«Siamo molti i rivoluzionari in questo paese disposti a dare la vita e non per uno slogan, ma per convinzione», ha assicurato il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez nell’intervento speciale di domenica 11 luglio dal Palazzo della Rivoluzione, riferendosi alle provocazioni realizzate da gruppetti di contro rivoluzionari nell’Isola, in questa giornata. Di fronte a questi fatti la risposta dei cubani del settore della cultura non si è fatta aspettare.
Il poeta ed etnologo Miguel Barnet, premio nazionale di Letteratura, ha commentato a Granma: «Siamo un popolo di pace, ma siamo in guerra contro l’indecenza, il coronavirus e il blocco. Dalla pace e con le nostre provate resistenze e creatività andremo avanti. Una società che esercita elevati principi umanistici non necessita interventi umanitari.
In queste ore non posso smettere di pensare a Fidel, così come lo tiene presente l’avanguardia politica attuale, con Díaz-Canel al fronte. Fidel ci ha insegnato ad essere anti imperialisti, profondamente antimperialisti, perché ha continuato il legato ereditato dal cubano più grande, che è José Martí».
La cineasta Rebeca Chávez ha ugualmente sostenuto che «è un’azione vile approfittare delle estrema situazione che vive Cuba per la reale e sostenuta aggressione degli Stati Uniti e le condizioni sanitarie provocate dalla COVID-19. Non mostrano nemmeno un pizzico di generosità e rispetto per gli sforzi quotidiani per salvarci e sopravvivere degnamente».
«Credo che si debba sapere chi serviamo con le nostre azioni, per stare tranquilli e sicuri che non lo facciamo per l’annessionismo, per la violenza camuffata con ali pacifiche, nè contro i nostri stessi interessi personali, di gruppo e di nazione. La nostra istruita gioventù dev’essere sempre sicura di dove pone il piede, per non pestare il terreno che ci offrono sospettosamente al di fuori di quello che conviene alla stabilità nazionale», ha considerato il poeta e saggista Virgilio López Lemus.
Il premio nazionale di Musica, Joaquín Betancourt, e sua moglie, la cantante Zunilda Remigio, hanno definito un’azione di tradimento e di opportunismo questi fatti finanziati dagli Stati Uniti.
I due artisti hanno ratificato al quotidiano Granma il loro appoggio al Governo e alla Rivoluzione. «Noi comprendiamo la situazione che il paese attraversa attualmente, ma siamo sicuri che siamo noi cubani quelli che dobbiamo risolvere i nostri temi e che non venga nessuno da fuori a volersi imporre. Questo è un momento vitale, di disciplina, per proteggerci, non per chiamare il popolo a scontrarsi con il governo nelle strade, ma se ci attaccano abbiamo tutto il diritto di difenderci».
Duani Ramos, cantante del gruppo Moncada, ha detto: «Mi sento indignato vedendo nelle reti sociali che si chiede il reso virale SOS Cuba, e si dimentica di reclamare la fine del blocco.
Questo è un atteggiamento ipocrita e mostra anche che l’informazione è manipolata. Queste sono le stesse persone che dicono che il Presidente ha incitato, domenica 11, alla violenza tra il popolo, ma senza dubbio nessuno ha ancora litigato, e sono stati dei delinquenti quelli che hanno commesso azioni vandaliche.
Di fronte a questa situazione, la Polizia non poteva restare a braccia incrociate. D’altra parte sono loro quelli che chiedono l’intervento umanitario e non sanno che questo porterebbe all’ingerenza delle forze esterne nel nostro paese e Cuba è casa mia e non permetterò che nessuno venga a governare in casa mia!
Dalla provincia di Granma il cantante e compositore José Alberto Tamayo Díaz, conosciuto nel mondo come El Ruiseñor, ha avvertito:«Cuba va protetta, non attaccata. Questa libertà e tranquillità che abbiamo, vanno difese. Io mi sento sicuro a Cuba. La Rivoluzione è amore, non c’è alcuna ragione per attaccarla. È altrettanto vero che ci mancano le risorse, ma il Governo rivoluzionario non abbandona nessuno.
Quale miglior esempio del nostro, dei musicisti, dato che non hanno smesso di pagarci in questa tappa di pandemia? Allora non permetteremo che nessuno ci tolga questa terra, questa libertà e questa scurezza».
Roberto Valera, compositore e premio nazionale di Musica, ha espresso la sua energica condanna «alle provocazioni contro la Rivoluzione Cubana, realizzate simultaneamente in distinti punti del paese, seguendo gli orientamenti dell’imperialismo statunitense per cercare di destabilizzare la nazione.
Come sempre, noi rivoluzionari rispondiamo con la volontà di Patria o Morte!».
L’investigatore delle culture popolari, Orlando Vergés, ha sostenuto:
«È opportuno che i santiagheri interiorizziamo adesso e subito che abbiamo una grande responsabilità nei destini della nazione. È sempre stato così.
Non ci conviene trasformare il pericolo reale e attuale della pandemia e della crisi – venga da dove venga- in mancanza di “tranquillità politica”, che sommerebbe questa allegra e calda città a una situazione che impedirebbe al nostro popolo, con i suoi dirigenti, di cercare le soluzioni desiderate nei cammini della Rivoluzione».
Il critico e investigatore teatrale cubano, Jaime Gómez Triana, vice presidente della Casa de las Américas, ha aggiunto:«Senza dubbio siamo di fronte a una nuova campagna di manipolazione dei nostri nemici. È una chiara manovra per far crollare la Rivoluzione e noi non lo permetteremo; come cubano, come rivoluzionario, io appoggio il Governo».
Il poeta e scrittore di Villa Clara, Ricardo Riverón ha sottolineato: «M’interessa interpretare, dall’ottica culturale i recenti avvenimenti di disordine nel nostro paese. Coloro che hanno manifestato contro la Rivoluzione, nella stragrande maggioranza mettono in evidenza una disfunzione della memoria storica e questa problematica è culturale.
Chi è stato attento alla storia di Cuba può non riconoscere che le nostre carenze hanno una loro genesi nel colonialismo, nel neo colonialismo e nella voracità e aggressività imperialiste?
Il vandalismo e il mercenarismo si nutrono nella marginalità, e questa, a sua volta, è figlia della barbarie anticulturale.
La cultura è anche una vaccinazione chiamata a salvarci dalla mancanza di memorie. Con le sue acque potremo sicuramente rendere più pulito, più giusto e inclusivo l’abbraccio della Patria».
ll maestro Boby Carcassés, premio nazionale di Musica, ha assicurato al quotidiano Granma: «Conosco profondamente il mio popolo perché ho dedicato tutta la mia vita cantando per lui con amore, in questo modo che spicca tra i cubani.
Ma odio e violenza non sono state soluzioni nella storia nazionale e per questo domenica 11 non ho potuto identificare il nostro popolo tra coloro che hanno imitato soluzioni che non fanno parte della nostra idiosincrasia.
Sono sicuro che il modo di risolvere i nostri problemi non è nella violenza».
Il poeta e repentista Aramís Padilla ha riassunto le sue impressioni in una decima:
/Cuba, mia patria amata, / non lasciarti ingannare /
è il momento di lottare / per la pace e per la vita. /
Non ti voglio divisa / non voglio guerre fraterne /
Facciamo un ponte di mani / stiamo in guardia/
per salvare ad ogni costo / l’unità dei cubani./
La regista di cinema Lourdes de los Santos, ha condannato i disturbi per le strade avvenuti domenica 11 in vari luoghi di Cuba e nel mezzo della grave situazione epidemiologica, come conseguenza della COVID-19.
«La mia posizione è di condanna delle azioni di destabilizzazione e dei tentativi di mettere in crisi la Rivoluzione, approfittando delle carenze del paese durante lo scontro alla pandemia e alle necessità provocate dal blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti», ha affermato.