UE: posizione ambigua

L’Assemblea Generale dell’ONU ha votato per la 29esima volta il progetto di risoluzione presentato da Cuba sulla necessità di porre fine al decennale blocco economico, commerciale e finanziario che gli Stati Uniti le impongono, 184 nazioni hanno votato a favore, 2 hanno votato contro e 3 si sono astenute. L’Unione Europea ha votato a favore ma ha tenuto una posizione ambigua che pone alcuni interrogativi.

Il rappresentante dell’Unione Europea nella sua dichiarazione di voto ha dichiarato che il governo cubano continua a violare i diritti umani della sua popolazione ed ha espresso la necessità che tale comportamento cessi. Ha affermato che sull’isola non c’è libertà di stampa e che color che non appoggiano il governo sono perseguitati. Dall’altro lato ha chiesto che il blocco economico che gli Stati Uniti impongono a Cuba termini perché tale politica non ha portato ai risultati sperati. Insomma il blocco non è servito per favorire un cambio in senso democratico dell’isola.

Ascoltando la dichiarazione di voto dell’Unione Europea mi è tornato alla mente il discorso che Barak Obama ha pronunciato il 17 dicembre 2014 quando ha comunicato al mondo il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Unti e Cuba. In quel discorso l’allora Presidente statunitense ha sottolineato molto chiaramente che la politica fin a quel momento messa in campo dal suo paese per favorire un cambio di governo a Cuba aveva tragicamente fallito ed occorreva quindi cambiare strategia abbandonando il blocco economico.

L’Unione Europea ha votato per la fine del blocco non perché tale misura è ingiusta e genocida ma perché chiaramente non ottiene i risultati voluti. Cuba resiste da 59 anni a tutte le sanzioni stoicamente e probabilmente resisterà per altrettanti 59 anni. Quindi si rende necessario un cambio di strategia verso l’isola. Ecco dunque riaffiorare le solite presunte violazioni dei diritti umani della popolazione. Strategia quella dell’uso pretestuoso dei diritti umani ormai da anni usata dagli Stati Unti per tentare di sovvertire i governi che non si inginocchiano alle loro politiche come Cuba. Anche la fedele Unione Europea si è allineata alla nuova strategia dell’amministrazione Biden che ha messo il rispetto dei diritti umani altrui al primo posto nella sua politica estera.

Il Parlamento Europeo,  una decina di giorni fa, si era già espresso con l’approvazione di  un progetto di risoluzione intitolato “Sui diritti umani e la situazione politica a Cuba” sulla necessità del rispetto da parte del governo cubano dei diritti umani della popolazione. La risoluzione era stata presentata dall’estrema destra europea ma evidentemente appoggiata anche da altri settori estranei a quei gruppi, infatti la risoluzione è passata con 386 voti a favore, 236 contrari e 59 astensioni. Quindi non è stato un incidente di percorso ma un provvedimento ampiamente condiviso dai parlamentari europei di tutti gli schieramenti.

La risoluzione approvata “condanna fermamente la presenza di prigionieri politici, le sistematiche e persistenti persecuzioni politiche, gli atti di vessazione e le detenzioni arbitrarie nei confronti dei dissidenti a Cuba” e più in generale condanna tutti quei comportamenti messi in atto dall’attuale governo cubano che violano i diritti umani dei cubani ed auspica un cambio di governo sull’isola. Una risoluzione che prende spunto da dati sulle violazione dei diritti umani forniti dall’Osservatorio cubano dei diritti umani, una delle tante organizzazioni controrivoluzionarie finanziate dai contribuenti statunitensi. Infatti l’Osservatorio cubano dei diritti umani ha ricevuto dalla NED (National Endowment for Democracy) nel 2017 127.974 dollari per le sue azioni sovversive contro il governo cubano.

Il nostro paese aveva già ampiamente dimostrato la sua mancanza di riconoscenza verso il governo cubano votando il 26 marzo assieme ad altri 14 paesi contro la risoluzione presentata al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulle ripercussioni negative delle sanzioni economiche nel godimento dei diritti umani che esorta gli Stati ad eliminare, interrompere l’adozione, il mantenimento o l’applicazione di sanzioni verso altri paesi. Ovviamente il blocco economico è una sanzione applicata dagli Stati Uniti contro Cuba, votando contro la sospensione delle sanzioni si conferma la necessità del blocco quale forma di pressione verso il governo cubano.

. Una palese Mancanza di riconoscenza verso il governo dell’isola caraibica perché i medici cubani, come è noto, sono arrivati in Italia lo scorso anno con due brigate per aiutare il nostro paese nel momento più buio della pandemia. Abbiamo, in quella occasione, dimostrato che la sudditanza agli Stati Uniti conta più della riconoscenza. Ma non è solo con questa votazione che l’Italia ha espresso la sua posizione verso Cuba.

Infatti il 15 aprile il Senato ha votato un ordine del giorno il cui primo firmatario è Luca Ceriani, Capo Gruppo dei Senatori di Fratelli d’Italia, che è stato approvato con 173 voti favorevoli, 12 voti contrari e 9 astenuti, quindi tutti d’accordo destra e sinistra uniti appassionatamente contro Cuba. L’ordine del giorno chiede che vengano applicate sanzioni selettive contro i vertici politici cubani ed una revisione generale del sistema delle sanzioni che possa tutelare meglio l’attività delle imprese italiane sui mercati internazionali.

Per concludere come risulta evidente l’Unione Europea e l’Italia, che ne fa parte, hanno le idee abbastanza chiare su quale dovrà essere il destino della rivoluzione cubana. Il blocco economico deve terminare ma  anche il governo rivoluzionario deve andarsene e lasciare aperte le porte alla nostra democrazia come vogliono gli Stati Uniti. Quindi se da un lato la schiacciante vittoria nella votazione della risoluzione presentata da Cuba dimostra che la quasi totalità delle nazioni mondiali chiede che il blocco termini ed è ovviamente un’importante vittoria politica per Cuba, dall’altro bisogna ricordarsi che le ragioni della votazione a favore non sono per tutti le stesse. Tralascio il fatto che comunque questa votazione non avrà alcun effetto pratico sulle sorti del blocco in quanto gli Stati Uniti continueranno tranquillamente a fregarsene di quanto 184 nazioni chiedono perché avviene oramai dal 1992, anno in cui fu presentata la prima risoluzione da Cuba.

Non mi sento di gioire per questo risultato perché il nuovo ritrovato atlantismo europeo pone alcuni importanti interrogativi fra cui il più importante, a mio modo di vedere, è come l’Unione Europea si stia uniformando alla strategia statunitense che vede nell’uso arbitrario delle violazioni dei diritti umani il pretesto per sanzionare le nazioni che non vogliono piegarsi alle loro politiche. In questo contesto di riavvicinamento europeo alle politiche statunitensi vedo dei grossi rischi per la rivoluzione cubana. In futuro le pressioni che gli stati uniti eserciteranno contro Cuba troveranno il socio europeo pronto ad appoggiarle in nome del ristabilimento della democrazia sull’isola usando a pretesto il non rispetto dei diritti umani. Se Joe Biden avesse voluto alleggerire la pressione economica contro Cuba avrebbe avuto tutto il tempo per farlo dato che è alla Casa Bianca da sei mesi: evidentemente Cuba resta il nemico da combattere.

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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