Il terrorismo virale contro Cuba

Lorenzo Poli  www.altrenotizie.org

Alla fine di maggio 2021, è stato liberato a Miami il terrorista della CIA Eduardo Arocena, legato alla destra cubana e responsabile negli anni Ottanta dell’introduzione della febbre emorragica dengue a Cuba, che ha provocato la morte di più di cento bambini cubani. Nessuna testata giornalistica ne ha parlato, benché in più occasioni il governo cubano abbia denunciato che il territorio cubano è stato oggetto di attacchi biologici con lo scopo di introdurre parassiti e malattie, cosa che ha costretto il Paese a dedicare notevoli risorse umane, materiali e finanziarie per affrontarne e mitigarne gli effetti fino a quando non vengono sradicati.

A fine maggio 1981, sul territorio cubano, venne improvvisamente rilevata un’epidemia di febbre emorragica dengue che colpì in pochi mesi 344.203 persone, la maggior parte bambini, e causò 158 morti, 101 dei quali neonati. Il 29 maggio 1981, il Ministero della Salute Pubblica aveva segnalato una situazione anomala presso l’Ospedale Pediatrico Leonor Pérez, nel comune di Boyeros, quando si era presentato un certo numero di pazienti il ​​cui quadro clinico era costituito da febbre, cefalea e sanguinamento. Si decise di indirizzarne alcuni ad altri ospedali pediatrici della città: gli ospedali iniziarono a riempirsi di malati, per lo più bambini, e quindi il governo cubano decise di creare una Commissione di lavoro composta da epidemiologi, pediatri, clinici e virologi, per indagare sull’epidemia improvvisa.

I primi comuni dell’Avana colpiti dall’epidemia di dengue emorragica furono Boyeros, Santiago de las Vegas e Guanabacoa, ma la malattia continuava a diffondersi rapidamente nelle province dell’Avana, Cienfuegos e Villa Clara, seguite da Holguín, Camagüey, Granma e Ciego de Ávila fin quando, in brevissimo tempo, in tutto il Paese furono segnalati casi.

Il 30 giugno 1981, il Ministero della Sanità Pubblica uscì con una nota pubblica in cui rendeva noti i risultati delle indagini svolte dalla Commissione, la quale giungeva alle seguenti conclusioni preliminari:

  1. a) Il quadro clinico presentato dai pazienti era molto simile a quello della nota malattia di Dengue.
  2. b) Era stata esclusa la possibilità che si trattasse di malattia meningococcica o polmonite atipica primaria, come si stava verificando in Spagna.
  3. c) Studi di laboratorio effettuati utilizzando campioni di siero prelevati da pazienti, nonché la cattura di zanzare Aedes aegyptinella zona, avevano permesso di affermare che si trattava di una forma di dengue diversa da quella che aveva causato l’epidemia degli anni 1977 -78.
  4. d) Tra le sue caratteristiche, questo nuovo focolaio epidemico presentava, in alcuni casi (soprattutto bambini), manifestazioni di tipo emorragico, più frequentemente a livello della cute e dell’apparato digerente, nonché shocke diminuzione delle piastrine nel sangue.
  5. e) Questa grave forma emorragica di dengue si manifestava preferenzialmente in popolazioni che hanno sofferto di altri tipi di malattie con alcuni anni di anticipo, e colpiva principalmente i bambini.

Secondo il governo e gli scienziati cubani vi erano evidenze certe che portassero a dire che si trattava di un nuovo attacco batteriologico contro Cuba. Molti videro come un’operazione di propaganda retorica le parole di Fidel Castro, secondo cui i parassiti nocivi, che distruggevano i raccolti e portavano alla morte di moltissimi animali a Cuba e l’epidemia di febbre dengue che aveva ucciso più di 100 persone sull’isola, fossero opera della Central Intelligence Agency (CIA). Eppure, secondo quanto riportato dal Miami Herald, l’1 settembre 1981, non sembrava così inconcepibile, almeno stando alle dichiarazioni di alcuni protagonisti della vicenda.

L’ex agente del Federal Bureau of Investigation (FBI), William W. Turner, e il giornalista Warren Hinckle, riferirono che gli Stati Uniti usarono la guerra biologica a Cuba durante l’amministrazione Nixon, affermando che la CIA aveva impiegato gli Stati Uniti in una guerra segreta, non dichiarata e illegale contro Cuba per più di 20 anni. Era il cosiddetto “Progetto Cuba”, il più grande e meno noto piano che la CIA avesse operato al di fuori dei limiti legali dei suoi statuti. In una dichiarazione davanti alla Corte Federale di New York nel 1984, fu lo stesso terrorista di origine cubana, Eduardo Arocena, a confessarlo: “La missione del gruppo da me guidato era quella di ottenere alcuni germi e introdurli a Cuba”.

Quell’epidemia fu devastante per Cuba sia in terni di salute pubblica, sia per costi in un Paese già afflitto dal blocco economico.

L’introduzione deliberata nel territorio cubano del ceppo emorragico di dengue della Nueva Guinea 1944-02 causò la morte di 101 bambini e 57 adulti, mentre 344 203 persone rimasero colpite. Secondo “Cuba, la storia non raccontata, Editoriale Capitán San Luis”, il costo sostenuto per monitorare e contenere l’epidemia fu di $ 38 796 316,00 per il ricovero, di $ 1 290 854.00 per i servizi di emergenza, di $ 1.021.673.00 per i farmaci usati negli ambulatori e di $ 4.724.040,0040 per le spese di sicurezza sociale senza contare i costi in catastrofe sociale.

Ma c’è di più. Cuba non ha subito solo questo attacco batteriologico ma, esattamente 50 anni fa, alla fine del giugno 1971, le autorità sanitarie cubane rivelarono la comparsa di un’epidemia aggressiva di peste suina africana che aveva attaccato i bovini. Quando gli specialisti dell’Istituto di Medicina Veterinaria controllarono i focolai rilevati in situ, rimasero sorpresi nello scoprire che gli effetti della malattia dei suini erano strani ed anormali.

In brevissimo tempo la malattia si diffondeva velocemente ed era capace di uccidere in sole 48 ore. Immediatamente il governo, gli scienziati e le autorità sanitarie insieme alla popolazione, si mobilitarono per affrontare e fermare la diffusione del virus che minacciava di diffondersi in tutto il Paese in assenza di misure adeguate. Una delle prime misure che la squadra di scienziati raccomandò fu quella di dichiarare in quarantena sanitaria un’area intorno ai focolai rilevati.

Allo scoppio della peste, la dottoressa Rosa Elena Simeón guidò la squadra che, consigliata per la prima volta da esperti sovietici, venne incaricata di diagnosticare l’epizoozia e guidare le misure per combatterla. Si dovette abbattere mezzo milione di capi di bestiame suino che, una volta debellato il virus, venne sostituito con un altro ripopolamento.

Durante la campagna per il controllo e l’eradicazione del male, la dottoressa Rosa Elena analizzò al microscopio dati provenienti da tutto il Paese, fino a quando scoprì due uccelli migratori morti a causa di ceppi virali che appartenevano al virus della peste suina africana e giunse alla conclusione che questo specifico germe di maiale era stato modificato ed adattato artificialmente per “trasportarlo” attraverso degli uccelli. Questo risultato scientifico poteva essere raggiunto solo intenzionalmente e con raffinate tecniche di ingegneria genetica e biotecnologia.

La teoria fu confermata quando, il 9 gennaio 1977, un cablogramma dell’agenzia via cavo UPI di Washington riportava che una fonte non identificata della CIA aveva rivelato a Newsday che all’inizio del 1971 gli era stato consegnato un container contenente virus a Fort Gulick, base dell’esercito degli Stati Uniti nell’area del Canale di Panama ed utilizzata anche dalla CIA, che era stato portato su un peschereccio ad agenti che operavano clandestinamente a Cuba.

Era la prima volta che la malattia si manifestava nell’emisfero occidentale. Nel 1979 vi fu un nuovo scoppio di febbre suina africana a Cuba nella città di Caimanera, molto vicino alla base navale statunitense di Guantanamo.

I laboratori, nel cercare l’agente eziologico, isolarono due nuovi ceppi di peste suina africana modificati in laboratorio, molto diversi dai precedenti. In quell’occasione furono macellati e sacrificati 296.537 suini per bloccare la diffusione della malattia.

Come riportato da Granma, nella denuncia del popolo cubano contro il governo degli Stati Uniti, si legge: «Nel maggio 1979 il consigliere del Primo Vice Ministro del Ministero dello Zucchero, Orlando Argudín López, agente degli Organi di Sicurezza dello Stato cubano sotto il nome di “Rolando”, si incontrò a Parigi con un ufficiale della CIA che si faceva chiamare con lo pseudonimo “Bernardo”, dal quale era rimasto colpito dal modo in cui si riferiva alle tecniche che stavano usando contro Cuba, comprese le malattie che erano state introdotte per attaccare persone e animali.

“Rolando” ha ricordato che l’ufficiale della CIA era ottimista sui risultati che sperava di ottenere da queste azioni. Nell’ottobre dello stesso anno, l’assistente di volo della compagnia aerea cubana Ignacio Rodríguez-Mena Castrillón, agente “Isidro” – uno dei cubani che la CIA credeva di aver reclutato nel 1966 – si incontrò all’hotel Sideral di Madrid, con un altro Ufficiale della CIA che si faceva chiamare “Nicolás”, che era interessato a scoprire se gli aerei cubani trasportavano pesticidi e altri prodotti per combattere la peste suina».

Per controllare e debellare questi attacchi batteriologici, Cuba ha dovuto investire numerose risorse finanziarie, materiali e umane, e il paese ha subito un’enorme perdita nel numero dei suini, destinati all’alimentazione popolare.

Il 15 settembre 1981 Fidel, aprendo la 68esima Conferenza Mondiale dell’Unione Interparlamentare al Centro Congressi dell’Avana, denunciò che il governo degli Stati Uniti stava usando armi biologiche per attaccare Cuba e aggiunse che negli ultimi tre anni avevano introdotto cinque parassiti o malattie. Famose le sue parole: “Il nostro Paese non lancia bombe contro gli altri popoli e non manda migliaia di aerei a bombardare le città. (…) Il nostro Paese non possiede armi nucleari, armi chimiche e armi batteriologiche. Le decine di migliaia di scienziati su cui conto il nostro Paese, i suoi medici, sono educati nell’idea di salvare la vita.” Questo, a quanto pare, dà ancora fastidio a chi invece, nelle guerre, nell’operazioni di destabilizzazione, nella costruzione di golpe e negli interventi imperiali ha costruito le fondamenta del suo “sogno”.

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