Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica di Cuba, nella chiusura dell’Ottavo Congresso del Partito, nel Palazzo delle Convenzioni, il 19 aprile del 2021, “63º Anno della Rivoluzione”
Caro Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, leader della Rivoluzione Cubana;
Cari compagni della generazione storica del processo rivoluzionario e fondatori del Partito Comunista di Cuba;
Membri del Burò Politico e della Segreteria del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba;
Membri del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba;
Delegate e delegati;
Compagne e compagni:
L’Ottavo Congresso finisce a non ho dubbi nel chiamarlo storico. È un fatto.
Al margine delle nostre emozioni e sentimenti per la storia viva e la guida invitta di coloro che oggi passano responsabilità e opera alla nostra generazione, c’è una trascendenza impossibile da tralasciare:
la Generazione del Centenario dell’Apostolo, guidata da Fidel e Raúl per sei intensi decenni, può dichiarare oggi con dignità e orgoglio che la Rivoluzione Socialista che crearono a sole 90 miglia del poderoso impero, è viva, operativa e ferma nel mezzo dell’uragano che fa tremare un mondo più disuguale e ingiusto, dopo il crollo del sistema socialista mondiale.
E questa generazione può dire molto di più. Può affermare che la Rivoluzione non termina con lei, perché è riuscita a formare nuove generazioni ugualmente impegnate con gli ideali di giustizia sociale, che è costata tanto sangue dei migliori figli della nazione cubana.
Quello che riceviamo oggi non sono incarichi e impegni. Non è solo la condizione di un paese. Quello che abbiamo davanti, sfidandoci in continuazione, è un’opera eroica, enorme .
Il coraggioso sollevamento di de Céspedes, è l’imbattibile dignità di Agramonte, è la degna intransigenza di Maceo, è l’astuzia impressionante di Gómez, è la spinta libertaria dei “cimarrones”, è la passione dei poeti della guerra, è la fierezza di Mariana nella manigua e la luce ispiratrice di Martí.
È la gioventù fondatrice di Mella, sono versi tremendi di Villena, l’antimperialismo radicale di Guiteras, la dedizione assoluta della Generazione del Centenario, Haydée e Melba dietro le sbarre, Vilma sfidando i repressori, Celia organizzando la Comandancia ( il Comando) della Sierra, le madri cubane affrontando la dittatura che assassinava i loro figli, il plotone femminile della Sierra, la fedeltà senza limiti di Camilo, il legato universale del Che, la guida profonda e creatrice di Fidel, la Continuità sostenuta da Raúl.
È la la Grande Ribellione, la clandestinità, i fronti guerriglieri , la Controffensiva strategica, l’invasione a Occidente, le battaglie decisive, l’entrata trionfale a L’Avana, la Riforma Agraria, l’Alfabetizzazione, la lotta contro i banditi, le milizie, la Vittoria di Girón, la Crisi d’Ottobre, la collaborazione internazionalista in Africa, Asia e Amèrica Latina, la guerriglia del Che, sino al sangue per Vietnam, per l’Angola, per l’Etiopía, per il Nicaragua, le brigate mediche, Elián González, i Cinque, la ELAM, l’Operazione Miracolo , l’ALBA, il contingente Henry Reeve, la Scienza, la Medicina, la Cultura, lo sport d’alta resa, le Università e la solidarietà umana rifondata in questa terra.
Quello che ci unisce è tanto che la lista sarà sempre incompleta, ma può dare un’idea del grande monumento che il popolo cubano ha innalzato in più di 150 anni di lotta.
Questa storia si può riassumere in due parole: Popolo e Unità, cioè Partito. Perché il Partito Comunista di Cuba, che non è mai stato un partito elettorale, non nacque dalla frattura. Nacque dall’Unità di tutte le forze politiche con ideali profondamente umanisti che si erano forgiati nella lotta per cambiare un paese diseguale e ingiusto, dipendente da una potenza straniera e sotto il giogo di una tirannia militare sanguinosa.
Oggi diciamo Somos Cuba, Cuba Viva e suona semplice e facile, ma che difficile è stato realizzare e mantenere la sovranità e l’indipendenza nel mezzo di un assedio più feroce.
La generazione storica, cosciente del suo ruolo in questa creazione eroica che è ogni giorno la Rivoluzione Cubana di fronte alla multi dimensionale guerra permanente che le fa il suo vicino più prossimo, ha lavorato sempre alla formazione delle nuove generazioni ed ha facilitato il lento passaggio delle principali responsabilità di direzione.
Grazie a questo paziente lavoro di anni, oggi si verifica qui un punto miliare nella nostra storia politica, che definisce l’Ottavo Congresso come il Congresso della Continuità. E il principale porta bandiera si questo processo è stato il compagno Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz.
Quando ho assunto la Presidenza dei Consigli di Stato e dei Ministri nel 2018, volli esprimere nel mio discorso i sentimenti di molti tra noi, e riconoscere il suo lavoro alla guida della Rivoluzione e il Partito.
Con la sua proverbiale modestia, mi chiese d’eliminare alcune delle parole su di lui che desideravo esporre allora. Oggi, abusando della responsabilità che assumo alla guida del Partito e con più conoscenza di causa, grazie alla nostra assoluta compenetrazione nelle analisi dei temi e negli impegni strategici del paese, vivendo in prima persona il modo in cui ha condotto la nostra preparazione, voglio dire, per fare giustizia storica, quello che scrissi allora e non dissi per disciplina.
Il compagno Raúl, che ha preparato, condotto, guidato questo processo di continuità generazionale con tenacia, senza attaccamento agli incarichi e alle responsabilità, con elevato senso del dobere e del momento storico, con serenità, maturità, fiducia, fermezza rivoluzionaria, con altruismo e modestia, per merito proprio, per legittimità e perché Cuba lo necessita, sarà consultato sulle decisioni strategiche dei maggior peso per il destino della nazione.
Sarà sempre presente, al tanto di tutto, combattendo con energia, apportando idee e propositi alla causa rivoluzionaria, attraverso i suoi consigli,i suoi orientamenti e le sue allerte di fronte ad ogni errore o deficienza, pronto ad affrontare l’imperialismo come primo, con il suo fucile all’avanguardia del combattimento.
Il Generale d’Esercito continuerà presente perché è un riferimento per qualsiasi comunista e rivoluzionario cubano. Raúl, come lo chiama il popolo con affetto, è i miglior discepolo di Fidel, ma ha anche apportato innumerevoli valori all’etica rivoluzionaria, al lavoro del Partito e al perfezionamento del governo.
L’ opera intrapresa con la sua guida al fronte del paese nell’ultimo decennio è colossale .
Il suo legato di resistenza di fronte alle minacce e alle aggressioni nella ricerca del perfezionamento della nostra società, è paradigmatico.
Ha assunto la direzione del paese in una difficile congiuntura economica e sociale. Nella sua dimensione di statista, forgiando consenso, ha guidato , fomentato e stimolato profondi e necessari cambi strutturali e concettuali come parte del processo di perfezionamento e attualizzazione del modello economico e sociale cubano.
Raúl è stato capace di ottenere un nuovo negoziato di un enorme debito, difendendo con onestà e rispetto la parola impegnata e il principio che la nazione avrebbe onorato i suoi impegni con i creditori, e questo ha rinforzato la fiducia verso Cuba,.
Ha condotto con saggezza il dibattito che è terminato in una trascendentale attualizzazione della Legge Migratoria, ha fomentato trasformazioni nel settore agricolo, ha promosso senza pregiudizi l’ampliamento di fronte alle forme di gestione del settore non statale dell’economia, l’approvazione di una nuova Legge degli Investimenti Stranieri, la creazione della Zona Speciale di Sviluppo Mariel, l’eliminazione di pastoie per il rafforzamento dell’impresa statale cubana, gl i investimenti nel settore turistico, il programma d’ informatizzazione della società e il mantenimento e il perfezionamento, sino a dov’è stato possibile delle nostre conquiste sociali.
Con pazienza e intelligenza, Raúl ha ottenuto la liberazione dei nostri Cinque Eroi, esaudendo la promessa di Fidel che sarebbero tornati.
Ha segnato con il suo stile un’ampia e dinamica attività nelle relazioni estere del paese. Con fermezza e dignità, ha guidato personalmente il processo delle conversazioni e dei negoziati che avevano il fine di ristabilire le relazioni diplomatiche con gli USA.
Le indiscutibili qualità di Raúl come statista, come difensore dell’integrazione latinoamericana, hanno distinto in maniera speciale il periodo di Cuba nella presidenza pro tempore della Celac.
Il suo legato più importante, la difesa dell’ unità nella diversità ha condotto alla dichiarazione della regione come Zona di Pace ed ha contribuito in maniera decisiva alle conversazioni per la pace in Colombia.
Raúl ha difeso più che ami i diritti dei paesi dei Caraibi e in particolare quelli di Haiti nei Forum internazionali. Con profondo orgoglio i cubani abbiamo ascoltato la sua voce emozionata e il suo preciso discorso nel Vertice delle Americhe a Panama, dove ha ricordato la vera storia di Nuestra América.
Queste realizzazioni le ha condotte mentre affrontava la malattia e la morte della sua amata compagna nella vita e nelle lotte, la nostra straordinaria Vilma, con cui ha condiviso la passione per la Rivoluzione e con cui aveva fondato una bella famiglia.
In quel periodo ha sofferto anche per la malattia e la morte del suo principale riferimento nella vita rivoluzionaria, il suo capo e fratello, il compagno Fidel, al quale è stato leale sino alle ultime conseguenze..
Al dolore umano ha anteposto il valore rivoluzionario e il senso del dovere.
Ha baciato l’urna che custodisce le ceneri di Vilma, ha salutato militarmente la pietra con il nome di Fidel e ha diretto il paese senza riposo, con ragione, con impeto, con devozione. I suoi apporti alla Rivoluzione sono trascendenti.
Questo Raúl che conosciamo, ammiriamo, rispettiamo e amiamo, fa politica come il porta bandiera di un gruppo di giovani universitari che nell’aprile del 1952 seppellirono simbolicamente la Costituzione del ‘40, umiliata dal colpo di Stato del 10 marzo; nel gennaio del 1953 fu uno dei fondatori della Marcia delle Fiaccole e nel marzo dello stesso anno partecipò alla Conferenza Internazionale sui Diriti della Gioventù e alla preparazione del Quarto Festival Mondiale della Gioventù e gli Studenti.
Al suo ritorno divenne uno degli assaltanti della Moncada dove divenne capo nel combattimento ; poi fu detenuto nell’Isola de Pinos, partecipò alla preparazione della lotta contro la tirannia di Batista durante l’esilio in Messico, sbarcò dal Granma, incontrò nuovamente Fidel a Cinco Palmas, intraprese la lotta nella Sierra Maestra; per meriti e valori fu nominato Comandante e in maniera esemplare fondò il II Fronte Orientale Frank País.
È anche il dirigente politico che ha promosso il dibattito per il perfezionamento del lavoro del Partito, esigendo sempre un forte vincolo con il popolo, con l’orecchio posto sulla terra.
Dobbiamo a lui frasi e decisioni determinanti in momenti cruciali per il paese, come l’avviso che «i fagioli sono tanto importanti come i cannoni», e l’emblematico «Sì si può», che ha sollevato gli animi nazionali nel momento più oscuro del Periodo Speciale.
Il capo militare del II Fronte Orientale che, in piena guerra di liberazione sviluppò esperienze organizzative e di governo per il bene della popolazione,che poi si moltiplicarono in tutto il paese al trionfo rivoluzionario, ha diretto durante quasi mezzo secolo il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie, il cui apporto all’indipendenza dell’Angola, della Namibia e per la fine del apartheid furono decisivi.
Nello stesso tempo fece in modo che s’ottenessero risultati rilevanti nella preparazione del paese per la difesa e nello sviluppo del concetto strategico della Guerra di Tutto il Popolo.
Con il suo comando, le Forze Armate Rivoluzionarie sono diventate il più disciplinato ed efficiente organo dell’amministrazione dello Stato, si svilupparono esperienze che successivamente servirono al paese, come il
Perfezionamento delle Imprese, con preziosi concetti per l’amministrazione, la sostenibilità, l’efficienza e il controllo, dal quale è nato il Sistema delle Imprese delle FAR che ha ottenuto notevoli risultati che apportano all’economia del paese.
Il Raúl guerrigliero, in contatto e alleanza permanente con la natura, acquisì una sensibilità speciale sui temi ambientali, che più tardi hanno marcato il suo impegno nel fomentare il Programma Idraulico dei Travasi e la Tarea Vida.
Il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, che pose sul petto del Generale d’Esercito le più alte decorazioni, dedicò al suo lavoro come dirigente le parole esatte durante la chiusura del V Congresso del Partito.
Parlando di suo fratello, di sangue e d’idee, Fidel disse:«La vita ci ha apportato molte soddisfazioni e molte emozioni, molta fortune e dico realmente che è stata una fortuna per il nostro Partito, per la nostra Rivoluzione e per me che abbiamo potuto disporre di un compagno come Raúl, dei cui meriti non c’è bisogno di parlare, della cui esperienza, capacità e apporti alla Rivoluzione non è necessario parlare. È conosciuto per la sua attività infaticabile, il suo lavoro costante e metodico nelle forze armate e nel Partito. È una fortuna averlo».
Questa fortuna descritta da Fidel, si chiama Raúl Modesto Castro Ruz.
Compagne e compagni:
Questo Congresso, con il suo ampio e critico dibattito, difendendo la visione integrale della continuità, ha apportato idee, concetti e direttive che tracciano la guida per avanzare resistendo. Ma è imprescindibile affrontare questa sfida con la maggior conoscenza possibile del complesso contesto nazionale e internazionale, coscienti che il mondo è cambiato in un modo drammatico e ci sono troppe porte chiuse per le nazioni con meno risorse e molte più per coloro che c’impegniamo ad essere sovrani.
L’alta concentrazione, la diversità e la complessità dei media di comunicazione attuali, degli strumenti tecnologici che supportano le reti digitali e delle risorse usate nella generazione dei contenuti, permettono a gruppi poderosi —fondamentalmente dei altamente sviluppati, di trasformare in modelli universali, idee, gusti, emozioni e correnti ideologiche, molte volte completamente estranee al contesto che trattano.
Ma per questi stregoni della comunicazione, la verità non solo è negoziabile ma anche peggio: prescindibile. Attraverso la disseminazione di matrici bugiarde, manipolazioni e infamie di ogni tipo, contribuiscono a promuovere l’instabilità politica nel tentativo di far cadere governi, lì dove non sono riusciti a piegare la volontà di una nazione libera e indipendente.
Nessun popolo è in salvo dalla menzogna e dalla calunnia nell’era della «post verità». È una realtà che Cuba affronta tutti i giorni, mentre persiste nella sua volontà di costruire una società più giusta, sovrana e socialista, in pace con il resto del mondo e senza interferenze o tutele straniere.
Nella Relazione Centrale sono esposte con franchezza varie sfide specifiche che il nostro paese affronta, in particolare gli associati ai tentativi di dominio e egemonia dell’imperialismo statunitense e il brutale blocco, il cui impatto extraterritoriale ci colpisce in quasi tutti i fronti e negli ultimi quattro anni è cresciuto a livelli qualitativamente più aggressivi.
Nessuno con un minimo d’onestà e con dati economici che sono di dominio pubblico, non si può non riconoscere che questo assedio è il principale ostacolo per lo sviluppo del nostro paese e per avanzare nella ricerca della prosperità e del benessere. Ratificando questa verità non tentiamo di nascondere le insufficienze della nostra propria realtà su cui abbiamo abbondato abbastanza. Si tratta di rispondere a quelli che con cinismo diffondono l’idea che il blocco non esiste.
Il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba da più di 60 anni, indurito opportunisticamente e vilmente nei periodi di maggior crisi degli ultimi trent’anni, per far sì che la fame e la miseria provochino un’esplosione sociale che incida nella legittimità della Rivoluzione, è l’aggressione più lunga sostenuta nel tempo contro i diritti umani di un popolo e costituisce, per i suoi effetti, un crimine di lesa umanità.
Questa trasgressione storica resterà indelebile nella coscienza e nel cuore delle cubane e dei cubani che abbiamo provato sulla nostra pelle la cattiveria enorme di un nemico molte volte superiore, che non accetta la costruzione, sotto il suo naso di un’alternativa di società più giusta e più equa, fondata in principi solidi e in ideali di giustizia sociale e solidarietà umana, con l’indipendenza e la sovranità come bussola e sostegno fondamentale delle nostre decisioni.
Che nessuno osi togliere al blocco nemmeno un pizzico di colpa dei nostri principali problemi.
Farlo sarebbe negare gli indebiti poteri dell’impero: il suo dominio quasi assoluto nei mercati globali, le finanze e la determinante influenza nella politica di altri governi, alcuni dei quali, credendo d’essere soci, agiscono come seguaci.
Va ripetuto una e un’altra volta senza timore.
Prima di tutto devono stancarsi loro di un così lungo inutile crimine.
Il nostro reclamo a che vi si ponga fine è e sarà senza tregua, nella lotta incessante sinché resti vigente questa politica spietata e genocida. Sappiamo che contiamo con l’appoggio della comunità internazionale, ratificato in innumerevoli occasioni, e di gran parte dei cubani all’estero.
Sino ad oggi sono in vigore le 242 misure d’aggressione poste dal governo di Donald Trump, alle quali si sommano le azioni che risultano dal nuovo inserimento di Cuba nella spuria e arbitraria lista del Dipartimento di Stato su paesi che – presumono loro- patrocinano il terrorismo. Nessun funzionario statunitense e nessun politico di questo o di un altro paese, può affermare senz mentire che Cuba patrocina il terrorismo.
Siamo un paese vittima del terrorismo, organizzato, finanziato e perpetrato nella maggioranza dei casi dagli Stati Uniti.
Continuano le campagne di sovversione e intossicazione ideologica promosse da agenzie e entità degli Stati Uniti, indirizzate a svilire Cuba calunniare la Rivoluzione, cercare di confondere il popolo, fomentare la delusione, la negligenza, il disaccordo, esacerbando le contraddizioni interne.
Sono concepite per approfittare della scarsità materiale indiscutibile, delle difficoltà che affronta la nostra popolazione come conseguenza dell’effetto combinato della crisi economica globale, la pandemia della COVID-19 e del rafforzamento del blocco economico.
Si dice che Cuba non è una priorità per gli Stati Uniti e come nazione sovrana non dovrebbe esserlo. Varrebbe la pena chiedersi: Allora perché esistono le legislazioni specifiche come la Legge Torricelli o la Helms-Burton —citando solo due esempi — il cui proposito è aggredire e cercare di controllare il destino di Cuba, bloccando con le azioni di terzi che stabiliscono o pretendono di stabilire vincoli commerciali o di cooperazione?
Perché gli USA dedicano centinaia di milioni di dollari cercando di sovvertire l’ordine costituzionale cubano?
Perché utilizzano tanto tempo e tante risorse cercando di incidere la coscienza nazionale delle cubane e dei cubani?
Cosa significa una guerra economica crudele e incessante da più di 60 anni?
Perché pagano il prezzo dell’isolamento internazionale, evidenziato nelle Nazioni Unite e in altri Forum internazionali, mantenendo una politica morale e legalmente insostenibile?
La nostra aspirazione è di vivere in pace e avere relazioni con il nostro vicino del Nord, come facciamo con il resto della comunità internazionale, sulle basi dell’uguaglianza e il rispetto mutui, senza ingerenze di nessuna indole. È la posizione del Partito e dello Stato.
È la volontà del nostro popolo.
Richiama il fatto che il Governo degli Stati Uniti dichiara come priorità della sua politica estera la lotta al cambio climatico; lo scontro alle minacce di salute come la pandemia della COVID-19; la promozione dei diritti umani, i temi migratori.È una cosa che contrasta con la condotta reale di questo paese e la sua traiettoria storica, in politica interna come in politica estera.
Gli esempi sono noti.
Come un paradosso, queste quattro questioni costituiscono aree nelle quali l’interesse dei due popoli e del beneficio mutuo giustificherebbero le possibilità di cooperazione bilaterale, se veramente si cercano soluzioni a problemi tanto complessi, con onestà e animo di ottenere risultati.
In questi tempi d’incertezza mondiale, di enormi sfide ambientali, sotto il colpo di una pandemia che cambiato il comportamento del mondo e che acuisce la crisi globale che ci è arrivata addosso, il lavoro del Partito sarà centrato nella difesa della Rivoluzione.
Il Partito conduce la politica estera della Rivoluzione Cubana, che riposa nella nozione che un mondo migliore è possibile e che per lottare per lui è necessaria la partecipazione di molti e la mobilitazione dei popoli.
Questa è stata una guida costante del nostro impegno internazionale e la confermiamo in questo Congresso.
Esprimiamo la volontà di sviluppare relazioni di amicizia e cooperazione con qualsiasi paese del mondo, e ci soddisfa praticare la solidarietà internazionalista anche in paesi con cui non condividiamo l’ideologia governativa.
Ratifichiamo la determinazione d’esporre le verità con chiarezza, per quanto molesti qualcuno, per difendere principi, accompagnare le cause giuste affrontare gli incidenti come affrontiamo le aggressioni straniere, il colonialismo, il razzismo e l’apartheid.
È la base della nostra aspirazione la piena indipendenza di Nuestra America e dell’impegno di aiutare a formare una regione economica e socialmente integrata, capace di difendere l’impegno dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace.
Questa è la politica estera descritta nella Relazione Centrale del Congresso e che oggi ratifichiamo.
Compagne e compagni:
È stato molto difficile resistere e affrontare l’attuale situazione, che rallenta i nostri passi verso la prosperità desiderata. Non abbiamo smesso di rispondere alle domande e necessità del popolo, con argomenti per ogni decisione, convocando e intraprendendo processi, con azioni e misure complesse, ma è vero che non sempre abbiamo ottenuto comprensione e successo.
Lo dico senza lamentarmi. In una Rivoluzione autentica la vittoria è l’apprendistato. Non marciamo su una rotta conosciuta.
Siamo sfidati a innovare costantemente, cambiando tutto quello che dev’essere cambiato, senza rinunciare ai nostri principi più fermi. Senza appartarci mai dal concetto di Rivoluzione, un legato del leader invitto di questa prodezza, ma liberi da legami rigidi, coscienti dei possibili equivoci che appaiono nel cammino andando.
Il Generale d’Esercito ha citato nella Relazione Centrale le positive esperienze della Cina e del Vietnam, con innegabili progressi nell’economia e nel livello di vita delle loro popolazioni I due processi che confermano le elevate potenzialità della pianificazione socialista, hanno sofferto più di una correzione nel cammino, anche se il blocco alle loro economie è durato meno tempo ed è stato meno aggressivo.
Il lavoro del Partito nelle circostanze attuali è stato e continuerà ad essere fondamentale.
Non è possibile immaginare questo momento senza il lavoro dell’avanguardia politica, ma la nostra organizzazione necessita rapidi cambi nel suo stile di lavoro, più in accordo con questa epoca e le sue sfide.
Il Partito Comunista di Cuba continuerà nel riconoscimento e la difesa delle nostre basi essenziali: l’indipendenza, la sovranità, la democrazia socialista, la pace, l’efficienza economica, la sicurezza e le conquiste di giustizia sociale: il Socialismo!
A queste sommiamo la lotta per una prosperità che comprenda l’alimentazione e la ricreazione, che includa lo sviluppo scientifico, una ricchezza spirituale superiore, il benessere e dia potere al disegno del bello e funzionale.Vale la pena difendere il socialismo perché è la risposta alle necessità di un mondo più giusto, equo, equilibrato e inclusivo; è la possibilità reale di disegnare con intelligenza e sensibilità uno spazio in cui entrano tutti e non solo quelli che hanno le risorse.
Tende come nessun altro sistema a concretare l’ansia martiana di conquistare tutta la giustizia.
La forza principale per realizzare questo proposito è l’unità, tutto quello che ci unisce: i sogni, le preoccupazioni, ma anche le angosce dei pericoli comuni.
Difenderemo questa unità, senza discriminare, senza dare spazio a pregiudizi, dogmi o incasellamenti che dividono ingiustamente le persone.
Un elemento indispensabile per sostenere questa unità che si forgia dal Partito, è l’ esemplarità della militanza, quello che esige da ogni militante un atteggiamento pubblico che dalla capacità, le dedizione, i risultati, risvegli ammirazione e rispetto in un popolo con un’acuta percezione per riconoscere a distanza il falso impegno e la doppia morale.
La continuità generazionale è parte fondamentale di questa unità. È necessario parlare e condividere realizzazioni con i nostri giovani, come le più importanti persone che sono; distinguerli come gestori delle trasformazioni in marcia.
In loro c’è la forza, la disposizione e la decisione, la sincerità per qualsiasi cosa da apprendere o per apporti rivoluzionari che domanda la situazione. Nel clímax della pandemia lo hanno dimostrato con volontà e responsabilità.
Oggi è compito del Partito consolidare l’autorità guadagnata dai meriti della generazione storica e preservare la guida e l’autorità morale della nostra organizzazione.
Per realizzare questi obiettivi è indispensabile rinforzare le dinamiche di funzionamento del Partito e l’attività della sua militanza di fronte ai problemi più grandi che affronta la nostra società, con la premessa che per il carattere del Partito unico, il nostro avrà sempre la sfida d’essere il più democratico, il più attraente, il più vicino al popolo nel suo insieme e non solo nel suo contorno immediato.
Anche se abbiamo dibattuto abbastanza il tema, prima e durante il Congresso vorrei appuntare alcuni criteri sulla necessità di rinforzare la vita interna del Partito per avere più vita esterna, cioè per funzionare realmente come un’avanguardia con una guida capace di proiettarsi nel suo ambito con autentiche preoccupazioni per il funzionamento della società e con poteri di convocazione e di mobilitazione che sbaraglino qualsiasi piano di nemici della nazione cubana che tentino di provocare un’esplosione sociale.
Oggi necessitiamo modi più consensuali e una documentazione meglio preparata per fomentare dibattiti onesti e apportatori all’interno dei nostri nuclei e stimolare il dibattito popolare propiziando incontri periodici con studenti e con giovani di differenti professioni e mestieri.
Non sono tempi di volantini o di attese di lunghi processi di coordinamento e analisi per promuovere dibattiti nei nostri nuclei.
La dinamica di questo tempo ci obbliga a cercare vie più agili, brevi e nuove per comunicare orientamenti. Nell’era di Internet, che già permette a milioni di cubani di ottenere una determinata percezione del mondo in un cellulare, i nostri messaggi alla militanza non possono seguire la lenta rotta della vecchia tipografia.
La principale premessa, un altro legato del Comandante in Capo, è non mentire mai nè violare principi etici. In questi valori riposa la solida autorità del Partito, la cui militanza sarà sempre convocata a dire e valutare la verità per dura che sia o appaia.
Noi quadri della Rivoluzione siamo stati educati con questo principio. E tutti i militanti siamo convocati permanentemente ad impugnare la verità come prima arma di combattimento. È la missione dell’avanguardia che formiamo.
La verità chiara e opportunamente espressa, è inseparabile dal dovere permanente d’essere e dare esempio.
La nostra capacità di guidare dipende da come lo assumiamo. Un popolo come il nostro, che ha sempre schierato davanti i più bravi della truppa, accetterà e riconoscerà nell’avanguardia solo coloro che siamo capaci d’agire come quelli che ci hanno formato.
Il più rivoluzionario nella Rivoluzione è dev’essere sempre il Partito, così come il Partito dev’essere la forza che rivoluziona la Rivoluzione.
Vediamo e sentiamo i nostri intellettuali e artisti, gli educatori, i medici, i giornalisti e gli scienziati, i creatori, gli sportivi e anche i professionisti e i tecnici, gli studenti, gli operai, i lavoratori e i contadini, i combattenti delle FAR i del Minint che militano nel Partito e nella gioventù come il motore che rivoluziona la Rivoluzione in forma costante.
Ed è nostro dovere come quadri del Partito capire che questa forza politica non è mono cromatica, ne identica tra sè, e tanto meno unanime nell’esprimersi. Dobbiamo essere capaci d’apprezzare la forza del bosco, dei suoi alberi in fila e in quadro stretto, quando la Rivoluzione lo necessita.
L’unità deve prevalere senza dimenticare mai che si devono vedere il bosco e anche gli alberi Il collettivo e gli individualismi non sono lo stesso, anche si percepivano così Dobbiamo preservare la legittimità necessaria per far sì che il progetto continui ad avanzare parte della conoscenza approfondita delle sue singolarità.
Non possiamo lasciarci vincere dal peso delle difficoltà.
È necessario dare una nuova vitalità alla mobilitazione popolare le cui iniziative ci rafforzano.
L’abitudine ha minato molti dei nostri processi e oggi ci si deve scuotere dalle inerzie per promuovere la discussione onesta e apportatrice sui temi prioritari, definendo le azioni in ogni luogo e con la partecipazione dei quadri nella vita dei nuclei.
Fare della crescita delle fila del Partito un processo che susciti un genuino interesse con ripercussioni sociali, generare metodi di lavoro più attraenti, dalla resa dei conti del militante alla dinamica quotidiana del lavoro politico nei municipi e le province.
Nella misura in cui affrontiamo con chiarezza e trasparenza le battaglie per elevare la qualità di vita dei cubani e sommiamo i giovani a a partecipare con il loro naturale entusiasmo a tutti gli impegni cruciali per il paese, staremo riattivando le essenze del Partito.
È nostro obbligo essere portabandiera nella battaglia contro la corruzione, i modi disonesti d‘agire, l’abuso di potere, il favoritismo e la doppia morale.
Questo nostro comportamento nel lavoro, di fronte alla società la famiglia e il circolo delle amicizie che sia coerente con i valori che difendiamo.
La disciplina nel Partito, la direzione collettiva, gli studi teorici e la promozione di eventi sulla viabilità del socialismo, le idee del marxismo leninismo, le tradizioni del pensiero cubano, in particolare di Martí e di Fidel, sono temi da seguire immediato nelle nostre scuole del Partito, con la necessaria formazione teorica e dell’amministrazione, con tecniche di direzione moderne e un’ampia base culturale e storica.
Sono convinto che dobbiamo incorporare come pilastri del nostro lavoro, l’informatizzazione di tutti i processi all’interno dell’organizzazione, l’appoggio nella scienza e l’innovazione per analizzare e dare una soluzione ai temi pi`complessi così come lo sviluppo creativo della comunicazione sociale.
Il lavoro del partito nella ricerca costante di alternative emancipatrici, che necessitano un bagno di scienza e di tecnologia, che devono essere parti di questo processo.
Il marxismo ci ha lasciato un legato inestimabile: la certezza che la scienza e la tecnologia sono parte indissolubile dei processi sociali e che nella relazione scienza-tecnologia-società ci sono le chiavi dello sviluppo in previsione e prospettivo in qualsiasi progetto. È il cammino per costruire un’economia socialista basata nella conoscenza, una società sempre più fondata nella conoscenza. Un orizzonte promettente per le nuove generazioni.
Ci sono molti impegni davanti a noi che necessitano di una partecipazione attiva e stimolante per la militanza per mobilitare le energie del paese verso gli obiettivi dello sviluppo, particolarmente la sicurezza e la sovranità alimentare, lo sviluppo industriale e il problema energetico.
Ma anche e in primo luogo, la preparazione per la Difesa, il rafforzamento dell’ordine istituzionale e dello Stato di Diritto socialista.
Continueremo a lavorare nelle leggi derivate dalla nuova Costituzione e nel rafforzamento della democrazia socialista, vincolata alla giustizia e all’equità sociale; l’esercizio pieno dei diritti umani; la rappresentazione effettiva e la partecipazione della società nei processi economici e sociali in corso, verso un socialismo prospero, democratico e sostenibile. Tutto in un ambiente sempre più libero dagli impedimenti del burocratismo, del centralismo eccessivo e dell’inefficienza.
Il successo di questi propositi dipende dalle nostre capacità di dialogare con la popolazione, entusiasmare e implicare tutta la cittadinanza e ricostruire valori che diano un senso maggiore e una trascendenza all’impegno sociale.
Coscienti che la democrazia è più socialista nella misura in cui è più partecipativa, ci corrisponde stimolare la partecipazione popolare, creando spazi e procedimenti per seguire, valutare e applicare le domande e proposte che la fanno effettiva.
Questo imprescindibile vincolo con le domande e le necessità del popolo attraverso la partecipazione, si lega a uno degli impegni fondamentali del lavoro del Partito in questi tempi: la comunicazione sociale, insufficientemente intesa tuttavia con il criterio sbagliato che è un tema secondario di fronte alle urgenze economiche e politiche. Come se queste urgenze non fossero, in alcuni casi, risultato di sottovalutazione del peso specifico della comunicazione sociale.
Lo spazio dell’organizzazione di base e del resto delle strutture del Partito, all’interno e nella sua relazione con le strutture dello Stato, Governo, organizzazioni di massa e la società civile, deve convocare, facilitare lo scambi e il dibattito rivoluzionario, spogliato da formalismi, da imposizioni e da orientamenti superflui.
Rivoluzionario, perché nasce dalle inquietudini degli impegnati perché il processo si perfezioni, si rinforzi, non si fermi né sia anchilosato Dobbiamo realizzare tra militanti e non militanti impegnati con il benessere di Cuba, la ricerca di soluzioni efficaci che nella pratica quotidiana apportino dalla base un’intesa aggiustata alla nostra realtà.
Ogni persona, ogni collettivo, ogni organizzazione di massa conta. La battaglia è nostra, è di tutti e dobbiamo concentrare in lei i nostri sforzi.
Si tratta di sopravvivenza, di dignità, di decoro e di preservare le conquiste realizzate.
Compatrioti:
La Rivoluzione ha dato un senso a termini che non dobbiamo abbandonare nella nostra volontà d’affrontare e trasformare il contesto: difendiamo la prestanza, il prestigio, la sorte, la decenza, i diritti, l’efficienza, la qualità, la cultura del dettaglio, la la bellezza, la virtù, l’onore, la dignità e la verità in tutto quello che noi proponiamo e facciamo.
Da questa pratica del Partito dobbiamo proporci di avanzare nell’Ordinamento, il recupero, la ponderazione e il rafforzamento dei valori etici e morali che ci hanno portato sino qui, colpiti indubbiamente negli ultimi decenni dalle avversità e dalle successive difficili circostanze.
Di fronte all’ingiusto ordine economico internazionale imposto dal fallito e screditato neoliberalismo, Cuba mantiene una linea d’azione che ispira ammirazione, stupore e tutti i tipi di sentimenti favorevoli tra quelli che desiderano una realtà globale migliore.
Questo comportamento accresce la frustrazione, la disperazione e l’impotenza del vicino del Nord e dei suoi accoliti, dei vendi patria e annessionisti, dei sottomessi e indegni, che si piegano ai disegni dell’impero, tutti nemici giurati che s’impegnano a costruire i più perversi piani per attaccare la Rivoluzione, creare sfiducia e spezzare l’unità.
Stringendo i lacci dell’assedio economico si vuole costruir la matrice di una Rivoluzione rigida, ferma, lenta, che non ha soluzioni e niente di nuovo da offrire, incapace di propiziare dialoghi e difendere la partecipazione, di dare felicità. Cercano di rubarci temi, parole e frasi per paralizzare volontà e distruggere sentimenti e paradigmi.
Il dinaro corre a fiotti per seppellire la Rivoluzione.
Non siamo una società chiusa, nè questo è un processo rivoluzionario debole, sfasato o anchilosato. In questi 60 anni abbiamo pianificato un progetto politico assolutamente nuovo e sfidante, nel mezzo di pressioni inimmaginabili. E siamo cresciuti, avanzando e rettificando molte volte con il fine di perfezionarlo.
Nella battaglia ideologica dobbiamo ricorrere a Fidel, che ci ha insegnato non solo che la cultura è la prima cosa da salvare, ma che per salvarla dobbiamo essere interlocutori costanti dei nostri intellettuali e artisti.
Inoltre ci ha insegnato che questo non sarebbe un dialogo comodo per le parti coinvolte ma che sì è e dev’essere un processo permanente, dove il rispetto e la volontà di lavorare insieme siano genuinamente provati.
La Rivoluzione non solo non teme il pensiero creativo, ma lo stimola, lo coltiva, apre campi per la sua crescita e sviluppo lo riconosce e si nutre dei suoi apporti. Per questo ha creato un sistema d’insegnamento e di promozione che in tutti questi anni, anche nei più difficili, è servito come protezione e salvaguardia del più prezioso patrimonio material e immateriale dell’opera dei creatori cubani.
L’apprendistato nei campi della poltica e dell’ideologia riguarda tutte le forze che partecipano a un processo.
L’imperdonabile non è aver commesso errori negli anni precedenti o adesso, l’imperdonabile sarebbe non correggerli.
In questo senso siamo stati coerenti, abbiamo rettificato ed esiste la volontà di continuare farlo, perchè è intrinseco lo sviluppo nel terreno delle idee come in quello dell’economia e in altri.
Una bella canzone cantata in due da Silvio Rodríguez e Santiago Feliú avverte: «Quanto si dubita ogni volta che la menzogna vince!».
I grandi media e le reti sociali digitali funzionano come piattaforme effettive per la manipolazione e la menzogna senza limiti. Dietro ad ogni essere che dubita o che condivide una notizia falsa, loro annotano una piccola e maligna vittoria.
Sarebbe ingenuo pretendere che gli esponenti di determinate azioni artistiche, politiche e di qualsiasi natura, ignorino o non abbiano interesse a considerare i contesti. Da opportuni a opportunisti, da liberali a caotici, da indipendentisti a neo annessionisti, da trascendentali a irresponsabile, c’è una sottile e fragile distanza.
Che non ammettano nemmeno che si cospira con malvagità dalla destra più radicale per eliminare la nostra esperienza, senza sguardi, e che se moriamo come progetto non avremo mai l’autodeterminazione come opzione, termina per essere un’ irresponsabilità criminale con il loro paese e con il loro tempo.
Già non parliamo nemmeno della colonizzazione dalla cultura, parliamo della guerra dalla destra più reazionaria , oggi disperata e senza caserma, che si attacca a tutto, ansiosa d’avanzare in qualsiasi scenario di progresso, con l’ossessione di distruggere ogni progetto della sinistra.
Sono sociopatici con la tecnologia digitale sempre disponibile, sempre a punto, in guerra aperta alla ragione e ai sentimenti. Attaccano , non un sistema politico solamente ma le vere urgenze dell’uomo, quello che ci vincola come specie. Questa è la guerra più pericolosa, ma anche la più vile.
Non possiamo ignorare che i nemici della Rivoluzione applicano concetti di Guerra Non Convenzionale contro Cuba, una guerra nella quale tutto il banale, volgare, indecente e falso, vale, e, senza dubbio, cerca di insinuarsi al fianco della sensibilità, della cultura e del pensiero.
I paladini della libertà che trafficano con valori che non conoscono nemmeno , pretendono di smantellare una Rivoluzione che ha emancipato milioni.
Incitano vergognosamente alla profanazione dei simboli, dei fatti e degli spazi più sacri della storia patria, convocano alla disobbedienza, alla mancanza di rispetto, al disordine e all’indisciplina pubblica, accompagnando a questi richiami con la costruzione piena di calunnie, di pseudo realtà, impegnati a confondere, sfiduciare e promuovere sentimenti negativi.
La Rivoluzione Cubana non verrà tradita nè regalata a coloro che pretendono di vivere giocando con la sorte della Patria (Applausi).
Non permetteremo che gli “artivisti” —come si chiamano loro stessi, tra virgolette— del caos, della volgarità della mancanza di rispetto, insozzino la bandiera e insultino le autorità. Non ignoriamo che cercano disperatamente d’essere sostenuti per compiere il mandato di coloro che li pagano, che non incontrano vittime credibili per i loro infami rapporti su Cuba.
È bene avvisare il delinquente mercenario che lucra con il destino di tutti, quelli che chiedono « invasione già», e quelli continuamente offendono con parole e fatti chi non riposa , che la pazienza di questo popolo ha dei limiti! (Applausi prolungati).
La virtù starà nel saper serrare le fila nella difesa della Patria che ci ha affidato chi ci ha preceduto e ci ha portato sino al presente.
Nemmeno nel peggiore degli scenari un militante può essere un passivo spettatore di una provocazione o lasciare che una compagna un compagno delle fila affronti da solo i provocatori. La Rivoluzione la difendono i rivoluzionari! E tra i rivoluzionari i comunisti vanno al fronte! Mai come cupola, ma in qualità di forza cosciente e impegnata. Questo significa essere e agire come avanguardia politica!
Si deve provare orgoglio per far parte delle fila del Partito e intendere la militanza come un’azione di dedizione agli ideali che l’organizzazione difende con passione, con allegria e con responsabilità.
È l’ora di comprendere e usare tutte le risorse della comunicazione sociale, particolarmente nel lavoro nelle reti, per trattare i temi che incidono nella società, per scambiare e dare risposte opportune da qualsiasi istituzione dove accedono i cittadini, per favorire la partecipazione, la trasparenza e la resa dei conti, per mostrare gli animi che muovono il paese.
Dobbiamo approfittare di tutti gli spazi della comunicazione per dare la nostra battaglia come rivoluzionari,facendo sentire il peso della storia, le ragioni e le convinzioni patriottiche, le chiavi della guida collettiva.
Abbiamo la sfida di raccontare con voce propria tutto il buono che abbiamo fatto, così come quello che possiamo e dobbiamo continuare a fare, mostrando le nostre luci e i nostri impegni.
Viviamo in un paese strutturato e organizzato, dove si lavora molto per resistere ai colpi di una realtà ostile e asfissiante, ma che s’impegna ad andare avanti verso un maggior benessere sociale.
Questa verità dobbiamo farla sentire tutti i giorni mediante un gocciolio informativo, educativo, illustrativo su ogni progetto, in ogni scenario di resistenza e costruzione per superare le avversità.
Facciamolo senza altisonanze, né vanteria, offrendo contenuti dalla verità e la virtù, dalla fermezza e la coerenza, dall’eleganza e la misura, senza discorsi che provochino stanchezza e rifiuto, con argomenti e sentimenti, dalla sensibilità e l’empatia. Con il linguaggio di coloro che resistono ogni giorno da questa dimensione più intima della Patria che è i quartiere, la piccola parcella di terra, la comunità, la fabbrica, la scuola, l’opera, la famiglia e accorciando la breccia tra i discorsi istituzionali e le domande pubbliche.
La Rivoluzione è un vero dialogo che antepone la verità e l’etica all’indecenza e alla perversità, che non negozia la sua esistenza, non legittima mercenari e agisce con sicurezza e fermezza.
Analizziamo con obiettività i passi avanti nella lotta per l’emancipazione della donna, contro la violenza di genere, il razzismo e la discriminazione, a favore della cura e la protezione dell’ambiente e degli animali.
E riconosciamo che dobbiamo avanzare di più, per dare ogni volta di più una più giusta risposta alle inquietudini popolari.
Esercitiamo una militanza nel Partito e rivoluzionaria che sia attiva nello scontro alle condotte razziste e discriminatorie e in difesa dei diritti della donna cubana.
Compagne e compagni:
Permettetemi ora alcune parole sulla cruciale battagli economica, senza la quale tutte le altre possono risultare inutili.
Il quinquennio valutato da questo Congresso non mostra buoni risultati economici. In questo influiscono anche inefficienza e inefficacia nell’impegno di una parte significativa del sistema delle imprese e del settore del bilancio, si presentano problemi strutturali che danneggiano il suo svolgimento e che non sono stati risolti nel periodo, l’ eccesso di spese che non risultano imprescindibili e la mancanza di controllo delle risorse materiali e finanziarie così come impedimenti inutili e il burocratismo, tra i tanti mali presenti nel nostro sviluppo economico, la cui soluzione dipende da noi.
Anche se abbiamo trascorso questo periodo con difficoltà di diversa indole, l’economia ha dimostrato capacità di resistenza, dando la possibilità di preservare le conquiste sociali, senza rinunciare agli obiettivi di sviluppo previsti, così come l’appoggio solidale ad altri popoli.
Cuba ha dado una magnifica lezione di come la volontà politica, la vocazione umanista della Rivoluzione, la gestione del Governo, le politiche pubbliche che hanno al centro l’essere umano, i dialoghi tra i principali decisori e gli scienziati e la partecipazione del popolo possono con relativo successo affrontare un complesso problema come quello dalla pandemia.
Un piccolo paese senza risorse, assediato e crudelmente bloccato, ha ottenuto indici che presentano un comportamento migliore di quelli di molti paesi del mondo e della regione. Quest’opera è sostenuta da questa economia che critichiamo per perfezionarla e farla più efficiente, ma che apporta conquiste sociali inclusive e francamente rilevanti.
Il Partito ratifica che non ci conformiamo con mantenere le potenziali forze su cui conta il paese con il fine della sopravvivenza. Al contrario, aspiriamo a resistere creativamente, senza rinunciare ai nostri progetti di sviluppo, perfezionandoli, attualizzando i concetti e modernizzando le forme di fare e partecipare.
Dobbiamo nel minor tempo, con i nostri sforzi, riconoscendo che il camino è in noi stessi, nell’Isola, con la minore dipendenza esterna possibile, risolvere la sfida di produrre gli alimenti che necessitiamo, il miglior utilizzo delle fonti rinnovabili di energia, l’utilizzazione sostenibile e con qualità delle potenzialità turistiche, l’efficienza nel processo degli investimenti, l’orientamento della produzione nazionale per risolvere le domande del mercato interno, la crescita della qualità di tutti i servizi che si prestano alla popolazione.
Ci sono concetti di base in qualsiasi tipo d’Economia, che dobbiamo far primeggiare definitivamente, come il risparmio e l’economia circolare.
S’impone anche l’eliminazione della mentalità importatrice.
Per superare la crisi è necessario dinamizzare il processo dell’attualizzazione del modello economico e sociale e l implementazione della Strategia e del Piano Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale sino al 2030, combinando flessibilmente la relazione tra la necessaria pianificazione, la decentralizzazione e l’autonomia indispensabile per lo sviluppo territoriale, con la partecipazione di tutti gli attori economici, includendo l’impresa statale, le micro, piccole e medie imprese e le cooperative.
Ossia, resisteremo, creativamente, attraverso un’analisi profonda e reale di ogni situazione, convocando una conoscenza esperta, propiziando la partecipazione popolare e l’innovazione.
Ovviamente, senza rinunciare ai nostri principi internazionalisti, di solidarietà e cooperazione con l’umanità.
L’impegno Ordinamento, non sempre ben compreso anche da coloro che hanno la responsabilità d’applicarlo, domanderà immediatamente molto lavoro politico, come il processo di grane complessità che è.
Si è discusso abbastanza se era il momento di metterlo in pratica, nel mezzo di inaspettati impegni che ci hanno posto la pandemia e l’opportunista indurimento del blocco.
La risposta è una sola: non possiamo continuare a rimandare questa trasformazione orientata a stimolare lo sviluppo e la partecipazione articolata di tutti gli attori economici.
È onesto riconoscere che l’Ordinamento ha presentato problemi di strumentazione per l’insufficiente preparazione di alcuni dirigenti e l’inadeguata interpretazione delle norme, ma esistono incomprensioni derivate dall’errore d’associarlo a problemi che erano presenti prima della sua implementazione. A questo si sommano le insoddisfazioni generate da un’argomentazione non sempre opportuna e precisa e alcuni reclami inammissibili, che si allontanano dai principi dell’Impegno.
La nostra prima risposta è stata dare un seguito e una soluzione immediata —sempre che sia possibile— alle proposte critiche della popolazione, propiziando un importante esercizio di partecipazione cittadina, che non può ignorare gli aggiustamenti, le correzioni e i cambi implementati.
Tariffe, prezzi e le misure più recenti per favorire e stimolare la produzione e il commercio di alimenti, rispondono a questa strategia.
Ancora una volta facciamo appello a un necessario cambio di mentalità che faciliti questi propositi.
Già è ora di passare dal richiamo alla trasformazione.
Vinceremo nella misura in cui l’orizzonte di quanto facciamo sempre sia la maggiore felicità possibile delle cubane e dei cubani , difesa dalle essenze del nostro socialismo.
La situazione attuale e i propositi derivati dai nostri dibattiti definiscono un forte impegno per i dirigenti cubani.
La società e le sue istituzioni necessitano quadri, con una profonda preparazione etica e professionale, che se distinguano per qualità come l’inquietudine rivoluzionaria, la sensibilità per i problemi del popolo, la disposizione per la consegna e la capacità d’affrontare le avversità con dedizione e creatività che ispiri e motivi l’innovazione.
In qualsiasi circostanza, ma essenzialmente nelle più difficili e problematiche, i nostri quadri devono spiccare per la loro dedizione all’impegno. l’ansia di migliorare, la modestia e la sensibilità sufficienti di mettersi nel posto degli altri, anteponendo il noi al io.
Hanno la responsabilità di dialogar sinceramente, di cuore e di essere agili incorporando queste percezioni alla presa delle decisioni.
Il Congresso ha approvato una strategia per la preparazione dei quadri che comprenderà l’analisi scientifica della loro selezione, formazione e promozione, che considererà le tappe di transito per differenti responsabilità.
Compatrioti:
Il blocco e la pandemia si sono uniti nell’ultimo anno per porre in pausa le nostre proiezioni e i nostri sogni. Ci sbracciamo duramente contro le difficoltà quotidiane e, anche se a volte potrebbe sembrare che non riusciremo a riaffiorare nel mezzo dell’incertezza, d’immediato ci assalta e ci stupisce la nostra stessa capacità di resistenza e di creazione.
Che un paese bloccato a limiti perversi sia riuscito a sostenere vitalità dei suoi principali servizi, assistere tutta la sua popolazione contagiata o sospetta, abilitare in tempo record più di una ventina di laboratori di biologia molecolare, disegnare e elaborare prototipi nazionali di ventilatori polmonari e kits di diagnosi, e sviluppare cinque candidati a vaccino, proponendosi di produrre dosi sufficienti per immunizzare tutta la popolazione e apportare ad altre nazioni, oltre ad offrire una meritevole e riconosciuta collaborazione medica a vari popoli del mondo è molto più che una luce al finale del tunnel.
È la prova che stiamo nel lato corretto della storia e che l’opera rivoluzionaria e socialista ha tanta potenzialità e apporto che nemmeno il più grande impero è riuscito a farla crollare.
A questa prodezza indiscutibile, il nostro popolo ha posto un nome: Fidel Castro Ruz!
Il Comandante in Capo, con il precetto martiano che governare è prevedere, in giorni molto incerti per Cuba, fomentò lo sviluppo della Biotecnologia, la produzione di farmaci e vaccini e la formazione di medici per la nazione e per il mondo. Lui, che vedeva prima e vide più lontano, sin dove l’umanità può realizzare i suoi sogni, è un riferimento continuo, quando davanti agli occhi stupiti di molti, Cuba emerge salvandosi e contribuendo a salvare il mondo dalla sua peggior pandemia nei secoli .
Quando donne e uomini in camice bianco, membri di una brigata Henry Reeve scendono la scaletta di un aereo, portando davanti la Bandiera con la Stella Solitaria, e si dispongono a salvare vite senza porre un prezzo al loro lavoro, le menzogne e le infamie contro Cuba cominciano a dissolversi come ghiaccio nell’acqua calda e la nostra verità si moltiplica nell’azione di salvare.
Compatrioti di tutta Cuba, militanti quotidiani della Rivoluzione:
i membri del Burò Politico, della Segreteria e del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, eletti oggi, assumono lo straordinario impegno di dare continuità alla Rivoluzione Cubana.
Dopo vari anni di lavoro e di dedizione agli impegni del Partito, salutiamo varie compagne e compagni che nelle loro rispettive funzioni sono parte di tutto quello che il paese ha fomentato e conquistato in condizioni di sfida negli ultimi anni.
Tutti portano con sè il migliore dei riconoscimenti: aver lavorato nelle più alte istanze del Partito fondato e diretto s Fidel, Raúl e altri compagni della storica Generazione del Centenario, come i Comandanti della Rivoluzione Ramiro Valdés e Guillermo García, che continuano a darci ogni giorno lezioni di dedizioni e consegna all’opera comune.
Al Comandante dell’Esercito Ribelle, José Ramón Machado Ventura, che per decine d’anni ha portato sulle sue spalle e i difficili compiti dell’organizzazione, il suo funzionamento e la vita interna, il controllo delle risorse e l’amministrazione, va il nostro permanente ringraziamento per la sua dedizione, per la sua disciplina e lealtà.
Per i suoi insegnamenti l’appoggio e la fiducia in quello in cui transitiamo, passo a passo, dalle organizzazioni studentesche e giovanili di base all’impegno di direzione. la sua semplicità, la sua modestia e la sua dedizione ci accompagneranno sempre come lezioni di vita.
In quanto al Generale d’Esercito, il Congresso della Continuità vuole testimoniare il nostro enorme debito con un uomo che non potrà mai separarsi dal Partito del quale è fondatore.
Riassumere i suoi apporti alla Rivoluzione, come ho fatto all’inizio, non è solo un dovere dei compagni. È un modo di dimostrare a noi stessi quali sono le principali qualità di un leader, di un autentico rivoluzionario, sempre insoddisfatto con l’opera che dirige e attento ai palpiti sociali, sensibile a quanto serve o pregiudica il popolo.
Intransigente e fermo quando si tratta d’affrontare l’avversario e difendere l’opera. Sincero e affettuoso quando stimola, riconosce, premia, anche quando sanziona un compagno delle battaglie.
La Continuità si afferma nell’esempio e tra gli insegnamenti degli leader che ci hanno preceduto, risalta sempre il riconoscimento opportuno e sentito a coloro che danno tutto per il destino collettivo.
Compagno Generale d’Esercito, Ministro o semplicemente Raúl, come lo chiamano popolarmente, in nome dei miei compagni, le mie compagne e del popolo cubano: GRAZIE per l’esempio, lo stimolo, la forza e la fiducia! (Applausi). Grazie per esserci e aiutarci a credere in noi stessi!
È stato importante, molto importante, il suo appoggio e il suo stimolo in questi anni d’apprendistato e formazione che ci permettono d’assumere oggi responsabilità in quelle che Lei e Fidel hanno storia.
La sfida è tremendo, ma resta la tranquillità che la scuola è vicina e che voi siete al nostro fianco. (Applausi).
Compagne e compagni:
Quello che succede oggi ci colloca di nuovo di fronte al filo della storia.
È il 19 aprile, il giorno della vittoria di Girón, quella battaglia prima contro i mercenari dell’impero che volevano sorprendere la Rivoluzione e furono sorpresi da lei. La dichiarazione del carattere socialista della Rivoluzione il giorno prima di quei combattimenti, il valore e il genio di Fidel brillando nell’organizzazione della battaglia perché durasse meno di 72 ore e non riuscissero ad occupare una spiaggia con l’immagine del leader sul carro armato in marcia, sempre al fronte delle sue truppe, sono tornati in occasione della data per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.
Il Partito Comunista di Cuba è indissolubilmente unito a questo simbolo di resistenza e alla vittoria che spetta a tutti coloro ch combattono limpidamente per i diritti dei loro popoli e non reclamano altro che un posto nell’avanguardia.
La nostra generazione intende la responsabilità che assume accettando questo impegno e dichiara alla generazione storica il suo onore e l’orgoglio di dare continuità alla Rivoluzione (Applausi).
Lo facciamo seguendo il principio immortale di Maceo: «…chi pensa d’appropriarsi di Cuba, raccoglierà la polvere del suo suolo annegato nel sangue, se non è morto nella lotta».
Parafrasando Camilo nelle sue note parole a Fidel, ricevendo il grado di Comandante dell’ Esercito Ribelle nella Sierra Maestra, vogliamo dire alla generazione storica, ai nostri compagni di militanza nel Partito e al nostro amato popolo : Grazie per darci l’opportunità di servire questa degnissima causa per la quale saremo sempre disposti a dare la vita (…) Ma sarà più facile smettere di respirare che smettere d’essere fedeli alla vostra fiducia!
Siamo Cuba!
Cuba Viva!
Patria o Muerte!
Vinceremo!
Discurso pronunciado por Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba y Presidente de la República de Cuba, en la clausura del Octavo Congreso del Partido, en el Palacio de Convenciones, el 19 de abril de 2021, “Año 63 de la Revolución”
Querido General de Ejército Raúl Castro Ruz, líder de la Revolución Cubana;
Queridos compañeros de la generación histórica del proceso revolucionario y fundadores del Partido Comunista de Cuba;
Miembros del Buró Político y del Secretariado del Comité Central del Partido Comunista de Cuba;
Miembros del Comité Central del Partido Comunista de Cuba;
Delegadas y delegados;
Compañeras y compañeros:
El Octavo Congreso concluye y no dudo en calificarlo como histórico. Es un hecho.
Al margen de nuestras emociones y sentimientos por la historia viva y el liderazgo invicto de los que hoy traspasan responsabilidades y obra a nuestra generación, hay una trascendencia imposible de soslayar:
La Generación del Centenario del Apóstol, guiada por Fidel y Raúl a lo largo de más de seis intensas décadas, puede declarar hoy, con dignidad y orgullo, que la Revolución Socialista que hicieron a solo 90 millas del poderoso imperio, está viva, actuante y firme, en medio del vendaval que estremece a un mundo más desigual e injusto, después del derrumbe del sistema socialista mundial.
Y esa generación puede decir mucho más. Puede afirmar que la Revolución no termina con ella, porque logró formar nuevas generaciones igualmente comprometidas con los ideales de justicia social que tanta sangre ha costado, de los mejores hijos de la nación cubana.
La Revolución Socialista que hicieron a solo 90 millas del poderoso imperio, está viva, actuante y firme. Foto: Estudios Revolución
Lo que recibimos hoy no son cargos y tareas. No es solo la conducción de un país. Lo que tenemos delante, desafiándonos continuamente, es una obra heroica, descomunal.
Es el osado alzamiento de Céspedes, es la vergüenza imbatible de Agramonte, es la digna intransigencia de Maceo, es la astucia impresionante de Gómez, es el empuje libertario de los cimarrones, es la pasión de los poetas de la guerra, es la fiereza de Mariana en la manigua y es la luz inspiradora de Martí.
Es la fundadora juventud de Mella, los versos tremendos de Villena, el antimperialismo radical de Guiteras, la entrega absoluta de la Generación del Centenario, Haydée y Melba tras los barrotes, Vilma desafiando a los represores, Celia organizando la Comandancia de la Sierra, las madres cubanas enfrentando a la dictadura que asesinaba a sus hijos; el pelotón femenino de la Sierra, la fidelidad sin límites de Camilo, el legado universal del Che, el liderazgo profundo y creador de Fidel, la Continuidad sostenida por Raúl.
Es la Gran Rebelión, la clandestinidad, los frentes guerrilleros, la Contraofensiva estratégica, la invasión a Occidente, las batallas decisivas, la entrada triunfal a La Habana, la Reforma Agraria, la Alfabetización, la lucha contra bandidos, las milicias, la Victoria de Girón, la Crisis de Octubre, la colaboración internacionalista en África, Asia y América Latina, la guerrilla del Che, hasta la sangre por Vietnam, por Angola, por Etiopía, por Nicaragua, las brigadas médicas, Elián González, Los Cinco, la ELAM, la Operación Milagro, el ALBA, el contingente Henry Reeve, la Ciencia, la Medicina, la Cultura, el deporte de alto rendimiento, las Universidades, y la solidaridad humana refundada en esta tierra.
Lo que nos une es tanto, que la lista estará siempre incompleta, pero puede dar idea del gran monumento que el pueblo cubano ha levantado en más de 150 años de lucha.
Esa historia se puede resumir en dos palabras: Pueblo y Unidad, que es decir Partido. Porque el Partido Comunista de Cuba, que nunca ha sido un partido electoral, no nació de la fractura. Nació de la Unidad de todas las fuerzas políticas con ideales profundamente humanistas que se habían fogueado en la lucha por cambiar a un país desigual e injusto, dependiente de una potencia extranjera y bajo el yugo de una tiranía militar sangrienta.
Hoy decimos Somos Cuba, Cuba Viva y suena sencillo y fácil, pero qué difícil ha sido alcanzar y mantener la soberanía y la independencia, en medio del cerco más feroz.
La generación histórica, consciente de su rol en esa creación heroica que es cada día de la Revolución Cubana frente a la multidimensional guerra
permanente que le hace su más cercano vecino, trabajó siempre en la formación de las nuevas generaciones y ha facilitado el paulatino traspaso de las principales responsabilidades de dirección.
Gracias a esa paciente labor de años, hoy se verifica aquí un hito en nuestra historia política, que define al Octavo Congreso como el Congreso de la Continuidad. Y el principal abanderado de ese proceso ha sido el compañero General de Ejército Raúl Castro Ruz (Aplausos).
Cuando asumí como Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros en el año 2018, quise expresar en mi discurso los sentimientos de muchos de nosotros y reconocer su labor al frente de la Revolución y el Partido.
Con su proverbial modestia, me pidió suprimir algunas de las palabras que sobre él deseé exponer entonces. Hoy, abusando de la responsabilidad que asumo al frente del Partido y con más conocimiento de causa, debido a nuestra entrañable compenetración en el abordaje de los temas y tareas estratégicas del país, al vivir en primera persona el modo en que ha conducido nuestra preparación, quiero decir, para hacer justicia histórica, lo que en aquel momento escribí y por disciplina callé.
El compañero Raúl, quien ha preparado, conducido, liderado este proceso de continuidad generacional con tenacidad, sin apego a cargos y responsabilidades, con elevado sentido del deber y del momento histórico, con serenidad, madurez, confianza, firmeza revolucionaria, con altruismo y modestia, por mérito propio, por legitimidad y porque Cuba lo necesita, será consultado sobre las decisiones estratégicas de mayor peso para el destino de la nación (Aplausos). Estará siempre presente, bien al tanto de todo, combatiendo con energía, aportando ideas y propósitos a la causa revolucionaria, a través de sus consejos, su orientación y su alerta ante cualquier error o deficiencia, presto a enfrentar al imperialismo como el primero con su fusil en la vanguardia del combate.
El General de Ejército continuará presente porque es un referente para cualquier comunista y revolucionario cubano. Raúl, como cariñosamente le llama nuestro pueblo, es el mejor discípulo de Fidel, pero también ha aportado innumerables valores a la ética revolucionaria, a la labor partidista y al perfeccionamiento del gobierno.
La obra emprendida bajo su liderazgo al frente del país en la última década es colosal. Su legado de resistencia ante las amenazas y agresiones y en la búsqueda del perfeccionamiento de nuestra sociedad es paradigmático.
Asumió la dirección del país en una difícil coyuntura económica y social. En su dimensión de estadista, forjando consenso ha encabezado, impulsado y estimulado profundos y necesarios cambios estructurales y conceptuales como parte del proceso de perfeccionamiento y actualización del modelo económico y social cubano.
Raúl fue capaz de lograr la renegociación de una enorme deuda defendiendo con honestidad y respeto la palabra empeñada y el principio de que la nación honraría sus compromisos con los acreedores, lo cual fortaleció la confianza hacia Cuba.
Con sabiduría condujo el debate que culminó en una trascendental actualización de la Ley Migratoria, impulsó transformaciones en el sector agropecuario, promovió sin prejuicios la ampliación de las formas de gestión del sector no estatal de la economía, la aprobación de una nueva Ley de Inversión Extranjera, la creación de la Zona Especial de Desarrollo Mariel, la eliminación de trabas para el fortalecimiento de la empresa estatal cubana, las inversiones en el sector turístico, el programa de informatización de la sociedad y el mantenimiento y perfeccionamiento, hasta donde ha sido posible, de nuestras conquistas sociales.
Con paciencia e inteligencia, Raúl logró la liberación de nuestros Cinco Héroes, cumpliéndose así la promesa de Fidel de que volverían.
Ha signado con su estilo una amplia y dinámica actividad en las relaciones exteriores del país. Con firmeza, dignidad y temple dirigió personalmente el proceso de conversaciones y negociaciones que tuvieron como fin el restablecimiento de las relaciones diplomáticas con los Estados Unidos.
Las indudables cualidades de Raúl como estadista, como defensor de la integración latinoamericana, distinguieron de manera especial el periodo de Cuba en la presidencia pro tempore de la Celac. Su legado más importante, la defensa de la unidad dentro de la diversidad, condujo a la declaración de la región como Zona de Paz y contribuyó de manera decisiva a las conversaciones para la paz en Colombia.
Raúl ha defendido como nadie los derechos de los países caribeños y en particular los de Haití en los foros internacionales. Con profundo orgullo, los cubanos escuchamos su voz emocionada y su discurso preciso en la Cumbre de Las Américas en Panamá, donde recordó la verdadera historia de Nuestra América.
Estas realizaciones las condujo mientras enfrentaba la enfermedad y la muerte de su amada compañera de vida y de luchas, nuestra extraordinaria Vilma (Aplausos), con quien compartió la pasión por la Revolución y fundó una hermosa familia. También sufrió en ese periodo la enfermedad y el fallecimiento de su principal referente en la vida revolucionaria, además de su jefe y hermano, el compañero Fidel, a quien ha sido leal hasta las últimas consecuencias (Aplausos).
Al dolor humano antepuso el valor revolucionario y el sentido del deber. Besó la urna que guarda las cenizas de Vilma y saludó militarmente la piedra con el nombre de Fidel y dirigió el país sin descanso, con acierto, con ímpetu, con devoción. Sus aportes a la Revolución son trascendentes.
Ese Raúl que conocemos, admiramos, respetamos y queremos, debutó en la política como el abanderado de un grupo de jóvenes universitarios que en abril de 1952 enterraron simbólicamente la Constitución del 40, humillada por el golpe de Estado del 10 de marzo; en enero de 1953 fue uno de los fundadores de la Marcha de las Antorchas y en marzo del mismo año acudió a la Conferencia Internacional sobre los Derechos de la Juventud y a la preparación del Cuarto Festival Mundial de la Juventud y los Estudiantes. A su regreso, se convirtió en uno de los asaltantes al Moncada, donde se hizo Jefe en el combate; luego cumplió prisión en Isla de Pinos, participó en la preparación de la lucha contra la tiranía de Batista durante el exilio en México, desembarcó en el Granma, se reencontró con Fidel en Cinco Palmas, emprendió la contienda en la Sierra Maestra; por méritos y valor fue ascendido a Comandante y de ejemplar manera fundó el II Frente Oriental Frank País.
Es también el dirigente político que ha promovido el debate para el
perfeccionamiento de la labor partidista, exigiendo siempre un fuerte vínculo con el pueblo, con el oído pegado a la tierra. A él debemos frases y decisiones determinantes en momentos cruciales para el país, como aquella advertencia de que los “frijoles son tan importantes como los cañones” y el emblemático “Sí se puede”, que levantó los ánimos nacionales en el momento más oscuro del Periodo Especial.
El jefe militar del II Frente Oriental que, en plena guerra de liberación, desarrolló experiencias organizativas y de gobierno en bien de la población, que serían después multiplicadas en todo el país al triunfo revolucionario, dirigió durante casi medio siglo el Ministerio de las Fuerzas Armadas Revolucionarias, cuyo aporte a la independencia de Angola, de Namibia y al fin del apartheid fueron decisivos. Al mismo tiempo, propició que se alcanzaran resultados relevantes en la preparación del país para la defensa y en el desarrollo de la concepción estratégica de la Guerra de Todo el Pueblo. Bajo su mando, las Fuerzas Armadas Revolucionarias se convirtieron en el más
disciplinado y eficiente órgano de la administración del Estado, se desarrollaron experiencias que posteriormente sirvieron al país, como el Perfeccionamiento Empresarial con valiosos conceptos de la administración, la sostenibilidad, la eficiencia y el control, del cual nació el Sistema Empresarial de las FAR que ha alcanzado notables resultados que tributan a la economía del país.
El Raúl guerrillero, en contacto y alianza permanente con la naturaleza, adquirió una sensibilidad especial sobre los temas medioambientales, que más tarde marcarían su empeño en impulsar el programa hidráulico de trasvases y la Tarea Vida.
El Comandante en Jefe de la Revolución Cubana, quien puso en el pecho del General de Ejército las condecoraciones más altas, dedicó a su labor como dirigente las palabras exactas durante la clausura del V Congreso del Partido. Hablando de su hermano de sangre y de ideas, Fidel dijo: “La vida nos ha deparado muchas satisfacciones y muchas emociones, mucha suerte, y digo realmente que ha sido una suerte para nuestro Partido, nuestra Revolución y para mí que hayamos podido disponer de un compañero como Raúl, de cuyos méritos no tengo que hablar, de cuya experiencia, capacidad y aportes a la Revolución no es necesario hablar. Es conocido por su actividad infatigable, su trabajo constante y metódico en las fuerzas armadas, en el Partido. Es una suerte que tengamos eso” (Aplausos). Esa suerte, descrita por Fidel, se llama Raúl Modesto Castro Ruz (Aplausos).
Lo que recibimos hoy no son cargos y tareas.iNo es solo la conducción de un país.iLo que tenemos delante, desafiándonos continuamente, es una obra heroica, descomunal. Foto: Estudios Revolución
Compañeras y compañeros:
Este Congreso, con su amplio y crítico debate, defendiendo la visión integral de continuidad, ha aportado ideas, conceptos y directrices que trazan la guía para avanzar resistiendo. Pero es imprescindible enfrentar ese desafío con el mayor conocimiento posible del complejo contexto nacional e internacional, conscientes de que el mundo cambió de un modo dramático y hay demasiadas puertas cerradas para las naciones de menos recursos y muchas más para quienes nos empeñamos en ser soberanos.
La alta concentración, diversidad y complejidad de los medios de comunicación actuales, de las herramientas tecnológicas que sustentan las redes digitales y de los recursos empleados en la generación de contenidos, permiten a grupos poderosos —fundamentalmente desde los países altamente desarrollados—, convertir en patrones universales ideas, gustos, emociones y corrientes ideológicas, muchas veces completamente ajenas al contexto que impactan. Para estos hechiceros de la comunicación, la verdad no solo es negociable sino peor aún: prescindible. A través de la diseminación de matrices mentirosas, manipulaciones e infamias de todo tipo, contribuyen a promover la inestabilidad política en el intento de derrocar gobiernos, allí donde no se ha logrado quebrar la voluntad de una nación libre e independiente.
Ningún pueblo está a salvo de la mentira y de la calumnia en la era de la “posverdad”. Es una realidad que Cuba enfrenta todos los días, mientras persiste en su voluntad de construir una sociedad más justa, soberana y socialista, en paz con el resto del mundo y sin interferencias o tutelas extranjeras.
En el Informe Central se expusieron con franqueza varios de los desafíos específicos que enfrenta nuestro país, en particular los asociados a los intentos de dominación y hegemonía del imperialismo estadounidense y el brutal bloqueo, cuyo impacto extraterritorial nos golpea en casi todos los frentes y en los últimos cuatro años escaló a niveles cualitativamente más agresivos.
Nadie con un mínimo de honestidad y con datos económicos que son de dominio público puede desconocer que ese cerco constituye el principal
obstáculo para el desarrollo de nuestro país y para avanzar en la búsqueda de la prosperidad y el bienestar. Al ratificar esta verdad, no se intenta ocultar las insuficiencias de nuestra propia realidad, sobre lo que hemos abundado bastante. Se trata de responder a los que con
cinismo difunden la idea de que el bloqueo no existe.
El bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos a Cuba por más de 60 años, arreciado oportunista y vilmente en los periodos de mayor crisis de las últimas tres décadas, para que el hambre y la miseria provoquen un estallido social que socave la legitimidad de la Revolución, es la más larga afrenta sostenida en el tiempo, contra los derechos humanos de un pueblo y constituye, por sus efectos, un crimen de lesa humanidad.
Esta transgresión histórica permanecerá indeleble en la conciencia y el corazón de las cubanas y cubanos que hemos sentido en carne propia el ensañamiento desproporcionado de un enemigo muchas veces superior, que no acepta la construcción en sus narices de una alternativa de sociedad más justa y equitativa, fundada en principios sólidos y en ideales de justicia social y solidaridad humana, con la independencia y la soberanía como brújula y sostén fundamental de nuestras decisiones.
Que nadie ose quitarle al bloqueo ni un adarme de culpa de nuestros principales problemas. Hacerlo sería negar los inmerecidos poderes del imperio: su dominio casi absoluto de los mercados globales y las finanzas y la determinante influencia en la política de otros gobiernos, algunos de los cuales, creyendo ser socios, actúan como secuaces.
Hay que decirlo una y otra vez sin temor a repetirnos. Primero deben cansarse ellos de tan largo como inútil crimen. Nuestro reclamo a que se le ponga fin es y será sin tregua, en lucha incesante mientras permanezca vigente esa política despiadada y genocida. Sabemos que contamos con el apoyo de la comunidad internacional, ratificado en innumerables ocasiones, y de gran parte de los cubanos en el exterior.
Hasta el día de hoy permanecen en vigor las 242 medidas de agresión impulsadas por el gobierno de Donald Trump, a las que se suman las acciones resultantes de la reinclusión de Cuba en la espuria y arbitraria lista del Departamento de Estado sobre países que supuestamente patrocinan el terrorismo. Ningún funcionario estadounidense y ningún político de ese u otro país puede afirmar sin faltar a la verdad que Cuba patrocina el terrorismo. Somos un país víctima del terrorismo, organizado, financiado y ejecutado en la mayoría de los casos desde los Estados Unidos.
Continúan las campañas de subversión e intoxicación ideológica promovidas por agencias y entidades de los Estados Unidos, dirigidas a desprestigiar a Cuba, a calumniar la Revolución, a tratar de confundir al pueblo, a fomentar el desánimo, la desidia, la inconformidad, exacerbando las contradicciones internas. Están concebidas para aprovecharse de la escasez material incuestionable, de las dificultades que enfrenta nuestra población, como consecuencia del efecto combinado de la crisis económica global, la pandemia de la COVID-19 y del reforzamiento del bloqueo económico.
Se dice que Cuba no es una prioridad para los Estados Unidos, y como nación soberana no tendría por qué serlo. Valdría la pena cuestionarse: ¿Por qué existen entonces legislaciones
específicas, como la Ley Torricelli o la Helms-Burton —por solo mencionar dos ejemplos—, cuyo propósito es agredir y tratar de controlar el destino de Cuba desde la coacción a terceros que establezcan o pretendan establecer vínculos comerciales o de cooperación? ¿Por qué los Estados Unidos dedican cientos de millones de dólares a tratar de subvertir el orden constitucional cubano? ¿Por qué emplean tanto tiempo y recursos en tratar de socavar la conciencia nacional de las cubanas y los cubanos? ¿Qué justifica una guerra económica cruel e incesante durante más de 60 años? ¿Por qué pagan el precio del aislamiento internacional, evidenciado en las Naciones Unidas y en otros foros internacionales, al mantener una política moral y legalmente insostenible?
Nuestra aspiración es a vivir en paz y relacionarnos con nuestro vecino del Norte como lo hacemos con el resto de la comunidad internacional, sobre bases de igualdad y respeto mutuos, sin injerencias de ninguna índole. Es la posición del Partido y del Estado. Es la voluntad de nuestro pueblo.
Resulta llamativo que el Gobierno de Estados Unidos declare como prioridades de su política exterior la lucha contra el cambio climático; el enfrentamiento a las amenazas de salud, como la pandemia de la COVID-19; la promoción de los derechos humanos, y los temas migratorios. Es algo que contrasta con la conducta real de ese país y su trayectoria histórica, tanto en política interna como externa. Los ejemplos son conocidos.
Paradójicamente, estas cuatro cuestiones constituyen áreas en las que el interés de ambos pueblos y el beneficio mutuo justificarían explorar las posibilidades de cooperación bilateral, si verdaderamente se busca solución a problemas tan complejos, con honestidad y ánimo de alcanzar resultados.
En estos tiempos de incertidumbre mundial, de enorme desafío medioambiental, bajo el embate de una pandemia que ha reconfigurado el comportamiento del mundo y que agudiza la crisis global que se nos venía encima, la labor partidista estará centrada en la defensa de la Revolución. El Partido conduce la política exterior de la Revolución Cubana, que descansa en la noción de que un mundo mejor es posible y que para luchar por él se requiere del concurso de muchos y de la movilización de los pueblos.
Esa ha sido una guía constante de nuestro desempeño internacional y la confirmamos en este Congreso.
Expresamos la voluntad de desarrollar relaciones de amistad y de cooperación con cualquier país del mundo, nos satisface practicar la solidaridad internacionalista aun en países cuya ideología gubernamental no compartimos. Ratificamos la determinación de exponer las verdades con claridad, por mucho que molesten a algunos, de defender principios, de acompañar las causas justas, de enfrentarnos a los atropellos, como nos enfrentamos a la agresión extranjera, al colonialismo, al racismo y al apartheid.
Es la base de nuestra aspiración a la plena independencia de Nuestra América y del empeño en ayudar a lograr una región económica y socialmente integrada, capaz de defender el compromiso de América Latina y el Caribe como Zona de Paz.
Es la política exterior descrita en el Informe Central del Congreso y que ratificamos hoy.
Este Congreso, con su amplio y crítico debate, defendiendo la visión integral de continuidad, ha aportado ideas, conceptos y directrices que trazan la guía para avanzar resistiendo. foto: estudios revolución
Compañeras y compañeros:
Ha sido muy difícil resistir y enfrentar la actual situación, que ralentiza nuestros pasos hacia la prosperidad deseada. No hemos dejado de atender las demandas y necesidades del pueblo, argumentando cada decisión, convocando y emprendiendo procesos, con acciones y medidas complejas, pero lo cierto es que no siempre se ha logrado comprensión y éxito.
Lo digo sin queja. En una Revolución auténtica la victoria es el aprendizaje. No marchamos sobre una ruta probada. Estamos desafiados a innovar constantemente, cambiando todo lo que deba ser cambiado, sin renunciar a nuestros más firmes principios. Sin apartarnos jamás del concepto Revolución que nos legó el líder invicto de esta proeza, pero libres de ataduras rígidas y conscientes de los posibles equívocos que entraña hacer camino al andar.
El General de Ejército citaba en el Informe Central las aportadoras experiencias de China y Vietnam, con progresos innegables en la economía y el nivel de vida de sus poblaciones. Ambos procesos, que confirman las elevadas potencialidades de la planificación socialista, sufrieron más de una corrección en el camino, aunque el bloqueo a sus economías duró menos tiempo y ha sido menos agresivo.
El trabajo del Partido en las circunstancias actuales ha sido y seguirá siendo fundamental. No es posible imaginar este momento sin la labor de la vanguardia política, pero nuestra organización está urgida de cambios en su estilo de trabajo, más acordes con esta época y sus desafíos.
El Partido Comunista de Cuba continuará en el reconocimiento y defensa de nuestras esencias: la independencia, la soberanía, la democracia socialista, la paz, la eficiencia económica, la seguridad y las conquistas de justicia social: ¡el Socialismo! A ellas sumamos la lucha por una prosperidad que abarque desde la alimentación hasta la recreación, que incluya el desarrollo científico, una riqueza espiritual superior, el bienestar, y que empodere el diseño de lo funcional y lo bello.
Vale la pena defender el socialismo porque es la respuesta a la necesidad de un mundo más justo, equitativo, equilibrado e inclusivo; es la posibilidad real de diseñar con inteligencia y sensibilidad un espacio donde caben todos y no solo los que tienen los recursos. Apunta como ningún otro sistema a concretar el afán martiano de conquistar toda la justicia.
La fuerza principal para lograr tal propósito es la unidad, todo lo que nos une: los sueños, las preocupaciones, pero también las angustias ante peligros comunes. Defenderemos esa unidad, sin discriminar, sin dar espacio a prejuicios, dogmas o encasillamientos que dividen injustamente a las personas.
Un elemento indispensable para sostener esa unidad que se forja desde el Partido, es la ejemplaridad de la militancia, lo que exige de cada militante una actitud pública que, desde la capacidad, la entrega, los resultados, despierte admiración y respeto en un pueblo con aguda percepción, capaz de reconocer a distancia el falso compromiso y la doble moral.
La continuidad generacional es parte fundamental de esa unidad. Es preciso hablar y compartir realizaciones con nuestros jóvenes como las más importantes personas que son; distinguirlos como gestores de las trasformaciones en marcha. En ellos está la fuerza, la disposición y decisión, la sinceridad para cualquier emprendimiento o aporte revolucionario que la situación demande. En el clímax de la pandemia lo han demostrado con arrojo y responsabilidad.
Hoy se verifica aquí un hito en nuestra historia política, que define al Octavo Congreso como el Congreso de la Continuidad.iY el principal abanderado de ese proceso ha sido el compañero General de Ejército Raúl Castro Ruz. Foto: Estudios Revolución
Hoy le corresponde al Partido consolidar la autoridad ganada por los méritos de la generación histórica y preservar el liderazgo y la autoridad moral de nuestra organización.
Para lograr esos objetivos, resulta indispensable fortalecer las dinámicas de funcionamiento del Partido y la proactividad de su militancia ante los problemas más acuciantes que afronte la sociedad, bajo la premisa de que por el carácter de Partido único, el nuestro tendrá siempre el desafío de ser cada vez más democrático, más atractivo, más cercano al pueblo en su conjunto y no solo en su entorno inmediato.
Aunque se ha debatido bastante el tema antes y durante el Congreso, quisiera apuntar algunos criterios sobre la necesidad de fortalecer la vida interna del Partido para tener más vida externa, es decir, para funcionar realmente como una vanguardia con liderazgo, capaz de proyectarse en su ámbito con auténticas preocupaciones por el funcionamiento de la sociedad, y con un poder de convocatoria y de movilización que derrote cualquier plan de los enemigos de la nación cubana que intente provocar un estallido social.
Hoy precisamos de modos más
consensuados y de una documentación mejor preparada para fomentar debates honestos y aportadores a lo interno de nuestros núcleos, y estimular el debate popular, propiciando encuentros periódicos con estudiantes y con jóvenes de diferentes profesiones y oficios.
No son tiempos de boletines impresos o de espera de largos procesos de coordinación y análisis para promover debates en nuestros núcleos. La dinámica de este tiempo nos obliga a buscar vías más ágiles, breves y novedosas de comunicar orientaciones. En la era de Internet, que ya les permite a millones de cubanos llevar determinada percepción del mundo en un celular, nuestros mensajes a la militancia no pueden seguir la lenta ruta de la vieja imprenta.
La principal premisa, también legado del Comandante en Jefe, es no mentir jamás ni violar principios éticos. En esos valores descansa la sólida autoridad del Partido, cuya militancia estará convocada siempre a decir y evaluar la verdad por dura que sea o parezca. En ese principio hemos sido educados los cuadros de la Revolución. Y todos los militantes estamos convocados permanentemente a empuñar la verdad como primer arma de combate. Es la misión de la vanguardia que integramos.
La verdad, clara y oportunamente expresada, es inseparable del deber permanente de ser y dar ejemplo. Nuestra capacidad de guiar depende de cómo lo asumimos. Un pueblo como el nuestro, que siempre llevó delante a los más bravos de la tropa, solo aceptará y reconocerá en la vanguardia a quienes seamos capaces de actuar como quienes nos formaron.
Lo más revolucionario dentro de la Revolución es y debe ser siempre el Partido, así como el Partido debe ser la fuerza que revoluciona a la Revolución (Aplausos).
Vemos y sentimos a nuestros intelectuales y artistas, a los educadores, a los médicos, a los periodistas, a los científicos, a los creadores, a los deportistas, también a los profesionales y técnicos, estudiantes, obreros, trabajadores y campesinos, a los combatientes de las FAR y el Minint, que militan en el
Partido y en su Juventud, como el motor que revoluciona a la Revolución de forma constante.
Y es nuestro deber como cuadros del Partido entender que esa fuerza política no es monocromática, ni idéntica entre sí, y mucho menos unánime al expresarse. Debemos ser capaces de apreciar la fuerza del bosque, de sus árboles en fila y en cuadro apretado cuando la Revolución lo precise. La unidad tiene que prevalecer sin olvidar jamás que hay que ver el bosque y también los árboles. El colectivo y las individualidades no son lo mismo, aunque unidos se perciban así. Preservar la legitimidad necesaria para que el proyecto siga avanzando parte del conocimiento profundo de sus singularidades.
No podemos dejarnos vencer por el peso de las dificultades. Es necesario dar nueva vitalidad a la movilización popular, cuyas iniciativas nos fortalecen.
La rutina ha minado muchos de nuestros procesos y hoy apremia sacudirse las inercias para promover la discusión honesta y aportadora sobre temas de prioridad, definiendo acciones en cada lugar y con la participación de los cuadros en la vida de los núcleos.
Hacer del crecimiento de las filas del Partido un proceso que suscite interés genuino, con repercusión social, generar métodos de trabajo más atractivos, desde la rendición de cuentas del militante hasta las dinámicas cotidianas del trabajo político en los municipios y las provincias.
En la medida en que abordemos con claridad y transparencia las batallas por elevar la calidad de vida de los cubanos y que sumemos a los jóvenes a participar con su natural entusiasmo en todas las tareas cruciales para el país, estaremos reactivando las esencias del Partido.
El desafío es tremendo, pero queda la tranquilidad de que la escuela está cerca, que ustedes están a nuestro lado. Foto: Estudios Revolución
Es nuestra obligación ser abanderados de la pelea contra la corrupción, los modos deshonestos de actuar, el abuso de poder, el favoritismo y la doble moral.
Que nuestro comportamiento en el trabajo, ante la sociedad, la familia y el círculo de amistades sea coherente con los valores que defendemos.
La disciplina partidista, la dirección colectiva, los estudios teóricos y la promoción de eventos sobre la viabilidad del socialismo, las ideas del marxismo leninismo, las tradiciones del pensamiento cubano, en particular de Martí y de Fidel, son temas de seguimiento impostergable en nuestras escuelas del Partido, junto con la necesaria formación teórica y de administración, con técnicas de dirección modernas y una amplia base cultural e histórica.
Soy un convencido, de que debemos incorporar como pilares de nuestra labor, la informatización de todos los procesos al interior de la organización, el apoyo en la ciencia y la innovación para el abordaje y la solución de los temas más complejos, así como el desarrollo creativo de la comunicación social.
La labor partidista en la búsqueda constante de alternativas emancipadoras, también está urgida de un baño de ciencia y de tecnología, que deben ser partes de ese proceso.
El marxismo nos ha dejado un legado inestimable: la certeza de que la ciencia y la tecnología son parte indisoluble de los procesos sociales y que en la relación ciencia-tecnología-sociedad están las claves del desarrollo perspectivo y prospectivo de cualquier proyecto. Es el camino para construir una economía socialista basada en el conocimiento, una sociedad cada vez más cimentada en el conocimiento. Un horizonte promisorio para las nuevas generaciones.
Hay muchas tareas por delante que precisan de una participación activa y proactiva de la militancia en función de movilizar las energías del país hacia los objetivos del desarrollo, particularmente la seguridad y soberanía alimentaria, el desarrollo industrial y el problema energético. Pero también, y en primer lugar, la preparación para la Defensa, el fortalecimiento del orden institucional y del Estado de Derecho socialista.
Continuaremos trabajando en las leyes derivadas de la nueva Constitución y en el fortalecimiento de la democracia socialista, vinculada a la justicia y la equidad social; el ejercicio pleno de los derechos humanos; la representación efectiva y la participación de la sociedad en los procesos económicos y sociales en curso, hacia un socialismo próspero, democrático y sostenible. Todo ello en un entorno cada vez más libre de los lastres del burocratismo, del centralismo excesivo y de la ineficiencia.
El éxito de esos propósitos depende de nuestra capacidad para dialogar con la población, entusiasmar e implicar a toda la ciudadanía y reconstruir valores que le den mayor sentido y trascendencia al compromiso social. Conscientes de que la democracia es más socialista en la medida en que es más participativa, nos corresponde estimular la participación popular, creando espacios y procedimientos para atender, evaluar y aplicar las demandas y propuestas que la hagan efectiva.
Esa imprescindible conexión con las demandas y necesidades del pueblo a través de la participación, se enlaza con una de las tareas fundamentales de la labor partidista en estos tiempos: la comunicación social, insuficientemente entendida todavía, bajo el erróneo
criterio de que es un asunto secundario frente a las urgencias económicas y políticas. Como si esas urgencias no fueran, en algunos casos, resultado de subestimar el peso específico de la comunicación social.
El espacio de la organización de base y del resto de las estructuras partidistas, a lo interno y en su relación con las estructuras del Estado, Gobierno, organizaciones de masas y la sociedad civil, debe ser convocante, facilitador del intercambio y del debate revolucionario, despojado de formalismos, de imposiciones y de orientaciones superfluas. Revolucionario, porque brota de la inquietud de los comprometidos con que el proceso se perfeccione, se fortalezca, no se detenga ni anquilose.
Debemos lograr, entre militantes y no militantes comprometidos con el
bienestar de Cuba, la búsqueda de soluciones eficaces, que en la práctica cotidiana aporten, desde la base, el entendimiento cabal de nuestra realidad. Cada persona, cada colectivo, cada organización de masa cuenta. La batalla es nuestra, es de todos y en ella debemos concentrar nuestros esfuerzos. Se trata de supervivencia, de dignidad, de decoro y de preservar las conquistas alcanzadas.
Compatriotas:
La Revolución ha dado sentido a términos que no debemos abandonar en nuestra voluntad de enfrentar y transformar el contexto: defendamos la prestancia, el prestigio, la dicha, la decencia, los derechos, la eficiencia, la calidad, la cultura del detalle, la belleza, la virtud, la honra, la dignidad y la verdad en todo lo que nos proponemos y hacemos.
Desde esa práctica partidista debemos proponernos avanzar en el ordenamiento, la recuperación, la ponderación y el fortalecimiento de los valores éticos y morales que nos han traído hasta aquí, golpeados indudablemente en las últimas décadas por las adversidades y las sucesivas y difíciles circunstancias.
Ante el injusto orden económico internacional impuesto por el quebrado y desacreditado neoliberalismo, Cuba mantiene una línea de actuación que inspira admiración, asombro y todo tipo de sentimientos favorables entre
aquellos que anhelan una realidad global mejor. También ese comportamiento acrecienta la frustración, el desespero y la impotencia del vecino del Norte y de sus acólitos, de los vendepatria y anexionistas, de los sumisos e indignos que se pliegan a los designios del imperio, todos ellos jurados enemigos que se empeñan en construir los más perversos planes para atacar a la Revolución, crear desconfianza y quebrar la unidad.
Apretando las clavijas del cerco económico se quiere construir la matriz de una Revolución rígida, detenida, lenta, que no tiene soluciones ni nada nuevo que ofrecer, incapaz de propiciar diálogos y defender la participación, de dar felicidad. Tratan de robarnos temas, palabras y frases para paralizar voluntades y destruir sentimientos y paradigmas. El dinero corre a raudales para enterrar a la Revolución.
No somos una sociedad cerrada, ni este es un proceso revolucionario débil, desfasado o anquilosado. A lo largo de 60 años hemos afianzado un proyecto político absolutamente novedoso y desafiante, en medio de presiones inimaginables. Y hemos crecido, avanzado y rectificado muchas veces en aras de perfeccionarlo.
En la batalla ideológica debemos acudir a Fidel, quien nos enseñó no solo que la cultura es lo primero que hay que salvar, sino que para salvarla tenemos que ser interlocutores constantes de nuestros intelectuales y artistas.
También nos enseñó que este no sería un diálogo cómodo para las partes involucradas, pero que sí tenía y tiene que ser un proceso permanente, donde el respeto y la voluntad de trabajar juntos queden genuinamente probados.
La Revolución no solo no le teme al pensamiento creador, sino que lo aúpa, lo cultiva, abre campos para su crecimiento y desarrollo, lo reconoce y se nutre de sus aportes. Por eso creó un sistema de enseñanza y de promoción que por todos estos años, incluso en los más difíciles, ha servido de protección y de salvaguarda de lo más valioso del patrimonio material e inmaterial de la obra de los creadores cubanos.
El aprendizaje en los campos de la política y la ideología concierne a todas las fuerzas que participan en un proceso. Lo imperdonable no es haber cometido errores en los años precedentes o ahora mismo, lo imperdonable sería no corregirlos.
En ese sentido hemos sido coherentes, se ha rectificado y existe la voluntad de continuar haciéndolo, porque es consustancial al desarrollo en el terreno de las ideas como en el de la economía y otros.
Una hermosa canción, cantada a dúo por Silvio Rodríguez y Santiago Feliú advierte: “¡Cuánto se duda cada vez que la mentira gana!”. Los grandes medios y las redes sociales digitales funcionan como plataformas efectivas para la manipulación y la mentira sin límites. Detrás de cada ser que duda o que comparte una noticia falsa, ellos se anotan una pequeña y maligna victoria.
Sería ingenuo pretender que los exponentes de determinados actos
artísticos, políticos o de cualquier
naturaleza ignoren o no les interese considerar los contextos. De oportunos a oportunistas, de liberales a caóticos, de independentistas a neoanexionistas, de trascendentales a irresponsables, hay una fina y frágil distancia.
Que ni siquiera admitan que se conspira con saña desde la derecha más radical para eliminar nuestra experiencia sin miramientos y que si perecemos como proyecto nunca más tendremos la autodeterminación como opción, termina por ser una irresponsabilidad criminal con su país y con su tiempo.
Ya no hablamos siquiera de la colonización desde la cultura, hablamos de guerra desde la ultraderecha más conservadora, hoy desesperada y sin cuartel, que apela a todo ansiosa por adelantarse a cualquier escenario de progreso, obsesionada con destruir todo proyecto de izquierda.
Son sociópatas con tecnología digital siempre disponible, siempre a punto, en guerra abierta a la razón y a los sentimientos. Atacan, no a un sistema político solamente sino a las verdaderas urgencias del hombre, a lo que nos conecta como especie. Esa es la guerra más peligrosa, pero también la más cobarde.
No podemos desconocer que los enemigos de la Revolución aplican los conceptos de Guerra No Convencional contra Cuba, una guerra en la que todo lo banal, vulgar, indecente y falso, vale, y, sin embargo, trata de colarse por el flanco de la sensibilidad, de la cultura y del pensamiento.
Los paladines de la libertad que trafican con valores que ni siquiera conocen, pretenden desmontar una Revolución que ha emancipado a millones.
Incitan descaradamente a la profanación de símbolos y de los hechos y espacios más sagrados de la historia patria, convocan a la desobediencia, al desacato, al desorden y la indisciplina pública, acompañando a estos llamamientos con la construcción calumniosa de
seudorrealidades, empeñados en confundir, desalentar y promover sentimientos negativos.
La Revolución Cubana no será traicionada ni regalada a quienes pretenden vivir jugando con la suerte de la Patria (Aplausos). No vamos a permitir que los artivistas —como dicen ellos mismos, entre comillas— del caos, de la vulgaridad, del desacato, mancillen la bandera e insulten a las autoridades. No ignoramos que buscan desesperadamente ser detenidos para cumplir el mandato de quienes les pagan, que no acaban de encontrar víctimas creíbles para sus infames informes sobre Cuba.
Es bueno advertir al lumpen mercenario que lucra con el destino de todos, a los que piden “invasión ya”, a los que continuamente ofenden de palabra y de hecho a quienes no descansan, ¡que la paciencia de este pueblo tiene límites! (Aplausos prolongados).
La virtud estará en saber cerrar filas en la defensa de la patria que nos confiaron quienes nos han precedido y nos han traído hasta el presente.
Ni en el peor de los escenarios un militante puede ser pasivo espectador de una provocación o dejar que una compañera o compañero de fila se enfrente en solitario a los provocadores. ¡A la Revolución la defienden los revolucionarios! (Aplausos). Y entre los revolucionarios, los comunistas vamos al frente (Aplausos). Jamás como élite, sino en calidad de fuerza consciente y comprometida. Eso significa ser y actuar como vanguardia política (Aplausos).
Hay que sentir orgullo por integrar las filas del Partido y entender la militancia como un acto de consagración a los ideales que la organización defiende con pasión, con alegría, y con responsabilidad.
Es hora de comprender y emplear todos los recursos de la comunicación social, particularmente el trabajo en redes para tratar los temas que estremecen a la sociedad, para intercambiar y dar respuesta oportuna desde cualquier institución a la que acudan los ciudadanos, para favorecer la participación, la transparencia y la rendición de cuentas, para mostrar los ánimos que mueven al país.
Debemos aprovechar todos los espacios de la comunicación para dar nuestra batalla como revolucionarios, haciendo sentir el peso de la historia, las razones y convicciones patrióticas, las claves del liderazgo colectivo. Tenemos el desafío de contar con voz propia todo lo bueno que se ha hecho, así como lo que puede y debe seguir haciéndose, mostrando nuestras luces y compromisos.
Hoy le corresponde al Partido consolidar la autoridad ganada por los méritos de la generación histórica y preservar el liderazgo y la autoridad moral de nuestra organización. Foto: Juvenal Balán
Vivimos en un país estructurado y organizado, donde se trabaja mucho para resistir el embate de una realidad hostil y asfixiante, pero que se empeña en seguir adelante hacia un mayor bienestar social. Esa verdad hay que hacerla sentir todos los días mediante un goteo informativo, educativo, ilustrativo sobre cada proyecto, sobre cada escenario de resistencia y de construcción para superar la adversidad.
Hagámoslo sin altisonancias, ni alardes, ofreciendo contenidos desde la verdad y la virtud, desde la firmeza y la
coherencia, desde la elegancia y la mesura, sin discursos que provoquen agobio y rechazo, con argumentos y sentimientos, desde la sensibilidad y la empatía. Con el lenguaje de los que resisten a diario desde esa dimensión más íntima de la Patria que es el barrio, la pequeña parcela de tierra, la comunidad, la fábrica, la escuela, la obra, la familia y acortando la brecha entre los discursos institucionales y las demandas públicas.
La Revolución es diálogo verdadero que antepone la verdad y la ética a la indecencia y la perversidad, que no negocia su existencia, no legitima a mercenarios y actúa con seguridad y firmeza.
Abordemos con objetividad los avances en la lucha por la emancipación de la mujer, contra la violencia de género, el racismo y la discriminación, a favor del cuidado y protección del medio ambiente y los animales. Y reconozcamos que nos falta avanzar aún, para dar cada vez más una respuesta más justa a las inquietudes populares.
Ejerzamos una militancia partidista y revolucionaria que sea activa en el enfrentamiento a las conductas racistas, y discriminatorias y en defensa de los derechos de la mujer cubana.
Compañeras y compañeros:
Permítanme ahora unas palabras sobre la crucial batalla económica, sin la cual todas las demás pueden resultar inútiles.
El quinquenio que evalúa este Congreso no exhibe buenos resultados económicos. En ello también influyen la
ineficiencia e ineficacia en el desempeño de una parte significativa del sistema empresarial y del sector presupuestado, se presentan problemas estructurales que afectan su desenvolvimiento, y que no han logrado resolverse en el periodo el exceso de gastos que no resultan imprescindibles y la falta de control de los recursos materiales y financieros, así como trabas innecesarias y el burocratismo, entre otros males que lastran nuestro desarrollo económico, cuya solución depende de nosotros.
No obstante haber transitado en este periodo por dificultades de diversa índole, la economía ha demostrado capacidad de resistencia, posibilitando preservar las conquistas sociales, sin renunciar a los objetivos de desarrollo previstos, así como al apoyo solidario a otros pueblos.
Cuba ha dado una lección magnífica de cómo la voluntad política, la vocación humanista de la Revolución, la gestión del Gobierno, las políticas públicas que toman como centro al ser humano, los diálogos entre los principales decisores y los científicos y la participación del pueblo pueden, con relativo éxito, enfrentar un complejo problema como el de la pandemia.
Un pequeño país sin recursos, asediado y cruelmente bloqueado ha logrado indicadores que presentan un mejor comportamiento que los de muchos países del mundo y de la región. Esta obra es sostenida por esa economía que criticamos para perfeccionarla y hacerla más eficiente, pero que aporta conquistas sociales inclusivas francamente relevantes.
El Partido ratifica que no nos conformamos con mantener las potenciales fuerzas con que cuenta el país a ras de la sobrevivencia. Por el contrario, aspiramos a resistir creativamente, sin renunciar a nuestros proyectos de desarrollo, perfeccionándolos, actualizando sus conceptos, modernizando las formas de hacer y participar.
Debemos en el menor tiempo, con nuestros propios esfuerzos, reconociendo que el camino está en nosotros mismos, Isla adentro, con la menor dependencia externa posible, resolver el desafío de producir los alimentos que necesitamos, el mejor aprovechamiento y uso de las fuentes renovables de energía, la utilización sostenible y con calidad de las potencialidades turísticas, la eficiencia en el proceso inversionista, la orientación de la producción nacional a resolver las demandas del mercado interno, la elevación de la calidad de todos los servicios que se prestan a la población.
Hay conceptos básicos en cualquier tipo de Economía, que debemos entronizar definitivamente como el ahorro y la economía circular. Se impone también, desterrar la mentalidad importadora.
Para superar la crisis es preciso dinamizar el proceso de actualización del modelo económico y social y la implementación de la Estrategia y del Plan Nacional de Desarrollo Económico y Social hasta 2030, combinando flexiblemente la relación entre la necesaria planificación, la descentralización y la autonomía indispensable para el desarrollo territorial, con la participación de todos los actores económicos, incluyendo la empresa estatal, las micro, pequeñas y medianas empresas y las cooperativas.
O sea, resistiremos, creativamente, a través del análisis profundo y real de cada situación, convocando al conocimiento experto, propiciando la participación popular y la innovación. Por supuesto, sin renunciar a nuestros principios internacionalistas, de solidaridad y cooperación con la humanidad.
La Tarea Ordenamiento, no siempre bien comprendida, incluso por quienes tienen la responsabilidad de ejecutarla, demandará en lo inmediato mucho trabajo político, como el proceso de gran complejidad que es.
Se ha cuestionado bastante si era el momento para ponerla en práctica, en medio de los inesperados retos que nos impusieron la pandemia y el oportunista recrudecimiento del bloqueo. La respuesta es una sola: no podíamos seguir postergando esa transformación orientada a estimular el desarrollo y la participación articulada de todos los actores económicos.
Es honesto reconocer que el Ordenamiento presentó problemas de instrumentación, por insuficiente preparación de algunos directivos e inadecuada interpretación de las normas, pero existen incomprensiones derivadas del error de asociarlo a problemas que estaban presentes antes de su implementación. A ello se suman las insatisfacciones generadas por una argumentación no siempre oportuna y precisa y algunos reclamos inadmisibles, que se alejan de los principios de la Tarea.
Nuestra primera respuesta ha sido dar seguimiento y solución inmediata —siempre que sea posible— a los planteamientos críticos de la población, propiciando un importante ejercicio de participación ciudadana, que no puede desconocerse, en los ajustes, correcciones y cambios implementados. Tarifas, precios y las medidas más recientes para favorecer y estimular la producción y comercialización de alimentos responden a esa estrategia.
Una vez más apelamos al necesario cambio de mentalidad que facilite estos propósitos. Ya es hora de pasar del llamado a la transformación.
Venceremos en la medida en que el horizonte de cuanto hagamos siempre sea la mayor felicidad posible de las cubanas y los cubanos, defendida desde las esencias de nuestro socialismo.
La situación actual y los propósitos derivados de nuestros debates definen un altísimo reto para los dirigentes cubanos. La sociedad y sus instituciones necesitan cuadros, con una profunda preparación ética y profesional, que se distingan por cualidades como la inquietud revolucionaria, la sensibilidad por los problemas del pueblo, la disposición para la entrega y la capacidad de enfrentar la adversidad con creatividad que inspire y motive la innovación.
En cualquier circunstancia, pero esencialmente en las más difíciles y retadoras, nuestros cuadros deben
sobresalir por su dedicación a la tarea, su afán de superación, su modestia y la sensibilidad suficiente de ponerse en el lugar de los demás, anteponiendo el nosotros al yo. Tienen la responsabilidad de dialogar sinceramente, de corazón, y ser ágiles incorporando esas percepciones a la toma de decisiones.
El Congreso aprobó una estrategia para la preparación de los cuadros que comprenderá el abordaje científico de su selección, formación y promoción, que tendrá en cuenta las etapas de tránsito por diferentes responsabilidades.
Compatriotas:
El bloqueo y la pandemia se han unido en el último año para poner en pausa nuestras proyecciones y sueños. Venimos braceando duramente contra las dificultades cotidianas y, aunque a veces podría parecer que no lograremos salir a flote, en medio de la incertidumbre de pronto nos asalta y nos deslumbra nuestra propia capacidad de resistencia y de creación.
Que un país bloqueado hasta límites perversos haya logrado sostener la vitalidad de sus principales servicios, atender a toda su población contagiada y sospechosa, habilitar en tiempo récord más de una veintena de laboratorios de biología molecular, diseñar y elaborar prototipos nacionales de ventiladores pulmonares y kits de diagnóstico, y desarrollar cinco candidatos vacunales, planteándose producir dosis suficientes para inmunizar a toda la población y aportar a otras naciones, además de brindar una meritoria y reconocida colaboración médica a varios pueblos del orbe, es mucho más que una luz al final del túnel. Es la prueba de que estamos del lado correcto de la historia y de que la obra revolucionaria y socialista tiene tantas potencialidades y alcance, que ni el mayor imperio de todos los tiempos ha podido derribarla.
A esa proeza indiscutible, nuestro pueblo le ha puesto un nombre: ¡Fidel Castro Ruz! (Aplausos).
El Comandante en Jefe, bajo el precepto martiano de que gobernar es prever, en días muy inciertos para Cuba, impulsó el desarrollo de la Biotecnología, la producción de fármacos y vacunas y la formación de médicos para la nación y el mundo. Él, que vio antes y vio más lejos, hasta donde puede la humanidad impulsar sus sueños, es referencia continua, cuando ante los ojos asombrados de muchos Cuba emerge salvándose y contribuyendo a salvar al mundo de su peor pandemia en siglos.
Cuando mujeres y hombres de batas blancas, integrantes de una brigada Henry Reeve descienden por las escalerillas de un avión, llevando al frente la Bandera de la Estrella Solitaria, y se disponen a salvar vidas sin poner precio a su trabajo, las mentiras y las infamias contra Cuba comienzan a disolverse como hielo en el agua caliente y nuestra verdad se multiplica con la acción salvadora.
Compatriotas de toda Cuba, militantes cotidianos de la Revolución:
Los miembros del Buró Político, del Secretariado y el Comité Central del Partido Comunista de Cuba elegidos hoy asumen el extraordinario compromiso de dar continuidad a la Revolución Cubana (Aplausos).
Después de varios años de trabajo y de entrega a las tareas del Partido, despedimos a varias compañeras y compañeros que en sus respectivas funciones son parte de todo lo que el país impulsó y conquistó bajo desafiantes condiciones en los últimos años. Todos llevan consigo el mejor de los reconocimientos: haber trabajado en las más altas instancias del Partido fundado y dirigido por Fidel, Raúl y otros compañeros de la histórica Generación del Centenario, como los Comandantes de la Revolución Ramiro Valdés y Guillermo García, quienes siguen dándonos todos los días lecciones de consagración y entrega a la obra común (Aplausos).
Al Comandante del Ejército Rebelde, José Ramón Machado Ventura (Aplausos), quien durante decenas de años llevó sobre sus hombros las difíciles tareas de la organización, su funcionamiento y vida interna, el control de los recursos y la administración, nuestro permanente agradecimiento por su consagración y su ejemplo, por su disciplina y lealtad. Por las enseñanzas, el apoyo y la confianza en los que transitamos, paso a paso, desde las organizaciones estudiantiles y juveniles de base hasta las tareas de dirección. Su sencillez, su modestia y su compromiso nos acompañarán siempre como lecciones de vida (Aplausos).
En cuanto al General de Ejército, el Congreso de la Continuidad quiere dejar constancia de nuestra enorme deuda con un hombre que jamás podrá separarse del Partido del que es fundador.
Resumir sus aportes a la Revolución, como hice al inicio, no es solo un deber de compañeros. Es un modo de mostrarnos a nosotros mismos cuáles son las principales cualidades de un líder, de un auténtico revolucionario, inconforme siempre con la obra que dirige y atento a los latidos sociales, sensible a cuanto sirve o perjudica al pueblo.
Intransigente y firme cuando se trata de enfrentar al adversario y defender la obra. Sincero y afectuoso cuando
estimula, reconoce, premia, incluso cuando sanciona a un compañero de batallas.
La Continuidad se afirma en el ejemplo y entre las enseñanzas de los auténticos líderes que nos han precedido, resalta siempre el reconocimiento oportuno y sentido a quienes lo dan todo por el destino colectivo.
Compañero General de Ejército, Ministro o sencillamente Raúl, como se le llama popularmente, en nombre de mis compañeras y compañeros y del pueblo cubano: ¡GRACIAS por el ejemplo, el empuje, la fuerza y la confianza! (Aplausos). Gracias por estar y ayudarnos a creer en nosotros mismos.
Fue importante, muy importante, su apoyo y aliento durante estos años de aprendizaje y formación que nos permiten asumir hoy responsabilidades en las que Usted y Fidel hicieron historia. El desafío es tremendo, pero queda la tranquilidad de que la escuela está cerca, que ustedes están a nuestro lado (Aplausos).
Compañeras y compañeros:
Lo que sucede hoy nos coloca otra vez frente al hilo de la historia. Es 19 de abril, día de la victoria de Girón, aquella pelea primera contra los mercenarios del imperio que quisieron sorprender a la Revolución y fueron sorprendidos por ella. La declaración del carácter socialista de la Revolución en las vísperas de aquellos combates, el valor y el genio de Fidel brillando en la organización de la batalla para que durara menos de 72 horas y no alcanzaran a tomar una cabeza de playa y la imagen del líder sobre el tanque en marcha, siempre al frente de su tropa, han vuelto, con motivo de la fecha, para recordarnos quiénes somos, de dónde venimos y hacia dónde vamos (Aplausos).
El Partido Comunista de Cuba está indisolublemente unido a ese símbolo de resistencia y a la victoria que espera a los que pelean limpiamente por los derechos de sus pueblos y no reclaman más que un puesto en la vanguardia.
Nuestra generación entiende la responsabilidad que asume al aceptar este reto y declara ante la generación histórica su honra y orgullo por dar continuidad a la Revolución (Aplausos). Lo hacemos bajo el principio inmortalizado por Maceo: “…Quien intente apropiarse de Cuba, recogerá el polvo de su suelo anegado en sangre, si no perece en la lucha”.
Parafraseando a Camilo en sus conocidas palabras a Fidel al recibir el grado de Comandante del Ejército Rebelde en la Sierra Maestra, queremos decir a la generación histórica, a nuestros compañeros de militancia partidista y a nuestro amado pueblo: ¡Gracias por darnos la oportunidad de servir a esta dignísima causa por la cual estaremos siempre dispuestos a dar la vida (…) Más fácil nos será dejar de respirar que dejar de ser fiel a su confianza! (Aplausos).
¡Somos Cuba!
¡Cuba Viva!
¡Patria o Muerte!
¡Venceremos!