Dopo 60 anni d’attesa e con tutti i tentativi, che vanno dal sabotaggio, la guerra biologica, l’aggressione mercenaria a Playa Girón, le bande contro rivoluzionarie e tutti i meccanismi si possono immaginare, guidati dal blocco più lungo e genocida della storia moderna, molti hanno creduto che domenica 11 era giunto l’atteso momento tanto atteso, il premio a tanti nefasti sforzi.
I nemici di sempre si fregano le mani; i grandi media si servono il manicaretto, che è moltiplicare, magnificare e fare pressioni su Cuba, senza imparzialità, con una forza e un’immediatezza mai applicate con Colombia, Cile o altri paesi, con fin troppi esempi di repressione e morte per le loro strade; gli uni e gli altri stracciandosi i vestiti ed ergendosi a paladini o portavoce nell’ora di condannare la risposta alle provocazioni molto ben orchestrate, suggerite e finanziate da poderosi centri del potere.
Alcuni, nel mezzo di un’ingenuità abbastanza dubbia per la sua grandezza, applaudono il disordine, le mostre di violenza, l’intenzione di creare il caos e anche la possibilità reale, che circostanze tanto estreme provocheranno; la morte che sarà sempre in fatto terribile come sia, nel bando che sia; o che un intervento militare riempia questo paese con la più profonda desolazione e il lutto irreversibile che lasciano sempre le bombe.
Gli USA dovrebbero ascoltare le denunce del popolo di Cuba e del mondo contro il blocco
È una vergogna che gli Stati Uniti assumano un tono preoccupato per il popolo di Cuba, quando sostengono un blocco genocida contro la nostra nazione e destinano centinaia di milioni di dollari per la sovversione.
Nella loro colossale ipocrisia, hanno ripetuto questa sceneggiatura ancora una volta quando il loro stesso presidente si è affrettato a definire «legittimi» quei gruppi vandalici che domenica 11 hanno alterato l’ordine nell’Isola grande delle Antille.
Il membro del Burò Politico del Partito e ministro cubano delle Relazioni Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, lo ha denunciato smentendo le parole complici del mandatario statunitense Joe Biden, che ha chiesto «al regime de L’Avana» di ascoltare il popolo cubano e «d’alleviare le loro necessità».
Rodríguez Parrilla ha concordato che sarebbe bene che Biden ascoltasse il popolo cubano che reclama contro il blocco e che ascolti anche i cittadini nordamericani ed elimini questa politica, così come le 243 misure ereditate da Trump.
Un esempio fresco del cinismo della Casa Bianca rispetto a Cuba sono i detti «nuovi programmi di promozione della democrazia», per i quali sono stati sommati pochi giorni fa altri due milioni di dollari per la contro rivoluzione nell’Isola, oltre ai circa 20 milioni consegnati precedentemente.