Geraldina Colotti
“Carabobo siamo tutte e tutti, Carabobo è il passato e il presente. Siamo gli stessi di 200 anni fa”. Con vari accenti ma identico messaggio, la direzione civico-militare del processo bolivariano, induce i presenti a prendere atto di un momento fondativo della propria storia: la battaglia decisiva di un esercito di “straccioni” – oltre 6.000 uomini e donne di varie provenienze geografiche, etnie, classi e credo – che si riunirono nei boschi di Carabobo per affrontare le forze realiste e liberarsi del colonialismo spagnolo.
Guidato dal genio militare di Simon Bolivar, al culmine di un difficile processo di indipendenza durato dieci anni, l’esercito popolare ottenne una vittoria fondamentale, il cui messaggio risuona oggi nel presente della rivoluzione bolivariana. “Carabobo, un cammino di libertà”, s’intitola una miniserie di 8 capitoli che racconta quelle gesta, dopo un lavoro di scavo storico che ha impegnato l’equipe produttrice per spiegare come un popolo cosciente e organizzato, deciso a essere libero, abbia potuto e possa scompaginare le forze coloniali, per quanto potenti e organizzate siano.
Ieri come oggi, il Venezuela si scontra contro la pretesa dell’imperialismo di imporre il proprio dominio economico, appropriandosi delle sue risorse strategiche. Ieri come oggi, il Venezuela lancia la sua proposta di liberazione, consapevole – come Bolivar allora – che l’indipendenza economico-politica deve investire il continente e posizionarsi nel mondo in una nuova geopolitica integrale anti-egemonica. E questo è il primo messaggio consegnato al Congresso Bicentenario dei Popoli del Mondo, che ha riunito delegati e delegate provenienti da cinque continenti.
Un’occasione per discutere sulla fragilità del modello capitalista in crisi strutturale, tanto più evidente quanto più si rinnova il suo intento egemonico contro un modo già multicentrico e multipolare che ne contesta i paradigmi. Un appuntamento preparato sapientemente negli anni dal comandante Hugo Chavez, le cui parole profetiche sono risuonate una volta di più nei dibattiti e nel paese.
Hugo Chavez, la quarta radice aggiunta alle tre che caratterizzano l’albero fondativo del socialismo bolivariano – Simon Bolivar, Simon Rodriguez, Ezequiel Zamora -, il comandante eterno che ha disegnato una nuova strategia di indipendenza nazionale e “nostramericana” riprendendo il sogno di Bolivar.
Multilateralismo, integrazione, nuova articolazione tra territorio e globalizzazione, tra popolo e stato, sovranità e democrazia piena, partecipata e protagonista, unione civico-militare, come portato di quell’esercito composto sia da militari che dal popolo. Il popolo della Patria-Matria, altro concetto chiave che ha animato il Congresso Bicentenario dando visibilità alle donne che hanno combattuto a Carabobo, spesso travestite da uomini, per non essere relegate a ruoli secondari, e che oggi sono in prima fila contro la guerra economica. E il settore femminista ha voluto concludere l’incontro con una conferenza stampa indetta dalla deputata Gladys Requena per ribadire il No al bloqueo contro Cuba e rilanciare il risultato ottenuto all’Onu, che ha nuovamente evidenziato il ripudio per le misure coercitive unilaterali contro il popolo cubano.
Le eroine dell’indipendenza, come il Negro Primero, hanno diritto a un loro posto nel Pantheon nazionale. “Siamo gli stessi di 200 anni fa. Abbiamo di fronte lo stesso nemico di allora”. Dall’analisi della battaglia di Carabobo, considerata sintesi e momento culminante della battaglia delle idee, della cultura e della capacità di resistenza, il socialismo bolivariano rilancia la sua “geopolitica integrale”, smaschera l’ipocrisia e le complicità di un imperialismo che perde terreno sul piano economico e per questo aumenta la forza del complesso militare-industriale e del potere finanziario, giacché ne domina parte della struttura finanziaria mondiale. Ma fino a quando?
Il vertice dell’Alba, che si è svolto a Caracas e che è stato coordinato da Maduro, ha dato conto anche delle conclusioni del Congresso Bicentenario, e ha confermato la vitalità di tenuta e di proposte dell’organismo internazionale. “Una nuova ondata di lotta sta prendendo piede in tutto il continente – ha detto il presidente della Bolivia Luis Arce -, l’Alba dev’essere pronta ad abbracciare i popoli e ad accompagnarli”.