Sveliamo l’intensa campagna articolata sulle reti sociali digitali contro Cuba negli ultimi giorni grazie anche alle considerazioni dell’analista spagnolo Julián Macías Tovar.
L’operazione è stata lanciata dall’estero e ha avuto come referente l’argentino Agustín Antonelli, un attore politico di destra che ha partecipato a diverse operazioni di contrasto alla sinistra in tutta la regione.
Il primo account che ha usato l’hashtag di questa operazione è stato rilevato in Spagna. Lo stesso ha postato più di mille tweet sia il 10 che l’11 luglio, con un’automazione di 5 retweet al secondo.
L’operazione ha fatto un uso intensivo di bot, algoritmi e nuovi account creati per l’occasione. Più di 1.500 degli account che hanno partecipato all’operazione con l’hashtag sono stati creati tra il 10 e l’11 luglio
Sono state sollecitate adesioni per far partecipare artisti con un tweet e con l’hashtag. Nonostante al maggior parte degli artisti che hanno partecipato abbiano twittato solo l’hashtag senza alcun testo di accompagnamento, la maggior parte dei media internazionali ha parlato di celebrità che chiedono un corridoio umanitario.
VIVA CUBA. NO AL BLOCCO USA
VIVA LA SOLIDARIETA’
PATRIA O MUERTE VENCEREMOS!
Le 3 fasi dell’attacco alla Rivoluzione Cubana
Cosa succede a Cuba? L’isola si trova attualmente al centro di un attacco volto alla destabilizzazione che cerca di sfruttare il combinato disposto micidiale degli effetti del Covid e del bloqueo sull’economia cubana. Quindi le tutto sommato modeste manifestazioni di protesta hanno trovato una grossa eco sulle reti sociali e sui soliti media del circuito mainstream.
Una strategia, che come spiegato da Cubadebate, si articola in tre fasi:
La prima fase è stata quella di lanciare una campagna con l’hashtag (HT) denunciando il collasso del sistema sanitario causato da Covid e decessi chiedendo aiuto attraverso account falsi e automatizzati che citavano massicciamente artisti da tutto il mondo. Molti di questi hanno partecipato utilizzando l’hashtag in questione, facendolo diventare così un trend topic (TT) mondiale.
La seconda fase è stata pubblicare sui media che decine di artisti hanno aderito a una campagna per chiedere un corridoio umanitario per salvare la situazione a Cuba, proprio come hanno cercato di fare in Venezuela, una circostanza che normalmente si verifica solo nei conflitti militari, soprattutto se pensiamo che Cuba ha cifre 15 volte migliori di paesi come Spagna, Ecuador o Stati Uniti, o 40 volte migliori del Perù, dove questo tipo di campagna non è stato realizzato.
La terza fase sono manifestazioni in linea di massima con poche persone, ma con un HT che è un TT mondiale, quindi di grande impatto, che li ha aiutati a crescere e con una campagna finale di una parte di coloro che hanno coordinato la campagna di discredito contro Cuba per richiedere un’invasione militare degli Stati Uniti.
La campagna è stata portata allo scoperto dall’analista spagnolo Julián Macías Tovar, il quale ha minuziosamente esaminato l’intensa campagna articolata sui social network contro la Rivoluzione cubana nei giorni scorsi. Una campagna lanciata dall’estero ha avuto come riferimento l’argentino Agustín Antonelli, esponente politico di destra che ha partecipato a diverse operazioni contro la sinistra in America Latina.
L’operazione ha fatto un uso intensivo di robot, algoritmi e account creati appositamente con l’obiettivo di armonizzare i messaggi emessi dai referenti della campagna diffamatoria e manipolatrice.
Da questa campagna viene fuori l’hashtag #SOSCuba. Il primo account a lanciare questo hashtag relativo alla situazione Covid nel paese è stato localizzato in Spagna Ha pubblicato più di mille tweet sia il 10 che l’11 luglio, con un’automazione di 5 retweet al secondo.
Il ricercatore indica come uno dei referenti dell’operazione l’argentino Agustín Antonetti, che fa parte della Fundación Libertad, legata alla destra latinoamericana. Antonetti ha partecipato attivamente alle campagne di bufale e bot sui social network contro i processi di sinistra in America Latina. A tal proposito viene segnalato attivo contro il boliviano Evo Morales e l’attuale presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador, come hanno rivelato precedenti indagini, basate sulle sanzioni che Facebook ha applicato a numerosi account per operazioni politiche in rete.
Tovar sottolinea nella sua meticolosa indagine che sono state condotte campagne per la partecipazione di artisti con un tweet con l’hashtag #SOSCuba, a causa delle morti causate dal Covid e della mancanza di risorse mediche. La cosa che colpisce è che se si analizzano queste risposte, quasi tutte provengono da account appena creati o hanno un’età massima di un anno. Più di 1.500 degli account che hanno partecipato all’operazione con l’hashtag #SOSCuba sono stati creati tra il 10 e l’11 luglio.
I media internazionali, come sempre accade in questi casi, si sono poi fatti carico di rendere visibile la campagna articolata con gli artisti. Al contrario delle campagne che denunciano le violenze della polizia in regimi neoliberisti come il Cile e la Colombia, oppure quando vengono denunciati i crimini dell’imperialismo in ogni angolo del mondo.
Domenica 11 luglio, con centinaia di migliaia di tweet e la partecipazione di numerosi account di artisti, l’hashtag è diventato una tendenza globale in diversi paesi.
La prima manifestazione a Cuba, nel municipio di San Antonio de Los Baños, è stata raccontata da un account statunitense, Yusnaby, e ha ricevuto migliaia di retweet. Come sottolinea Tovar: “Curiosamente Yusnaby (US Navy) è l’account che esce di gran lunga di più nei miei threads perché è uno dei falsi account automatizzati che diffondono bufale e campagne di odio”.
“Cosa sta succedendo a Cuba?
Ho analizzato gli oltre due milioni di tweet che utilizzano l’HT #SOSCuba che ha iniziato a chiedere aiuti umanitari dato l’aumento dei decessi per COVID con la partecipazione di artisti e migliaia di account e bot di nuova creazione e si è conclusa con mobilitazioni nelle strade”.
Il network analyst rivela che analizzando l’hashtag della campagna, la cosa più evidente è la ripetizione di tweet esatti, che denota l’esistenza di schemi automatizzati con centinaia di migliaia di tweet e un numero simile di follower a causa del sistema computerizzato di acquisizione di follower.
Un altro elemento evidente dell’operazione è l’uso massiccio di account a matrice, con matrici molto comuni in altre campagne internazionali come il colpo di Stato in Bolivia o la presenza attiva di portavoce della destra latinoamericana come Tertsch, Cabal e Tuto Quiroga.
Tovar denuncia anche l’uso di immagini o eventi manipolati in altri paesi e l’articolazione dell’operazione di rete con vari media di destra nel continente.
L’inchiesta conferma la denuncia delle autorità cubane che si tratta di un’operazione concertata nello spazio pubblico digitale, a cui “sono dedicate notevoli risorse, non è qualcosa di improvvisato. È qualcosa di molto ben progettato, strutture e agenzie degli Stati Uniti con laboratori sono dedite a creare queste condizioni e raggiungere i loro obiettivi”.
Agenzie come l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) – ricorda sul Granma Raul Antonio Capote – che ha una lunga carriera di nefandezze contro Cuba e non accenna a voler fermare la propria opera destabilizzante. La vecchia organizzazione che ha fatto da perno alla dottrina Monroe in America Latina e nel mondo, fa un altro passo sulla strada dell’impudenza. Ora offre altri due milioni di dollari destinati ai cosiddetti dissidenti per affrontare, su ordine di Washington, il governo cubano.
Sotto il nome di “nuovi programmi per promuovere la democrazia a Cuba”, gli obiettivi sono: promuovere l’efficacia dei “gruppi indipendenti” nella società civile e sviluppare coalizioni più ampie per espandere il loro impatto.
USAID afferma di “cercare candidati per identificare i bisogni non riconosciuti e non soddisfatti della società civile cubana nel perseguimento dei diritti umani e dei valori democratici”.
Quando l’USAID parla di società civile, si riferisce a piccoli gruppi controrivoluzionari che solitamente finanziano, i cui membri, sempre insoddisfatti, soffrono di un’insaziabile sete dei soldi.
Ancora una volta abbiamo la conferma che la presunta neutralità dei social network, proprio come quella di certi media mainstream non esiste. Le piattaforme digitali sono tutt’altro che un campo neutro dove giocare, ma parte integrante dei nuovi piani destabilizzanti di Washington volti a colpire chiunque non sia allineato alla propria agenda.