da Pedro Martínez Pírez
Il funzionario del Dipartimento di Stato Rodney Hunter, al quale il governo USA ha affidato la triste missione di difendere il blocco USA nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non deve essersi ancora ripreso dalla clamorosa sconfitta subita da Washington all’ONU il 23 giugno scorso.
Gli USA hanno avuto solo l’appoggio del governo sionista di Israele, in una bastonata diplomatica che è stata sigillata con un punteggio di 184 voti a favore, 2 contrari e tre astensioni di governi che devono obbedienza a Washington, come Ucraina, Brasile e Colombia.
La storia e i popoli saranno incaricati di giudicare coloro che, nell’Assemblea Generale dell’ONU, si sono schierati direttamente o indirettamente con una grande potenza che è stata condannata in 29 occasioni dall’immensa maggioranza delle nazioni del mondo, che soffrono anche l’impatto del blocco genocida USA contro Cuba.
Sono quasi 60 anni di blocco statunitense contro Cuba, intensificato nel quadriennio di Donald Trump, e la cosa peggiore è che in questi tempi di pandemia, il nuovo governo statunitense, che dovrebbe sentirsi la continuazione dell’amministrazione di Barack Obama, mantiene intatte le crudeli misure adottate dal suo predecessore repubblicano contro la piccola Cuba.
È il farisaismo della politica estera USA, fortemente influenzato da due annessionisti di origine cubana, il repubblicano Marco Rubio e il democratico Bob Menendez, che non si stancano di raccomandare alla Casa Bianca nuove misure per soffocare Cuba.
Così il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez, la cui voce si è sentita forte e chiara nella presentazione del progetto di risoluzione contro il blocco all’ONU, denuncia ora che le politiche statunitensi incoraggiano un’emigrazione insicura, disordinata e irregolare.
Il fatto è che Washington non rispetta gli accordi firmati con Cuba molti anni fa per concedere 20.000 visti ai cubani che desiderano recarsi negli USA per il ricongiungimento familiare. Mantiene in vigore il cosiddetto Cuban Adjustment Act che incoraggia le partenze illegali da Cuba, e non ha ristabilito le funzioni del consolato nella sua ambasciata all’Avana, che furono sospese dal governo di Donald Trump nel 2017 con il pretesto delle misteriose affezioni di salute del personale yankee.
Per viaggiare verso gli USA, i cubani devono richiedere visti in paesi terzi, il che rende le procedure e i costi dei visti enormemente costosi, e favorisce un’emigrazione insicura, disordinata e irregolare, che Washington e i portavoce della mafia anticubana di Miami usano nella loro campagna per cercare di mostrare il fallimento del sistema cubano e giustificare la crudele politica del blocco.
Questa è l’essenza del farisaismo della politica estera yankee, che non è cambiata negli ultimi sei decenni; sessant’anni che hanno visto sfilare alla Casa Bianca governi repubblicani e democratici, tutti determinati ad ignorare il diritto di Cuba ad esistere come Repubblica indipendente e sovrana che vuole forgiare il suo futuro, e che lo sta realizzando, con l’appoggio della maggioranza delle nazioni del mondo, come ha potuto confermare il 23 giugno all’ONU l’infelice diplomatico yankee, Rodney Hunter.
Traduzione: associazione nazionale di amicizia italia-cuba