I negozi di valuta liberamente convertibile (MLC) sono diventati, ben presto, un enorme business. Non proprio per quelli che, di volta in volta e con il massimo impegno, destinano parte del proprio stipendio a “ricaricare” la propria tessera magnetica e poter poi acquistare beni di prima necessità, ad esempio, o per molti di coloro che ricevono assiduamente rimesse dall’estero.
I negozi in MLC, in molti luoghi, sono stati una porta aperta e, a quanto pare, senza serratura, attraverso la quale si sono intrufolati impunemente accaparratori e rivenditori, tutti schegge dello stesso ramo.
Perché non è necessario fare tanti conti per notare che questi stabilimenti sono oggi i fornitori di un mercato nero che si è andato affermando quasi formalmente ben in vista e con profitti che gonfiano le casse di pochi a scapito delle tasche di molti.
E di esempi o trucchi ce ne sono tanti: liste e ancora liste per settimane e addirittura mesi per cercare di acquistare un condizionatore o una lavatrice; posizioni nelle liste che costano 60 dollari per comprare un frigorifero o possono costare 2500 pesos cubani e più se si tratta di un congelatore; articoli che restano meno tempo sugli scaffali dei negozi rispetto a quelli virtuali dei vari social network dove vengono rivenduti.
Quelle liste hanno l’immunità? Vendita regolamentata o contrabbando senza misura? Le autorità dello stabilimento hanno le mani legate? La catena dipendente-rivenditore-mercato nero è interrotta o tutti i collegamenti se ne beneficiano?
E non serve avere un dottorato per unire i puntini: quello che oggi si vende a caro prezzo, prima lo si comprava generalmente in questi negozi. In primo luogo, perché viste le tensioni economiche che la pandemia della COVID-19 ha comportato per quest’isola – rafforzate, ovviamente, dal bloqueo statunitense – e vista la carenza cronica di cui soffriamo, i pochi assortimenti esistenti arrivano solo in questi negozi.
In secondo luogo perché è risaputo che, pur essendo stati concepiti solo per apparecchiature di fascia alta, oggi si vendono – più per necessità che per pretesa di stato – dalle tagliatelle al dentifricio. A ciò va aggiunto che, nonostante lo scorso novembre, i direttori di Tiendas Caribe e della Filiale Cimex in provincia abbiano assicurato al giornale Escambray che solo 21 unità dei negozi dove si pagava in CUC, delle 180 esistenti, sarebbero state incorporate in questo tipo di commercio, cioè in MLC, in realtà oggi quasi tutti gli ex centri commerciali rimasti sono stati trasformato in questo tipo di vendite.
Quindi, se sono gli unici posti dove viene commercializzato ciò che non è controllato dalla Tessera Annonaria – leggi pollo, detersivo e olio; se la maggior parte degli stabilimenti è dedicata alla vendita in MLC, dove entrano i prodotti nel business della rivendita e dell’accaparramento dei beni di prima necessità? Fuori dal campo visivo…
Forse è per questo che, in parte, quasi contemporaneamente i prodotti passano dal bancone dei negozi in MLC a quelli dei diversi gruppi di Facebook, WhatsApp o Telegram, dove vengono venduti senza nessun pudore: zuppe istantanee a 50 pesos; vasetti di gel per capelli a 250 pesos; spaghetti a 150 pesos; una confezione di salsa per panini a 270 pesos; astuccio di gelatina dolce da un chilogrammo a 500 pesos; lecca lecca a 40 pesos; saponi da bagno a 65 pesos; pacchetti di biscotti al cioccolato a 100 pesos; scolapiatti a 500 pesos… E tutti i prodotti, almeno, hanno un prezzo tre volte superiore a quello che realmente costano in negozio. Ma è la legge, o lo compri a caro prezzo o paghi il costo di perdere tempo e salute in fila (ndt: 25 pesos cubanos sono circa 1 euro).
Perché coloro che oggi traggono profitto da questi elementi, almeno, sono consapevoli di un paio di cose: non hanno uno stabilimento che gli fa concorrenza, né queste illegalità hanno il freno che sempre dovrebbero avere.
Ma è vero che non si può essere assoluti. Gli organi della Polizia Nazionale Rivoluzionaria (PNR) di Sancti Spíritus hanno agito in diverse occasioni contro coloro che mettono in atto tale condotta criminale. Durante i primi cinque mesi di quest’anno, un rapporto della PNR a cui il giornale Escambray ha potuto accedere ha rivelato che in quel periodo sono state identificate 136 persone che hanno proposto la vendita di prodotti sui social network. “Abbiamo agito contro 118”, spiega il documento, “83 sono stati denunciati, 28 sono stati diffidati e sono state effettuate sette profilassi; il resto, 18 casi, non sono stati individuati a causa dell’utilizzo di profili falsi”.
Non tutti coloro che vengono colti in flagrante sono coloro che sono coinvolti in questo contrabbando, né si applica quanto stabilito a tutti i rivenditori — nonostante siano stati identificati in numerose file—; ma l’impunità, come vedete, a volte, ha anche le gambe corte.
E bisognerebbe essere più severi soprattutto adesso con la sospensione dei depositi in contanti in dollari sulle carte magnetiche che ha provocato una sorta di caos: da un lato, il clamoroso calo del mercato informale dei biglietti verdi contanti e sonanti e, dall’altro, l’aumento di quelli acquistati tramite bonifico, in quanto ha fatto impennare il prezzo degli euro e di altre valute.
I negozi in MLC sono stati da un certo punto di vista un male necessario per questo paese: un modo per catalizzare la nostra economia martoriata – come hanno detto autorità ed esperti – un modo per raccogliere ogni tipo di valuta estera, un modo per frenare le importazioni di elettrodomestici di fascia alta, una valvola di sfogo… E continueranno ad espandersi, forse…., ma quello che non può succedere è che continui a minarci quel tipo di karma di compro, poi rivendo.
di Dayamis Sotolongo
da Cubadebate/Escambray
traduzione di Ida Garberi
foto: Vicente Brito/Escambray