Il vaccino usato come arma contro il Venezuela

L’attacco imperialista al Venezuela non solo non si è arrestato, ma si è addirittura intensificato nel corso della pandemia di Covid-19.

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I nostri lettori oramai ben sanno che l’imperialismo non si fa problemi ad usare ogni tipo di arma per attaccare i Paesi che vi si oppongono.

Attraverso le sanzioni illegali promosse dagli Stati Uniti, la Repubblica Bolivariana del Venezuela è da anni sotto assedio da parte delle forze imperialiste internazionali, che hanno il proprio epicentro in Washington, ma che si estendono anche nei Paesi vassalli dell’Europa e degli altri continenti. Persino con lo scoppio della pandemia, i falchi imperialisti non si sono lasciati impietosire, ed anzi hanno sferrato attacchi ancora più vigorosi contro il Paese sudamericano, reo di non genuflettersi alla volontà degli Stati Uniti.

“Abbiamo lavorato per ottenere i vaccini per il popolo venezuelano, tutto in silenzio perché se lo annunciamo, inizia la persecuzione“, ha dichiarato lo scorso dei giugno il presidente Nicolás Maduro, a dimostrazione di come persino nell’ottenimento dei vaccini il suo Paese abbia dovuto lottare contro le forze ostili. Il capo di Stato ha affermato che il Venezuela ha depositato le risorse necessarie ad ottenere i vaccini necessari per combattere la pandemia attraverso il meccanismo Covax dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

“Il Venezuela ha depositato i suoi soldi, il sistema Covax deve garantire al Paese nei mesi di luglio e agosto diversi milioni di vaccini per completare il piano di vaccinazione di massa“, ha aggiunto ancora il leader bolivariano. Maduro, come anticipato, ha affermato che il suo governo ha dovuto lavorare nell’ombra per non cadere vittima del blocco economico, finanziario e commerciale illegale che mira a soffocare il Paese, le cui conseguenze sono pagate soprattutto dalla popolazione civile venezuelana: “Il Venezuela è un Paese sotto assedio”, ha detto.

Il presidente ha anche celebrato i risultati ottenuti dal Venezuela con l’applicazione del metodo 7+7, elaborato un anno fa: questo prevede l’alternanza tra una settimana di chiusure ed una settimana di aperture per limitare l’espansione del virus senza compromettere la già fragile economia nazionale, duramente colpita dalle conseguenze del blocco economico. Grazie al 7+7, il Venezuela è il Paese meno colpito dal virus tra i dieci grandi Stati dell’America meridionale: con 28 milioni di abitanti, la Repubblica Bolivariana conta infatti circa 248.000 casi positivi ed appena 2.781, meno anche dell’Uruguay, che di abitanti ne ha appena 3.5 milioni. “Abbiamo colpito nel segno con il metodo 7+7, è importante essere consapevoli di quello che abbiamo fatto”, ha detto a tal proposito Maduro.

Tuttavia, il 10 giugno il ministro degli Esteri, Jorge Arreaza, ha reso noto che la banca svizzera UBS ha arbitrariamente bloccato gli ultimi pagamenti effettuati dal Venezuela per ottenere le dosi di vaccino richieste. La vicepresidente Delcy Rodríguez ha successivamente precisato che il blocco effettuato riguardava le ultime quattro rate di pagamento, pari a circa 10 milioni di dollari. Il Venezuela ha comunque pagato quasi 110 milioni di dollari al meccanismo Covax, per un totale di dodici transazioni effettuate con successo, come confermato dall’OMS: “In relazione ai quattro pagamenti menzionati nella comunicazione, confermo che abbiamo ricevuto una notifica dalla banca UBS che i pagamenti sono stati bloccati e sono oggetto di indagine“, ha affermato l’argentino Santiago Cornejo, responsabile del programma Covax per l’America Latina.

Nonostante le forme di ostruzionismo utilizzate, il Venezuela ha attualmente immunizzato l’11% della propria popolazione, e punta a vaccinare il 70% dei propri abitanti entro la fine dell’anno, come affermato dalla vicepresidente Rodríguez: “Indipendentemente dalle potenze imperiali che cercano di impedirlo, l’impegno del presidente Nicolás Maduro è che ci siano vaccini per il popolo venezuelano. Quindi siamo in questa fase, l’obiettivo è il 70% della popolazione, in questi giorni stiamo già coprendo quasi l’11% della popolazione vaccinata“, aveva riferito la numero due della Repubblica Bolivariana lo scorso 6 giugno.

Oltre al programma Covax, il Venezuela beneficierà del vaccino EpiVacCorona, sviluppato dalla società farmaceutica russa Geropharm. In occasione del Forum economico di San Pietroburgo, il governo di Caracas ha firmato un accordo con quest’azienda per la fornitura di dieci milioni di dosi.

Il caso del Venezuela è oramai sotto gli occhi di tutti, e numerosi voci internazionali si sono levate contro la prosecuzione delle sanzioni criminali imposte ingiustamente al Paese sudamericano. Lo scorso 9 giugno, si è svolta una conferenza accademica internazionale intitolata “Misure coercitive unilaterali: mancanza di rispetto per il diritto internazionale e gravi conseguenze umane”, alla quale ha preso parte anche il ministro degli Esteri, Jorge Arreaza. “Gli esperti sottolineano che ciò che ha sofferto l’industria petrolifera venezuelana (a causa del blocco degli Stati Uniti) può essere paragonato solo all’attacco subito da un’industria sottoposta a una guerra convenzionale, cioè con bombe, missili, ecc…“, ha detto il ministro. “Sotto la Dottrina Monroe, gli Stati Uniti si considerano il Buon Dio, dal Messico alla Patagonia, e in quel campo faranno tutto il necessario per controllare i governi, i sistemi economici e militari”, ha affermato ancora il capo della diplomazia venezuelana.

“Nel febbraio 2020, il Venezuela ha presentato il caso venezuelano alla Corte penale internazionale, perché non c’è dubbio che queste misure coercitive unilaterali costituiscono crimini contro l’umanità, sono attacchi diffusi e sistematici alla popolazione del paese sudamericano”, ha aggiunto Arreaza. “Noi come Paese civile rispettiamo la Carta delle Nazioni Unite, che contempla come si possano stabilire misure coercitive che non siano mai unilaterali e abbiano una procedura da applicare attraverso una valutazione; non sono un capriccio politico ideologico di un governo”, ha concluso.

Un importante sostegno alla causa venezuelana è arrivato anche da Sacha Llorenti, segretario esecutivo dell’ALBA-TCP (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América – Tratado de Comercio de los Pueblos): “Gli Stati Uniti, insieme ai loro alleati, approfittano della pandemia per mantenere e talvolta rafforzare misure che, di per sé, sono un crimine contro l’umanità“, ha dichiarato Llorenti in un’intervista all’emittente TeleSur, facendo riferimento sia al caso del blocco contro il Venezuela che a quello di Cuba. Il segretario ha evidenziato chedurante l’amministrazione Donald Trump sono state applicate 243 misure per rafforzare il blocco contro Cuba, e che la nuova presidenza di Joe Biden non ne ha tolta nemmeno una, nonostante la pandemia sia un fenomeno globale che richiede cooperazione internazionale.

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