Colombia, morti di piazza (contestati all’Alto Commissario)

e i milioni degli Emirati Arabi in arrivo

di Roberto Cursi www.lantidiplomatico.it

La Vicepresidente della Colombia, e anche ministra degli Esteri, Marta Lucía Ramírez, il 25 giugno ha contestato all’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, Michel Bachelet, la cifra di 54 persone uccise nel suo Paese dalla Polizia durante le manifestazioni. Il passato 21 giugno, al Consiglio dei diritti umani, Bachelet aveva espresso preoccupazione per queste morti violente.

Dopo le dimissioni della precedente ministra Claudia Blum, avvenuta poco più di un mese fa, il Presidente Duque individuò nella Vicepresidente la persona adatta nel coprire quel ruolo, vista la sua lunga esperienza politica e istituzionale.

Certamente Marta Lucía Ramírez ce la sta mettendo tutta per eseguire quello che le era stato chiesto dal Presidente Duque quando la presentò ai mass media come la nuova ministra degli Esteri. In quell’occasione dichiarava che Ramírez era la persona giusta per “rappresentare internazionalmente la Colombia come un Paese rispettoso dei diritti umani e dei valori democratici”, tanto è che lei, già due mesi prima del suo insediamento provò, con delle imbarazzanti frasi scritte su Twitter, a sminuire i crimini perpetrati nel suo Paese.

In quel caso aveva accusato la Jep (Jurisdicción Especial para la Paz) che il numero dei 6.402 “Falsos Positivos” assassinati dall’esercito colombiano non era vero, scrivendo: “quando è che la Jep spiegherà questo enorme “errore” nelle cifre? Per il quale da due settimane stanno distruggendo mediaticamente la nostra legittimità istituzionale e le nostre Forze armate (…) è molto grave che si creino nell’immaginario collettivo cifre mai esistite”.

La Jep aveva prontamente replicato alla Vicepresidente Ramírez affermando che la cifra dei 6.402 civili, deliberatamente assassinati, non era da mettere in discussione. Le cifre non esatte – causa errori di battitura nel testo – riguardavano altro, ma non cambiavano di una virgola ìl totale delle persone uccise dall’Esercito colombiano.

Ora, da ministra degli Esteri, ci riprova contestando anche il rapporto dell’Alto Commissario per i Diritti Umani sui i tanti giovani uccisi nelle manifestazioni; rapporto che, per varie Ong internazionali, la Commissaria Michel Bachelet ha anche sottostimato. Per esempio la colombiana “Temblores” riporta dati più inquietanti e oltre ai tanti morti aggiunge di aver ricevuto 132 denunce di violenza sessuale perpetrati dalla polizia tra il 2017 e il 2021.

Io capisco che la Ministra Ramírez si preoccupi così tanto di sminuire questi crimini che si compiono nel suo Paese, violando qualsiasi convenzione ONU sui diritti umani, ammazzando manifestanti, torturando, violentando ragazze, occultando l’uccisione di 6.402 civili facendoli passare falsamente per guerriglieri, ma fossi in lei non mi preoccuperei in modo eccessivo perché questi crimini non hanno influito minimamente sui rapporti di “amicizia” tra il suo Paese e la Comunità internazionale.

Proprio ieri l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati in Colombia – UNHCR – ha comunicato il finanziamento ricevuto di 2 milioni di dollari da parte degli Emirati Arabi: “L’accordo è stato firmato presso il Ministero degli Affari Esteri a Bogotà da Josezef Merkx, Rappresentante UNHCR in Colombia, e Salem Rashid Al Owais, Ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti nella Repubblica di Colombia, alla presenza di Marta Lucía Ramírez Vice Presidente e Ministro degli Esteri”.

Per UNHCR l’accordo da 2 milioni di dollari è per sostenere comunità di accoglienza colombiane, per la crisi migratoria (soprattutto di venezuelani) e anche per i tanti rimpatriati colombiani.

Ma di certo sono gli Usa quelli che non mettono mai in crisi il rapporto di amiciza con la Colombia, qualsiasi siano le violazioni sui diritti umani, tanto è che  il Presidente Biden, secondo il giornale colombiano “el Tiempo”, ha già richiesto 453,8 milioni di dollari per aiutare quel Paese. Di questi circa 211 saranno per il sostegno economico, l’aiuto sociale e l’attuazione degli accordi di pace, includendo 5 milioni anche per i programmi sanitari.

Strano parametro quello degli Usa; proprio questo 23 giugno all’Assemblea Generale dell’Onu c’è stata la votazione per eliminare l’embargo contro Cuba. Ho seguito la diretta televisiva con tutte le dichiarazioni di voto, e il risultato è stato di 184 a favore; 2 contrari: Usa e Israele; 3 astenuti: Colombia, Brasile e Ucraina.

Quello che penso su chi non ha votato a favore l’ho già scritto in un articolo dal titolo “Blocco contro Cuba: Quali Paesi non hanno votato a favore della risoluzione presentata all’Onu?” mentre qui sottolineo solo l’evidente imbarazzo che traspariva dal viso del delegato Usa quando cercava di spiegare all’Assemblea Onu che il suo Paese continuerà a mantenere l’embargo contro Cuba perchè crede fermamente che il rispetto dei diritti umani sia inviolabile.

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