020, emise una lunga missiva che concludeva esprimendo “preoccupazione per l’accesso della popolazione nicaraguense al diritto alla salute”, ignorando che il Nicaragua ha ospedali pubblici gratuiti che non il vicino Honduras (che ha una popolazione del 50% maggiore), che 19 di questi furono costruiti dal 2007, quando i sandinisti tornarono al potere, e che il Nicaragua spende per la salute una quota maggiore del bilancio di praticamente qualsiasi altro Paese delle Americhe. La Banca interamericana di sviluppo classificava il Nicaragua al secondo posto in America centrale e al quarto in America Latina per investimenti sanitari. Nel luglio 2020, NSCAG si unì all’Alleanza per la giustizia globale ed altri inviando una lettera aperta al Presidente della Commissione Interamericana sui Diritti Umani e al Gruppo Interdisciplinare di Esperti Indipendenti dell’IACHR sul Nicaragua, al Team Argentino di Antropologia Forense e al SITU di New York. La lettera espresse preoccupazione per le carenze gravi in un documentario video pubblicato da tali organizzazioni nel maggio 2020, relativo agli eventi che portarono alla morte di tre cittadini nicaraguensi che manifestavano contro il governo il 30 maggio 2018, sebbene il documentario riconobbe che non c’erano prove conclusive, comunque sostenne che prove circostanziali suggerivano che agenti di polizia armati o sostenitori sandinisti uccisero indiscriminatamente i tre manifestanti quel giorno, così come altri negli stessi incidenti. Il documentario rafforzò la pretesa estremamente disonesta dell’opposizione politica in Nicaragua, ripetuta senza alcun seria conferma indipendente, dal Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti organizzato dalla Commissione interamericana per i diritti umani dell’Organizzazione degli Stati americani, che il governo sandinista del Paese usò deliberatamente forza letale sproporzionata contro manifestanti pacifici durante il violento tentativo golpista fallito tra il 18 aprile e il 17 luglio 2018. Come visto, IACHR fa parte dell’OAS, organizzazione che riceve i finanziamenti dagli Stati Uniti. In effetti, la giustificazione del bilancio del Congresso del 2018 dichiarò chiaramente che l’OAS “promuove gli interessi politici ed economici degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale contrastando l’influenza di Paesi anti-statunitensi come il Venezuela”. Sotto la guida del segretario generale fanaticamente filo-USA Luis Almagro, l’OAS è diventata un’arma del cambio di regime contro i governi indipendenti di sinistra in America Latina. Oltre a mettere gli occhi sul Nicaragua, l’OAS ebbe un ruolo cruciale nel diffondere menzogne guidando il colpo di Stato militare in Bolivia, violando la propria carta col forte sostegno ai tentativi golpisti dell’amministrazione Trump in Venezuela.
Conclusione
Ancora una volta, Amnesty ha prodotto un rapporto fazioso basato su testimonianze di attivisti dell’opposizione e ONG e media di destra ostili al governo nicaraguense. Il rapporto, per stessa ammissione di Amnesty, si basa su sole 18 interviste e fa affermazioni pretenziose come “oltre 400 professionisti della salute licenziati”, senza dimostrarlo. I continui attacchi di Amnesty contro il Nicaragua sono in gran parte opera della direttrice per le Americhe, Erika Guevara-Rosas. Anche prima delle elezioni del 2016 in Nicaragua, quando Daniel Ortega e l’FSLN furono eletti col 72% del voto popolare, scrisse un pezzo per raccontare quattro cose che dovrebbero sapere sulle elezioni. In questo pezzo, attaccò direttamente il record del governo sulla mortalità materna, ignorando completamente il fatto che la mortalità materna fu ridotta di oltre la metà da quando l’FSLN tornò al potere nel 2007. Anche una rapida occhiata a i twitter di Guevara-Rosas mostra che si schiera apertamente con l’opposizione, taggando regolarmente #SOSNicaragua e re-twittando Fox News. Guevara-Rosas lavora spesso al fianco di Bianca Jagger, che descrive come “cara amica e potente capo dei diritti umani”. Membro del Consiglio Direttivo di Amnesty International USA, Jagger è vecchia oppositore di Daniel Ortega e dal 2013 lo definisce “autocrate” che dovrebbe dimettersi. Da alcuni anni Amnesty non pretende più di essere fonte imparziale sui diritti umani in Nicaragua. Il suo rapporto attuale, combinazione di accuse vecchie e nuove non comprovate, non fa eccezione a ciò che ora è la regola. La continua rappresentazione di Amnesty del Nicaragua come dittatura repressiva è completamente in contrasto con la realtà di un Paese che dal 2007 ha visto l’attuazione di una serie di politiche sociali ed economiche volte a migliorare vita e sostentamento dei poveri e vulnerabili nella società. Il governo nicaraguense fu elogiato per aver gestito con successo due uragani che colpirono il Paese a novembre e ha il miglior record di lotta alla pandemia COVID-19 di tutta l’America centrale. Salute, istruzione, alloggi e uguaglianza sono considerati diritti umani fondamentali e la stragrande maggioranza della popolazione sostiene un governo che ha destinato il 58% del bilancio nazionale alla spesa sociale.
Dichiarazione del NSCAG
NSCAG chiede ad Amnesty International di:
• d’impegnarsi all’imparzialità politica nelle indagini e nei rapporti sul Nicaragua
• Indagare su tutte le accuse di violazioni dei diritti umani, comprese quelle relative ai diritti economici, sociali e culturali come sancito nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani e dalla missione e visione di Amnesty International
• Contestualizzare i rapporti sul Nicaragua riconoscendo i progressi compiuti dal Paese dal 2007 nella riduzione della povertà e affrontando i diritti umani della popolazione, compreso il diritto all’istruzione e all’assistenza sanitaria gratuite, diritto alla casa, diritti alla terra e della popolazione indigena della costa caraibica.
• Denunciare le sanzioni statunitensi contro il Nicaragua, illegali secondo il diritto internazionale, come punizione collettiva della popolazione che avrà impatto sproporzionato su chi è già impoverito.
11 marzo 2021
Traduzione di Alessandro Lattanzio