Come ONG miliardarie manipolano la politica estera USA

Rick Sterling, Internationalist 360°,

La politica estera USA è sempre più promossa da fondazioni di miliardari. L’era neoliberista ha creato individui dall’incredibile ricchezza che, attraverso la “filantropia”, flettono influenza e interessi allo stesso tempo. Tali potenti filantropi sarebbero liberali su alcune questioni, ma sostengono universalmente la politica estera USA e il “libero mercato”. Poiché molti di tali superricchi sono tali grazie ad investimenti e speculazioni, in maggioranza non gradisce l’economia pianificata, servizi socializzati al di fuori del privato o maggiore controllo del governo. Tali mega-ricchi, e le persone che gestiscono le loro fondazioni, sono intimamente collegati alla dirigenza della politica estera USA. Le sovvenzioni vengono assegnate a progetti, campagne e organizzazioni che si allineano ai loro scopi. In questo modo diretto, pensatoi e ONG indipendenti si rilevano influenzati se non controllati. C’è molta verità nel vecchio detto: “Chi paga il pifferaio, decide la musica”.

Nicaragua indipendente

Il Nicaragua è un buon esempio. Per ragioni storiche e contemporanee, Washington è ostile al governo nicaraguense. Il Fronte sandinista socialista estromise il dittatore sostenuto dagli USA Anastasio Somoza nel 1979 e governò fino al 1990. Quindi, dopo il finanziamento dalla guerra dei “Contra” e sanzioni economiche fu destituito. Successivamente, dopo 16 anni di governi neoliberisti, il popolo nicaraguense votò per riportare al potere i sandinisti nel 2006. Da allora, il Fronte Sandinista (FSLN) ha vinto due elezioni con sempre più sostegno, 62% nel 2011 e 73%, nel 2016. Il Nicaragua sandinista ha sostenuto un’economia capitalista, ma il governo fornisce molti servizi sociali, come l’assistenza sanitaria e l’istruzione, insieme a polizia e un’impressionante autosufficienza alimentare del 90%. Il Nicaragua ha una politica estera indipendente che a volte si allinea con Cuba, Venezuela e altri movimenti indipendenti in America Latina. Il Nicaragua progettò un canale transoceanico. Poiché questo sarà in concorrenza con il Canale di Panama ed indipendente dall’influenza USA, essi non l’approvavano. Con il crollo finanziario dell’investitore cinese del canale, i piani furono sospesi se non cancellati. Indipendentemente dal fatto che il piano venga attuato, la dirigenza della politica estera statunitense e i media associati sono ostili al governo del Nicaragua per aver osato ideare questo progetto.

Gli Stati Uniti mirano al Nicaragua
L’ingerenza USA in Nicaragua è sottilmente velata dietro la “società civile” finanziata dagli Stati Uniti, una “nuova generazione di capi democratici” e un “ecosistema di media indipendenti”. Nel settembre 2016, un alto funzionario dell’USAID , Marcela X. Escobari, dichiarò alla commissione affari esteri della Camera che 2200 giovani avevano ricevuto “formazione per la leadership”. L’ipocrisia del governo statunitense è sorprendente. Immaginate se il Nicaragua (o la Russia o qualsiasi altro Paese) addestrasse migliaia di attivisti statunitensi a “promuovere la democrazia” negli Stati Uniti. Nel dicembre 2018, gli Stati Uniti ratificarono il “Nicaragua Human Rights and Anticorruption Act” che impone sanzioni e l’impegno USA a impedire al Nicaragua dal ricevere prestiti, assistenza finanziaria o tecnica da istituzioni finanziarie dominate dagli USA. Nell’agosto 2020, il giornalista Ben Norton di The Grayzone riportò i dettagli di un nuovo “ordine di attività” dell’USAID chiamato Responsive Assistance in Nicaragua (RAIN). Il documento “delinea i piani per un piano fu cambio di regime degli USA contro il governo di sinistra del Nicaragua”. In breve, Washington non è solo ostile, ma cerca attivamente di minare, destabilizzare e sostituire l’amministrazione sandinista.

La dirigenza della politica estera, Nicaragua e Elliott Abrams
Un’istituzione chiave della politica estera è il Council on Foreign Relations (CFR). Il suo ruolo e importanza sono analizzati in due volumi, “Imperial Brain Trust” e “Wall Street’s Think Tank”, di Laurence N. Shoup, i cui titoli trasmettono la tesi principale. Eventi e pubblicazioni del CFR, inclusa la rivista Foreign Affair , forniscono un buon quadro delle priorità e dibattiti chiave in politica estera. L’ostilità al governo del Nicaragua si riflette nei rapporti e pubblicazioni del CFR. Un esempio è un articolo di Elliott Abrams, importante funzionario di politica estera per 40 anni. Fu condannato per aver mentito al Congresso, eppure è Senior Fellow al CFR. Nel settembre 2015 scrisse un articolo pubblicato da CFR intitolato “The Sandinistas Attack the Miskito Indians – Again”. Conclude l’articolo con un appello ai gruppi ambientalisti e per i diritti umani: “La domanda aperta è se qualcuno, i gruppi che difendono l’ambiente o i diritti indiani o i diritti umani, o che combattono la repressione sandinista, li aiuta”. Apparentemente in risposta al suggerimento di Elliott Abrams, diverse fondazioni finanziarono rapporti sul Nicaragua che enfatizzano i conflitti e le tensioni nella zona indigena dei miskito. Nel marzo 2017 un articolo del Guardian basato su una ricerca finanziata dalla Bill and Melinda Gates Foundation descriveva “Il lussureggiante cuore del popolo miskito del Nicaragua innesca dispute territoriali mortali”. Nell’autunno del 2018, l’Oakland Institute ricevette una sovvenzione di 237294 dollari per “Land Dispute Project – Nicaragua” della Howard G. Buffett Foundation. Quest’anno l’Oakland Institute pubblicava “La rivoluzione fallita del Nicaragua”. Il sottotitolo del rapporto è “The Indigenous Struggle for Saneamiento”, dove “saneamiento” è il passo finale del processo per la riconquista dei diritti indigeni. I finanziamenti a tali rapporti concessi da fondazioni in cui gli attori chiave sono collegati alla dirigenza della politica estera. Ad esempio, Howard G. Buffett, l’ex-direttore esecutivo della Howard G. Buffett Foundation e figlio di Warren Buffett, imiliardario CEO di Berkshire Hathaway, è membro del CFR. Melinda Gates, copresidente della Fondazione Bill e Melinda Gates (BMGF), è autrice di pubblicazioni e relatrice agli eventi del CFR. Non sappiamo se siano stati influenzati dall’appello di Elliott Abrams, ma il messaggio anti-sandinista fu probabilmente colto. Le controversie sulla terra che coinvolgono gruppi indigeni sono diffuse nelle Americhe, incluso il Nord America. Si potrebbero fare ricerche e rapporti su quasi tutti i Paesi. Ma invece di ricercare e riferire sui conflitti delle terre indigene in Colombia, Honduras o British Columbia, le fondazioni miliardarie hanno scelto di finanziare rapporti sul Nicaragua. Gli indigeni miskito in Nicaragua non sono nuovi al conflitto. Negli anni ’80 la CIA li manipolò per far avanzare il loro ascari Contra. Molti nicaraguensi morirono di conseguenza. Ora, 35 anni dopo, gente come Elliott Abrams cercano di usare di nuovo i miskito. I miskito avrebbero rimostranze legittime contro il governo del Nicaragua. Ma i loro presunti campioni negli Stati Uniti cercano una soluzione o cercando di usarli per i propri scopi? C’è una grande differenza.

Guerra economica e “Guerra della bistecca”
Gli Stati Uniti sempre più sanziona e danneggia i governi ritenuti “avversari”. Alcuni consiglieri in politica estera di destra vorrebbero amplificare i danni economici al Nicaragua. Alcuni vorrebbero impedire agli Stati Uniti di importare carne bovina dal Nicaragua. L’allevamento di bestiame è una parte importante dell’economia in Nicaragua. In precedenza il Nicaragua esportava grandi quantità di carne bovina in Venezuela. Ma con le difficoltà economiche, le perdite aumentarono. Il Nicaragua colmò il vuoto esportando maggiori quantità di carne bovina di alta qualità negli Stati Uniti Il 20 ottobre 2020, la trasmissione della PBS Newshou mostrò un video di nove minuti su “Conflict Beef”. Il documentario afferma che l’aumento delle uscite nicaraguensi “sono un costo elevato per le comunità indigene che vengono cacciate dalle loro terre per far posto agli allevamenti di bestiame”. Tale accusa, e il suggerimento che la carne bovina del Nicaragua non venisse importata, erano il messaggio centrale del video che fondeva giornalismo ed attivismo. Ricerche successive, comprese le interviste ai capi indigeni della zona, rivelano che il rapporto di PBS Newshour è fondamentalmente sbagliaso. Il giornalista John Perry, dal Nicaragua forniva dettagli nell’articolo “Progressive Media Promoted a False Story of Conflict Beef from Nicaragua”, pubblicato da Fairness and Accuracy in Reporting. Alcune violenze segnalate erano inventate; alcune esagerati. Le affermazioni di “genocidio” non sono credibili. Le accuse esagerate e false nel rapporto della PBS si basano su quattro fonti. Lottie Cunningham avvocatessa indigena che dirige il Centro per la giustizia e i diritti umani sulla costa atlantica del Nicaragua (CEJUDHCAN). La sua organizzazione è beneficiata dall’USAID e vicina all’ambasciatore degli Stati Uniti in Nicaragua. La Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite emise comunicati stampa basati solo sulle sue accuse. A giudicare da questo rapporto “Conflict Beef”, le sue accuse sono talvolta esagerate e talvolta false. Un’altra fonte di tale rapporto è Anuradha Mittal, fondatrice e direttrice esecutiva dell’Oakland Institute. L’Istituto ricevette 250000 dollari per la sua ricerca sul “conflitto terrestre” nicaraguense. Gran parte delle informazioni provenivano dal rapporto dell’Oakland Institute e dalle affermazioni di Lottie Cunningham, che oltre ad essere beneficiaria delle sovvenzioni dell’USAID, ricevette il Lush Spring Prize, sponsorizzato da Lush Cosmetics. Interviste pubblicate di recente con numerosi capi indigeni eletti nelle zone autonome del Nicaragua indicavano che Lottie Cunningham è vista con scetticismo, se non con ostilità. I capi dicono che la sua organizzazione, CEJUDHCAN, non rappresenta gli interessi delle comunità indigene e promuove violenze e pubblicità per guadagno personale. Il giornalista del rapporto della PBS “Conflict Beef” era Nate Halverson del Center for Investigative Reporting (CIR). CIR è ben finanziata, per circa 10 milioni di dollari, e riceve ingenti sovvenzioni da decine di fondazioni: Hearst (625000 dollari), Soros (325000), Gates (247000), Ford (250000), Pierre Omidyar (900000 dollari). Nel video apparve un altro giornalista, Camilo de Castro Belli, figlio dell’autore antisandinista Giacondo Belli e “Central America Fellow” dell’Aspen Institute neoliberista. L’Aspen Institute è finanziato da Rockefeller, Ford, Gates e altre fondazioni filantropiche statunitensi. Il suo presidente, James S. Crown, è il direttore principale della General Dynamics Corporation, uno dei principali produttori di armi al mondo, e fu nominato da Barack Obama membro del consiglio sull’intelligence del Presidente. [1]
Le accuse chiave nella storia di “Conflict Beef” non sono vere. La carne bovina per l’esportazione proviene da bovini NON originari delle zone autoctone. I bovini sono etichettati individualmente e regolamentati dall’IPSA nazionale (Istituto per la protezione e la salute dell’agricoltura) che è a sua volta controllato dal Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti. I nicaraguensi attualmente discutono cogli europei per l’esportazione. Questo video (https://youtu.be/cvqpA9mILDE), di uno dei produttori di carne bovina del Nicaragua, dà senso della loro professionalità. Anche l’introduzione al rapporto della PBS è falsa. Affermano clamorosamente che una ragazza miskita fu colpita in faccia da qualcuno che “inviava un messaggio” alla comunità. La ragazza fu colpita accidentalmente mentre giocava con un altro giovane che aveva la pistola del padre. Questa versione è confermata dal presidente della comunità indigena locale che conosce la famiglia della vittima. La ragazza sopravvisse e la famiglia accettò una tangente per inventare la storia. Un’altra affermazione , che “decine di uomini armati attaccarono un villaggio indigeno nel nord-est del Nicaragua, uccidendo quattro persone nella comunità Mayangna”, è falsa. Una versione di tale storia fu ripetuta due volte nel rapporto dell’Oakland Institute e inviata da Lottie Cunningham (CEJUDHCAN) al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che ripetutamente rilasciò un comunicato stampa. Questo nonostante il fatto che le affermazioni fossero state rapidamente smascherate come false dal presidente della comunità indigena mayangna. I media subito saltarono sulla storia, secondo quanto riferito, dopo due telefonate ma alcuna verifica.
Quando un governo è preso di mira da Washington, come è chiaramente il governo sandinista, l’atteggiamento dei media sembra “colpevole fino a prova contraria”. Tale storia sul “Conflict Beef” rivela come le grandi fondazioni influenzano i rapporti che promuovono gli obiettivi della politica estera statunitense in Nicaragua: diffamare e punire economicamente chi è indipendente.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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