Geraldina Colotti
Al termine del Congresso Bicentenario dei Popoli del Mondo, che si è svolto a Caracas a giugno, abbiamo intervistato il professor Adán Chávez, attualmente ambasciatore del Venezuela a Cuba, figura storica della rivoluzione bolivariana, che lo ha organizzato per conto del governo e come responsabile esteri del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv).
Si è appena concluso a Caracas il Congresso Bicentenario dei Popoli del Mondo: qual è il bilancio e quali sono le prospettive per proseguire questo importante lavoro politico internazionalista?
Dal 21 al 24 giugno di quest’anno si è svolto a Caracas il Congresso Bicentenario dei Popoli del Mondo. Uno spazio di articolazione a cui ci ha convocato il compagno Presidente Nicolás Maduro nel quadro dei 200 anni della gloriosa Battaglia di Carabobo, una battaglia che continua a motivarci oggi a difendere la dignità, la sovranità e l’indipendenza dei nostri Popoli. Allora, l’esercito patriottico al comando di Simón Bolívar sanciva la sconfitta dell’impero spagnolo in territorio nazionale, permettendo al Padre Liberator di concentrare i suoi sforzi sulla liberazione delle nazioni del sud.
Ispirate e ispirati da questa eroica impresa, 380 delegati internazionali, provenienti da 67 paesi, si sono riuniti in Venezuela: rappresentanti di organizzazioni politiche e sociali, lavoratori, giovani e studenti, parlamentari, donne, operatrici e operatori della comunicazione, contadine e contadini, popoli indigeni, esponenti dei movimenti LGBTQ…
Inoltre, hanno partecipato più di 280 delegati nazionali, appartenenti ai diversi settori che, a livello internazionale e durante l’intero processo organizzativo di questo incontro, hanno avuto la responsabilità di mettere in atto il Piano di lavoro definito dal Comitato Organizzatore del Congresso dei Popoli del Mondo. Un’istanza che ho avuto il privilegio di dirigere, e che oggi continua a guidare – nel quadro di uno sforzo più ampio, coordinato dal compagno Héctor Rodríguez – i compiti scaturiti dall’incontro avvenuto a Caracas.
Per quanto riguarda le fasi preparatorie, si segnala che tra i mesi di marzo e giugno si sono tenuti 74 incontri e/o meeting di settore, con la partecipazione di 5.921 attori internazionali, appartenenti a 2.055 organizzazioni di 120 Paesi del mondo. Incontri in cui si è sviluppato un intenso dibattito dal quale avanzare nel compito di unire gli sforzi e favorire l’unità della sinistra e delle forze progressiste del mondo, al fine di costruire un’agenda di lotta comune.
I temi affrontati in questi incontri sono stati raccolti nel Manifesto del Bicentenario della Battaglia di Carabobo, dichiarazione finale del Congresso. Nella sua sessione di chiusura sono state anche approvate risoluzioni speciali in solidarietà con i Popoli di Cuba, Colombia, Haiti, Palestina, Repubblica Araba Saharawi Democratica, e Venezuela.
Allo stesso modo, e per dare continuità a questo spazio di articolazione, all’interno dell’idea di costruzione di un’agenda di lotta comune a cui abbiamo appena fatto riferimento, stiamo mettendo a punto un Piano di lavoro per il resto dell’anno. Tra le altre azioni, include lo sviluppo di iniziative di formazione congiunta, la costruzione di un organismo internazionale che articoli il lavoro dei popoli nativi, la promozione di festival culturali che riaffermino la nostra identità comune, e la realizzazione di grandi campagne di denuncia delle azioni imperiali contro i nostri Popoli.
Quindi, la continuità del lavoro di questo spazio di articolazione è, senza dubbio, una decisione corretta e tempestiva, in uno scenario di rinnovate minacce imperiali e colonialiste, che riafferma l’importanza dell’unità dei Popoli del mondo.
Da qui la determinazione con cui, dal Venezuela, ci siamo proposti di contribuire con i nostri modesti sforzi all’organizzazione e al rafforzamento di questa iniziativa, ispirandoci, tutte e tutti, al principio bolivariano dell’equilibrio dell’universo. Un principio che ha motivato permanentemente gli sforzi compiuti dal Comandante Hugo Chávez per costruire un mondo multicentrico e pluripolare e, nella stessa misura, per garantire il rispetto dei principi più elementari del diritto internazionale, tra cui la sovranità delle nazioni e l’autodeterminazione dei popoli.
In uno scenario come quello da te descritto, di nuove aggressioni imperialiste, gli Stati Uniti continuano a cospirare contro il Venezuela. Quali sono le forme che prende oggi questa aggressione?
Il Venezuela è stato oggetto, fin dall’arrivo al potere della Rivoluzione Bolivariana, di un’aggressione permanente e multiforme da parte dell’imperialismo nordamericano e dei suoi lacchè, ansiosi di provare a farla finita con il progetto di grandi trasformazioni che ha avuto luogo nel Paese dal 1999. Cercano di piegare la nostra ferma determinazione a continuare a costruire la Patria Socialista, e a difendere la dignità, la sovranità e l’indipendenza nazionale, il bene più grande che abbiamo riconquistato dopo 200 anni, come espresso dal comandante Chávez nel Piano della Patria.
Tuttavia, e nonostante gli Stati Uniti e l’Europa accentuino il criminale blocco economico, finanziario e commerciale imposto al Paese, malgrado l’assedio politico-diplomatico che intendono imporre al Venezuela sia in aumento, e l’attacco mediatico contro la nazione abbia raggiunto limiti mai visti prima, cresce in modo esponenziale la coscienza patriottica del nostro Popolo, la sua ferrea determinazione ad essere libero e indipendente e a rispondere ad ogni aggressione imperiale, approfondendo la propria unità, e riaffermando il proprio impegno a difendere l’eredità del leader storico della Rivoluzione Bolivariana.
Questo, nonostante abbiano provato di tutto: sabotaggi petroliferi e parlamentari, azioni violente di strada (guarimbas), tentato omicidio del presidente, incursioni paramilitari guidate da ex marines degli Stati Uniti e persino un’invasione militare mascherata da “aiuto umanitario”; e, di recente, il tentativo di generare nuovi atti violenti facendo affidamento sull’azione di bande criminali e mercenari colombiani, com’è accaduto nella zona Cota 905.
Quello che è successo nella zona Cota 905, non è un fatto isolato, ma un’espressione del Piano di Golpe Continuato che in questi anni è stato attuato contro il Venezuela, con la complicità e il finanziamento del governo degli Stati Uniti e dei suoi lacchè, tra i quali spicca il narco-governo che, con grande dispiacere delle sorelle colombiane e dei fratelli colombiani, governa quel paese.
I primi risultati delle indagini svolte dalle autorità competenti, mostrano il coinvolgimento di attori politici dell’opposizione antidemocratica venezuelana in quei fatti criminosi, e evidenziano i traffici cospirativi a cui si dedicano settori violenti della destra.
Non sono, però, riusciti nell’intento e non potranno riuscirci. Sebbene le cospirazioni, le incursioni mercenarie e altre azioni terroristiche non si siano fermate, noi venezuelani e venezuelane restiamo decisi a difendere l’eredità del comandante Hugo Chávez. Il Venezuela dell’anno 2021 avanza, con la partecipazione e la leadership popolare, nella sua costruzione socialista; fino ad arrivare, prima o poi, al punto di non ritorno.
La risposta che il Venezuela continua a dare all’assalto imperialista è l’approfondimento della democrazia bolivariana, come mostrano le mega-elezioni in programma quest’anno. Come si stanno preparando le forze rivoluzionarie all’appuntamento elettorale del 21 novembre?
L’attuale situazione politica nel Paese è diversa da quella di qualche anno fa. A questo ha contribuito in modo positivo il Dialogo Nazionale tra le forze patriottiche e rivoluzionarie e l’opposizione che riconosce le istituzioni, convocato dal compagno Presidente Nicolás Maduro.
A seguito dei colloqui avvenuti nell’ambito di tale processo, sono stati raggiunti accordi importanti: relativi sia al rifiuto dell’intervento militare e del blocco economico, finanziario e commerciale imposto al Paese, che al riconoscimento della via pacifica e democratica come unica strada per risolvere le nostre divergenze, e all’impegno nella difesa del nostro territorio dell’Essequibo.
È stata inoltre concordata la nomina delle nuove autorità del Consiglio Elettorale Nazionale (CNE), che ha indetto mega-elezioni per il 21 novembre di quest’anno: al fine di rinnovare le autorità esecutive e legislative delle 24 entità federali del paese e dei 335 comuni, come previsto dall’ordinamento giuridico venezuelano.
Di fronte a questo scenario, la Direzione Nazionale del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) ha deciso, su proposta del nostro Presidente, di avviare un processo di selezione interna per i candidati delle forze rivoluzionarie. Un processo che ha avuto il suo primo momento il 27 giugno, e in cui le basi del Partito hanno nominato i propri candidati e candidate per le primarie che si terranno l’8 agosto.
Indubbiamente, è una dimostrazione molto importante di democrazia interna quella che sta dando il Partito di Chávez, che deve continuare a diventare sempre di più, insieme al Popolo e alle altre organizzazioni che compongono il Gran Polo Patriottico Simón Bolívar, un motore per costruire, con la partecipazione diretta e direttiva del nostro popolo, il socialismo concreto di cui parlava il leader storico della Rivoluzione Bolivariana: fino a raggiungere il punto in cui diventerà irreversibile, come accennato prima.
Questo è un compito di grandi proporzioni, che noi membri del Partito abbiamo deciso di intraprendere con coraggio, senza lasciarci ricattare o intimidire: con piena coscienza e lealtà al nostro processo di edificazione socialista e all’eredità del comandante Chávez, come dobbiamo sempre fare noi chavisti, superando ogni difficoltà che possa sorgere. Difficoltà che nulla tolgono all’importante progresso che questo processo interno rappresenta per il rafforzamento del Partito della Rivoluzione.
Parliamo di Cuba e della nuova offensiva contro la rivoluzione. Cosa sta realmente accadendo? Qual è il tuo punto di vista?
Nella sorella Repubblica di Cuba si sono recentemente verificati piccoli focolai di protesta locale, sviluppati e finanziati con la complicità del governo degli Stati Uniti. Si sono verificati alcuni atti vandalici, che fanno indubbiamente parte dell’agenda di destabilizzazione interna che l’imperialismo nordamericano sta costantemente promuovendo per cercare di far deragliare il progetto di sovranità e indipendenza che la Rivoluzione cubana incarna.
È un’agenda che si sta approfondendo nella complessa situazione che sta attraversando il Paese di Martí e Fidel, a causa dell’impatto generato dalla terribile pandemia di Covid-19 e della furia con cui l’imperialismo agisce contro questo Popolo fratello, intensificando il blocco economico, finanziario e commerciale criminale e illegale di cui è bersaglio.
Questa azione cospirativa è accompagnata da un aumento, nelle ultime settimane, di una brutale campagna contro Cuba sui social network. Un attacco finalizzato a generare alcune matrici di opinione attraverso le quali si cerca di creare disaccordo e promuovere proteste soffiando su qualche insoddisfazione che le persone potrebbero validamente avere.
Quindi, come ha recentemente espresso il compagno ministro degli Esteri Bruno Rodríguez, ciò che è accaduto a Cuba ha a che fare con una chiara operazione politica, progettata negli Stati Uniti e massificata sui social network, nell’ambito delle azioni di guerra non convenzionale che l’imperialismo nordamericano sta portando avanti contro questo Popolo fratello da più di sessant’anni: proprio come fa con il Venezuela.
Personalmente, non ho dubbi che sia Cuba che il Venezuela continueranno ad affrontare in modo vittorioso questo tentativo imperiale, dimostrando che la menzogna e la manipolazione non potranno mai con la verità dei nostri Popoli, che organizzati, consapevoli e mobilitati continueranno a difendere fermamente l’eredità dei comandanti Fidel e Chávez.
Come si prepara l’Istituto Hugo Chávez a celebrare il sessantasettesimo compleanno del leader bolivariano questo 28 luglio?
Il 67mo compleanno del comandante Chávez avviene, per il secondo anno consecutivo, nel mezzo di una situazione complessa, caratterizzata tra l’altro dall’aggravarsi dell’assalto imperiale di cui abbiamo parlato prima, e nel pieno della battaglia che continuiamo a condurre come umanità contro la terribile pandemia di Covid-19.
In questo scenario, abbiamo organizzato dall’Istituto di Studi Superiori di Pensiero dell’Eterno Comandante Hugo Rafael Chávez Frías un importante numero di attività per celebrare una data così speciale per le venezuelane e i venezuelani: in linea con lo scopo per il quale l’Istituzione è stata creata, ossia la conservazione e la diffusione dell’eredità del leader storico della Rivoluzione Bolivariana.
Tali attività includono l’inizio del Diploma di Visione Generale sull’Eredità del Comandante Hugo Chávez. Il corso verrà impartito virtualmente ai Segretari delle Vicepresidenze Settoriali e Territoriali del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), su una piattaforma progettata per lo sviluppo dei programmi di formazione dell’Istituto.
Allo stesso modo, verrà indetto il secondo concorso letterario Il bicentenario della battaglia di Carabobo nel pensiero del comandante Chávez. Il concorso si svilupperà in modalità saggistica e vi potranno partecipare persone di età superiore ai 16 anni provenienti da qualsiasi parte del mondo che presenteranno un’opera inedita, non premiata in altri concorsi e scritta in spagnolo.
Inoltre, si sta preparando la stampa di tre testi. Il primo s’intitola Hugo Chávez e il Venezuela Potenza, un’antologia che raccoglie le idee fondamentali del nostro Eterno Comandante in relazione al pensiero economico per lo sviluppo nazionale.
Stanno anche per andare in stampa i libri Il giovane Chávez, opera scritta dal compagno Germán Sánchez Otero che racconta il viaggio del leader bolivariano attraverso la sua infanzia e giovinezza. E, in collaborazione con la casa editrice Vadell Hermanos Editores, la ristampa del testo Hugo Chávez, la mia prima vita, del compagno Ignacio Ramonet, che ci permette di conoscere da vicino la fucina del comandante Chávez.
È anche prevista la diffusione sui social network di video legati alla vita e all’opera del comandante Chávez, inviati da esponenti della cultura, donne e uomini, attraverso i quali si esprime apprezzamento per il lavoro svolto dalla Rivoluzione Bolivariana a favore del rafforzamento dell’identità nazionale e della nostra identità americana: per restituire al popolo e a tutte le ultime e gli ultimi dell’America latino-caraibica e del mondo, l’impegno a lottare instancabilmente per la dignità, la sovranità e l’indipendenza.
La Fondazione Comandante Eterno Hugo Chávez, diretta da Rosa Virginia Chávez, svilupperà invece un altro importante nucleo di attività, alcune delle quali congiuntamente, nell’ambito dello straordinario lavoro che questa Fondazione costantemente svolge a favore della difesa della eredità del leader storico della Rivoluzione Bolivariana.