Non sono le armi de fuoco quelle che decidono la durata di una rivoluzione: è la sua portata spirituale quella che la sosterrà per le future generazioni
Amador Hernández Hernández
Non sono le armi de fuoco quelle che decidono la durata di una rivoluzione: è la sua portata spirituale quella che la sosterrà per le future generazioni.
Secoli di ingiustizie sono stati spazzati quando la conquista di Santa Clara intimorì il tiranno che per anni aveva ridotto a un vassallo non solo la Costituzione, ma anche la dignità di tutto un paese.
E mentre gli eserciti- prima il Liberatore e poi il Ribelle- tentavano il sogno eluso una e un’altra volta dalle forme più radicali nella geografia bellica, un buon numero d’intellettuali, artisti e scittori si sommava alla grande odissea redentrice da non meno pericolosi scenarii spirituali.
La tradizione eroica dell’Isola s’ingigantisce nella stessa misura in cui la sua teoria ci fa vedere, con nuove luci, l’epopea dei fondatori della nazione, quell’epopea che forzò l’esilio di molti dei combattenti lirici del secoli XIX e XX, che nella stessa misura in cui arricchirono il patrimonio letterario della lingua spagnola, accesero ugualmente, con i loro canti patriottici, l’animo libertario dei buoni cubani. L’illusione di una cultura radicato alle ansie unanimi di un paese libero per la creazione e il godimento di tutta l’arte, si riassume molto bene in Parole agli intellettuali, in una riunione in cui si tracciò il percorso di come liberare lo spirito creativo di una nazione aperta al mondo dalla solidarietà e la giustizia, perché l’esonerasse definitivamente dalla dipendenza e dalla schiavitù moderna.
È sempre la stessa rotta disegnata il 30 giugno del 1961 quella che è stata difesa nel 8º Congresso del PCC mentre i suoi delegati convocavano le istituzioni della cultura e le associazioni che affiliano i loro artisti e scrittori a un dialogo nazionale aperto, vero, senza sotterfugi, senza paura d’ ascoltare tutto quello che dev’essere riordinato ; un dialogo nel quale l’etica e la decenza siano le uniche condizioni per il dibattito.
La Cultura continuerà ad essere la garante dei principi che difendiamo di fronte alla aggressione bestiale degli avversari, venduti all’opinione mondiale dai trafficanti dell’informazione nelle reti sociali come gli intellettuali«legittimi» di Cuba.
Smontiamo tutte le loro calunnie e apriamoci al mondo con la stessa forza morale dei cubani genuini –che vivono dentro e fuori dell’Isola–, come fece Martí dealle viscere del mostro, 140 anni fa.