Cubainformacion: la transizione

La transizione a Cuba

“Con la pala alzata, i becchini aspettano”, scriveva Eduardo Galeano nel 1992.

Con il crollo dell’Unione Sovietica, si scrivevano epitaffi: Cuba non resisterà senza “l’oro di Mosca”.

Ogni rivoluzione inizia e finisce a colpi di cannone, dicevano coloro che consigliavano Fidel Castro di arrendersi per risparmiare morti.

Il quotidiano El País suggeriva al governo spagnolo d’allora di aiutare L’Avana a evitare “una transizione agitata” di “odi e vendetta”.

Sono passati 30 anni per la fase di “transizione” o tappa “post-Castro”, senza quell’esito atteso. Non ci sono più i Castro né i comandanti della Sierra Maestra che, ad aprile, hanno lasciato le cariche politiche.

Raúl Castro si è accomiatato parlando di socialismo, di continuare a trasformarlo e reinventarlo, e di applicare costanti correzioni.

I cataclismi annunciati non si sono verificati. Ma Cuba continua a navigare in una situazione di continua emergenza, oggi dovuta alla esplosiva combinazione di pandemia e blocco.

Francisco Fernández Buey ha detto che, per “sapere se Cuba avrebbe potuto diventare socialista nel senso originale della parola, o se può ancora esserlo”, avrebbe dovuto essere “lasciato fare ciò che la maggioranza” del suo popolo “voleva quando ha fatto la rivoluzione”. Ma «non gli è stato lasciato, né gli è permesso farlo».

Questa realtà, quella del blocco criminale e crudele, rimane intatta. La solidarietà con Cuba è più viva che mai. E la pala dei becchini, politici e mediatici, … ancora continua a rimanere alzata.


La transición en Cuba

 “Con la pala en alto, los enterradores esperan”, escribió Eduardo Galeano en 1992.

Desmoronada la Unión Soviética, se escribían los epitafios: Cuba no resistirá sin el “oro de Moscú”.

Toda revolución comienza y termina a cañonazos, decían quienes aconsejaban a Fidel Castro rendirse para economizar muertes.

El diario El País sugería al gobierno español de entonces que ayudara a La Habana a evitar “una transición agitada” de “odios y venganzas”.

Han pasado 30 años para la “transición” o etapa “post-Castro”, sin aquel desenlace previsto. Ya no hay Castros ni comandantes de la Sierra Maestra que, en abril, dejaron los cargos políticos.

Raúl Castro se despidió hablando de socialismo, de seguir transformándolo y reinventándolo, y de aplicar constantes correcciones.

Los cataclismos anunciados no se han dado. Pero Cuba sigue surfeando en una continua situación de emergencia, hoy por la explosiva combinación de pandemia y bloqueo.

Francisco Fernández Buey dijo que, para “saber si Cuba podría haber llegado a ser socialista en el sentido original de la palabra, o si aún puede serlo”, se le debería haber “dejado hacer lo que la mayoría” de su pueblo “quería cuando hizo la revolución”. Pero “ni se les ha dejado, ni se les deja hacer.”

Esta realidad, la del bloqueo criminal y cruel, sigue intacta. La solidaridad con Cuba está más viva que nunca. Y la pala de los enterradores, políticos y mediáticos,… aún sigue en alto.

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