Fernando Rivero, Internationalist 360°,
Dottrina militare USA. La globalizzazione neoliberista condiziona l’attuale dottrina militare statunitense. I suoi principi, tattiche, tecniche, procedure, termini e simboli si basano su una densa filosofia politica, dalla particolare interpretazione della filosofia di guerra.
Il pensiero militare statunitense (basato sugli approcci teorici di Hobbes, Machiavelli, Foucault e Morgenthau, tra gli altri) si evolvette nel XX secolo da tecnico-militare al controllo della popolazione.
Per questo la battaglia semiotica è trasversale al suo sforzo bellico. Sovvertire i simboli, rassegnare i materiali, distruggere l’affiliazione politico-emotiva dei popoli coi loro leader, demolire l’identità nazionale, suggerire sfruttando la paura, seminare incertezza, corrodere la speranza e riproporre idee conservatrici, sono la chiave degli attuali pensatori militari statunitensi. Disciplinare la popolazione, una volta distrutte le istituzioni di controllo, richiede la violazione delle regole di guerra e la sua esternalizzazione, al fine di impiegare sistematicamente la violenza per modificare il comportamento politico. Indubbiamente, il capitalismo neoliberista richiede musei dell’ordine per istruire l’umanità con una pedagogia della violenza, imponendo la propria idea di esistenza umana. L’uso della forza militare, dal punto di vista della biopolitica, è parte integrante dell’imposizione dell’attuale piano di civilizzazione.
Il comando meridionale. In sintonia con tale dottrina, la Missione del Comando meridionale degli Stati Uniti, coniata dal suo comandante ammiraglio Craig Faller (2019), afferma che “USSOUTHCOM scoraggia l’aggressione, sconfigge le minacce, risponde rapidamente alle crisi e costruisce la capacità regionale lavorando coi nostri alleati, partner e governo degli Stati Uniti per migliorare la sicurezza e difendere la patria degli Stati Uniti e i nostri interessi nazionali”. Questa missione pone in primo piano la difesa del suo modello di partenariato con una strategia congiunta coi governi alleati come la Colombia. Prevede anche un “confine portatile” proiettato ovunque vi siano interessi degli Stati Uniti. Anche il comandante Faller (2019) approva “la dimensione economica della strategia e sottolinea l’esistenza di Stati dannosi per gli Stati Uniti. Collaborazioni e investimenti producono rendimenti solidi e alti per gli Stati Uniti, i nostri alleati e partner. L’esitazione ad affrontare le sfide in questo emisfero si tradurrà in aumento delle minacce da organizzazioni criminali transnazionali, estremiste ed attori statali dannosi”. Da tale prospettiva, il ruolo degli Stati Uniti come gendarme regionale può diventare militarmente operativo ovunque nelle Americhe. Nel 2019 Faller delineò lo stato finale perseguito: “Che tutte le nazioni sostengono democrazia, sovranità, diritti umani e Stato di diritto. Che le nazioni siano stabili, amichevoli e prospere”. La strategia del comando meridionale degli Stati Uniti ratifica anche la difesa della democrazia liberale come modello politico promosso dall’occidente. Prima del Congresso degli Stati Uniti nel 2021, Faller dichiarò che Nicaragua, Cuba e Venezuela sono una minaccia. Pertanto, il raggiungimento dello stato finale concepito nella pianificazione militare, comporta il cambio di governo e, di conseguenza, del modello politico nei tre Pesi latinoamericani citati.
La Colombia nel piano del Pentagono. Le sette basi militari statunitensi installate nel territorio neo-granadiano nel 2009, l’incorporazione della Colombia alla NATO nel 2018 e l’arrivo in Colombia nel 2020 della US Army Security Force Assistance Brigade, evidenziano la pianificazione strategica progettata dall’imperialismo statunitense per il controllo della regione e, in particolare, del Venezuela. In linea con tale pianificazione, dal 2016 la Colombia ristrutturò le proprie forze armate. La Dottrina Damasco rappresenta una conversione dottrinale che, senza trascurare la guerra di controinsurrezione, mira ad addestrare le proprie Forze Armate ad affrontare sfide interne ed estere. È la creazione di una forza multi-missione preparata a un normale scenario di guerra. La Colombia decise di trasformare la sua istituzione militare assumendo gli standard militari della NATO e raggiungendo l’interoperabilità nelle missioni multinazionali. La Dottrina Damasco, col suo nuovo Unified Ground Operations Concept, i Comandi Congiunti e la costituzione delle Task Force in accordo con le sfide affrontate, trasforma le Forze Armate in braccio militare della Casa Bianca. Infatti, per migliorare le competenze nell’ambito del concetto di Extended Area Security, annunciò l’acquisto di aerei da combattimento all’avanguardia e, in linea col suo nuovo concetto di guerra corazzata, prevede di acquisire una flotta di veicoli blindati. In sintesi, la Dottrina Damasco, ispirata dal pensiero militare statunitense, si basa sulla premessa di un ambiente operativo complesso, motivo per cui prepara le forze armate colombiane ad affrontare nuove “minacce” (leggi Venezuela) con un’azione unificata nell’arte operativa e della pianificazione.
Paramilitarismo, guerra irregolare e guerra non convenzionale. Nella preparazione della Colombia a uno scenario di guerra col Venezuela, il paramilitarismo continua ad essere un’importante forza politico-militare delle élite nella Casa de Nariño. Il paramilitarismo colombiano, vecchia creazione dell’estrema destra neo-granadiana in alleanza col Mossad israeliano, serve non solo alla guerra di controinsurrezione in Colombia, ma è anche la punta di diamante del piano del Pentagono contro il Venezuela. Va notato che il pensiero militare statunitense creò nel 2010 il “Manuale di guerra non convenzionale delle forze speciali statunitensi” identificato come TC-1801. Tale documento fornisce linee guida per le forze speciali nel creare, sviluppare e consolidare un “movimento ribelle o di resistenza” in grado di destabilizzare o rovesciare i regimi avversi a Washington. Il Manuale pone le basi dottrinali per operazioni segrete per mascherare il coinvolgimento militare degli Stati Uniti contro gli Stati sovrani. In tale ordine di idee, la guerra assume inizialmente un carattere irregolare, come attualmente evidenziato nell’Apure. È una guerra limitata, eseguita da terzi (paramilitari) sotto la direzione strategica di militari statunitensi. Tuttavia, ciò non esclude un maggiore coinvolgimento militare degli Stati Uniti in una guerra convenzionale in futuro. In effetti, ciò che accade nell’Apure fa parte di una campagna a lungo termine, concepita come Fase 6 del suddetto Manuale: “In uno scenario di guerra limitata questa fase consiste ancora in una guerriglia e campagna di sovversione, ma le forze la eseguono in modo diverso. In generale, le operazioni di combattimento non si concentrano su un solo evento culminante nel D-Day. Le forze sviluppano queste operazioni per un lungo periodo di tempo, con lo scopo di erodere lentamente forza e morale del nemico”. (Dipartimento dell’esercito americano, 2010)
Traffico di droga e bande criminali in Venezuela. L’infiltrazione del paramilitarismo colombiano nel territorio venezuelano fa parte di un piano dei servizi segreti statunitensi. Nel nostro Paese, i paramilitari erano collegati a bande criminali, utilizzando i soldi del traffico di droga rafforzarono la loro presa e stabilito una serie di prassi criminali sconosciute alla società venezuelana. Per anni il paramilitarismo non fu un fenomeno esclusivamente di confine. Sotto l’influenza paramilitare, emersero bande criminali che controllano diverse parti del Paese. Tali bande, con una notevole potenza di fuoco, con principalmente armi leggere e lunghe, stabilirono corridoi strategici in cui intendono soppiantare lo Stato. Esaminando la loro ubicazione, si può notare che tali bande si trovano in prossimità di obiettivi di alto valore strategico dal punto di vista militare, quali: ingressi alla capitale della Repubblica, installazioni militari, bacini di acqua potabile, vie di comunicazione di importanza nazionale, eccetera. Allo stesso modo, è necessario sottolineare che durante la violenza organizzata dai partiti di destra nel 2017, le bande furono il gruppo armato nelle suddette azioni affrontando le forze di polizia e la militanza chavista. Pertanto, si può affermare che le peggior bande criminali in Venezuela sono legate ai paramilitari e rispondono, consapevolmente o meno, a un piano concepito contro la Rivoluzione Bolivariana.
Perfidia nel processo di pace. Il mancato rispetto dell’accordo di pace raggiunto a Cuba tra lo Stato colombiano e le ex-Forze armate rivoluzionarie dell’Esercito popolare colombiano (FARC-EP), scatenava il massacro degli ex-combattenti e la rinascita delle forze politiche interne, sociali e del confitto armato. Dopo il fallito Accordo, l’ex-FARC-EP si divise in tre grandi gruppi. Il Partito Comuni guidato da Timoleón Jiménez, ancora impegnato nella lotta politica legale. La struttura del Fronte 1 (insieme ad altre strutture) dell’ex-FARC-EP comandata da Gentil Duarte, che nel 2016 dichiarò che non avrebbe firmato l’Accordo e quindi non fu mai pacificata. Infine, le FARC-EP-Segunda Marquetalia tornate alla lotta armata nel 2019 guidate da Iván Márquez, Jesús Santrich, Oscar Montero ed Edison Romaña, tra gli altri. Queste ultime due organizzazioni rivoluzionarie affrontano il brutale assalto delle forze armate colombiane consigliate, addestrate ed equipaggiate dagli Stati Uniti. Il “Plan Colombia Crece” concordato nel 2020, riedizione del vecchio Plan Colombia, è un’ulteriore prova dell’interferenza statunitense nel conflitto colombiano e della stretta alleanza militare tra Washington e Bogotá. Pertanto, è irragionevole presumere che i cosiddetti gruppi FARC-EP siano collusi con lo Stato colombiano e il governo degli Stati Uniti per attaccare il Venezuela.
Combattere nell’Apure. I gruppi paramilitari colombiani operano al confine colombiano-venezuelano. Tali gruppi creano reti dalle molteplici attività illecite, godono dell’impunità sul lato neo-granadiano, coordinano le operazioni e scambiano informazioni di intelligence con le forze armate colombiane. Il paramilitarismo cerca di rafforzare l’asse Zulia-Táchira-Apure perché quell’area, nei piani del Pentagono, è la direzione tattica per raggiungere gli obiettivi operativi definiti sia nello scenario della guerra convenzionale e di quella irregolare. Qualsiasi campagna militare nemica nel settore cerca il controllo o la secessione di una parte del Venezuela occidentale come passo preliminare per l’offensiva totale sul resto del territorio. Finora, le violenze del paramilitarismo nell’Apure delineano il modello di guerra di logoramento. Forse è volta a proiettare a breve termine un “movimento di insurrezione o di resistenza” contro lo Stato venezuelano sull’opinione pubblica, coprendo la partecipazione delle forze speciali statunitensi e colombiane a tali azioni. Forse, sebbene improbabile, cercano il casus belli per un’aggressione militare su larga scala perpetrata dalla Colombia. Oppure riprendere l’argomento della crisi umanitaria per promuovere un “intervento militare multilaterale limitato alle zone di conflitto”. Al di là delle ipotesi, è confermato che le Task Force e le Forze di schieramento rapido delle Forze armate colombiane non attaccavano gli irregolari che si ritirarono nel dipartimento di Arauca una volta respinti in Venezuela. Ciò non era dovuto all’ignoranza, dato che le basi statunitensi e lo Stato neo-granadiano svolgono permanentemente compiti congiunti di Comando, Controllo, Comunicazione e Intelligence, conoscendo in tempo reale lo sviluppo di combattimenti delle proporzioni combattuti nell’Apure. Questi eventi fanno parte del piano statunitense con facciata colombiana in pieno sviluppo. Si tratta di un processo di accumulo di forze, in sintonia coll’annuncio di James Story della nuova alleanza per le libere elezioni, che intende portare a una uscita elettorale. La Guerra Non Convenzionale ad ampio spettro, in questa fase, cerca di preparare un clima di sconvolgimento politico con la dimensione dello scontro armato, per ora limitato, proiettato nel tempo fin quando non si terrà il referendum di richiamo. Il 2022 sarà un anno decisivo per il Venezuela in virtù dell’offensiva politico-militare pianificata dall’amministrazione Biden. Di conseguenza, la guerra fratricida è uno stratagemma del Pentagono. In tale contesto, è un errore per i bolivariani in Colombia e Venezuela ignorare l’importanza antimperialista delle sfide in corso.
Note:
* Magister in Filosofia della Guerra, Specialista in Governo e Politiche Pubbliche, Avvocato e Laurea in Filosofia. Costituente della Repubblica Bolivariana del Venezuela nel 2017 per il PSUV.
Bibliografia.
UNITED STATES ARMY DEPARTMENT (2010) “US Special Forces Unconventional Warfare Manual” secondo circolare con identificazione alfanumerica TC-1801. 3 giugno 2018
FALLER, Craige. (2019) “United States Southern Command Strategy 2019“, 9 novembre 2020
Traduzione di Alessandro Lattanzio