Il 26 gennaio 2019, il fatto che la Banca d’Inghilterra abbia rifiutato di consegnare l’oro di proprietà dello Stato della Repubblica Bolivariana del Venezuela fu enorme in molti media, dopo che gli USA davanti al mondo riconobbero Juan Guaidó a “presidente ad interim” del nostro Paese.
Tutto indica che tale blocco finanziario contro il Venezuela fu pianificata, come dimostrano le informazioni pubblicate dal giornalista di Bloomberg Javier Blas. Aveva pubblicato una parte del suo ultimo libro, scritto in collaborazione con Jack Farchy sui social network, in cui recensiva un’intervista coll’allora ministro degli Esteri britannico Alan Duncan.
L’ex-diplomatico raccontl una telefonata avuta nel 2019 coll’ex-governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, dove quest’ultimo lo consultò sulla richiesta che il governo del Presidente Nicolás Maduro aveva fatto per ritirare i lingotti d’oro venezuelani depositati nella banca. Carney gli disse che la banca esitò ad accettare la richiesta e Duncan rispose che avrebbe scritto “la lettera più forte che posso dare agli avvocati del Ministero degli Esteri, e che esporrà i crescenti dubbi sulla legittimità di Maduro e spiegherà che molti Paesi non lo consideravano presidente del Paese”.
Come ulteriore commento alla cospirazione confessato al giornalista di Bloomberg, Duncan alluse all’origine aziendale sua e di Carney: “il trafficante di petrolio di Marc Rich (Glencore) sa come fare affari con un banchiere della Golmand Sachs”.
Tale rivelazione ribadisce la teoria secondo cui la decisione di usurpare l’oro dal Venezuela fu presa dal Regno Unito molto prima che emergesse la scusa del falso governo dell’ex-deputato venezuelano. Dal 2018 furono sabotati gli sforzi delle autorità della Banca Centrale del Venezuela (BCV) per riprendere il controllo delle risorse del Paese. “Potremmo bloccare l’economia del Venezuela”, rispose l’allora ministro degli Esteri Boris Johnson (attuale primo ministro britannico) alle azioni del Venezuela. Il Financial Times riferì che la Banca d’Inghilterra respinse più volte la richiesta della BCV.
Una volta avviato il piano Guaidó, nel gennaio 2019, il ministro degli Esteri britannico dell’epoca, Jeremy Hunt, cedette alle pressioni dell’allora capo del dipartimento di Stato nordamericano Mike Pompeo e del consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton. L’informazione fu confermata l’anno successivo dal libro di Bolton. Come sappiamo, la Banca d’Inghilterra si unì alla campagna di “cambio di regime” congelando l’oro venezuelano, con la scusa che il governo britannico ignorava il governo legittimo del Venezuela e sosteneva l’autoproclamato Guaidó. Da allora, il Venezuela compì un viaggio giudiziario nei tribunali del Regno Unito per recuperare i beni rapiti:
– La prima azione della BCV fu citare in giudizio la Banca d’Inghilterra per trattenere 31 tonnellate d’oro. Chiese di liberare le riserve, dal valore di 1 miliardo di dollari, per acquistare cibo e forniture sanitarie nel contesto della pandemia.
– Nel luglio 2020, i tribunali britannici si pronunciarono contro la causa. Il giudice Nigel Teare si basò sulla premessa che il deputato Juan Guaidó fosse “l’autentico presidente del Venezuela”, così riconosciuto dal governo del Regno Unito e da una dozzina di Paesi subordinati agli Stati Uniti. Il team legale della BCV fece appello contro la decisione alla Corte d’Appello di Londra.
– Nell’ottobre 2020, la Corte d’appello ribaltò la sentenza del giudice Nigel Teare, sostenendo che “le dichiarazioni del governo (britannico) su Guaidó non rispecchierebbero la realtà sul campo” e chiese al “Foreign Office di chiarire se accetta che Maduro eserciti il potere da presidente”, perché il governo di Nicolás Maduro ha una rappresentanza diplomatica riconosciuta dal governo britannico, al contrario della squadra inviata da Guaidó per usurpare queste funzioni.
– Nel novembre 2020, il giudice del tribunale commerciale britannico Sara Cockerill inviò al team legale di Juan Guaidó un avvertimento per il ritardo nel pagamento di 529mila dollari alla BCV per le spese del processo d’appello di ottobre. Lo studio legale rispose che non poteva pagare “a causa delle sanzioni finanziarie ed economiche imposte dal Tesoro USA”. La giudice Cockerill rispose che per la prossima udienza dovevano presentare “una scusa migliore” o affrontavano “problemi molto seri”. Gli avvocati di Guaidó presentarono ricorso contro la sentenza e nel dicembre 2020 la Corte Suprema del Regno Unito confermò di aver accettato la petizione .
In diverse occasioni, giornalisti di Declassified UK smascherarono il complotto del governo britannico contro il Venezuela, in accordo con la strategia nordamericana di assedio e soffocamento. Dal reclutamento di media venezuelani e ONG per imporre una narrativa contro il governo venezuelano al finanziamento di operazioni di “cambio di regime”, all’influenza delle società energetiche nell’interferenza del governo del Regno Unito nella controversia territoriale sull’Essequibo, riguardante esclusivamente Stato venezuelano e Stato della Guyana.
Coll’avvento della pandemia, il governo del Venezuela ha reso prioritario utilizzare tutti i canali diplomatici internazionali per liberare i fondi sequestrati dalla Banca d’Inghilterra e quindi acquistare vaccini, medicinali e forniture mediche per curare i pazienti covid-19 e altre malattie che richiedono un’azione urgente. In questo senso, le Nazioni Unite (ONU) aderì alla rivendicazione della nazione contro l’istituto finanziario britannico.
Nella relazione preliminare sull’impatto delle misure coercitive unilaterali imposte al Venezuela, la Special Rapporteur Alena Douhan richiese, tra le altre raccomandazioni, che Regno Unito e Portogallo sbloccassero le attività della Banca centrale del Venezuela. Suggerì che attraverso il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) e altre organizzazioni delle Nazioni Unite, si potrebbero raggiungere accordi in modo che il denaro sia utilizzato per l’acquisizione di medicinali, vaccini, cibo, attrezzature mediche e altro, pezzi di ricambio e altri beni essenziali per garantire i bisogni umanitari del popolo del Venezuela.
Nonostante la rapidità che il caso garantisce, il Regno Unito non accennava a collaborare per evitare un tragico esito per la salute della popolazione venezuelana, che scredita ogni “preoccupazione” simulata per il Venezuela. D’altra parte, le stesse fonti ufficiali britanniche rivelavano la prova della loro partecipazione al piano di “cambio di regime” statunitense, coi conseguenti effetti negativi sulla vita economica, sociale e politica del nostro Paese.
Traduzione di Alessandro Lattanzio