Andy Jorge Blanco, Reno Massola www.cubadebate.cu
E’ stato insolito. Giornali e televisioni di mezzo mondo informavano sulla prima crociera che giungeva a Cuba proveniente dagli USA in più di 50 anni. Mezzo secolo, appena 90 miglia, famiglie su entrambe le sponde e un’isola vietata agli statunitensi. Paradossi di una politica imposta, quasi sessant’anni fa, dal paese più potente del pianeta contro un piccolo arcipelago dei Caraibi.
Era il maggio 2016 e, dopo quasi due anni dal ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Cuba e USA, la nave Adonia, della compagnia Fathom, attraccava nel porto dell’Avana. Erano passati anche un paio d’anni da quando Nayvis Díaz Labaut aveva fondato la sua attività: Vélo Cuba, un’officina di biciclette nella capitale, che stava ampliando i suoi servizi come progetto di affitti, percorsi, riparazioni, manutenzione, domicilio e assistenza tecnica.
Il disgelo tra i due paesi e l’inclusione dell’isola come rotta per le crociere nei Caraibi ha permesso che i cittadini statunitensi conoscessero la proibita Avana con i servizi di Vélo Cuba.
“Avevamo un contratto diretto con queste navi, attraverso il quale i clienti avevano la possibilità di usufruire del nostro servizio presso gli uffici escursioni di ogni nave da crociera. Molti venivano a noleggiare biciclette per conoscere la città.
“Ricordo che, appena arrivati al porto, venivano alle officine e facevano persino la fila per aspettare le bici”, racconta Nayvis presso la sede centrale del progetto, situata in Prado 20. Da lì si potevano vedere le navi da crociera che coprivano il Morro mentre passavano per la baia, e la gente che salutava sulle navi e sul Malecón e applaudiva, in fin dei conti, il riavvicinamento tra due paesi storicamente lontani.
Nayvis dice che “è stata una piccola gioia” in mezzo ad un blocco che è sempre stato lì, di ferro e spietato, come ha detto Gabriel García Márquez.
Così spietato da colpire 11209628 cubani residenti nell’isola, secondo i dati dell’Annuario Statistico di Cuba 2018, e così feroce che solo dal 2019 al 2020 i danni dovuti a tale politica hanno superato i cinque miliardi di dollari. Ma dietro le cifre ci sono storie.
Geudis Vega Pérez non può accedere agli eventi virtuali per esporre i risultati che Cuba mostra nella cura delle persone con disabilità. La piattaforma nordamericana non è disponibile per l’isola, Geudis è cieco dalla nascita e non ha dispositivi medici parlanti.
Il blocco limita l’accesso alle piattaforme digitali e impedisce che giungano a Cuba le tecnologie mediche di origine USA e quelle che abbiano più del 10% di componenti che provengano da quel paese.
La dottoressa Tania Crombet Ramos, direttrice della ricerca clinica presso il Centro di Immunologia Molecolare, commenta che a volte i malati di cancro o di Alzheimer non hanno il trattamento richiesto perché molte volte le terapie sono nordamericane.
“Il danno fondamentale è al paziente cubano che non ha accesso ad un farmaco che influisce sulla sua sopravvivenza e sulla qualità della vita, perché non possiamo comprarlo”, segnala.
Da aprile 2019 a marzo 2020, la società di import/export di prodotti medici (MEDICUBA S.A.) ha contattato 50 aziende USA con l’obiettivo di importare attrezzature, medicinali ed altre forniture necessarie al Sistema Sanitario cubano. Tre di loro hanno affermato di essere impossibilitate a commerciare con entità cubane a causa del blocco. Il resto non ha risposto alla richiesta di Cuba e, di conseguenza, non è stato possibile ottenere farmaci per il cancro alla prostata, al seno, ai polmoni e alla vescica, essendo l’oncologia una delle aree più colpite.
Nello stesso periodo, alla società farmaceutica Pfizer sono stati richiesti farmaci per il trattamento del carcinoma renale metastatico, del carcinoma mammario metastatico ormone-sensibile e del carcinoma polmonare. Ma hanno taciuto e ci sono silenzi che costano la vita.
René Hernández Quintero è il direttore generale dell’Agenzia Cubana dei Diritti d’Autore Musicale (ACDAM). “Le leggi del blocco non consentono agli editori nordamericani di inviare i soldi generati dallo sfruttamento delle opere musicali ai legittimi titolari dei diritti”, afferma e aggiunge che “i creatori cubani sono stati costretti a mettere i loro diritti nell’amministrazione di altri paesi in modo che i loro soldi possano arrivare dagli USA”.
In un solo anno (dal 2019 al 2020), l’ACDAM ha smesso di ricevere $ 19428 per la riscossione di royalties, a causa del fatto che alcune società con conti in banche con interessi o partecipazione USA, hanno trattenuto i fondi e si sono rifiutate di effettuare bonifici alle banche dell’isola.
Lo scrittore Eduardo Galeano scriveva, nel 1992, che l’Isola vive in una continua situazione di emergenza: “Il blocco contro Cuba si è moltiplicato cogli anni. Una questione bilaterale? Così dicono; ma nessuno ignora che il blocco USA implica, oggi, il blocco universale”.
Dopo una visita di sei settimane a Cuba, nel 1975, García Márquez ha affermato che questa politica contro l’isola è “un feroce tentativo di genocidio promosso da un potere quasi illimitato i cui tentacoli appaiono in qualunque parte del mondo”.
“La piccola gioia con le crociere è stata di breve durata. Cuba è un paese sicuro ed è ottimo per il cicloturismo. Infatti, in questo momento, a questo proposito, l’isola è una delle migliori destinazioni turistiche nell’area centroamericana e caraibica. Tuttavia, ora i cicloturisti nordamericani non possono venire a Cuba per usufruire dei nostri servizi a causa del rincrudimento di tutte le misure. È frustrante per la mia squadra di lavoro”, afferma Nayvis.
Il 5 giugno 2019 è entrato in vigore il divieto, da parte del governo USA, che navi da crociera USA entrino nei porti dell’isola. Fino al giorno prima dell’attuazione di tale misura, l’arrivo dei crocieristi a Cuba era aumentato del 35%.
Secondo l’International Cruise Association, sono state colpite un totale di 800000 prenotazioni, mentre da luglio a dicembre 2019, 12356941 di dollari non sono entrati nel paese per questa causa. Perdite milionarie, in soli sei mesi, a causa di un provvedimento che cambia la vita – da un giorno all’altro – a tante persone dentro e fuori Cuba.
Per Nayvis, le limitazioni di Washington all’Avana impediscono l’accesso ai pezzi di ricambio delle biciclette per la loro manutenzione e riparazione: “Con quasi sette anni di attività abbiamo eseguito più di 25000 servizi ed è estremamente complesso trovare parti che non esistono a Cuba. È un peccato che il blocco impedisca ai marchi di biciclette di molte parti del mondo di essere nostri fornitori o clienti all’ingrosso. Cuba potrebbe avere un approvvigionamento in questo senso dagli USA, se siamo così vicini”
*****
Vicino e allo stesso tempo lontano, molti dicono come verità ovvia. Se difficile è che una banca blocchi i tuoi introiti perché può essere sanzionata, che ti impediscano di fornire carburante al paese a causa di sanzioni contro navi, compagnie di navigazione e società che trasportano greggio nell’isola, se è difficile che ti neghino l’accesso ad un medicinale o ad una parte di ricambio di bicicletta, difficile è eludere ciascuna di queste misure.
La direttrice di Vélo Cuba afferma che l’alternativa è la creatività e il fare arte con le biciclette: “Non scarto nessuna parte o pezzo di bicicletta che non funzioni. Li riutilizziamo sempre. Smontiamo un cambio posteriore o anteriore, per esempio, nelle sue piccole viti e poi ne prendiamo altri simili e ne montiamo uno. Se non lo facciamo, non creiamo un prodotto che possa far muovere la bici di chiunque: il fattorino, il fornaio, la persona che accompagna suo figlio a scuola.
“Più del 13% dei miei clienti abituali ha più di 50 anni e voglio che queste persone non smontino dalla bicicletta, ma per questo bisogna sempre cercare delle alternative. È una sfida, ma non c’è altro modo perché non ci sono pezzi nuovi da nessuna parte”.
García Márquez ha affermato che, nel 1963, “il blocco era allora una realtà ineluttabile che doveva contaminare anche le crepe più remote della vita quotidiana e accelerare nuove direzioni irreversibili della storia di Cuba”.
Durante la consegna di due biciclette a un paio di clienti presso nella sede del Prado 20, Nayvis Díaz Labaut afferma che questa politica deve cambiare: “Quando vedo che si sono bloccati, che si sono fermati gli interscambi nella biotecnologia tra Cuba e le grandi aziende farmaceutiche di New York, per esempio, mi chiedo, cosa stanno facendo? Credo che tutto questo si fermerà, perché tutti ne beneficeremo”.
E nonostante tutto –ha detto Galeano– “Cuba, che neppure minaccia nessuno, è ancora un’ossessione universale. Non le perdonano che continui ad esistere, che malconcia e tutto continui ad essere”.
Y sin embargo, Cuba sigue siendo
Por: Andy Jorge Blanco, Reno Massola
Fue insólito. Periódicos y televisoras de medio mundo informaban del primer crucero que arribaba a Cuba procedente de Estados Unidos en más de 50 años. Medio siglo, apenas 90 millas, familias en ambas orillas y una Isla vedada para los estadounidenses. Paradojas de una política impuesta, hace casi seis décadas, por el país más poderoso del planeta contra un pequeño archipiélago en el Caribe.
Era mayo de 2016 y, tras casi dos años del restablecimiento de las relaciones diplomáticas entre Cuba y Estados Unidos, el buque Adonia de la compañía Fathom atracaba en el puerto de La Habana. Hacía también par de años que Nayvis Díaz Labaut había fundado su negocio: Vélo Cuba, un taller de bicicletas en la capital, que fue expandiendo sus servicios como proyecto a rentas, rutas, reparaciones, mantenimiento, y domicilio y asistencia técnica.
El deshielo entre ambos países y la inclusión de la Isla como ruta para los cruceros en el Caribe permitió que ciudadanos estadounidenses conocieran la prohibida Habana con los servicios de Vélo Cuba.
“Nosotros teníamos un contrato directo con esos buques, mediante el cual los clientes tenían la posibilidad de utilizar nuestro servicio desde los burós de excursiones de cada crucero. Venían muchos a rentar las bicicletas para conocer la ciudad.
“Recuerdo que, en cuanto llegaban al puerto, venían para los talleres y hasta hacían colas para esperar las bicis”, cuenta Nayvis en la sede central del proyecto, ubicada en Prado 20. Desde allí podían verse los cruceros tapando el Morro al pasar por la bahía, y la gente que saludaba en los buques y en el Malecón y aplaudía, al fin y al cabo, el acercamiento entre dos países históricamente distanciados.
Nayvis dice que “fue una pequeña alegría” en medio de un bloqueo que siempre ha estado ahí, férreo y desalmado, como dijo Gabriel García Márquez.
Tan desalmado que afecta a 11 209 628 cubanos residentes en la Isla, según datos del Anuario Estadístico de Cuba de 2018, y tan férreo que solo de 2019 a 2020 los daños por esa política sobrepasaron los cinco mil millones de dólares. Pero detrás de las cifras hay historias.
Geudis Vega Pérez no puede acceder a eventos virtuales para exponer los resultados que exhibe Cuba en la atención a personas con discapacidad. La plataforma norteamericana no está disponible para la Isla. Geudis es ciego de nacimiento y no tiene dispositivos médicos parlantes.
El bloqueo restringe el acceso a plataformas digitales e impide que lleguen a Cuba tecnologías médicas de procedencia estadounidense y aquellas que tengan más de un 10% de componentes que provengan de ese país.
La doctora Tania Crombet Ramos, directora de investigaciones clínicas del Centro de Inmunología Molecular comenta que en ocasiones pacientes con cáncer o alzheimer no cuentan con el tratamiento requerido porque muchas veces las terapias son norteamericanas.
“La afectación fundamental es al paciente cubano que no tiene acceso a un medicamento que impacta en su supervivencia y calidad de vida, porque no podemos comprarlo”, señala.
De abril de 2019 a marzo de 2020, la Empresa Importadora y Exportadora de Productos Médicos (MEDICUBA S.A.) contactó a 50 compañías estadounidenses con el objetivo de importar equipos, medicamentos y otros insumos necesarios en el Sistema de Salud Cubano. Tres de ellas alegaron que estaban imposibilitadas de comerciar con entidades cubanas por el bloqueo. El resto, no respondió al pedido de Cuba y, como consecuencia, no pudieron obtenerse medicamentos para el cáncer de próstata, de mama, pulmón, vejiga, siendo la oncología una de las áreas más afectadas.
En el mismo período se le solicitó a la farmacéutica Pfizer medicamentos para tratar el carcinoma renal metastásico, el cáncer de mama metastásico hormonosensible y el cáncer de pulmón. Pero callaron y hay silencios que cuestan vidas.
René Hernández Quintero es el director general de la Agencia Cubana de Derechos de Autor Musical (ACDAM). “Las leyes del bloqueo no le permiten a los editores norteamericanos mandar el dinero que se genera por la explotación de las obras musicales a los legítimos titulares de derecho”, afirma y añade que “los creadores cubanos se han visto obligados a poner sus derechos en la administración de otros países para que les pueda llegar su dinero de los Estados Unidos”.
En solo un año (2019 a 2020), la ACDAM dejó de recibir 19 428 dólares por cobro de derechos de autor, debido a que algunas sociedades con cuentas en bancos con intereses o participación de Estados Unidos, retuvieron los fondos y se negaron a realizar transferencias a bancos de la Isla.
El escritor Eduardo Galeano escribió en 1992 que la Isla vive en una continua situación de emergencia: “El bloqueo contra Cuba se ha multiplicado con los años. ¿Un asunto bilateral? Así dicen; pero nadie ignora que el bloqueo norteamericano implica, hoy por hoy, el bloqueo universal”.
Tras una visita de seis semanas a Cuba en 1975, García Márquez dijo que esta política contra la Isla es “una feroz tentativa de genocidio promovida por un poder casi sin límites cuyos tentáculos aparecían en cualquier parte del mundo”.
“La pequeña alegría con los cruceros duró poco. Cuba es un país seguro y es genial para hacer cicloturismo. De hecho, ahora mismo, en este aspecto la Isla es uno de los mejores destinos turísticos en el área de Centroamérica y el Caribe. Sin embargo, ahora los cicloturistas norteamericanos no pueden venir a Cuba a disfrutar de nuestros servicios producto del mismo recrudecimiento de todas las medidas. Es frustrante para mi equipo de trabajo”, dice Nayvis.
El 5 de junio de 2019 entró en vigor la prohibición, por parte del gobierno de Estados Unidos, de que entraran cruceros estadounidenses a puertos de la Isla. Hasta el día antes de la puesta en marcha de esa medida, el arribo de cruceristas a Cuba se había incrementado en un 35%.
Según la Asociación Internacional de Cruceros se afectaron un total de 800 000 reservas, mientras que de julio a diciembre de 2019 no ingresaron al país 12 356 941 dólares por este concepto. Pérdidas millonarias en apenas seis meses por una medida que le cambia la vida –de un día al otro– a tanta gente dentro y fuera de Cuba.
Para Nayvis, las limitaciones de Washington a La Habana impiden el acceso a piezas de repuesto de bicicletas para darles mantenimiento y repararlas: “Con casi siete años de operación tenemos más de 25 000 servicios realizados y es sumamente complejo encontrar piezas que no existen en Cuba. Es lamentable que el bloqueo impida que marcas de bicicletas de muchos lugares del mundo puedan ser nuestros proveedores o clientes mayoristas. Cuba pudiera tener un aprovisionamiento en este sentido desde Estados Unidos, si estamos tan cerca”…
Cerca y a la vez lejos, dicen muchos cual verdad de perogrullo. Si difícil es que un banco bloquee tus ingresos porque puede ser sancionado, que te impidan el suministro de combustible al país por sanciones contra buques, navieras y empresas transportadoras del crudo a la Isla, si difícil es que te nieguen el acceso a un medicamento o a una pieza de bicicleta, difícil es sortear cada una de estas medidas.
La directora de Vélo Cuba dice que la alternativa es la creatividad y hacer arte con las bicicletas: “Yo no desecho ninguna parte o pieza de bicicletas que no funcionen. Las reutilizamos siempre. Desmembramos un cambio trasero o delantero, por ejemplo, en sus pequeños tornillos y luego cogemos otros similar y armamos uno. Si no lo hacemos, no llegamos a un producto que pueda mantener en movimiento una bicicleta de cualquier persona: el mensajero, el panadero, la persona que lleva a su niño a la escuela.
“Más del 13% de mis clientes habituales tienen más de 50 años, y yo quiero que esas personas no se bajen de las bicicletas, pero para eso hay que estar buscando alternativas siempre. Es un reto, pero no hay de otra porque no hay partes y piezas nuevas en ningún sitio”.
García Márquez dijo que, para 1963, “el bloqueo era entonces una realidad ineludible que había de contaminar hasta las grietas más recónditas de la vida cotidiana y apresurar los nuevos rumbos irreversibles de la historia de Cuba”.
Mientras entrega dos bicicletas a una pareja de clientes en la sede de Prado 20, Nayvis Díaz Labaut dice que esa política tiene que cambiar: “Cuando veo que se han bloqueado, que se han parado intercambios en la biotecnología entre Cuba y grandes farmacéuticas en Nueva York, por ejemplo, me digo ¿qué están haciendo? Tengo creencia que eso pare, porque todos vamos a beneficiarnos”.
Y sin embargo –dijo Galeano– “Cuba, que tampoco amenaza a nadie, es todavía una obsesión universal. No le perdonan que siga estando, que maltrecha y todo siga siendo”.