Salim Lamrani https://lapupilainsomne.wordpress.com
L’America Latina ha ripudiato il Decreto Presidenziale di Barack Obama ed ha richiesto il rispetto del Diritto Internazionale.
Le condanne più forti contro le misure ostili di Washington sono provenute dal Nuovo Mondo. Cuba è stata la prima nazione che ha criticato il decreto presidenziale il giorno stesso della sua divulgazione. L’Avana ha utilizzato un forte linguaggio diplomatico e riaffermato il suo “incondizionato appoggio […] al Governo legittimo del presidente Nicolas Maduro” dimostrando così che il riavvicinamento con gli USA non interferiva in alcun modo nella sua politica estera. La dichiarazione, rilasciata il 9 marzo 2015, è edificante:
“Il Governo Rivoluzionario della Repubblica di Cuba ha conosciuto l’arbitrario e aggressivo Ordine Esecutivo emesso dal Presidente degli Stati Uniti che definisce questo paese “una minaccia per la loro sicurezza nazionale. […] In che modo il Venezuela minaccia gli Stati Uniti? A migliaia di chilometri di distanza, senza armi strategiche e senza l’uso di risorse, nè funzionari per cospirare contro l’ordine costituzionale statunitense, la dichiarazione suona poco credibile e mette a nudo i fini di coloro che la fanno […] Nessuno ha il diritto d’intervenire nei temi interni di uno Stato, nè di dichiararlo, senza alcun fondamento, una minaccia per la sua sicurezza nazionale. Così come Cuba non è mai stata sola, nemmeno il Venezuela lo sarà! ” [1]
Durante il Vertice straordinario dei capi di Stato dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nostra America (ALBA), il 17 marzo, 2015, il presidente cubano Raul Castro ha ribadito il suo sostegno al Venezuela e ha inviato un messaggio esplicito a Washington:
“Gli Stati Uniti dovrebbero capire una volta per tutte che è impossibile sedurre o comprare Cuba o il Venezuela. La nostra unità è indistruttibile. Non cederemo nemmeno un atomo nella difesa della sovranità e l’indipendenza e non tollereremo alcun tipo d’ingerenza, né condizionamenti dei nostri temi interni. Non smetteremo mai di difendere le cause giuste in Nuestra America e nel mondo e non lasceremo mai soli i nostri fratelli di lotta. Siamo venuti qui a serrare le fila con il Venezuela e con l’ALBA e a ratificare che i principi non sono negoziabili.[…] Non tollereremo che si vulneri la sovranità o che si attacchi impunemente la pace in America Latina”.[2]
Argentina ha pubblicato una lunga dichiarazione in cui si respingono le misure ostili adottate da Washington e ha fornito il suo sostegno alla democrazia venezuelana:
“Il governo argentino ha preso atto, con preoccupazione del contenuto dell’Ordine Esecutivo emesso dal Governo degli USA […] .La gravità di detta denuncia non solo causa costernazione per l’insolita durezza dei suoi termini, quasi minacciosi, ma causa inoltre stupore e sorpresa. “E’ che risulta assolutamente inverosimile per ogni persona mediamente informata che il Venezuela, o qualsiasi altro paese del Sud America o dell’America Latina, possa costituire una minaccia per la sicurezza nazionale degli USA. “L’assurdità ed ingiustizia dell’accusa è ciò che causa costernazione […]. “L’Argentina, come gli altri paesi della regione, ritiene che il dialogo costruttivo e la negoziazione pacifica sono l’unico cammino per superare le differenze, pur respingendo qualsiasi ingerenza negli affari interni di altri Stati. “In questo senso, fa un appello al governo USA perché eviti l’uso di un linguaggio improprio per un paese della sua importanza e responsabilità come potenza mondiale, o sanzioni che hanno già dimostrato, in altri casi, che portano solo al fallimento e all’inimicizia tra i popoli e i loro governi. “[3]
Da parte sua, il presidente boliviano Evo Morales ha chiesto che gli USA “chieda [no] scusa all’America Latina, e in particolare al Venezuela”. L’America Latina respinge ogni “intervento militare [o] minacce alla democrazia e alle nostre rivoluzioni”, ha aggiunto. [4]
L’Ecuador ha qualificato la decisione di Washington come “grottesca” e di “grave minaccia per la pace e la democrazia nella regione”. “Solo è mancato che ‘sanzioni’ i votanti venezuelani”, ha dichiarato sarcasticamente il presidente Rafael Correa. Da parte sua, il Nicaragua ha espresso “profondo rifiuto ed indignazione per l’inaccettabile dichiarazione, di taglio imperiale”. [5]
L’ex presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica, considerato la coscienza morale dell’America Latina, ha condannato l’atteggiamento aggressivo USA: “Nessun preciso rapporto o prove di ciò di cui gli americani s’intromettono. Chiunque guardi la mappa, per dire che il Venezuela possa essere una minaccia deve essere pazzo. [I Venezuela] hanno una meravigliosa Costituzione. La più audace di tutta l’America Latina. A noi conviene un Venezuela indipendente”. [6]
Gli organismi latinoamericani anche criticarono il decreto presidenziale di Obama. L’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), che raggruppa i 12 paesi del Sud America, ha respinto all’unanimità l’ingerenza USA. In una dichiarazione congiunta, l’UNASUR ha denunciato un atto ostile:
“Gli Stati membri dell’Unione delle Nazioni Sudamericane manifestano il loro rifiuto del Decreto Esecutivo del Governo USA, approvato il 9 marzo 2015, perché costituisce una minaccia interventista alla sovranità e al principio di non intervento nella affari interni di altri Stati. Gli Stati Membri dell’UNASUR ribadiscono il loro impegno per la piena osservanza del Diritto Internazionale, la Soluzione Pacifica delle Controversie ed il principio di Non Intervento, e ribadiscono il loro appello a che i Governi si astengano dall’applicazione di misure coercitive unilaterali che contravvengano il Diritto Internazionale. UNASUR ribadisce il suo invito al governo USA perché valuti e implementi le alternative di dialogo con il governo del Venezuela, sotto i principi del rispetto della sovranità ed autodeterminazione dei popoli. Pertanto sollecita l’abrogazione del citato Decreto Esecutivo”. [7]
Il Parlamento del Mercato Comune del Sud (Mercosur), che raggruppa 10 paesi dell’America del Sud (5 membri permanenti e 5 associati), ha dichiarato il suo “più energico e categorico rifiuto” delle sanzioni annunciate dagli USA e ha denunciato “una reale minaccia di aggressione alla sovranità, alla pace e alla stabilità democratica di questo paese sudamericano e quindi del Mercosur”. Queste misure “costituiscono di per sé un pericolo di un intervento armato contro il Venezuela, che deve attivare un’allerta nazionale ed internazionale”. [8]
L’Associazione Latinoamericana d’Integrazione (ALADI) ha espresso la sua solidarietà “con il popolo venezuelano” e “il suo legittimo governo e respinge questa dichiarazione che è inspiegabile ed arbitraria. Il mondo sa che nessun paese dell’ America Latina rappresenta una minaccia per la Pace». Il segretario generale dell’associazione ha respinto l’intromissione di Washington: “L’America Latina ed i Caraibi sono stati proclamati dal II vertice della CELAC (Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi), come una Zona di Pace e per questo che tale atteggiamento è un’ aggressione inaccettabile per la Regione”. [9]
Il Parlatino, Parlamento latinoamericano, composto da 23 paesi, anche ha condannato l’azione ostile di Barack Obama e ha chiesto l’abrogazione del decreto presidenziale contro il Venezuela. “La posta in gioco è la difesa della nostra indipendenza, il controllo delle risorse naturali e la libertà di decidere sul nostro stesso destino” ha enfatizzato Angel Rodriguez, il rappresentante del Venezuela. [10]
L’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA) ha espresso “il suo più energico rifiuto al “Decreto Esecutivo”. “Questa aggressione è una violazione di tutta la norma internazionale che regola la vita degli Stati uguali e sovrani, ignora la tradizione anti-imperialista che storicamente hanno rivendicato i nostri popoli, e costituisce una minaccia per la pace e la tranquillità dei nostri paesi”. [11]
Le Nazioni Unite, in particolare il Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra, hanno denunciato la politica aggressiva di Washington. La Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi – che raggruppa 33 paesi, Russia e Cina, tra altri – ha ripudiato l’imposizione di “misure coercitive unilaterali come meccanismo di pressione politica o economica, fatto che viola i principi della Carta delle Nazioni Unite”. [12]
Di fronte al rifiuto unanime della comunità internazionale, gli USA hanno dovuto fare una dichiarazione affermando che il loro scopo non era quello di rovesciare il Governo democratico di Nicolas Maduro. Il Dipartimento di Stato ha assicurato che “gli USA non cerca[vano] la caduta del Governo venezuelano né di sabotare l’economia venezuelana”. Ma quelle parole non hanno convinto l’America Latina, data la moltiplicazione da parte di Washington degli atti ostili verso il Venezuela dopo l’avvento della Rivoluzione Bolivariana. [13]
A meno di un mese dal Vertice delle Americhe, che si terrà il 10 e 11 aprile 2015 a Panama, il presidente USA si è appena posto di fronte a tutta l’America Latina all’ imporre una politica ostile e aggressiva verso il Venezuela violando il principio di non ingerenza negli affari di una nazione sovrana. Mentre aveva l’opportunità di presentarsi davanti alla comunità latinoamericana dotato del prestigio che gli ha conferito la sua storica decisione di ripristinare il dialogo con Cuba; Barack Obama sarà accolto dai paesi del Sud con sospetto e rifiuto, come è avvenuto con il suo predecessore alla Casa Bianca … un tal George W. Bush.
América Latina repudió el Decreto Presidencial de Barack Obama y reclamó el respeto del Derecho Internacional.
Las condenas más firmes contra las medidas hostiles de Washington procedieron del Nuevo Mundo. Cuba fue la primera nación que criticó el decreto presidencial el mismo día de su divulgación. La Habana usó un lenguaje diplomático fuerte y reafirmó su “su incondicional apoyo […] al Gobierno legítimo del presidente Nicolás Maduro”, mostrando así que el acercamiento con Estados Unidos no interfería de ningún modo en su política exterior. La declaración, hecha el 9 de marzo de 2015, es edificante:
“El Gobierno Revolucionario de la República de Cuba ha conocido la arbitraria y agresiva Orden Ejecutiva emitida por el Presidente de los Estados Unidos contra el Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela, que califica a este país como una amenaza a su seguridad nacional […]. ¿Cómo amenaza Venezuela a Estados Unidos? A miles de kilómetros de distancia, sin armas estratégicas y sin emplear recursos ni funcionarios para conspirar contra el orden constitucional estadounidense, la declaración suena poco creíble y desnuda los fines de quienes la hacen. […]
“Nadie tiene derecho a intervenir en los asuntos internos de un Estado soberano ni a declararlo, sin fundamento alguno, como amenaza a su seguridad nacional. “Así como Cuba nunca estuvo sola, Venezuela tampoco lo estará”.[1]
Durante la Cumbre extraordinaria de los jefes de Estado de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América (ALBA), del 17 de marzo de 2015, el presidente cubano Raúl Castro reafirmó su apoyo a Venezuela y mandó un mensaje explícito a Washington:
“Estados Unidos debería entender de una vez que es imposible seducir y comprar a Cuba, ni intimidar a Venezuela. Nuestra unidad es indestructible. “Tampoco cederemos ni un ápice en la defensa de la soberanía e independencia, ni toleraremos ningún tipo de injerencia, ni condicionamiento en nuestros asuntos internos. “No cejaremos en la defensa de las causas justas en Nuestra América y en el mundo, ni dejaremos nunca solos a nuestros hermanos de lucha. Hemos venido aquí a cerrar filas con Venezuela y con el ALBA y a ratificar que los principios no son negociables. […]
“No permitiremos que se vulnere la soberanía o se quebrante la paz en América Latina”.[2]
Argentina publicó una larga declaración rechazando las medidas hostiles que adoptó Washington y brindó su apoyo a la democracia venezolana:
“El Gobierno argentino ha tomado conocimiento, con preocupación, del contenido de la Orden Ejecutiva emitida por el Gobierno de Estados Unidos […].La gravedad de dicha denuncia no solo causa consternación por la dureza inusual de sus términos, casi amenazantes, sino que además provoca estupor y sorpresa. “Es que resulta absolutamente inverosímil para cualquier persona medianamente informada que Venezuela, o cualquier país de Sudamérica o Latinoamérica, pueda constituir una amenaza para la seguridad nacional de los Estados Unidos de Norteamérica. “Lo absurdo e injusto de la acusación es lo que causa la consternación […]. “La Argentina, al igual que los demás países de la región, considera que el diálogo constructivo y la negociación pacífica son el único camino para superar las diferencias, a la vez que rechaza toda injerencia en los asuntos internos de otros Estados. “En ese sentido, hace un llamado al Gobierno de los Estados Unidos para que evite el uso de un lenguaje impropio para un país de su importancia y responsabilidad como potencia global, o sanciones que ya han demostrado, en otros casos, que sólo conducen al fracaso y la enemistad entre los pueblos y sus gobiernos”.[3]
Por su parte, el presidente boliviano Evo Morales exigió que Estados Unidos “pid[ier]a perdón a América latina, y en especial a Venezuela”. América Latina rechaza toda “intervención militar [o] amenazas a la democracia y a nuestras revoluciones”, agregó.[4]
Ecuador calificó la decisión de Washington de “grotesca” y de “riesgo grave contra la paz y la democracia en la región”. “Sólo faltó que ‘sancione’ a los votantes venezolanos”, anunció en tono sarcástico su presidente Rafael Correa. Por su parte, Nicaragua expresó “profundo rechazo e indignación ante la inaceptable declaratoria, de corte imperial”.[5]
El antiguo presidente de Uruguay, Pepe Mujica, considerado la conciencia moral del continente latinoamericano, condenó la actitud agresiva de Estados Unidos: “No preciso informes ni pruebas de que los americanos se meten. Cualquiera que mire el mapa, para decir que Venezuela puede ser una amenaza tiene que estar pasado de manija. [Los venezolanos] tienen una Constitución maravillosa. La más audaz de toda América Latina. A nosotros nos conviene una Venezuela independiente”.[6]
Los organismos latinoamericanos también criticaron el decreto presidencial de Obama. La Unión de Naciones Suramericanas (UNASUR), que agrupa a los 12 países de América del Sur, rechazó unánimemente la injerencia estadounidense. En una declaración común, la UNASUR denunció un acto hostil:
“Los Estados miembros de la Unión de Naciones Suramericanas manifiestan su rechazo al Decreto Ejecutivo del Gobierno de los Estados Unidos de América, aprobado el 9 de marzo de 2015, por cuanto constituye una amenaza injerencista a la soberanía y al principio de no intervención en los asuntos internos de otros Estados. Los Estados Miembros de UNASUR reafirman su compromiso con la plena vigencia del Derecho Internacional, la Solución Pacífica de Controversias y el principio de No Intervención, y reiteran su llamado a que los Gobiernos se abstengan de la aplicación de medidas coercitivas unilaterales que contravengan el Derecho Internacional.
UNASUR reitera el llamado al gobierno de los Estados Unidos de América para que evalúe y ponga en práctica alternativas de diálogo con el gobierno de Venezuela, bajo los principios de respeto a la soberanía y autodeterminación de los pueblos. En consecuencia, solicita la derogación del citado Decreto Ejecutivo”.[7]
El Parlamento del Mercado Común del Sur (Mercosur), que agrupa a 10 países suramericanos (5 miembros permanentes y 5 asociados), declaró su “más enérgico y categórico rechazo” a las sanciones que anunció Estados Unidos y denunció “una amenaza real de agresión a la soberanía, la paz y la estabilidad democrática de este país suramericano y por ende del Mercosur”. Esas medidas “constituyen en sí mismas un peligro de una intervención armada contra Venezuela, lo cual debe activar una alerta nacional e internacional”.[8]
La Asociación Latinoamericana de Integración (ALADI) expresó su solidaridad “con el pueblo venezolano” y “su legítimo gobierno y rechaza esta declaración que es inexplicable y arbitraria. El mundo sabe que ningún país de América Latina representa una amenaza para la Paz”. El secretario general de la entidad rechazó la intromisión de Washington: “América Latina y el Caribe fue proclamada por la Segunda Cumbre de la CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños) como una Zona de Paz y es por ello que esta actitud resulta una agresión inaceptable para la Región”. [9]
El Parlatino, Parlamento latinoamericano integrado por 23 países, también condenó la acción hostil de Barack Obama y exigió la derogación del decreto presidencial contra Venezuela. “Lo que está en juego es la defensa de nuestra independencia, el control de nuestros recursos naturales y la libertad de decidir sobre nuestro propio destino”, enfatizó Ángel Rodríguez, el representante venezolano.[10]
La Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América (ALBA) expresó “su más enérgico rechazo al “Decreto Ejecutivo”. “Esta agresión es violatoria de toda norma internacional que rige la vida de los Estados iguales y soberanos, desconoce la tradición antiimperialista que históricamente han reivindicado nuestros pueblos, y constituye una amenaza para la paz y tranquilidad de nuestros países”.[11]
Las Naciones Unidas, más particularmente el Consejo de Derecho Humanos de Ginebra, denunciaron la política agresiva de Washington. La Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños –que agrupa a 33 países, Rusia y China entre otros- repudió la imposición de “medidas coercitivas unilaterales como mecanismo de presión política o económica, hecho que viola los principios de la Carta de las Naciones Unidas”. [12]
Frente al rechazo unánime de la comunidad internacional, Estados Unidos tuvo que hacer una declaración afirmando que su objetivo no era derrocar al Gobierno democrático de Nicolás Maduro. El Departamento de Estado aseguró que “EE.UU. no busca[ba] la caída de la Gobierno venezolano ni trata de sabotear la economía venezolana”. Pero esas palabras no han convencido a América Latina, dada la multiplicación por parte de Washington de los actos hostiles hacia Venezuela desde el advenimiento de la Revolución Bolivariana.[13]
A menos de un mes de la Cumbre de las Américas, que tendrá lugar los días 10 y 11 de abril de 2015 en Panamá, el presidente de Estados Unidos acaba de alinearse frente a toda América Latina al imponer una política hostil y agresiva contra Venezuela violando el principio de no injerencia en los asuntos de una nación soberana. Mientras tenía la oportunidad de presentarse ante la comunidad latinoamericana dotado del prestigio que le confirió su decisión histórica de restablecer el diálogo con Cuba, Barack Obama será acogido por los países del Sur con suspicacia y rechazo, como fue el caso de su predecesor en la Casa Blanca…un tal George W. Bush.
[1] Gobierno Revolucionario de la República de Cuba, “Declaración”, Cubadebate, 9 de marzo de 2015.
[2] La Iguana TV, “Raúl Castro: Es imposible comprar a Cuba, ni intimidar a Venezuela. Nuestra unidad es indestructible”, 17 de marzo de 2015.
[3] Presidencia de Argentina, “Declaración sobre las medidas adoptadas por Estados Unidos contra Venezuela”, 11 de marzo de 2015.http://www.presidencia.gob.ar/eventos-destacados/28443-la-argentina-mostro-su-preocupacion-por-sanciones-de-estados-unidos-a-venezuela (sitio consultado el 18 de marzo de 2015)
[4] Página 12, Suma apoyos el gobierno de Venezuela”, 14 de marzo de 2015.
[5] El Nuevo Herald, “Latinoamérica defiende a Venezuela y EEUU niega promover inestabilidad”, 10 de marzo de 2015.
[6] El Observador, “Mujica no duda de que “los gringos se meten en Venezuela”, 12 de marzo de 2015.
[7] UNASUR, «Comunicado de la Unión de Naciones Suramericanas sobre el Decreto Ejecutivo del Gobierno de los Estados Unidos sobre Venezuela», 14 de marzo de 2015.http://www.unasursg.org/node/169 (sitio consultado el 17 de marzo de 2015).
[8] EFE, «Presidencia de Parlasur dicta su ‘enérgico y categórico’ rechazo a medidas EEUU», 11 de marzo de 2015.
[9] EFE, «Aladi y Parlasur rechazan sanciones de EEUU a funcionarios de Venezuela», 11 de marzo de 2015.
[10] Parlatino, «Parlamento Latinoamericano en Panamá exhorta a EEUU a derogar decreto contra Venezuela», 17 de marzo de 2015.http://www.parlatino.org.ve/index.php/noticias/politica-nacional-e-internacional(sitio consultado el 18 de marzo de 2015).
[11] Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América, “Alba rechaza toda agresión de Estados Unidos que busque vulnerar la soberanía de Venezuela”, 9 de marzo de 2015.
[12] PSUV, «Venezuela recibe apoyo en ONU ante sanciones de EEUU», 13 de marzo de 2015.
[13] EFE, «EEUU insiste en que no busca la caída de Maduro y pide soluciones regionales», 17 de marzo de 2015.